sabato 31 maggio 2014

HIDDEN CREEK LOG #6: REBECCA TALLMADGE


HIDDEN CREEK LOG #6: REBECCA TALLMADGE

Primo giorno di Luglio a Hidden Creek, verso mezzogiorno.
Il vecchio furgone Ford dalla verniciatura scrostata accosta lungo la stradina, proprio di fronte alla Chiesa protestante, facendo scendere i tre membri del The Old Gentlemen's Club.
Dopo una mattinata di lavoro spesa a caricare e scaricare il materiale per l'impianto audio della Summer Fest, i tre sono finalmente liberi di prendersi una pausa.
Dal finestrino si sporge a salutarli, sempre pallido come un morto nonostante il sole estivo arroventi le giornate, Ron: "Questa sera cambiamo film finalmente! Però..." il giovane sospira: "sono stufo di roba spaziale." dice indicando il cartellone di Capricorn One nel sedile di fianco.
Avrebbe voluto aggiungere qualcosa su Casey e la sua passione per il genere, ma il ragazzo non ha il coraggio di dir nulla in presenza della sorella.
Ormai, tutti sanno.
Una notizia del genere non sarebbe potuta rimanere un segreto neppure volendo.
Ron, vagamente in imbarazzo, saluta con la mano i tre, felice di averli aiutati anche solo da "esterno".
In una città in cui tutti sanno tutto degli altri, com'è possibile avere segreti?
Eppure c'è chi è riuscito in questa impresa...

John si incammina: "Beh ragazzi, forse abbiamo ancora un po' di tempo prima di andare a trovare l'agente."
Diane guarda il vecchio furgone allontanarsi, poi: "Sì, possiamo ancora sfruttare un'ora prima di recarci al ponte di legno."
John: "Allora, per me la cosa più importante ora è cercare di risolvere questa cosa della memoria. Potrebbe anche aiutarci a trovare Casey, ne sono convinto."
Henry: "Possiamo provare a cercare ancora nella chiesa. Magari troveremo nuove tracce di Casey, se ancora si nasconde in città."
John: "Ci sono troppe cose che non ricordiamo. Non riesco a spiegarmelo, troppe per essere un caso. E se fossimo stati drogati? Magari con questo... "Wooden Nickel"? Alcune droghe fanno perdere la memoria..."
Diane: "Vi ricordate qualcosa degli anni del primo club? Sono stata alzata tutta la notte a pensarci... poi, ho frugato nella stanza di Casey per cercare - non lo so neppure io cosa per dire la verità - però, un particolare mi ha inquietato: non abbiamo in casa nostra neppure una foto di quando giocavamo assieme. Non una. Qualsiasi sia il motivo per cui non ricordiamo nulla, forse ho paura di ricordare..." la giovane stringe il suo zaino a sé.
Johnle appoggia una mano sulla spalla "Proprio per questo dobbiamo cercare informazioni. È ovvio che non ci sono tracce e il fatto che il club fosse "segreto" ha fatto sì che non ne parlassimo con nessuno... dobbiamo pensare a dove cercare. La chiesa potrebbe effettivamente essere un punto di partenza: il vecchio rifugio, magari ci sono tracce lì."
 Diane annuisce, francamente rincuorata dalle parole di John.
Con tutto quello che sta succendo, non sa neppure lei cosa pensare, forse sta diventando paranoica come l'amico.
A questo pensiero fa una leggera smorfia.
Henry: "Anche perché è l'unica cosa che ci collega al nostro passato, dato che non ci sono ne foto ne altre tracce di quando eravamo bambini."
Henry: "L'altro indizio è la scatola infondo al condotto della vecchia miniera."
John: "Però scusate un attimo: avevamo comunque una radio. Anche questo potrebbe essere interessante. Cosa trasmettevamo? Magari sono rimaste delle registrazioni o qualcuno si ricorda. Magari sentire qualcosa di quella roba può farci tornare la memoria. A volte queste cose succedono. Propongo di andare al vecchio covo, magari lì qualcosa può darci qualche spunto."
John: "Oppure potremmo chiedere in città, voglio dire, tutti ci conoscono da una vita..."
Diane: "Non abbiamo molto tempo prima di andare dall'agente... dividiamoci: perché non andate alla chiesa abbandonata? Io provo a vedere se in casa abbiamo delle vecchie registrazioni: Casey tiene tutto in fondo, magari in garage c'è ancora qualcosa."
John: "Mi sembra una buona idea. Se poi non trovi nulla, magari chiedi un po' in giro informazioni su cosa facevamo in quegli anni, magari anche ai tuoi..."
Henry: "Sembra un buon piano. Ci ritroviamo qui tra un ora per andare dall'agente."
Diane si incammina immediatamente: "ci vediamo tra un'ora!"
Henry: "Bene, sarà bella grossa da rovistare tutta!"
I due ragazzi si incamminano dalla parte opposta rispetto a Diane mentre la vedono infilarsi nella stradina laterale vicino alla piccolo ufficio postale cittadino.

