Il primo resoconto europeo riguardante la pianura che ospita Hidden Creek e il suo omonimo fiume sotterraneo è riconducibile al 1673. A quell'anno risale infatti la spedizione del gesuita francese Padre Jacques Marquette e dell'esploratore franco-canadese Louis Jolliet passata alla storia per la scoperta del corso superiore del Mississippi. Negli scritti del gesuita riguaranti la spedizione si delinea l'itinerario compiuto dai due esploratori e le loro cinque guide meticce che con due canoe risalirono dalla Green Bay il Fox River fino alla sua biforcazione col suo affluente Wolf River. Qui, Père Marquette, raffinato conoscitore delle lingue e dei dialetti locali, venne in contatto con alcuni nativi Objiwe provenienti dallo Skyeye Lake che gli narrarono di un fiume che scorreva nelle viscere delle terra alimentando il loro lago. Nel suo diario di viaggio il gesuita menzionò, prima che la spedizione procedesse verso sud, dell'esistenza di un "Fleuve Caché" - fiume nascosto - in una regione a nord non ancora esplorata. Bisognerà ancora attendere duecento anni, con l'arrivo di Solomon David Cohen nell'attuale Forest County, per avere un insediamento nella piana. [...]
Statua dedicata a Padre Jaques Marquette, Hidden Creek
Buon Venerdì sera campeggiatori, tempo di Disco music!
Per non far calare gli aggiornamenti, ora che comunque l'ambientazione è stata abbondantemente tratteggiata e siamo nel vivo delle sessioni, ho intenzione di introdurre un nuovo tipo di approfondimento: l'Hidden Trivia,ossia l'angolo di tutte quelle curiosità sulla cittadina e chi la anima che non sarebbero abbastanza corpose da farci un post apposito, ma che riunite formano un succoso condimento alla campagna. Vi piace come idea?
Questa sera, anche per controbilanciare le proposte musicali ricercate del caro Zorkaan, vai con la Disco! Non includerla, visto il periodo, sarebbe un crimine. E cosa c'è di più disco dei Bee Gees? Ecco, appunto: You Should Be Dancing, singolo tratto dal loro album Children of the World del 1976, è un brano stra-noto, vuoi anche perché incluso nella colonna sonora di Saturday Night Fever.
Dopo quanto detto sopra, perché non mettere lo spezzone del film (uscito nel '77)?
Posto il log sbozzato della seconda sessione con un piccolo commento musicale alla fine.
HIDDEN CREEK Log #2: OUR SECRET BASE
Ultimo giorno di Giugno, 1977.
La rugiada è stesa come una sottile pellicola sopra l'intera Hidden
Creek.
I primi raggi di sole di una giornata come tante altre in questa breve
Estate illuminano le cime degli alberi risvegliando la cittadina.
E' passato qualche giorno dallo strano incontro di quel Sabato sera: ormai soltanto un vago ricordo, non è più nei loro pensieri. Un turista in
difficoltà, ecco di cosa si era trattato, e per di più se la erano data a gambe
come due bambini invece di aiutarlo. Meglio metterci una pietra sopra.
La luce penetra attraverso le assi che fissano la finestra del rifugio
infastidendo i presenti. Come capita spesso, ritrovatisi a trasmettere il loro
genuinoentusiasmo fino a tarda notte, i
membri del club si risvegliano al mattino in un'unica massa di sacchi a pelo e
coperte in quello che era l'ingresso di un'anonima casa. Anche questa è
divenuta una tradizione da quando, ai tempi "storici" del loro club,
quando ancora bastava una casetta sull'albero percreare una società segreta, si appostavano in
Estate, anche per un paio di giorni di fila a volte, sull'acero nel cortile
posteriore dei VanDreel, la loro prima base.
