giovedì 28 febbraio 2013

Before Atlas Tales 1# Issue: Emerald Blood

Vi presento la trascrizione della prima sessione di Before Atlas Tales!
Ormai definite "background giocato" queste tre sessioni forniscono le motivazioni dei protagonisti per giungere nella Città di Atlas.
Per tanto ho deciso che verranno postate perché anche gli altri giocatori le possano leggere e commentare.
Per le sessioni regolari, adotteremo il metodo del riassunto utilizzato per la prima stagione di Pax Americana.
Ecco a voi dunque l'Issue numero uno, protagonista Kenneth O'Shean:


All'alba di una mattinata limpida e ghiacciata di fine anno, un giovane uomo cammina stretto in un costoso giaccone firmato lungo il sentiero deserto all'interno di Central Park.
Una volta cuore del territorio controllato dai Killarnians, adesso ne rappresenta il confine est: qui finisce Little Emerald, oltre al parco comincia il dominio indiscusso degli italiani.
Ma di tutto questo a Kenneth O'Shean non importa assolutamente.
Sigaretta in bocca, il giovane avvocato tenta di riscaldarsi i polmoni con quel catrame mentre il silenzio della mattinata è interrotto solamente dal rumore di qualche intrepido corridore solitario incurante del ghiaccio e dei cumuli di neve ammassati ai bordi delle strade.
Ha bisogno di riflettere, Kenneth, di restare solo per qualche ora.
Perché nuovi problemi sono in arrivo dalla sua "famiglia".

Before Atlas Tales 
1# Issue 
Emerald Blood

La scorsa sera la notizia tanto inaspettata.
Dopo aver trascorso la Vigilia e il Giorno di Natale in famiglia, Kenneth sperava di aver dato la sua quota di partecipazione alla vita del clan O'Shean.
Il palazzo di famiglia, la grande casa dov'era cresciuto a Broadway, aveva accolto come ogni anno per le feste natalizie parenti più o meno prossimi da tutta l'East Coast.
I Crowley, i ragazzi della Winter Hill Gang di Boston, i cugini su a Washington DC.
E ovviamente i tre figli del Padre con le loro famiglie.
Già, il "Padre", come devono tutti chiamare rispettosamente il boss Brendan O'Shean, l'uomo che in un modo o nell'altro li mantiene tutti.
Perché questa è la più grande frustrazione di Kenneth: essere in debito col grande capo, suo nonno paterno.
Certo, è diventato un avvocato dal futuro promettente, ma grazie a chi?
E poi, lo studio legale dove lavora, a chi appartiene?
Forse è questo il motivo più o meno incoscio per cui continua a giocare in borsa.
Difficile dirlo, e difficile accettare quando un favore diventa un ordine.
Era ormai tarda sera e Kenneth stava per congedarsi figurandosi già di come avrebbe trascorso il Capodanno ad Aspen, Colorado dove aveva prenotato in albergo già da due mesi.
Aveva persino comprato l'attrezzatura da sci nuova, in vista dell'agognata vacanza sulla neve.
E poi, come un fulmine a ciel sereno, la notizia: "cambio di programmi, Kenneth" avevano detto, "accompagnerai Brendan" avevano ordinato.

Brendan, non quello "vero", come rimarca sempre con una certa aria di scherno Kenneth, ma Brendan figlio di suo zio Ross, il boss de facto dei Killarnians data la salute non proprio perfetta e l'età del loro Padre.
Brendan, quel Brendan che da bambini lo prese di mira rendendogli la vita un inferno. 
Quello che poi, quando era tornato da Harvard, lo aveva accolto a braccia aperte come se nulla fosse, perché non era lui ad aver subito.
Kenneth si è riproposto di non portargli rancore riguardo al passato: sono uomini adulti ormai.
L'ordine di accompagnare Brendan è arrivato direttamente da Ross O'Shean, preoccupato per il futuro del figlio.
"Devi portarlo con te" aveva detto ieri sera, "è tuo cugino e siete coetanei" aveva aggiunto "la tua presenta lo rimetterà in riga" aveva sentenziato in fine zio Ross.
Già, perché è sempre la terza generazione a distruggere il lavoro delle precedenti.

