sabato 2 marzo 2013

Before Atlas Tales 2# Issue: In The Name of The Father

Ecco la seconda Issue di Atlas Before Tales, questa volta è il turno di Kay:


Il caldo sole d'estate picchia sul cortile posteriore di una delle tante case a schiera nei sobborghi di San Francisco.
Il mare è lontano da questo quartiere ed oggi non c'è vento che mitighi l'afa.
Una volta questa era una zona residenziale curata e piacevole, ma nel tempo il quartiere ha subito un progressivo degrado a causa dell'immigrazione dei Nord Giapponesi, come tutta la città del resto.
Tracce di vernice colorata, ormai scrostata, sono visibili sulla casa in cui Kay Shaw è vissuto dopo la morte del padre. 
Quel cortile senza erba è stato per molto tempo il suo mondo, fatto di sveglie prima dell'alba e intensi allenamenti prima e dopo la scuola.
Anche adesso che ormai frequenta l'università, l'abitudine è rimasta.
Ma oggi è un giorno particolare.
E' il 25 agosto, il giorno in cui Liam Shaw è stato ucciso.

Before Altas Tales
2# Issue
In The Name of the Father

Kay può udire distintamente suo nonno lavorare nella cantina al suo "rifugio", da anni diventato il suo passatempo principale e la sua ossessione.
Sua madre Rebecca intanto lo sta aspettando: come ogni anno infatti, loro due si recheranno a visitare la tomba di Liam nel giorno dell'anniversario della sua morte.
Non potendo permettersi la macchina, i due debbono fare affidamento sulla moto di Kay, un ferrovecchio che il ragazzo ha rimesso a posto nel tempo libero.
Kay, vestito col suo abito buono, lo stesso che usa per andare all'università di San Francisco, rientra in casa.
Sulle pareti del salotto, che è anche la sua stanza, ci sono appesi i cimeli della famiglia tra cui le fotografie del padre in divisa da poliziotto e la medaglia che nonno Kevin si è guadagnato nella Guerra dell'Atlantico.
Rebecca, capelli raccolti in una treccia, è pronta ad andare.
l ragazzo si rimette a posto la giacca davanti allo specchio. 
Più tempo passa più si spaventa. 
Quella foto che prima era solo suo padre pian piano assomiglia ogni giorno di più a lui. 
Ma non è il momento di fare questi pensieri. 
Mordendosi il labbro chiude la porta della stanza dietro di sè: "Sono pronto, arrivo."
Rebecca, una donna energica e piena di vita che nonostante sia rimasta vedova non ha perso il coraggio, apre la porta di casa: "Allora, andiamo."
Kay:"Si mamma. Il tempo di trovare le chiavi."
Il giovane si tasta tra la giacca e i pantaloni per trovare le chiavi.
Kay:"Dobbiamo avvertire il nonno?"
Rebecca: "vallo ad avvertire, ti aspetto davanti casa."
Kay: "Ok."
Il ragazzo dopo aver smanettato per i pantaloni riesce a ritrovare le chiavi della vecchia Harley. 
Ricorda ancora quando andava allo scasso racimolando pezzi di vecchie moto.
Col sorriso stampato sulle labbra si dirige alla cantina.

Il seminterrato è illuminato dalla luce di un generatore elettrico che Kay ha aiutato il nonno a risistemare tre anni fa.
Kevin Lynch, un uomo sulla settantina silenzioso e severo, è intento a scavare nella nuda terra una galleria per ampliare lo scantinato, già modificato nel corso degli anni.
Lo spazio sotto la casa è abbastanza grande per ospitare tre persone.
Sul muro infondo, rinforzato con barre di metallo e isolato, sono disposti in fila una serie di fucili da caccia.
Kay: "Nonno, noi andiamo."
Il ragazzo assume il tono serio e inflessibile che il nonno gli ha insegnato con anni di disciplina. 
È sempre stato cosi, quel sorriso smorzato in 2 secondi alla vista di quella schiena.
C'è una sorta di solenne rispetto che prova, ma anche un senso di ordine che non sa spiegare. 
Non è solo un rapporto nonno nipote, ma come il rapporto tra un generale e il suo sottoposto.
A Kay di suo nonno non accetta solo una cosa: i deliri di pazzia secondo i quali ci sarà presto una nuova guerra. 
Complotti a non finire, ma a parte questo è stato quel padre che Kay non era riuscito a godersi e non solo.
Il nonno fa un cenno con la testa e aggiunge: "Salutami Liam."
La sua paranoia  negli anni si è aggravata e da cinque mesi a questa parte non riesce ad uscire più di casa, convinto che la guerra sia ormai alle porte.
Kevin ha sempre rispettato Liam per la sua scelta di voltare le spalle alla malavita diventando un poliziotto, ma non è mai riuscito ad accettarlo in famiglia per via della paura che un giorno quel suo passato sarebbe potuto tornare.
Uscito di casa, sua madre lo aspetta fuori, vicino alla harley tutta ridipinta da sembrare nuova.
Kay: "Bella vero?" Il ragazzo sorride dolcemente alla madre: "Ora andiamo..." 
Dopo essersi seduto sulla moto il ragazzo mette in moto il motore e Rebecca sale in sella stringendosi al figlio.
Kay a questo punto sfreccia via da West Addition, il quartiere in cui vivono, diretti al Golden Gate National Cemetery, il cimitero cittadino dove riposa Liam.