Camminare per le strade oggi è più difficile del solito con tutto il viavai di turisti e organizzatori dell'evento.
Qualche volto noto dall'anno scorso, ma per la maggior parte facce nuove si presentano davanti a loro per le stradine di Hidden Creek.
Ora tocca ai DALETH, sperando che il loro lavoro sia certosino quanto quello dei loro concerti...

Giunti al limitare del quartiere est, dove inizia la parte di città abbandonata, i due per un istante scorgono un volto che sembra loro familiare tra la folla dietro di loro.
Forse è solo un errore della fretta, forse è qualcosa di più.
John si ferma e scruta la folla. "Mi è sembrato di vedere qualcuno..."
Henry: "Chi?"
John osserva attentamente i passanti e, tra la folla rumorosa che si aggira tra gli stand in allestimento, scorge una sagoma femminile la cui rossa capigliatura si muove sinuosa per poi scomparire tra i passanti.
Non sa dare un nome, ma è sicuro che sia una persona conosciuta.
John d'stinto si lancia all'insegumento: "Se vuoi ispeziona la chiesa, ci si trova fra un'ora."
Henry non può che prendere atto del fatto compiuto e vedendo John sparire tra la folla fa spallucce e continua il suo tragitto verso la chiesa.

John, all'inseguimento tra la folla, rivede la chioma rossa ondeggiare come fuoco nel leggero vento che soffia oggi.
Ormai vicino, vede distintamente una giovane, all'incirca della sua età, vestita con dei pantaloncini beige e una maglia bianca, passeggiare tranquillamente poco distante.
Johncerca di attirare la sua attenzione: "Ehi, scusa..." non sa bene cosa dire: "Ci conosciamo...?"
La giovane si volta verso John non appena sente quella voce familiare.
Il ragazzo si trova davanti due occhi azzurri incastonati in un viso lentigginoso colmo di sorpresa: "Jo?!"
Johnè ancora più colmo di sorpresa: "Ehi, sì, sono io. Ne è passato di tempo...?"
La giovane: "Sì, sì che ne è passato! Come stai? Dove sono gli altri?"
Nel dubbio, John sorride. "Oh, beh, sai... in giro. Siamo tutti un po' indaffarati in questi giorni, stiamo organizzando la festa. Quanti... anni saranno che non ci si vede?"
La giovane: "quanti saranno? Quattro? Bé, ho fatto fatica a riconoscerti con quella barba... scommetto che tuo padre si è rassegnato, vero?"
John ride, questa volta spontaneamente: "Sì, dopo la laurea non poteva più lamentarsi. Senti ti va se andiamo tipo a mangiare qualcosa, non ho ancora pranzato, così ci si aggiorna un po'!"
La ragazza dai capelli di fuoco: "Devo ancora passare a casa, i miei saranno felici di vedermi... è un po' una sorpresa in effetti questa. Comunque, perché non ceniamo assieme stasera?" si ferma a pensarci un secondo, poi: "con tutti gli altri, ovvio!"
John: "Direi che è una ottima idea... però prima di tutto devo dirti una cosa, prima di fare figuracce. Vedi, poco dopo che te ne sei andata, ho avuto un incidente e ho perso una parte dei miei ricordi. Quindi non mi ricordo bene del tempo che abbiamo passato insieme." John spera che questa mezza verità basti, non vuole mettere nei guai la ragazza con tutta la storia.
La giovane fa un'espressione stupita e poi vagamente triste: "Mi spiace molto, Jo. Non lo sapevo..." la giovane mette una mano sulla spalla del ragazzo: "Uh... passa a casa mia stasera, i miei saranno felici di vederti. Dillo anche agli altri ovvio."
John è visibilmente imbarazzato "Eh, vedo un po' chi c'è in giro. Mi ricordi dove abiti?"
La ragazza: "La casa al limitare del nostro quartiere, ricordi? Dicevi sempre che ti ricordava una scuola o qualcosa di simile." la giovane trattiene a stento l'amarezza dal suo viso: "Abbiamo passato dei bei momenti con il nostro club" poi, sospirando: "Allora, alle otto?"
John: "D'accordo, alle otto!" sicuramente la ragazza si riferisce al Club dei Vecchi Gentiluomini. E dovrebbe bastare un elenco del telefono per scoprire il suo nome.