Il Resto di Hidden Creek è preso dalla foga dei preparativi: fra due
giorni inizierà la Summer Fest e come al solito ci si riduce all'ultimo secondo
per avere la lista dell'organizzazione completata. Malgrado il sindaco Myhers la
pensi diversamente, Hidden Creek non è fatta per quel genere di iniziative e le
sue strette stradine che si perdono nel verde della foresta non sono l'ideale
per organizzare un festival. Che ci pensi il Pinewood Sawmill Museum a fare da
trappola per i turisti senza creare problemi alla cittadinanza. Eppure,
incuranti delle lamentele di chi vorrebbe un'Estate più rilassata, bisogna
lasciare spazio alle iniziative di quei quattro signori che di fatto decidono
che cosa possa o non possa accadere in città. E in questalista è compreso anche il padre di Henry.
Qualcuno bussa alla porta del loro rifugio e malgrado lo stordimento
dovuto alla solita nottata, qualcuno dovrà pure aprire...
John, ancora intorpidito, si alza a sedere sul pavimento e si
stiracchia, fissando un attimo la porta inebetito prima di decidersi ad
alzarsi.
Henry: "Vai ad aprire... non sono ancora le 10... chi rompe a
quest'ora!"
Faticosamente, John si alza e arranca verso la porta.
Da sotto la pila di coperte spuntano solo i piedi di Casey che tentano
di indicare la porta come per passare la palla ad uno degli altri due.
Dalla fessura nella porta fissata in modo molto approssimativo, si scorge
la sagoma di un uomovestito in maniera
elegante, pure troppo per essere a Hidden Creek. A John basta intravedere il
completo bianco per capire che si tratta di Richard Myhers, il figlio del
sindaco e direttore dell'Eritage Museum. Una persona fastidiosa insomma.
John sbuffa rumorosamente "Ragazzi, qui c'è Richard Meyers"
poi si decide a aprire la porta, incurante dei suoi pantaloncini corti e della
maglietta lisa che usa come pigiama.
Alla vista del debosciato, "Dick" Myhers rimane per qualche
secondo perplesso, poi si lancia in un'amichevole conversazione: "Se non è
il caro Johnny. Bentornato tra noi." l'uomo, sulla quarantina, lancia
un'occhiata all'interno della base: "Posso disturbarvi ragazzi, so che
siete sempre parecchio impegnati." Non si sa se vuole essere una battuta
amichevole o un velato rimprovero.
John sfoggia un sorriso stropicciandosi gli occhi per la luce
"Grazie Dick, come vedi eravamo appunto occupatissimi in attività di
grande importanza! Di' tutto!"
Henry ancora assonnato dice: "Digli che non compriamo niente e
mandalo via!"
Myhers fa una leggera smorfia: detesta essere chiamato "Dick",
anche se tutti in città lo chiamano in quel modo comunque. Richard: "Ch'è
anche il figlio del Capo. Come va Henry?" poi puntando con lo sguardo i
piedi di Casey tra il casino che si intravede: "E' c'è pure uno dei
Turner... spero che sia quello maschio. Non vorrei farvi sgombrare da
qui." poi ci pensa per un istante: non è venuto a litigare con dei
ragazzini.
Richard: "Ragazzi, Hidden Creek ha bisogno del vostro
aiuto..."
Henry: "Non sarà quello stramaledetto festival?"
John: “Fammi indovinare, serve una mano per la Summer Fest,
giusto?"
Richard: "perspicaci vedo. In effetti è così." si gratta una
delle basette: "sono venuto ad offrirvi un lavoretto, se volete fare
qualche soldo."
John inizia a frugare nel caos di abiti sparso sul pavimento alla
ricerca della sua inseparabile camicia a quadri. "È sempre un piacere dare
una mano per la Summer Fest, per una volta che qui si organizza qualcosa come
si fa a dire di no?"
John: "Basta che non si tratti di lavare i bagni tutta la notte,
come la scorsa volta. Se sì, almeno voglio un aumento."
Richard, con una punta di orgoglio nel sentirsi l'organizzatore della
baracca: "Quest'anno, siete promossi a "curatori del reparto
audio". Cosa ve ne pare?"
