martedì 5 marzo 2013

Before Atlas Tales 3# Issue: Across the Ocean

Ultima sessione dell'arco narrativo introduttivo, ecco l'Issue dedicata a Finian O'Shean:


Giugno '84, la Primavera a Tripoli comincia ad essere Estate.
Nel porto della città libica è attraccata ieri pomeriggio la "Positania", piccola nave da cargo di un armatore salernitano.
Per Finian O'Shean, questa è stata la terza nave cambiata nel corso di un anno circa.
In quest'ultimo periodo il giovane marinaio ha cominciato a domandarsi, nelle notti passate in anguste cabine, se questa vita così irregolare è quello che ha veramente desiderato.
La libertà ha un prezzo e questo prezzo si traduce per lui in traversate sempre più serrate, alla ricerca di un guadagno più veloce.
Il fatto di non possedere nessuna abilitazione ufficiale ha sempre reso la ricerca di un impiego complessa: per questo ha sempre evitato con cura di fare domanda su navi di compagnie note, d'altronde il sottobosco di attività più o meno lecite che circondano la vita dei porti non è priva di opportunità...
Ma oggi, forse è il giorno giusto per cambiare.

Before Atlas Tales 
3# Issue 
Across the Ocean

Le prime luci dell'alba illuminano il porto regalando un panorama quasi impressionistico alla città.
In lontananza il richiamo alla preghiera proveniente dai minareti rieccheggia nell'aria.
La nazione del Ra'is Mu'ammar Gheddafi è pronta ad iniziare un nuovo giorno.
La soffiata fatta da un suo amico, il caro Luciano Folgore con aveva ha navigato due anni fa sulle coste del Mar Rosso fino al golfo di Aden, forse  quella buona: c'è un uomo a Tripoli, un tale Imarek Al Shawiki detto "l'Italiano", che è un vero artista nel falsificare documenti.
Potrebbe fornirgli quello che ha sempre desiderato: i documenti per essere un vero ufficiale della Marina Mercantile Irlandese.
L'ultima volta che aveva tentato di procurarseli, l'unica cosa che si era procurato è quella dannata cicatrice sulla fronte.
Poter tornare a Killarney come una persona realizzata, solo questo chiede dalla vita.
Ibarek lo sta aspettando, è un favore veramente grosso che deve a Luciano, questo è sicuro.
Finian porta con sé tutti i suoi risparmi, poco più di seimila dollari, una vita povera ma libera: è ben disposto a cederli pur di riuscire a portarsi via quel dannato pezzo di carta.
L'appuntamento è tra un paio d'ore in un bar sulla piazza della Cattedrale di Tripoli, traccia del passato coloniale italiano.
La città è piena di vita, le sue strade affollate tanto da rendere difficoltoso il transito delle scalcinate vetture.
Anche se ormai ci ha fatto l'abitudine, il mondo islamico rimane comunque troppo distante dai luoghi in cui è cresciuto perché vi si possa trovare a proprio agio.

Già, casa.

Questi sono anni difficili nell'Isola di Smeraldo, le notizie che di rimando gli arrivano parlano tutte dello stesso argomento quest'anno: La Gran Bretagna, intenzionata una volta per tutte ad annettere l'Éire, dopo aver occupato la provincia del Connagt nel '72, sta facendo pressioni internazionali agli Alleati affinché questo avvenga. 
E nel mentre, gli attentati dell'IRA continuano a seminare decine e decine di morti per le strade.
Forse la guerra civile è già cominciata.
Quale l'alternativa?
Morire per strada in una manifestazione come quel suo compagno di scuola?
La sua vita libera guardandosi indietro gli sembra se non la scelta più giusta, quella più sensata.