Davanti alla vecchia chiesa, Henry osserva con attenzione quella vecchia porta sfondata, quel tetto divelto, quel pericolante campanile.
Se c'è qualcosa lì dentro, è sicuramente qualcosa di loro.
Henry ripercorre le ripide scale che ieri pomeriggio aveva salito.
Non sembra essere cambiato nulla dall'ultima sua visita, ma gli torna in mente quel lavoro di riparazione del pavimento in cima al campanile.
Henry sale sulla cima del campanile, cercando qualcosa che gli faccia ricordare il perché delle riparazioni.
Henry è davanti alle due assi riparate.
Passandoci sopra con il piede, sente un rumore secco, come se sotto fosse cavo.
Non ha senso una riparazione del genere, a meno che...
Henry cerca qualcosa per fare forza sulle assi e sollevarle.
Un vecchio spuntone metallico che sporge dalla parete potrebbe fare al caso suo.
Henry lo prende e lo pianta tra la separazione di due assi di legno e fa forza.
Le assi si schiodano rivelando una cavità sotto di esse.
Henry avvicinandosi, vede chiaramente al suo interno un vecchio quaderno scolastico, uno di quelli che usavano da bambini.
Rovinato dal tempo e dall'umidità, pare comunque parzialmente integro.
Henry lo prende con cura per evitare di rovinarlo.
La copertina del quaderno è gravemente rovinata, ma si legge ancora, sebbene a fatica: "Le Avventure a Hiden Creek".
Errore incluso, sembra la calligrafia di Henry.
Quel quaderno gli è familiare, era quello che usava alle elementari per segnare sopra di esso tutte le sue scoperte nella cittadina in cui si era appena traferito: quattordici-tredici anni fa, un periodo antecedente al club.
Per evitare di danneggiare ulteriormente il quaderno, Henry decide di aspettare a leggerlo.
Per ora lo appoggia con cura a terra e si rimette a scrutare nella cavità cercando altro.
Ma il piccolo scomparto nel pavimento rivela altro: si trovano altri oggetti di scarso valore economico, ma non affettivo. Henry li riconosce subito: il vecchio modellino di navicella spaziale di Casey, un disegno di un albero fatto da Diane, la canzoncina del club scritta da John, così imbarazzante riletta oggi.  Ma tra quegli oggetti, ve né uno che Henry conosce bene solo da poco: un dischetto di Wooden Nickel. Cinque oggetti, quattro membri.
Henry prende tutto e lo porta fuori dalla vecchia chiesa, e li si mette ad aspettare John, rigirando il dischetto tra le dita.
Henry vede arrivare John e capisce dalla sua espressione che qualcosa dev'essere accaduto.

John, capito a che casa si riferisse la misteriosa ragazza ha tentato di trovare il suo cognome, è c'è riuscito facilmente: Tallmadge. I Tallmadge però, non vivono più a Hidden Creek da almeno quattro anni.