Il caldo è mitigato dagli alti alberi che adornano la collina del cimitero.
Qui, un verde sgargiante e luminoso avvolge tutto.
Bianche lapidi, semplici e ordinate, ricoprono i prati, ritte come tanti soldati.
Kay ricorda bene il funerale del padre, quando tutto il distretto venne a confortarli.
Ancora oggi il vecchio partner di suo padre, lo "zio" Reginald, viene ancora a trovarli ogni tanto.
Rebecca: "è così silenzioso, qui."
Kay: "Vero..."
Il ragazzo parcheggia la moto, e grandi passi si sposta verso la tomba del padre.
La scia di un aereo spezza l'azzurro del cielo.
Poche persone oggi sono venute a trovare i loro cari per via del caldo soffocante.
Rebecca segue Kay un passo indietro.
Il ragazzo scorge un figura femminile vicino alla tomba di Liam, una semplice lapide bianca in cima alla collina.
Kay: "Chi è quella?" dice il ragazzo sotto voce alla madre.
La madre scuote la testa, perplessa: "non lo so..."
E' la prima volta da otto anni a questa parte che incontrano qualcuno.
Per il primo paio d'anni ancora qualche amico era venuto, ma il tempo ha vinto.
La figura femminile, che reca in mano un piccolo mazzo di fiori, avvicinandosi sembra essere molto giovane.
Il ragazzo si avvicina con fare indifferente si ferma davanti alla tomba. 
Non fa altro che ignorare la figura.
Rebecca guarda con sospetto la giovane.
Della stessa età di Kay, la ragazza ha lunghi capelli castano chiaro e occhi di un azzuro tenue; il volto chiaro è contorniato da molte lentiggini e lo sguardo è puntato sulla lapide.
La ragazza posa il suo mazzo di fiori, piccoli silene marittima, vicino alla tomba.
Il ragazzo la osserva compiere quel gesto delicato.
La misteriosa giovane si volta lentamente verso Kay e Rebecca.
I suoi occhi incontrano per un istante quelli di Kay per poi fissare la madre.
Con voce più decisa di quello che si sarebbero immaginati dall'aspetto, la giovane si rivolge a loro: "Voi dovete essere i famigliari del signor Liam O'Shean. Condoglianze. Sono la figlia di un suo vecchio amico."
Rebecca non sa quello che rispondere.
Kay, in tono secco: "Scusa, non ho capito il tuo nome."
La giovane abbassa la testa: "chiedo scusa! Perdonate la mia scortesia... ne vengo da un viaggio molto lungo" poi tira un sospiro e rialza al testa: "Mi chiamo Ashling. Ashling Flannaghan." e tende la mano verso nessuno in particolare dei due.
Il ragazzo rimane al quanto stupito a vedere la scena. 
Poi lentamente alza la mano verso la ragazza e la stringe.
Kay: "Flannaghan? Io sono Kevin. Da dove vieni di preciso?!"
Rebecca guarda con ancora più sospetto la ragazza.
Ashling: "La Città di Atlas" poi la ragazza sorride a Kay lasciando andare la sua mano: "a dire la verità, speravo proprio di incontrarti, Kevin."
A questa affermazione il ragazzo alza le difese. 
Si prepara a qualche gesto inconsueto della ragazza coprendo giusto con un piccolo passetto laterale sua madre.
Kay: "Ah si? e perchè mai?" il ragazzo cambia di poco la sua espressione.
Rebecca, capendo l'antifona si mette davanti a Kay: "signorina... uh, Fleming? La ringraziamo per essere passata a rendere omaggio a Liam, ma questo è un momento molto personale, della nostra famiglia. gradiremmo un po' di quiete se non le dispiace."
Ashilng afferra al volo: "scusate ancora il disturbo... lo capisco." poi si volta verso Kay: "sapete, mio padre era il miglior amico del signor O'Shean" dice sottolineando il cognome non corrispondente " ma è stato tanto tempo fa, a New York."
Quando Rebecca visibilmente arrabbiata sta per rispondere, la giovane saluta tagliando corto: "Addio allora..." e si allontana sfiorando Kay con la spalla prima che i due possano replicare.
Rebecca, ancora scossa fissa la figura farsi sempre più piccola sul sentiero della collina.
Kay: "Non mi piace..."
Rebecca guarda il figlio: "Torniamo a casa, Kay, sono un po' stanca."
Poi congiunge le mani per recitare una preghiera silenziosa al marito.
Kay: "Volevo fermarmi un pò di più ma va bene."
Il ragazzo mette la mano sulla tomba e recita un preghiera silenziosa al padre. 
Poi con la stessa mano si fa il segno della croce.