Arrivato finalmente nella piazza, a fare ombra poche palme, mentre sul tetto di un palazzo è montata un batteria di contraerea, non la prima che vede tra i palazzi di Tripoli.
Il Ra'is ha paura che la grande mano degli Stati Uniti, con la Sicilia ad un passo dalla Libia, possa colpire spazzandolo via.
Il locale dell'appuntamento è proprio davanti a lui.
Trattasi di un piccolo bar già dall'esterno lurido, che come ogni locale in città ha solo una clientela maschile.
La scritta luminosa, spenta, è illeggibile.
Il giovane si aggiusta la giacca e stringe la sacca che porta in spalla.
È l'ora.
Finian entra con fare deciso nel bar senza putroppo sapare che aspetto abbia il suo uomo: (chissà come farò a trovarlo...)
Appena entrato una decina di avventori del locale, facce torve e poco amichevoli, si volta verso di lui.
Il locale è angusto, lungo e stretto.
Finian nota la fila di specchi sulla parete laterale e una vecchia insegna da barbiere posata dietro al bancone.
Il tavolo in fondo è libero.
(Diavolo... bel posticino!) Finian boffonchia qualcosa al barista, e fa un cenno verso il tavolo.
Posa la borsa sotto la sedia e assume un'aria di attesa guardandosi in giro, magari il suo uomo ha un'idea di come sia fatto lui...
Il barista gli si avvicina e lo squadra con aria inquisitoria.
Porta su un vassoio di latta arrugginito un bicchiere di té alla menta caldo, tipico dei paesi arabi, ormai una delle sue bevande preferite.
Il barista poi domanda in un italiano stentato, l'unica lingua estera che qui un po' si conosce oltre al francese: "tu americano?"
Finian lo guarda a sua volta e dice con orgoglio: "Irlandese" e gli fa cenno di porgergli il tè:(cavolo che sete...)
L'uomo non conosce la parola, ma non suona "americano".
Rassicurato, gli porge il tè.
Un uomo sulla settantina, capelli grigi e occhialetti tondi, osserva la scena in piedi appoggiato alla porta dell'ex salone da barbiere e con un gesto della mano domanda a Finian se si può avvicinare al suo tavolo.
Finian prende borsa e té e si avvicina: (devo cercare di sembrare un duro!)
Allora il vecchio si siede al tavolo di fronte alla porta aspettando Finian e gesticolando fa indentere al barista di portagli un altro té.
Poi, sedutosi, fa cenno al giovane di fare altrettanto.
L'anziano dagli occhialetti eserdisce in un inglese molto fantasioso: "Do you speak Italian, sir? You seem to be the person I was looking for."
Finian: "sì, parlo italiano. Sto parlando con Ibarek?"
L'uomo se ne compiace, lo si vede dal sorriso rugoso del suo volto, e comincia a parlare in quella lingua: "Mi fa piacere poter usare questa lingua ancora, non ho più persone con cui possa fare esercizio..." poi si ferma un attimo ad osservare il giovane: "Sì, sì. Giusto: sono Ibarek Al Shawiki. tu devi essere "Océan"... pronuncio corretto?"
Finian: "Meglio Finian. Si pronuncia O'Shean, comunque."
Ibarek: "perfetto, perfetto. Il tuo amico Luciano mi ha parlato di te. Lui è nato qui durante l'Impero Italiano, figlio di un gerarca. Brave persone loro."
Finian: "Sì brave persone. O almeno così dicono di loro stessi. E lei, come conosce Luciano?"
Ibarek: "Io ero amico del padre, io sono amico italiani. Ma non siamo qui per parlare di me, vero signor Finian?"
Finian: "no, per niente. Mi ha detto Luciano che lei mi può fare un favore."
Il barista nel frattempo porta il té caldo ad Ibarek il quale dice con tono scocciato al barista qualcosa nel loro dialetto, molto probabilmente legato a quel ventilatore scassato che non funziona sopra le loro teste.
Ibarek: "Scusa. Sì. Tutto a regola, tibri e firme della Marina Mercantile Irlandese inclusi. Mi ci vorrà..." pensa un secondo, poi fa cenno con le dita: "tre giorni. Serve tua foto, tua firma."
Finian: "qusto non è un problema, troverò un fotografo qua in giro. In meno giorni non è proprio possibile? Non ho tempo illimitato."
Ibarek: "Molto lavoro in questi giorni. Altro tua gente mi ha commissionato documenti lo scorso ieri. Quanto il prezzo..."
Finian: (Gli piacerà mercanteggiare come a tutti qua...)
Il vecchio fa con le dita delle due mani il gesto: "Dieci. Diecimila dollari."
"Troppo! Sono un povero marinaio, massimo 3000!" dice Finian poi guardandosi le unghie come per dire "non me ne frega nulla".
L'uomo batte la mano su tavolino facendo tremare i due bicchieri: "Ah! Ma aspetta. Io ti faccio documenti in uno giorno. Che dici? Prezzo è per precedenza."
Finian: "Preferisco allora due giorni. Massimo 3000. Non me ne faccio nulla dei documenti se non ho soldi." e pensa: (ah ecco, adesso è un giorno...)
Ibarek fa finta di pensarci: "due giorni: cinque mila. E' metà, sconto perché sei amico di Luciano. E suo amico è mio amico. Quindi.... sconto amico. Metà del prezzo normale. Che dici?!"
"4500, in due giorni,  e ti pago il té" Finian lancia due monete al barista.
L'uomo compie giesti plateali di rassegnazione, anche se è chiaro che il prezzo è comunque alto: "E va bene, ma solo perché abbiamo parlato italiano." l'ometto guarda la borsa di Finian: "tu porta denaro alla consegna. tu porta fotografia al barista entro stasera."
(meglio che niente... quanto costano i sogni...) "andata!" Finian fa per stringergli la mano.
L'ometto allunga la mano verso il giovane marinaio quando nella piazza si sente sgommare una FIAT Argenta che si si ferma di colpo vicino all porticato dove si trova il bar.