John arriva trafelato dall'amico "Henry. Casini." gli racconta brevemente dell'incontro: "Credo che questa ragazza fosse nel club quattro anni fa. E mi chiedo se non possa aver perso la memoria anche lei, visto che da quanto ne so quella casa è vuota da anni."
Henry: "Lo so..." gli mostra il dischetto Wooden Nickel: "4 membri, 5 oggetti. Ho trovato tutte le nostre vecchie cose, nascoste in un doppiofondo del pavimento del campanile, come se qualcuno avesse voluto sigillare il tutto. E poi questo quaderno. Quando lo leggeremo potremmo scoprire molte cose che abbiamo fatto da ragazzini."
John: "Quindi è lei il quinto membro... e ha lasciato lì quel dischetto? Dobbiamo affrontarla faccia a faccia tutti insieme. Andiamo a prendere Diane e leggiamo il quaderno."
Henry: "No, sto cercando di dirti che siamo mischiati con questa roba fin da quando eravamo piccoli. La domanda è: se questo schifo circola da quando eravamo bambini, perché è venuta a galla solo adesso?"
John: "Non saprei... però secondo me questa tizia c'entra qualcosa. Non hai ancora letto il quaderno? Diamo un'occhiata, scusa, leggiamolo adesso."
I due aprono lentamente e con attenzione il vecchio quaderno di Henry. Le pagine sono attaccate tra loro è per non rischiare di distruggere tutto l'operazione si fa lunga. Al suo interno, vecchi disegni di quando Henry esplorava con occhi nuovi Hidden Creek. A quel tempo loro non erano ancora amici, la differenza di età allora si faceva sentire tutta, e il club sarebbe arrivato solo tre anni dopo. Tra le fantasie di Henry, animali della foresta non meglio identificabili dalle forme abbozzate per il tratto infantile.
Un bilgliettino esce da quel quaderno.
In una calligrafia matura, sempre Henry scrive: "Lasciamo questi pegni come pacificazione per quanto accaduto. Il Club dei Vecchi Gentiluomini termina oggi." seguono le firme dei cinque componenti in ordine di tesseramento: Henry, John, Casey, Diane, Rebecca. La data è quella due Luglio di quattro anni fa.
John: "Rebecca... la domanda è cosa è accaduto? Forse lei lo sa."
Henry: "Ora abbiamo la data quindi. Sappiamo per certo che quattro anni fa accade qualcosa."
John: "Per ora andiamo, raccattiamo Diane, aggiorniamola, incontriamo l'agente, vediamo se sa qualcosa e poi andiamo a "cena" da Rebecca."

Diane attende pazientemente i due seduta sugli scalini della Chiesa Evangelica di Hidden Creek per cercare ombra.
La ragazza fissa assorta la stazione di polizia che si trova dall'altra parte della strada.
Appena vede i due, si alza per raggiungerli.
John la aggiorna velocemente. "Ora si tratta di decidere, lo diciamo all'agente o no?"
Henry: "Ovviamente."
Diane: "Non sarei così affrettata francamente..." poi rovista nel suo zaino: "Non ho trovato registrazioni di quando trasmettevamo ai tempi, ma ho trovato questo." la ragazza estrae vecchio mazzo di chiavi: "era tra le cianfrusaglie di Casey. Non l'ho mai visto. Mi ha colpito perché in una delle etichette metalliche c'è scritto questo." Diane indica una linguetta con scritto "Per la Sorgente." Diane: "Secondo voi che vuol dire?"
Henry: "La sorgente è una fonte, probabilmente lo stabilimento in cui producono questa merda.
John: "Oppure si dice che ci siano delle sorgenti sotterranee sotto la città, no?"
Diane fa vedere la chiave ai due: "Vedete?"
Tra qualche chiave normale, una molto vecchia e arrugginita salta subito all'occhio, è la stessa con la targhetta metallica con la scritta.
John sorride "Ci manca solo la serratura."
Diane sospira: "Che facciamo allora? Dite che l'agente Prince può capirci più i noi?"
John è dubbioso: "Non lo so, ma abbiamo deciso di fidarci di lui, alla fine, no? Però forse dovremmo prima parlare con Rebecca."
Diane: "Un conto è non ricordarsi di eventi passati, ma addirittura di una persona? Avremmo mai fatto entrare nel club qualcuno che non fosse un amico fidato? Ho un brutto presentimento riguardo a questa "Rebecca"..."
John: "Tu dici che potrebbe essere una finta? Oppure che potrebbe essere responsabile in qualche modo di tutto questo? In effetti sembra che abbia messo lei il nickel nella scatola che ha trovato Henry..."
Henry: "No, lo trovo improbabile. Anche se l'avesse messo nella grotta, difficilmente avrebbe potuto farlo nel campanile."
A Diane viene quasi il magone: "So solo che quella roba ci ha portato via Casey... come posso fidarmi?" la ragazza guarda il suo orologio segnare l'una e venti, poi rivolge lo sguardo ai due in cerca di una risposta definitiva: "Se dobbiamo andare dal signor Prince, dobbiamo farlo adesso..."
Henry: "Ok, lui potrà darci qualche consiglio."
Diane: "Allora incamminiamoci, da qui al ponte di legno è una buona mezz'ora di passeggiata."
I tre si incamminano verso Nord nel percorso che si snoda tra i boschi.