John: “Davvero?" John si rialza dal pavimento con la camicia
ciondolante fra le mani, è sinceramente stupito.
Henry: “E il compenso?"
Dal mondo dei morti, Casey risponde: "Qualcuno vi ha tirato il
pacco all'ultimo momento, vero?"
Richard fa finta di non sentire l'ultima allusione e spiega:
"Vedete ragazzi, il compenso lo stabiliremo alla fine della
manifestazione, in base al buon esito della stessa. In compeso avrete cibo
gratis agli stand per la durata della manifestazione. Prendere o lasciare... e
detto fra noi, mi sembra una buona offerta."
John si infila la camicia "Mi sembra ottimo. Cibo e bevande o solo
cibo?"
Richard: "Cibo e bevande."
Henry: “Mi sembra un buon affare, ma vogliamo attrezzature buone, e non
i pezzi da museo dell'anno scorso."
John: “Boh, a me sembra una cosa ottima, tanto ci si andava lo stesso
tutti comunque. Che dobbiamo fare, boss?" John pensa di estrarre il suo
tabacco e fumarsi una sigaretta, ma all'ultimo si trattiene.
Richard: "Bé, ragazzi, proprio per cominciare, cosa ne dite di
trovare le attrezzature voi altri? Eh, non è una buona idea? So che siete bravi
con queste cose tecniche, guardate che bella stazioncina che avete montato qui.
Sono sicuro che sarete in grado di arrangiarvi a dovere."
Da sotto la pila di sacchi a pelo, Casey sussurra: "avevo ragione."
John: “Eddai ragazzi, sempre a lamentarvi, su. Sarebbe anche ora che
facessimo qualcosa per questa festa, ci sarà un sacco di gente che viene per
quello, è una cosa bella, su su... andiamo dai." John inizia a scuotere
col piede le sagome della gente a terra.
Richard, impaziente: "Allora lo prendo come un sì? Vi occuperete
voi dell'organizzazione dell'audio?"
Henry: “Non vedo obbiezioni, è andata."
John: “Io voto di sì!" John alza la mano e guarda la pila di sacchi
a pelo con aria di sfida.
Casey: "...ok."
Richard, visibilmente soddisfatto di aver avuto questa idea geniale e
ansioso di informare suo padre del progresso: "Eccellente. Avete due
giorni di tempo per sistemare tutto, il due comincia il Festival e non vorrei
che ci fosse qualcosa fuori posto per allora."
John ci pensa un attimo "Tutto? Ma aspetta un attimo, cosa
intendi..."
Henry: “Frena, frena, non ci hai detto un tubo! Dove dobbiamo portare la roba e come ci organizziamo? Non puoi venire qui
e scaricarci tutto sul groppone e poi filartela!"
Richard mette avanti le mani: "Calma, calma. Come vi ho detto, mi
fido di voi. Voglio vedere un lavoro con i fiocchi. Se farete bene tutto,
verrete ben retribuiti, promesso." l'uomo comincia a sudare freddo:
"Sentite, non me ne intendo di questa roba, ma all'incirca andrà bene lo
stesso tipo di lavoro che hanno fatto lo scorso anno quelli di Crandon. Basta
che sistemiate gli altoparlanti, colleghiate tutto, vi accertiate che sul palco
i microfoni funzionino... solite cose insomma." Dick è palesemente in
difficoltà: "Bé, solite cose, già."
La testa di Casey spunta solo per permettere al ragazzo di mettersi due
mani sul viso.
John: “Strumenti, attrezzatura, cavi eccetera sono già lì,
spero..."
Henry: “Sistemare cosa? Ma sei rincretinito più del solito? Per mettere altoparlanti e mettere fili ad un palco servono operai
specializzati... Come si fa ad essere così disorganizzati?"
John si volta verso Henry "Vabbè, dai, ti ricordi alla festa del
liceo anni fa, avevamo fatto tutto da soli, non era stato così terribile. Vabbè
che ero quasi rimasto fulminato, ma si può fare. Magari stavolta si cerca di
non farlo mentre piove."
