lunedì 22 aprile 2013

Atlas Tales 4 # Issue: Dealmakers


Ed anche la quarta sessione di Atlas Tales è pronta per essere riletta.
Come sempre ho apportato qualche modifica per rendere la narrazione fluida.
Inutile dire che le Issue rivisitate sono una mia interpretazione delle vicende giocate, ovviamente opinabile secondo la vostra immagine di quanto accade in game.
Buona lettura!


City of Atlas, poche ore dopo la mezzanotte di Capodanno.

Fari nella notte stellata.
Lanciato a tutta velocità nella buia stradina secondaria, il furgoncino del catering col quale si erano infiltrati nel Resort inchioda davanti ai quattro cugini che a piedi stanno percorrendo nel senso opposto il lungo tragitto verso l'Atlas Township District.
Sullo sfondo, in direzione della North Bay, una colonna di fumo nero si leva alta nel cielo, illuminata dai riflettori dei soccorsi.
Le sirene di ambulanze e volanti della polizia si odono in una continua processione lungo la Coral Drive, verso il luogo della tragedia.
Per un paio di passi, Brendan fa come finta di ignorare il furgone, ma poi è costretto a fermarsi.
Il conducente del furgoncino, lo stesso anonimo cubano visto all'andata, si sporge dal finestrino della vettura facendo segno ai quattro di muoversi a salire a bordo.
È ora di allontanarsi il più possibile dalla Great Orange.
Kenneth apre il portellone e sale sul mezzo invitando agli altri di sbrigarsi.
Finian lo segue: "Troppo casino. E' meglio non farsi vedere in giro..."
Kay sale e si siede in un angolo giocherellando meccanicamente col suo pugnale.
Brendan sale per ultimo, non senza una certa ritrosia in cuor suo, chiudendosi dietro il portello.
Il furgoncino riparte a tutta velocità, verso una meta sconosciuta.

Atlas Tales
4# Issue
Dealmakers

È rimasto poco da dire, e di fatti per il resto del tragitto i quattro, stanchi, cercano di far calare l'adrenalina che hanno in corpo, inutilmente.
Brendan osserva distrattamente il carico di frutta tropicale nelle cassete attorno a loro, ormai non così fresca come all'andata.
Nessuno dei quattro riesce a rendersi conto di quanto stia durando il viaggio, la stanchezza accumulata in corpo comincia a farsi sentire.
Dal retro del furgone non è visibile la strada e per quanto li riguarda, potrebbero persino stare andando sulla Luna.
Poi, con uno scossone più deciso degli altri, il furgoncino si arresta.
Kay istintivamente mette una mano in tasca per afferrare il coltello.
"Dove siamo?" dice Finian ridestandosi dal torpore ed accorgendosi solo adesso di aver passato fin troppo tempo all'interno del veicolo.
Kenneth chiede con una leggera punta di preocupazione: "Che succede?"
Brendan: "calmi, per favore... siamo tutti in tensione per prima, lo capisco... ma calmi." il giovane irlandese bussa contro lo stretto vetro che li divide dal conducente.
Finian: "Sono calmo. Ma confuso."
Il guidatore fa un cenno di "ok" con le dita indicando loro di poter scendere: sono arrivati.
Brendan si alza avviandosi ad aprire il portellone.
Kenneth: "Aspetta!"
Brendan si blocca: "cosa?"
Kay: "Estrai la pistola. Non si sa mai."
Brendan non se lo fa ripetere due volte.
Kenneth, a Kay: "Non sarebbe meglio se controllassi prima tu? hai esperienza in queste cose."
Kay: "Il massimo che posso fare è minacciare il conducente. Non posso fare tutto perché sono addestrato." il ragazzo si prepara al peggio.
Brendan, lentamente, apre il portellone sbirciando fuori dalle fessura.
Dopo aver visto l'esterno, si mette a ridere e con un colpo secco spalanca il portellone.
Finian: (Non capisco...) il marinaio guarda fuori curioso.
Davanti a loro si presenta, illuminato a festa dalle luci al neon, un locale affacciato direttamente su di una strada decisamente trafficata.
Alte palme si alzano lungo il marciapiede.
La scritta "Diner" in rosso fluorescente montata sul tetto del locale irradia l'ambiente di un intenso colore innaturale.
Brendan: "Che bello scherzo, stavo per prendere un colpo. Ragazzi, credo proprio che il mio amico vi voglia conoscere." e scende.
Kay si alza ma la sua mano rimane ben stretta sul pugnale.
"Odio gli scherzi. Lo sai vero?" Finian scende e si guarda attorno, sospettoso.
Kenneth scende dal veicolo:" Si chiama essere prudenti."
Brendan alza le mani: "quello che volete..."
L'irlandese si guarda per qualche istante attorno mentre il furgoncino riparte.
La Coral Drive, la strada che costeggia le spiagge ovest di Andros fin giù a Fort Sodenberg, si stende a perdita d'occhio in entrambe le direzioni.
Ora è nascosto dalla notte ma dall'altra parte della strada, oltre quelle palme, c'è l'oceano.
Brendan si raccomanda con i tre: "sangue freddo, come al solito. E' un grande onore quello che state per ricevere, non fate casini. Dopo questa notte, mi fido, ok?"
Finian: "L'onore di chi ha fatto il lavoro sporco..."
Kay, in tono secco: "Piuttosto, non farci ammazzare."
Brendan: "posso chiedervi gentilmente di non fare le stessa cosa nei miei confronti? Non fatemi ammazzare. E siate sorridenti, cazzo. Non voglio vedere quei musi lunghi... e nemmeno il mio amico immagino lo voglia."
Kenneth guarda il suo abbigliamento e quello dei suoi compagni: "Con dei vestiti del genere anche tu saresti di pessimo umore."
Finian scopre i denti in un tremendo sorriso.
Brendan non si cura delle loro reazioni e si avvia verso il locale.
Dalle grandi finestre si nota che nonostante l'ora tarda, ormai le due di notte,  all'interno la clientela non manca.
Brendan tiene la porta aperta ai cugini.
Kenneth entra e si mette accanto al cugino.
Brendan sussurra a Kenneth: "fidati."
Finian entra e guarda l'ambiente, era tanto che non usciva a divertirsi.
Kay li segue tacendo.