Mentre è assorto in questi pensieri freddi come il clima newyorkese, una voce squillante turba il silenzio della meditazione.
"Sapevo di trovarti qui, Kenny!" 
Quel soprannome odioso, già.
Nel voltarsi, Kenneth con la coda dell'occhio già individua la figura di un giovane uomo alto e pallido come lui che alzando la mano in segno di saluto gli sorride cordiale: "Non è mai il momento giusto, vero?"
Brendan "Junior" O'Shean.
Kenneth si volta e fa un cenno di saluto: "Buon giorno, Brendan" poi estrae il portasigarette dal taschino della giacca: "Ne vuoi una?"
Brendan si avvicina e ne sfila una: "Grazie, ne ho proprio bisogno."
Kenneth prende l'accendisigari e lo accosta alla sigaretta, accendendola.
Brendan, capelli sempre spettinati, come da bambini; il suo volto chiaro e lentigginoso è spesso cosparso di lividi e abrasioni, segno della sua vita "movimentata" come la chiama lui.
Il suo giaccone di Armani va a nozze con lo stile contemparaneamente costoso e appariscente che lo contraddistingue.
Brendan tira due boccate veloci e poi si mette a guardare i prati del parco, ancora coperti da un sottile strato di rugiada.
Un pallido sole sta sorgendo dietro di loro tra i grattacieli di Manhattan.
Brandan: "Non era mia intenzione rovinarti la vacanza... con... come si chiama quella vostra segretaria carina? Quella moretta? Uh. Bé, quella. Mi spiace Kenny."
Kenneth sospira e risponde: "Sono gli imprevisti del mestiere, sarà per un'altra volta..."
Brendan tira una forte pacca sulla spalla a Kenneth che quasi gli fa volare di mano la sigaretta: "Grazie, cugino."
Poi lo guarda attentamente: "Ti ricordi quando giocavamo all'Inwood Hill Park? Giù, nel quartiere dei Crowley. C'è quella grossa statua di San Brandano che il Padre ha regalato alla città, hai presente? La guardavo sempre e mi dicevo "chissà se un giorno saremo statue anche noi?" come gli eroi, sai no? Perché è palese che quella statua sia nostro Padre."
Ma per Kenneth "giocare" voleva dire essere preso a strattoni, come minimo.
Ciononostante sono comunque ricordi che condivide con Brendan.
Kenneth fa buon viso a cattivo gioco:" Mi ricordo di quei tempi, facevamo sempre a botte, e di solito ero io quello che le prendeva... non ci sono proprio tagliato per queste cose. Comunque, sono sicuro che anche tu un giorno avrai un bel monumento in tuo onore. Ma parlando di cose serie, è strano vederti così mattiniero Cugino... è successo qualcosa?"
Brendan tira un'altra boccata: "No, è che... no, niente. Volevo solo assicurarmi che non portassi rancore per la vacanza. Sarei anche andato da solo, ma papà non si fida. Non si è mai fidato, per la verità." la sua espressione si fa più cupa: "In fondo, sei tu il preferito del Padre tra i suoi nipoti. Persino mio fratello Dwayne è meglio visto di me. E' per via di questo nome? Beh" butta per terra la sigaretta spegnendola con il tacco della scarpa: "forse posso imparare qualcosa frequentandoti, no?" e strizza l'occhio al cugino.
Perché questa è l'ultima possibilità per Brendan ed egli ne è ben conscio.
Brendan: "Giusto: papà ti aspetta, fai un salto al palazzo. Vedrò di comprarmi qualche abito adatto per il clima, dicono che nella Città di Atlas sia estate tutto l'anno."
Kenneth vorrebbe scappare.
Odia il caldo, odia le le località latinoamericane, ma soprattutto odia la compagnia che gli è stata affibbiata: "Meglio non far aspettare lo zio" poi da una pacca sulla spalla al cugino: "Non preoccuparti, tuo padre lo fa solo perchè tiene a te, e il nome che porti rappresenta la fiducia che la famiglia nutre nei tuoi confronti."
Brendan saluta il cugino e lo guarda allontanrsi nella direzione opposta: "Bugiardo" non può che sospirare al vento gelido.