La sera, dopo cena quando il salotto è diventato la sua stanza, Kay rimette a posto l'abito delle occasioni quando dalla tasca della giacca cade un bigliettino di carta.
Kay: "Eh?!"
Il ragazzo raccoglie il biglietto e lo studia.
Su di esso c'è scitto: "ti aspetto vicino ad Alamo Square dalle 9 p.m. in poi, Ashling"
E' la piazzetta del loro quartiere.
Al ragazzo corre un brivido dietro la schiena ripensando alla mattina: in fondo potrebbe essere pericoloso, ma la curiosità lo assale...
Mette i vestiti normali e aspetta le 9. 
A quell'ora indossa la giacca di pelle del padre e esce fuori dalla finestra portandosi appresso un registratore a cassette in tasca.

La piazzetta è illuminata dai pochi lampioni rimasti in funzione, gettando tutto nella penombra rischiarata dalla stelle.
Ashling, capelli raccolti in una coda di cavallo legata da un fiocco rosa, siede su di una panchina, aspettando.
Il ragazzo si avvicina rimanendo a distanza per essere pronto a qulasiasi evenienza: "Allora, cos'hai da dirmi?"
Il nonno gli aveva trasmesso una certa paranoia verso gli altri. 
Mai fidarsi, di nessuno.
Ashling si alza in pedi per salutarlo.
La sua gonna corta tutta frange lascia scoperte quelle belle gambe.
Ashling: "sapevo che saresti venuto. Non aver paura, non mordo mica sai. Sono venuta fin qui dalla Città di Altas perché ci sono persone che vorrebbero conoscerti. Persone legate a tuo padre, prima che venisse qui..." poi gli sorride e si risiede: "ai voglia di ascoltare quello che ho da dirti?"
Il ragazzo fa scattare il registratore cercando di non far rumore, accompagnando anche qualche finto colpo di tosse con una faccia buffa.
Kay:"Ti ascolto... sono tutto orecchi."
La ragazza fa cenno a Kay di sedersi vicino: "che cosa sai della vita di tuo padre prima di venire a San Francisco?"
Il ragazzo rimane in piedi ignorando l'invito: "Direi niente."
Ashling ha capito che Kay è un tipo molto sulla difensiva e non insiste: "Il cognome di tuo padre è O'Shean. Il suo sangue è legato ad un clan molto antico e  influente. La famiglia O'Shean vive a New York e ha fatto tante cose per quella città anche se con metodi che tuo padre Liam non condivideva. Per questo ha voluto cambiare vita."
Kay pensa al fatto che sua madre non glielo ha mai menzionato: "Continua..."
Ashling: "Tuo nonno... il padre di tuo padre, è un uomo giusto, ma anche molto orgoglioso. Sapeva che Liam non avrebbe voluto essere cercato ed ha rispettato quella volontà anche se questo gli ha spezzato il cuore. Ma i tempi cambiano, è una storia di vent'anni fa questa. Tuo padre e mio padre erano come fratelli ed è in base a questo legame che sono qui. Vedi, questa idea viene proprio dagli O'Shean. Da tuo cugino Brendan per essere esatti: vorrebbe che i rapporti venissero intessuti nuovamente, che la sua famiglia potesse riavvicinarsi a te."
Ashiling: "Nessuno vuole forzare le cose, vorremo solo che tu potessi prendere in considerazione l'idea di poter quantomeno sentire cosa tuo cugino Brendan ha da dirti."
Kay: "E da quando è morto solo ora gli viene in mente di farsi sentire? Sai poteva presentarsi con un mazzo di fiori, una cornice e dire salve sono un vostro parente. Già mi inizia ad infastidire che manda una donna a fare ciò che dovrebbe fare lui."
Ashiling: "Non prenderla come una mancanza di rispetto nei tuoi riguardi. Proprio perché è passato così tanto tempo ha voluto prendere contatto in maniera, come dire, cauta: non vuole esercitare alcuna pressione. E poi, non è lui da biasimare per l'allontanamento di tuo padre: era un bambino molto piccolo quando è accaduto. Si tratta di una sua idea spontanea, un tentativo fatto col cuore" la giovane sorride a Kay.
Il ragazzo ha sempre voluto sapere di più sul padre ma ora è confuso: "Ci penserò. Nel frattempo voglio incontrarmi da solo con lui. Dirò io dove e quando."
Ashling: "mi sembra giusto."
La ragazza tira fuori dalla sua borsetta un piccolo biglietto da visita.
Ashling: "puoi chiamare a questo numero. Gli farò sapere quello che vorrai che gli riferisca."
Il ragazzo prende il bigliettino.
Kay: "Ti penso intelligente. Dove è la prova che non stai mentendo?"
Ashling sorride: "se avessi avuto intenzioni ostili, non ti avrei lasciato registrare questa conversazione." La ragazza si alza e si aggiusta la gonna: "Riparto domani pomeriggio per le Bahamas... è stato un piacere, Kevin."
Il ragazzo sorride: "Certo che sei strana..."
La ragazza ridacchia: "mio padre e mio nonno avrebbero voluto un erede maschio... mi sono dovuta arrangiare fin da bambina!"
La ragazza saluta Kay per dileguarsi nella fresca notte.
Finalmente il vento è tornato a spirare.