Henry: “E mancano solo due giorni...Oh, il paparino ti scuoierà
stavolta!"
Richard scatta all'indietro come un gatto rivolgendosi a Henry:
"Modera il linguaggio, eh?" poi si schiarisce la gola: "Ecco sì.
Il tuo amico Hippie ne sa più di te. Bravo Johnny, sapevo di potermi
fidare."
Casey coglie subito la palla al balzo: "Dick... perché non ci
anticipi qualcosa? Abbiamo bisogno di fondi per tutta questa cosa. Manco degli
operai specializzati accetterebbero un lavoro simile così.. uhm,
approssimativo."
Henry: “Dovresti, e non hai grandi alterative....Altrimenti il paparino
ti sculaccierà!"
A Richard prudono le mani ma si trattiene: "E sentiamo, il vostro
club di quanto ha bisogno per farmi- anzi, per fare a Hidden Creek un servizio
di questo tipo?"
John si mette a raccattare i sacchi a pelo in giro e lascia rispondere
gli altri, non è mai stato bravo nelle cose di denaro.
Henry: “Sui 500 dollari, per affittare le attrezzature e montare il
tutto."
Richard: "Ok, ok, ma se fate qualche casino dovrai essere tu
preoccupato del tuo di padre, Henry." Richard senza tante cerimonie si
congeda: "Passate al museo per mezzogiorno, vi farò lasciare una
busta."
John: “Grazie "Richard". Ci diamo da fare!"
Dopo che Richard se ne è andato, John si rivolge agli altri "Beh,
credo che inizierò a sentire un po' di amici per vedere se hanno cose da
affittarci. Potremmo anche chiedere alla scuola, avevano un vecchio
impianto..."
Casey: "Gentiluomini, se ce la giochiamo bene, riusciamo a farci una
cresta considerevole..." poi rallenta per un secondo: "sempre se
Henry è dei nostri..."
Henry: “Ormai sono in ballo Casey, ma comunque siamo in una brutta
situazione... C'è troppo lavoro da fare!"
Henry: “Ma l'idea di spennare quell'allocco di Dick è troppo
allettante."
Casey, dopo aver ritrovato a fatica i propri occhiali da vista in mezzo
al disordine che regna sovrano nella base segreta: "Allora, serviranno dei
rinforzi... se chiamo a raccolta qualche vecchio amico forse riusciamo a
formare una bella squadra. Dovremo allungare qualcosa in giro, ma ne varrà la
pena."
John annuisce "Direi che la prima cosa da fare è un giro di
telefonate."
Henry: “Questo mi sembra un lavoro per John!
Casey cercando di rendersi presentabile per poter tornare in centro:
"Dividiamoci il lavoro allora: ci vediamo a mezzogiorno davanti al museo,
vedremo cosa saremo riusciti ad organizzare nel frattempo."
John: “D'accordo, a dopo! Ho giusto un paio di amici che potrebbero fare
al caso nostro, dovrebbero avere roba per fare musica e ce la daranno senza
problemi in cambio di cibo, birra e compagnia."
Henry: “Io torno a casa, per vedere se il mio vecchio ha qualcuno nei
lavori socialmente utili che può mandare a montare l'attrezzatura, ma non sono
ottimista."
Mentre si preparano per uscire dal loro rifugio, un boato li coglie di
sopresa facendoli trasalire. Il fragore proviene viene dall'esterno della base,
un tonfo secco, come se qualcosa avesse impattato sul tetto della vecchia casa
abbandonata.
Henry esce per vedere dall'esterno.
John sobbalza e segue l'amico.
Anche Casey, nonostante non sia coraggioso come i due amici, si accoda.
All'esterno della base, guardando in alto, vedono parte del tetto
distrutto.
Qualcosa è caduto dall'alto sfracellandosi sulletegole malridotte.