Dalla vettura scendono due uomini vestiti con completi di tessuto chiaro.
Ma la cosa che salta subito all'occhio sono gli AK-47 che portano a tracolla.
Gli uomini si incamminano a passo deciso verso il bar irrompendo nel locale, fucili spianati.
(Cosa? Chi cazzo sono?) Finian si guarda attorno in cerca di possibili armi.
Il barista e tutti gli altri avventori del locali sono cristallizzati dal terrore.
Finian nota spuntare da sotto il bancone qualcosa di scintillante, potrebbe essere un fucile a canne mozze come un tubo, da questa angolazione è impossibile dirlo.
I due uomini in completo non sono magrebini.
Entrambi di carnagione pallida, uno di loro è biondiccio, l'altro porta un paio di baffi alla Magnum, P.I.
I due non smettono di fissare Ibarek e Finian.
Sono attimi che paiono ore.
Poi quello biondiccio esclama, con chiaro accento scozzese: "Tu" rivolto a Finian: "sei l'Irlandese?"
Finian: "Sì perchè?" (sicuro ho fatto male a dirlo...)
L'altro collega sbuffa soddisfatto.
Il biondiccio, occhi coperti da grandi occhiali da sole Persol: "Seguici senza opporre resistenza."
Finian: (resistenza no, domande sì) "Chi siete, scozzese?"
L'uomo per tutta risposta colpisce col calcio del fucile Ibarek sbattendolo a terra violentemente, poi a Finian: "muoviti senza fiatare."
L'altro intanto lo tiene saldamente sotto mira.
Finian alza le mani e si muove molto lentamente verso l'uscita: (mi sa che si è offeso per lo "scozzese"), nel frattempo manda uno sguardo a Ibarek.
L'anziano falsario è privo di conoscenza, del sangue gli esce a fiotti dalla fronte.
I due uomini misteriosi si apprestano a trascinare via Finian quando un missile di RPG-7 colpisce in pieno la loro Argenta, facendola saltare in aria.
L'onda d'urto dell'esplosione scaraventa tutti a terra in un oceano di vetri e frammenti.
Finian ancora scombussolato cerca di strisciare fuori dalla portata dei due uomini cercando di raggiungere uno dei fucili caduti: (sta a vedere che sono finito al centro di un conflitto...) riesce ad afferrare l'AK-47 del baffuto.
Del denso fumo nero si solleva dai resti della FIAT.
Finian si rialza verso dove pensa sia Ibarek, per vedere le sue condizioni.
L'uomo è ancora vivo, seppur ancora incoscente.
Il biondiccio nel mentre tenta a sua volta di rialzarsi in piedi ed estrae una beretta dalla fondina sotto la giacca del vestito.
Finian spara una raffica verso la gamba del biondiccio che cade a terra, dolorante: (non voglio ucciderlo, magari è dalla mia parte... magari...)
L'uomo tenta di mirare verso Finian come può.
Il giovane allora spara un'altra raffica ma sua mira è meno che perfetta e il rinculo fa mancare di parecchio il bersaglio.
Nel mentre il collega baffuto dell'uomo si è ripreso e sta per estrarre a sua volta la pistola quando viene freddato alle spalle da un colpo dritto in testa.
Finian: (oh cazzo! mira di merda. Però ho un angelo custode...)
Il giovane si tuffa verso il biondiccio a terra per cercare di fermarlo.
L'uomo, ferito alla gamba, tenta di opporre resistenza ma viene sopraffatto e disarmato.
In lontananza, sirene della polizia militare.
Dal fumo si palesa l'angelo custode di Finian: un giovane dai capelli color carota tiene ben stretta in mano la pistola: "Seguimi per Dio, qui è un casino" il suo accento per Finian è così familiare.
L'accento di casa.
Finian: "va bene... ma solo un attimo..."
Finian corre dentro il bar e si carica sulle spalle il vecchio falsario libico per poi seguire lo sconosciuto irlandese.
Questi, senza perdere tempo, monta su di una scassatissima FIAT 600 parcheggiata dall'altro lato della piazza e aspetta che Finian salga assieme ad Ibarek.
Poi parte a tutta velocità.