Nella sua stanza, al buio, Kay rigira tra le mani quel bigliettino, pensieroso.
Dalla cantina Kay sente provenire un colpo secco.
Il ragazzo con il mangianastri in mano si dirige in cantina alla ricerca del nonno.
Kay, sceso in cantina, trova Kevin riverso per terra, ansimante.
L'uomo è infilato nel cunicolo e accanto a lui ci sono delle assi di metallo che molto probabilmente stava portando dentro.
Kay:"Ehi! Ehi! Ehi! Che mi combini!?"
Il ragazzo corre subito a soccorrere il nonno privo di conoscenza.
Ormai da mesi ha continuato a lavorare giorno e notte a quel maledetto cunicolo, preso da una febbrile frenesia: adesso il suo corpo ne paga le conseguenze.
"Cazzo!" il ragazzo corre al telefono per comporre il 911.
"Mamma cazzo svegliati! Mamma!" inizia a urlare durante la corsa.
La madre, ancora in intimo, scende velocemente le scale del secondo piano: "che succede?!"
"Il nonno è privo di conoscenza. Prendi dei sali e un pò d'acqua."
Rebecca agitata segue le indicazioni del figlio.
Al centralino avvisano Kay che l'ambulanza sarà lì a minuti.
Il ragazzo con l'occorrente torna dal nonno iniziando a soccorrerlo come può.

Quella notte Kay e Rebecca l'hanno trascorsa accanto a letto di Kevin, senza chiudere occhio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Il sovraffaticamento del nonno è solo un sintomo: ormai è chiaro che per loro è diventato impossibile stargli dietro.
Ma tutto ha un costo e anche la corsa al Saint Francis Memorial Hospital sarà un ulteriore problema da risolvere.
Ormai la luce filtra tra le tapparelle della camera d'ospedale.
Rebecca si è addormentata da poco sulla poltrona accanto al letto.
Il ragazzo rigira febbrilmente il biglietto tra le dita guardando la madre e il nonno dormire.
"Esco a prendere un po' d'aria" dice il ragazzo correndo all'esterno della camera.
Rebecca fa appena un cenno con la testa.
Kay si dirige alla prima cabina che gli capita a tiro.
Fa velocemente il numero.
Il numero è di un cellulare, roba di lusso.
Risponde Ashling, ancora mezza addormentata: "...Sì?"
Kay: "Tra due giorni sulla tomba. Da solo. Riferiscigli il messaggio."
Ashling: "...va bene..." poi, ormai sveglia: "...è successo qualcosa?"
Il ragazzo riattacca senza rispondere nemmeno. 
Aveva intenzione di parlarne prima con i suoi cari prima di prendere qualsiasi decisione, ma a quanto pare non c'è verso.
Si accascia lì un momento sul ciglio della strada.
Pensieroso rivede nella sua mente il volto del padre:(Cosa mi nascondi...?)