La residenza degli O'Shean è il Broadway-Chambers Building, edificio in mattoni che svetta su Broadway acquistato e restrutturato dal Padre durante la Seconda Guerra Mondiale.
In questo luogo Kenneth ha vissuto assieme al suo padre adottivo fino a quando non ha trovato un modo di allontanarsi dal clan.
Eppure, non ha mai capito in tutti questi anni il motivo per cui il vecchio Brendan lo ha sempre preferito agli altri nipoti, decisamente più "O'Shean" e "irlandesi" di lui.
Sorvegliato come una banca, l'edificio ospita tutta quella serie di attività di facciata della famiglia includendo, ironia della sorte, anche lo studio legale dove Kenneth esercita.
Per questo con i suoi risparmi vive in affitto nella Lower Manhattan, lontano da quella casa.
Gli ultimi piani del palazzo sono la loro residenza vera e propria, dove il Padre, e la famiglia dello zio Ross vivono.
Ross O'Shean è il ritratto del Padre e potrebbe essere considerato la sua emanazione.
Quando il boss Brendan ebbe l'intuizione di adottare le tecniche del nemico per sopravvivere, impostò la gang sul modello della Mafia, dandole una gestione familiare, cosa che ha funzionato in larga parte, suppur con grandi sacrifici da parte dei suoi membri, nessuno escluso.
Il patrigno di Kenneth, Bran O'Shean, al contrario dell'ambizioso e autoritario fratello è un uomo riservato e schivo che non si è mai sposato per stare dietro al figlio adottivo.
Alla fine, Bran è la persona che più di tutte si è dimostrata una famiglia per lui, parola che viene usata troppo spesso per aver significato altrove.
Arrivati all'ultimo piano, la vista su Broadway è magnifica.

I grandi e lussuosi interni della casa sono ancora addobbati a festa e il grande albero attorno a cui ieri si sono riuniti per scambiarsi i regali è illuminato come un faro.
Kenneth è davanti alla spessa porta dello studio, per qualche istante immobile, poi esitante bussa alla porta:"Posso entrare?"
Ross, ancora in vestaglia, viene direttamente ad aprire la porta.
Il ritratto quasi perfetto del Padre a 54 anni, Ross ispira una reverenza differente ma altrettanto efficace.
Da anni costretto a difendere Little Emerald da negri, ispanici e italiani, si è guadagnato sul campo il rispetto con cui è riverito nella zona, di cui si sente il difensore: "entra pure, forza."
Kenneth velocemente entra nello studio: "Brendan ha detto che volevi parlarmi."
Barba ancora da radere, Ross si siede in poltrona ad osservare dalle grandi finestre i lastroni di ghiaccio galleggiare sul piccolo tratto di Hudston nello scorcio che si intravede tra i palazzi.
Ross: "Sì, e puoi immaginare anche il perché. Siediti pure." dice indicando la poltrona affianco.
Kenneth si siede: "Atlas..."
Ross: "Già... Kenneth, non voglio che facciate casini laggiù: lascia pure parlare il ragazzino ma occupatene tu."
Il viaggio che i due cugini si apprestano ad affrontare non è una vacanza, ma un viaggio di lavoro per conto della gang.
Deciso a trasgredire le indicazioni del Padre, Ross O'Shean è convinto di poter far rivivere a Little Emerald ed ai Killarnians i fasti passati.
In un presente dominato dalle Six Families, Ross sa che per ottenere ciò che vuole li dovrà sfidare al loro stesso gioco: lo spaccio di droga.
In fondo, se prima era l'alchool, che cos'era la cocaina se non merce del nuovo Proibizionismo?
Suo padre, Brendan "l'Intrepido" O'Shean, non aveva fatto la stessa cosa ai suoi tempi con il contrabbando d'alchool?
Eppure il vecchio è reticente: troppo rischioso avventurarsi fuori New York in un mercato sonosciuto tentando di arrivare alla fonte, i Colombiani, eludendo quei bastardi dei Palermo.
E questo Ross lo sa: "Dovete solo, e ripeto "solo", fare una ricognizione. Capire come sono i meccanismi. Il grosso del traffico è diviso tra Miami e Atlas. Se Miami rifornisce casa, Atlas rifornisce l'Europa. Miami è troppo rischiosa, se potessimo scavalcarla e ridirigere parte del flusso da Atlas verso New York, avremmo fottuto Don Palermo."
Kenneth: "Non è semplice ingannare gli italiani... hanno una fitta rete di informatori e contatti a tutti i livelli. Se vengono a sapere che siamo ad Atlas, farebbero sparire ogni pista e ci sogneremmo di entrare nel commercio. Ho pensato di allungare il viaggio rendendo più difficile un eventuale tracciamento. Pensavo di passare dall'Irlanda: nessuno sospetterebbe di due irlandesi che tornano nella terra dei loro antenati."
Ross sorride a Kenneth: "Sapevo di poter contare su di te. Spero che quel disgraziato prenda il buon esempio invece di sputtanare i miei soldi in giro per Manhattan. Mi ricordi-" si interrompe, stava per dire "Liam": "-ero così alla tua età: sempre pronto a fare la cosa giusta per la famiglia. Posso stare tranquillo."
Già, suo fratello minore Liam, scappato dalla famiglia perché non riusciva ad accettare il loro modo di vivere, proprio come Kenneth.
Ross: "Ho già un contatto dove farvi alloggiare. Non usate le carte e portate pochi contanti con voi, solo lo stretto necessario."
Kenneth: "Per quanto riguarda i colombiani? Sarranno loro a cercare noi, suppongo. Noi dovremmo limitarci a sentire e riferire la loro offerta."
Ross: "In città troverete modo di entrare in contatto con loro. Se andrete nei luoghi giusti, attirerete la loro attenzione. Ma attenti: sono in guerra con cubani e haitiani. Non è il Paradiso illustrato sui depliant, è un posto pericoloso. Controlla che non si cacci in qualche guaio, Kenneth. Promettimelo. E per ogni cosa c'è il vecchio Flannaghan, il vostro approdo sicuro in città: sarà lui ad ospitarvi nel quartiere dove vive."
Kenneth: "Lo farò rigare dritto, è ben consapevole che questa è la sua ultima possibilità."