Finian al suo nuovo amico e salvatore: "chi sei?"
Il giovane continua a guidare: "Aidan, piacere... ma tu cosa ci facevi lì dentro?! Quei bastardi credevano di aver trovato me" il ragazzo sputa in segno di disprezzo dal finestrino aperto: "erano dei cani del MI6, c-" per un secondo esita: "mi stanno dando la caccia ovunque."
Finian ascolta come rapito le parole del giovane irlandese, poi: "Diciamo che ero lì per affari... a proposito, Finian, piacere."
Il ragazzo dalla capigliatura rossiccia abbozza un sorriso: "E' pericoloso qui, compagno: faresti meglio ad andartene il prima possibile..." Poi guarda dallo specchietto retrovisore il vecchio svenuto: "ma forse ci stavi già pensando. Cambio d'identità?"
Finian: (beccato...) "in....in...in un certo senso. Conosci Ibarek?"
Aidan: "Sì, mi stava preparando una nuova identità. Sono in fuga, Finian. Non posso tornare a casa e il MI6 mi è alle costole. Quei figli di puttana hanno già ucciso i due compagni che erano con me..." ad una buca nella strada, il ragazzo suda freddo: "devo inventarmi qualcosa."
Finian: "l'MI6 non ti troverebbe in mare: imbarcati. Però una nuova identità serve, quindi ci serve Ibarek."
Aidan ferma la macchina, ormai sono abastanza lontani.
Ha il fiato corto.
Si gira verso Finian: "Non volevo cacciarti in questo casino, è stato un lugubre scherzo del destino che entrassi in quel bar. Li stavo aspettando per farli saltare in aria." poi si passa una mano sulla fronte: "Se ti recuperassi una nuova identità, mi... anzi... ci troveresti una nave dove imbarcarsi? Mi assumo la responsabilità di averti cacciato in questo casino. Se ti lasciassi così ti catturerebbero o peggio."
Finian: "Non dovrei aver problemi: c'è sempre bisogno sulle navi, e conosco quelle che fanno poche domande."
Aidan cerca di riprendere la normale respirazione, poi tira un colpo secco al cruscotto facendo aprire il cassettino da cui fuoriescono grosse mazzette di denaro: "Qui ci sono ventimila dollari. Prendili. So che non farai stronzate, perché non saresti così coglione da farti ammazzare dagli "agenti di sua Maestà" per così poco, vero?" guarda Finian dritto negli occhi: "vado a stampare quei documenti e torno, la foto ce la appiccicheremo dopo sperando che sia sufficente. Usa pure tutto il denaro per trovarci un posto, non badare a spese, ne va della nostra vita. Hey, ha tutta l'aria di essere un piano."
"Uhm... ok.." Finian è ancora scombussolato dalla velocità con cui Aidan ha elaborato il piano: "Dovrebbero anche essere troppi questi soldi."
Aidan: "Non sono mai troppi... Vai al porto, evita le strade principali. Se cercheranno qualcuno, cercheranno me. Ci incontreremo... Sì, ci incontreremo entro questa sera alle dieci davanti a quel bar dove si ritrovano in genere gli ufficiali di Gheddafi. Il Ra'is è nostro amico, appoggia la nostra causa."
"Nostra".
Quella dell'IRA, certo.
A Finian questo non importa: "Dovrei riuscire a sbrigarmi, in bocca al lupo..."
Il giovane marinaio esce dalla vettura e di corsa si avvia in direzione del porto.
Aidan guarda il corpo privo di conoscenza del falsario: "Forza vecchio mio, ne avrai del lavoro da fare oggi..."
La 600 riparte spedita verso il centro di Tripoli.