Basta voltare leggermente lo sguardo per capire di cosa si tratta: dalla
vecchia torre dell'acqua, leggermente inclinata, si è staccata la scaletta
metallica che conduceva alla sua sommità e questa, impietosamente, ha deciso di
suicidarsi proprio contro il loro amato rifugio.
Adesso, sola e con i cavi tranciati, la loro antenna li osserva
silenziosa dall'alto della vecchia torre, per sempre muta.
Henry: “Fanculo....quell'altennna era costata un casino! Spenneremo Dick per bene! Andiamo dentro e recuperiamo il salvabile, prima che la cisterna finisca
l'opera."
Casey osserva il tetto sfondato e mormora: "se non ci sbrighiamo ci
fotte anche il resto delle apparecchiature..."
John resta per qualche secondo impietrito dall'orrore
"Occavolo..." poi si precipita a cercare di salvare il salvabile.
Henry entra e prende la radio, il microfono e tutto quello che ha a tiro
e lo porta fori.
Henry: “C'è ancora roba da prendere dentro, muovete il culo!"
Anche Casey fa lo stesso.
I tre staccano lo staccabile dal muro della loro postazione radio mentre
dei rumori sinistri provengono dal primo piano della casa: presto cederà tutto.
Nella concitazione del momento qualcuno scontra con gomito la vecchia
radio che giace triste in un angolo della stanza, sotto il poster di Kennedy,
che è è stato attaccato al muro dopo un aceso dibattito, ancora controverso,
tra John e Henry.
Il fastidioso white noise crea un sottofondo irritante mentre Casey
tenta di salvare il cestone dei vinili.
Henry raccoglie la radio e da uno sguardo al'odiato poster: "Kennedy può anche restare li".
John sbuffa rumorosamente mentre raccatta ogni sorta di oggetti
sparpagliati in giro, compresa la sua chitarra che aveva lasciato in un angolo.
Mentre sta per spegnere la vecchia radio, Henry sente qualcosa tra il
rumore di sottofondo, o gli pare di sentire qualcosa. Forse è solo la tensione
di questi momenti concitati, o forse è dell'altro.
Tra il fruscio indistinguibile,per un attimo sembra come ci una trasmissione radio, appena udibile,
niente più che un sussurro, si intrufoli tra i suoni incomprensibili.
Henry cerca di ascoltare con più
attenzione.
Appena più che il suono lontano di parole che provengono chissà da dove,
un messaggio arriva fino a Henry Kincaid: ""I membri... del The Old... Gentlemen's Club... sono pregati... di partecipare... alle attività della..." non è
una voce maschile o femminile, non è un voce in senso stretto.
Casey vede l'amico imbambolato con la vecchia radio in mano:
"Henry, muoviti!"
Henry prende la radio e la porta fuori, ignorando la voce per il
momento.
John: “Henry, che stai facendo, qui rischia di crollare tutto, prendi la
radio e andiamo!" John si avvicina all'amico
Dal piano sopra di loro si sente il tetto cedere definitivamente.
Il peso della scala metallica ha aperto in due la copertura già
danneggiata dagli anni di incuria: le tegole e parti del tetto entrano a forza
nella casa.I tre amici vedono distintamente il soffitto sopra di loro, ossia il
pavimento della vecchia camera da letto del primo piano, cominciare ad incrinarsi
pericolosamente.
John: “Tutti fuori, presto!" John spintona gli altri due e si
precipita verso l'uscita.
Henry esce di corsa con la vecchia radio in braccio.
I tre fanno appena in tempo ad uscire per vedere una nube di polvere
alzarsi dalla vecchia casa mentre la loro base segreta collassa sotto il peso
crudele del tempo.
Henry senza abbandonarsi al
sentimentalismo chiede a Casey: "Abbiamo preso tutto?"
Il ragazzo, seduto sul prato incolto davanti alla base, senza
distogliere lo sguardo dalla devastazione: "Quasi tutto, sì." Henry gli tira la radio:
"Controllala, fa degli strani rumori!"
John fissa la base con un'espressione desolata.