Il vecchio ponte di legno è un percorso di passerelle contigue nel crepaccio del Little Canyon che rende possibile una passeggiata nella profonda e angusta spaccatura del terreno.
Meta di chi ama le escursioni, è uno dei tanti luoghi tipici di Hidden Creek.
Dopo una mezzora tra l'aria buona, i tre sono davanti all'accesso al Little Canyon.
Qui, una scaletta ripida di legno scende nello stretto crepaccio.
Un cartello avvisa gli escursionisti del percorso.
John: "L'appuntamento era sul ponte, giusto?"
Diane annuisce: "Allora, scendiamo..." la ragazza deglutisce e scende per prima nel crepaccio.
"Speriamo bene..." John la segue.
Henry fa lo stesso.
Camminando sulla stretta passerella che si inoltra tra le rocce della loro terra, vedono finalmente l'ingombrante figura dell'agente DEA Prince che, appoggiato ad un corrimano, è intento ad ammirare il tetto di alberi della foresta sopra di loro.
John lo saluta "Buongiorno agente, novità?"
L'agente Prince saluta con un gesto della mano i tre: "Non buone, purtroppo."
John, temendo il peggio "Che è successo!?"
L'uomo, capito di essere stato ambiguo, tenta subito di rassicurare i ragazzi: "No, non temete." poi prosegue: "Questa mattina ho ricevuto un fax da Chicago: mi sollevano dall'incarico. A quanto pare adesso è un'operazione escusiva dell'FBI."
John: "Cioè? Vuol dire che se ne va? E noi che facciamo?" John è convinto che non sia un buon segno.
Prince si avvicina e, come ormai hanno imparato, nonostante il suo aspetto minaccioso e possente, sussurra con circospezione: "Dovrei già essere in macchina sulla strada per Chicago, ma ve lo avevo promesso..."
Prince: "Le cose si mettono male per il vostro amico: è ufficialmente ricercato adesso. Credo che all'FBI serva solo un colpevole per quelle morti overdose, non vogliono andare a fondo della vicenda."
Henry: "Noi abbiamo scoperto che questa roba probabilmente gira fin da quando eravamo piccoli. La domanda è perché adesso?"
Henry: "Perché proprio ora viene fuori questa storia e gli effetti di questa droga."
Prince si volta un secondo indietro, come per assicurarsi di non essere spiato: "Non dovrei dirlo, ma adesso l'indagine non è più della DEA, quindi posso fare uno strappo al regolamento... vedete, personalmente credo che questa non sia una droga fatta per essere spacciata. Non avrebbe dovuto finire per strada."
John: "Intende dire che non doveva uscire dalla città? Pensa che venga prodotta qui?"
Prince annuisce: "Sì. Penso che venga prodotta e utilizzata per uno scopo ben preciso." poi, portandosi una mano al lato della bocca: "Mi riferisco al Club."
John: "Quindi per pochi eletti? Ma chi sarebbe questo club che si chiama come il nostro? Un gruppo di mistici amanti dei trip psichedelici?"
Henry: "Ma assumere la droga porta alla morte, anche se fosse per pochi eletti sarebbe comunque letale."
Per un attimo John pensa che questa definizione potrebbe adattarsi benissimo ad alcuni dei suoi "festini" universitari, poi si riprende: "Forse se presa con le dovute precauzioni non è pericolosa, per molti allucinogeni è così. Infatti un tempo solo gli iniziati e gli sciamani facevano uso di certe sostanze stupefacenti..."
Prince: "Esatto, la droga di per sé non porta alla morte..." si intuisce chiaramente che per l'uomo, così ligio ai suoi ideali, rivelare queste informazioni riservate sia doloroso quasi fisicamente: "I suoi utilizzatori si sono suicidati... non avevamo mai visto nulla di simile. Che quello sia un effetto della droga è una nostra congettura, ma non possiamo esserne certi."