Legami di sangue.

E anche il giorno della partenza, il 29 Dicembre 1984, è arrivato.
Il loro arrivo ad Atlas è previsto per il 31, giusto in tempo per festeggiare il capodanno, jetlag permettendo.
Con l'unica valigia che si porta dietro, Kenneth O'Shean si ritrova dopo aver pagato il taxista al Kennedy International Airport sperando che il volo non sia annullato per il maltempo: è una giornata nevosa questa, dove grossi fiocchi fluttuano nell'aria scendendo fitti dal cielo bianco.
Accanto a lui Brendan, vestito con una vivace camicia Hawaiiana sotto un giaccone di pelle bianca, trascina il suo bagaglio con una mano e si sfrega con l'altra il cerotto sulla guancia destra, guardando divertito la neve cadere.
"Kenny, non siamo mai andati in vacanza assieme. E prima che tu mi dica che non è una vacanza ti rispondo: è la nostra copertura o no?"
Kenneth è sconvolto con la leggerezza con cui lo dice: "Corretto, sarà una bella vacanza." poi guarda la camicia Hawaiiana:" Chiuditi la giacca, non vorrai ammalarti prima di partire... passeremo per un luogo freddo."
Kenneth Ridacchia: "sei il mio guardiano, non mia madre."

L'aereo della Aer Lingus per Dublino, nonostante il ritardo di quattro ore, alla fine decolla verso l'Emerald Isle, la verde Irlanda.

Il Boeing viaggia nella notte dell'Atlantico.
Kenneth indossa la mascherina per dormire, cercando di non pensare a nulla.
Brendan, accesa la lucetta sopra alla sua testa, sfoglia distrattamente la guida turistica "Benvenuti in Paradiso" ripensando a tutti i mesi di preparativi e progetti per pianificare questa nuova linea di condotta dei Killarnians.
In fondo è stato proprio lui a suggerire in primo luogo a suo padre di avventurarsi verso il 51° Stato sfidando il Padre.
Perché Brendan O'Shean è frivolo ma non stupido e forse proprio per questo ha detestato il cugino quando erano bambini: dei due, era l'unico a poter sognare di avere una via di fuga.
Ma questo non ha più importanza, troppo tardi per queste fantasie infantili.
Brendan O'Shean non può competere con la statua di suo nonno, ma forse un giorno la potrà far rimuovere da quel parco una volta per tutte.

2 commenti:

  1. L'ultima parte mi ha fatto rivalutare Brendan.
    Che possa essere l'inizio di una splendida amicizia? (cit.)

    RispondiElimina
  2. Credo che in fondo essere il successore designato didue dei più influenti criminali della storia di New York non sia una passaggiata.
    Vedremo sul campo come si comporterà, di certo a prescindere dal suo carattere, è abituato alla vita criminale di strada al contrario di Kenneth (che sicuramente sarà avvezzo ad eludere il Sistema, ma non è uno scagnozzo).

    RispondiElimina