L'ambiente all'interno è illuminato a giorno.
Una luce calda e avvolgente mette in risalto un ambiente pulito e ordinato.
Si respira un'atmosfera squisitamente retrò, alla Happy Days si potrebbe scherzosamente dire.
Una bandiera americana e una cubana sono appese vicine in segno di amicizia.
La clientela è mista, la più variegata immaginabile.
Dai due fidanzatini al gruppo di ragazzi in vacanza ai tropici, al motociclista silenzioso fino alla guardia giurata che ha posteggiato lì vicino per prendersi un caffè.
Tutti gli avventori del locale però hanno gli occhi puntati sul piccolo televisore fissato in alto, dietro al bancone.
Le immagini dalla Marina di Andros fanno forse ancora più impressione in televisione.
Dietro ai volti rassicuranti di David Walker e Lois Hart le tre torri sono avvolte da un denso fumo nero che ancora adesso oscura il cielo quasi sempre limpido dell'isola.
La CNN non si sbilancia sulle cause dell'"incidente": nessuno ha ancora un'idea concreta della dinamica dei fatti.
È chiaro però che la terrazza non sia crollata nonostante l'impatto con un elicottero.
Un miracolo nella tragedia.
Come sempre accade in questi casi, c'è il massimo riserbo da parte delle autorità cittadine, ma quei due F-16 partirti da Fort Sodenberg che hanno fatto un giro sopra le teste di tutti hanno gettato un'ombra inquietante sulla vicenda.
"Saranno stati terroristi" dice Finian guardando la TV.
Da dietro il bancone un uomo, forse sulla cinquantina, li osserva attentamente.
Di bell'aspetto, porta dei baffi e una barbetta, i suoi capelli sono corvini con striature grigie.
L'uomo risponde a Finian: "non credo siano stati terroristi."
Kenneth: "Qualunque cosa sia stata, di certo non è un bello spettacolo."
L'uomo: "Già, ma lasciamo che la gente lo guardi, l'informazione è importante, non trovate?"
Kay si appoggia la bancone: "L'informazione? Si direi di si. L'ignoranza crea solo altri agnelli per i leoni. Mi versa una coca?"
L'uomo annuisce sorridendo: "E a voi altri, cosa posso versare?"
Finian: "Per me del whisky, grazie."
Brendan: "per me un caffè... come li fai tu, amico, non li fa nessuno."
Kenneth si siede su uno degli sgabelli: "un caffè anche per me allora."
Quando il barista si allontana Kay si avvicina ai due cugini e li tira a sé.
Bisbigliando dice ai due: "Bravi a distogliere il discorso con la divisa del catering dell'albergo."
L'uomo dietro al bancone si mette al lavoro e nel mentre chiacchiera con i suoi clienti: "E anche l'84 è finito. Quest'anno non comincia certo sotto i migliori auspici. Un cambiamento di programma così repentino per capodanno..." l'uomo ridacchia: "sarebbe stato meglio avvisare, no? Ah, scherzo... anche se c'è poco da scherzare, purtroppo."
Kay Il ragazzo si rigira e si risiede vicino al bancone.
Brendan, rivolto all'affabile barman: "Voler sapere come va in anticipo il mondo... non è chiedere un po' troppo?"
L'uomo alza le spalle.