John: "Suicidati? Ma durante il trip o dopo? Chissà cosa hanno visto..."
Prince: "È difficile stabilirlo. Ma crediamo sia durante. Come se fosse il cumine delle loro visioni.  Che l'FBI abbia preso le redini di questa indagine, non mi stupisce."
Henry: "Abbiamo anche scoperto che il nostro club chiuse 4 anni fa a causa di un grave evento."
Prince: "Quale evento?"
Henry: "Non lo sappiamo, ma è successo qualcosa, questo è certo."
John: "Lei sa qualcosa? Cosa potrebbe essere successo quattro anni fa?"
L'uomo ci pensa su, poi: "Non mi viene in mente nulla. Però, se è successo qualcosa di grave, i vostri genitori dovrebbero saperlo" l'uomo pensa ancora: "Altre informazioni che potrebbero essere utili?"
Henry: "Per ora niente, credo."
Prince con la sua voce calma e rassicurante: "Anche se non dovrei, posso essere di nuovo qui tra due giorni. E' da tanto che non prendo un permesso e potrei andare a trovare mio padre che, guarda caso, vive nella riserva qui vicino. Potrei passare di qui nuovamente se avete bisogno ancora del mio aiuto..."
A Diane si illuminano gli occhi: "dice sul serio?"
John: "Sarebbe perfetto! Nel frattempo, noi cerchiamo di capirci qualcosa di più..." John inizia a sentirsi un po' un piccolo detective.
Prince: "In fondo, non mi va giù che mi abbiano tolto il caso proprio adesso che qualcosa è accaduto a Hidden Creek. Sento che, in qualche modo, ve lo devo."
John: "Non ci sono proprio altre tracce? Porta tutto a Casey, che non sappiamo dov'è? Niente da cui possiamo partire?"
Prince: "Posso lasciarvi questo." dice lanciando un quadernetto di appunti a John: "E' qualche annotazione personale. Non è molto, sono le mie riflessioni su Hidden Creek al di fuori del caso. Forse però possono dire qualcosa a voi che ci vivete più che i rapporti che debbo consegnare alla DEA."
John: "Grazie mille" John afferra il taccuino. "Allora ci si rivede tra due giorni... stessa ora stesso posto?"
L'uomo annuisce.
L'agente sta per andarsene quando il suo senso del dovere lo ferma: "Questo non è un incentivo a fare qualcosa di stupido: vedete di non mettervi dei guai. Se doveste notare qualcosa di sospetto annotatelo e riferitemelo. Intesi?" dice con voce severa.
John annuisce "Faremo il possibile per stare lontano dai guai."
L'Agente Speciale Prince si allontana dalla direzione opposta a quella in cui sono arrivati per sparire tra gli anfratti del Little Canyon.
John: Rivolgendosi agli altri "Beh, ragazzi, direi che è ora di mettersi nei guai. Abbiamo un invito a cena e un bel po' di domande da fare a qualcuno."
Henry: "Bene, ora prepariamoci per la nostra cena."

Il sole del pomeriggio inoltrato irradia il cieli sopra la Forest County.
Nella strada verso Crandon, l'agente DEA Prince accosta quando vede un automobilista in difficoltà.
Un uomo, cappello da baseball calato in testa, fa cenno all'agente di avvinarsi, il suo camper ha una gomma a terra.
Lo spirito civico di Prince lo fa avvicinare di buon grado.
Prince: "Giornata assolata per una gomma sgonfia, vero?" dice scherzando all'uomo.
Prima che possa realizzarlo, un proiettile lo colpisce al torace.
Cadendo a terra in ginocchio, l'uomo dalle origini native americane come ultimo atto tenta di fissare negli occhi il proprio assassino.
Ma è troppo tardi, è solo una delle diverse sagome che lo prendono di forza togliendolo dalla strada.

Solo uno schizzo di sangue sul rovente asfalto ricorda un uomo scomparso nel nulla.
A Hidden Creek nessun segreto rimane per sempre tale, nessuno.

FINE DELLA SESSIONE