Mezzanotte.
Finian è ormai quattro ore che aspetta davanti a quel ritrovo degli ufficiali.
Il posto che ha rimediato per loro due è su un tanker proveniente dall'Egitto e diretto a Miami, con transito in Marocco e Bahamas.
Che fine avrà fatto quel giovane terrorista?
Nonostante abbia sicuramente commesso atti moralmente riprovevoli, Finian sente che quel ragazzo è come lui in un certo senso.
Ma senza quei documenti i due posti che ha trovato, dando tutti i ventimila dollari al capitano della nave porta container, non sarà servito a nulla.
I sogni costano e adesso anche la propria vita ha un prezzo.
Il bar ormai è chiuso, solo qualche marinaio si attarda a raggiungere la propria nave.
Con passo lento e zoppicante, una figura barcolla in lontanaza verso Finian.
Quei capelli di fuoco si noterebbero anche al buio.
Con grande fatica, Aidan si trascina verso il nuovo compagno sventolando dei fogli.
Finian gli corre in contro e dice "Ce l'hai?! hai i documenti?"
Il ragazzo sorride, poi cade a terra e con un filo di voce: "tranquillo, non sto crepando... li ho presi, sì. Ci siamo."
Finian: "E io ho il passaggio. Andiamo al caldo, amico mio. Miami!"
Aidan: "Ah, ho sempre sognato di andare in qualche località tropicale... Aiutami a rialzarmi, credo di avere qualche costola rotta."
I due irlandesi si allontanano verso l'attracco, ma questo è solo l'inizio del loro lungo viaggio... e della loro amicizia.

Mesi dopo, i due sfrutteranno le conoscenze di Aidan per cambiare la loro vita per sempre.
Scenderanno in una città chiamata Atlas nel 51° Stato degli USA e lì i loro destini si incrocieranno ancora una volta, per ironia della sorte, con le vicende di altri discendenti del popolo d'Irlanda.
Laggiù, nella città dove tutto è possibile, verrà scritta la loro storia. 

Ma quelli sono altri racconti.

Before Atlas Tales - Fine.

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