John: Si lascia cadere seduto a terra.
Casey afferra la radio senza farla cadere per terra; da essa fuoriesce
solamente un fruscio desolante, perfetta colonna sonora per quel momento:
"E' rotta, come sempre..." poi, preso da un impeto di rabbia dovuto
all'impotenza rispetto a quell'evento, scaglia la radio per terra: "Che
importanza ha?" poi volge lo sguardo verso Henry: "Tu non provi
niente, vero?"
Henry: “Ci sono momenti per i sentimentalismi e momenti per
altro....Dopo il festival cercheremo un nuovo covo, ma adesso abbiamo fin
troppi problemi."
John si scuote dall'orrore: "Ragazzi, per favore, non litigate. Un
momento di silenzio per la nostra base, almeno questo." allunga una mano
per afferrare la sua chitarra.
John: “La ricostruiremo, con quei soldi... più bella di prima e
soprattutto più solida." con la chitarra, inizia a suonare un blues
malinconico.
Henry: “Oh Gesù, ci mancava solo la strimpellata per uccidere tutto ciò
che restava di buono in questa giornata!"
Casey guarda con aria cupa Henry mentre si rialza: "...mi spiace
che tu la veda in questo modo." poi, sospirando profondamente: "Se
volete scusarmi, vorrei solo andarmene a casa. Henry, dovresti dire a tuo padre
di quello che è successo, è il Capo dopo tutto." Trascinando i suoi passi comincia ad allontanarsi,
Casey vuole solo svegliarsi da questo brutto sogno.
Henry: “Casey, è inutile rattristarsi per un posto. Ciò che conta è essere illesi e rimanere insieme. Abbiamo già cambiato covo in passato e finché siamo uniti possiamo
sempre farne un altro."
Casey si volta: "Hai ragione..." dopo una breve pausa:
"ci vediamo a mezzogiorno, vedo di trovare più gente possibile."
John: “D'accordo... a dopo. Coraggio, amico mio." John continua a
fissare le rovine della base e a "strimpellare" con la chitarra.
Henry: “Anche io torno a casa e dico a mio padre quanto è successo. Vedrò di tornare qui prima di mezzogiorno per recuperare tutto e
spostarlo nel mio garage."
Facendosi coraggio a vicenda, i tre si separano.
Questa non è la prima volta che il loro club viene messo in pericolo: in
quella che ricordano come l'epoca d'oro, ci fu un evento che mise la parola
fine per quattro anni alle loro vicissitudini. Eppure, superarono anche quel
momento. Ma quella storia deve rimanere segreta, come prezzo da pagare per la
rinascita dell'Old Gentlemen Club.
Mezzogiorno.
Il sole batte con particolare insistenza oggi, mentre i turisti bivaccano
all'ombra degli alberi vicino alla Town Hall, di fronte all'Hidden Creek
Heritage Museum, staziona come un soldato di vedetta Henry.
Come sempre il primo a giungere ad un appuntamento, il giovane scorge la
sagoma di VanDreel lungo la strada assolata. Se ripensa alla reazione di Pa
Kincaid, non è stata delle più calme. Da sempre contrario a quel dannatissimo
club, ha sempre tollerato la sua esistenza perché ha sempre reputato meglio per i
giovani di Hidden Creek aggregarsi che dedicarsi a qualche solitaria attività
potenzialmente sovversiva.
Ma nonostante tutto Clarke Kincaid è un uomo ragionevole e, dal momento
che nessuno si è fatto male, è disposto a passarci sopra a patto che la
finiscano con quel club. Questo Henry dovrà dirlo eventualmente ai compagni, ma
una cosa alla volta.
Henry va incontro a John: "Quanta gente hai trovato disposta ad
aiutarci?"
John scuote la cenere dalla sua sigaretta "Un gruppo di miei amici
dovrebbe essere in viaggio con un pulmino in questo momento. Hanno un po' di
strumenti, qualche amplificatore e cose varie. Anche loro chiederanno in giro e
dovrebbero trovare abbastanza gente da aiutarci. Ho promesso cibo e bevande
gratis a tutti, ma immagino non ci siano problemi."