Due giorni dopo, la collina del Golden Gate National Cemetery.
Il nonno è ancora ricorverato in ospedale ma si sta lentamente riprendendo.
Kay aspetta all'ombra di un grande albero.
Sulla strada della collina, solitario un giovane uomo alto e pallido si incammina per il pendio.
L'uomo indossa un elegante completo blu scuro firmato con una maglia girocollo nera al posto della camicia.
Kay gli va in contro e per qualche istante quella figura gli sembra familiare anche se non l'ha mai vista in vita sua.
L'uomo si toglie gli occhiali da sole e li appende al collo.
Capelli spettinati castani incorniciano un volto pallido pieno di graffi con grandi occhi verdi che iniziano a squadrare il giovane: "Devi essere Kay, dico bene?"
Kay: "Per te sono ancora Kevin Shaw. Mi hanno detto che vuoi farti ascoltare?"
L'uomo alza le mani e sorride: "questo carattere non mente..." poi aggiunge: "Mi chiamo Brendan O'Shean. Sono tuo cugino anche se suona strano dirlo. Uh..." poi sospira: "mi ero preparato qualcosa di dire, ma mi sa che è meglio venire subito al dunque, cosa ne dici?"
Kay fissa l'uomo direttamente negli occhi: "Sono qui per questo." 
Brendan: "Immagino che tu sappia chi siamo. C'é scritto su tutti i giornali in fondo, non credo si possa evitare... bé, ne abbiamo fatte di cazzate in questi anni. Vorrei provare a rimediare agli errori del Padre... uh, cioè, mio nonno intendo. A cominciare da qui."  Brendan prende fiato e aggiunge: "Mi spiace, per tutto. Ti pongo le scuse ufficiali del clan per quanto riguarda tuo padre. Vorrei riallacciare i rapporti con te e i tuoi cari."
Kay si passa una mano tra i capelli: "Capisco. Ma a cosa debbo l'onore di essere ricordato dalla famiglia proprio adesso?"
Brendan: "vorrei che lavorassimo insieme. Il nostro clan sta morendo, Kevin Shaw. Le tue origini non mentono, sei uno di famiglia. Spero che questa parola assuma nuovamente un valore. Se c'è qualcosa che posso fare per dimostrarti la mia buona fede, chiedimelo e lo farò. In cambio, vorrei che ti interessassi alla nostra famiglia."
Il ragazzo prende un attimo di silenzio. 
Poi fa un lungo respiro. 
Prende il bigliettino della tasca dove vi è scritto il nome del nonno e l'ospedale.
"Mettiamo che scelga di lavorare per te perchè ne ho bisogno" Kay fissa ancora più strettamente l'uomo dritto negli occhi: "proteggerai due persone a me care come gesto di buona fede?"
"Lo farò. Hai la mia parola d'onore. Provvederò a tutto quello di cui la tua famiglia bisogno e tu lavorerai per me. Abbiamo un accordo?" Brendan allunga la mano.
Il ragazzo aspetta un secondo, poi sigla il patto.
E così, questo è l'inizio di un nuovo capitolo dell'esistenza di Kay.

Nei mesi successivi, Brendan mantiene la parola data facendo arrivare un assegno mensile a Kay per il mantenimento della sua famiglia senza chiedere nulla in cambio.
In questo modo lui e la madre sono in grado di provvedere al nonno.
Passata l'estate e l'autunno, assieme all'assegno arriva in fine una lettera di Ashling.
E' giunto il momento.
Kay annuncia alla madre il suo trasferimento al The College of The Bahamas di Atlas in conseguenza alla stessa borsa di studio che gli avevano assegnato e che li sta aiutando così tanto in questo periodo difficile.
Le promette che tornerà presto, che gli assegni continueranno ad arrivare nel frattempo.
Ma non c'è bisogno che dica nulla, una madre sa già.
Quei soldi piovuti dal cielo...

Se lo sono venuti a riprendere e a portarlo via.
Il sangue di Liam alla fine ha reclamato il suo tributo.

3 commenti:

  1. Bé, sono stato veloce!
    E anche questa è fatta, buona lettura.

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  2. Letta....beh, non si può dire che abbia puntato su un cavallo vincente XD

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  3. Chi può dirlo!
    Secondo me Brendan sa quello che fa...
    Questo, oppure siete fottuti alla grande! XD

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