Henry: “Dipende, a Dick potrebbe non piacere. Nel caso ci parli tu, dato che non gli vado a genio. Ora entriamo e prendiamo un po' di dollaroni."
John: “Alla peggio prendiamo il cibo e le birre noi e le portiamo a
tutti." John getta il mozzicone e segue l'amico.
L'elegante villa, trasformata in museo, accoglie all'interno i due
giovani.
Proprio alla scrivania nell'ingresso siede la signora Juliet, o Ma
Kincaid per Henry. La donna, opportunamente informata di quanto accaduto alla
base segreta, lancia un'occhiata vagamente preoccupata ai due: "Si può
sapere cosa è successo?!"
John, con il suo solito sorriso tranquillo "Buongiorno signora
Kincaid! C'è stato solo un piccolo crollo, ma stiamo tutti bene, niente di cui
preoccuparsi."
Henry: “Niente Ma, tutto tranquillo... è solo Pa che esagera sempre! C'è Dick?"
La signora Kincaid: "Di-" si corregge subito: "Richard
aveva lasciato per voi una busta."
Henry: “Perfetto!, la prendiamo e leviamo le tende!"
Juliet, con tutto il candore del mondo: "Non preoccupatevi l'ho già
data a Diane, è passata un quarto d'ora fa. Cara ragazza, è proprio un
maschiaccio per girare ancora con voi ragazzi."
Diane.
Diane.
Diane.
Perché finisce sempre in questo modo?
Il quarto membro del The Old Gentlemen's Club, colei che per prima infranse la sacra regola
del club per soli uomini fingendosi suo fratello e costringendo poi i ragazzi ad accettarla nel gruppo.
Quella Diane.
Henry: “Oh no! Dobbiamo fermarla prima che li scialacqui tutti!"
John: Usciti dal museo, John si arrotola una sigaretta e sbuffa una
nuvola di fumo verso la piazza. Alla fine, dovrebbe essere facile trovare Diane
e chiederle che fine hanno fatto quei soldi. Ma anche la metà basterà per
riparare la base, quindi perchè preoccuparsi? E poi ha sempre avuto un po' un
debole per il suo spirito ribelle.
Dopo aver fatto un sopralluogo, per sicurezza, alla vecchia torre
dell'acqua, l'agente Andrew Kosinski, il braccio destro del Capo Kincaid, torna sui
suoi passi seguendo ciò che resta della White Elm Road tra la vegetazione e i
ruderi delle altre abitazioni. L'uomo si passa una mano in volto per lisciarsi i
baffetti, nulla in confronto ai baffi ben curati e importanti del Capo, di cui
Kosinski nutre una profonda ammirazione. Mentre è assorto nei suoi pensieri,
vicino al poliziotto passa un'ombra. Ciò che per qualche istante gli è sembrato
un uomo dalla corporatura robusta si rivela nient'altro che un gioco di luce
tra i lunghi rami del bosco.
Davanti alla casa diroccata, rudere della base segreta, un uomo vestito
con abiti di città osserva assorto quelle rovine. Il suo volto dal naso
importante e dalla carnagione olivastra rivela la sua origine di Nativo.
L'uomo, per quanto imponente minaccioso possa sembrare, ha un attimo di
esitazione quando vede una vecchia radio gracchiare per terra, monotonamente.
Qualcosa sta per abbattersi su Hidden Creek, e forse è arrivato troppo
tardi per prevenirlo...
FINE DELLA SESSIONE
Il pezzo che John suona in onore della vecchia base distrutta è "Dark was the night, cold was the ground" di Blind Willie Johnson, registrata nel 1927. Non lo sa ancora, ma alla fine del 1977 questo brano verrà inviato nello spazio sul Golden Record del Voyager, per esprimere agli alieni il concetto umano di "solitudine".