Kay: "Credo che nemmeno Dio possa prevedere tutto."
Kenneth: "Se lo sapessimo già, dove sarebbe il divertimento?"
Finian: "Concordo. Sapere tutto è noioso..."
Il barman del Diner: "anche questo è vero" si rigira servendo i quattro: "allora, signori, spero che tutto sia di vostro gradimento." e si rigira per rimettere a posto delle stoviglie.
Brendan comincia a sorseggiare il caffè.
Dallo specchio montato dietro il bancone riesce a scorgere le sue occhiaie sul suo volto pallido.
Kenneth sorseggia il suo caffè trovandolo buono rispetto alle porcate fatte nelle caffetterie di New York. 
L'unica nota positiva del viaggio, per ora.
Finian apprezza il whisky: (finalmente si ragiona!)
Brendan finisce il caffè, lancia ancora uno sguardo alla televisione che trasmette ovviamente altre immagini della tragedia, e si alza.
Il giovane irlandese rimane dritto in piedi a fissare l'uomo dietro il bancone.
Brendan, in tono calmo ma deciso: "Quanto le dobbiamo, per la consumazione, intendo."
L'uomo dietro il bancone fa finta di non sentire e continua a pulire le stoviglie.
Kay Il ragazzo rimane perso nei suoi pensieri fissando la cola. 
Non ne assaggia neanche un goccio talmente è concentrato.
Brendan, rivolto agli altri tre seduti: "ragazzi, è ora di andare."
Kenneth scatta in piedi, l'aria si sta facendo tesa.
"Se lo dici tu..." Finian si avvicina a Brendan.
Kay si alza in piedi bevendo velocemente la coca.
Il barman si rigira, sempre con quell'aria cordiale: "Non è cortese, signor O'Shean. Mi delude."
Brendan: "Bé, ci vorrà scusare, ma siamo piuttosto stanchi: è stata una serata piuttosto intensa per noi. Come vede dalle nostre divise, abbiamo giusto staccato adesso e vorremmo andare a dormire... sa com'è" i due si fissano negli occhi per una ventina di secondi che ai tre cugini paiono ore: "Quindi, se non c'è altro da dire, noi andremmo."
Lo sguardo di Brendan si è fatto serio.
Kay sente l'aria tesa nel locale. 
Il ragazzo sorridendo si mette tra i due: "Mi scusi è vero. Io sento anche un forte capogiro. Non vogliamo mancargli di rispetto in nessun modo."
Kay allunga la mano per riprendere il bicchiere e beve un altro lungo sorso.
Sempre sorridendo dice al barista: "Potremo passare anche domani" poi si gira verso il gruppo: "Salvando gli impegni di tutti."
L'uomo dietro al bancone sorride: "Avete ragione, sono stato avventato a portarvi fin qui, ma pensavo potessimo discutere di affari. Sapete, il mio locale è a corto di personale." poi l'uomo scherzosamente indica la giovane cameriera bionda che sta stracciando per terra in fondo: "A parte Cindy, ovvio."
Brendan sfodera un sorriso a trentadue denti tirando una gomitata a Kay: "ma bastava dirlo subito, señior, noi qui siamo sempre disponibili a parlare di affari."
L'uomo fa cenno a Cindy di venire dietro al bancone a prendere il suo posto.
Kenneth si rimette a sedere e ascolta.
Il barman poi aggiunge: "Avrei proprio bisogno di staccare per una mezzora, sapete? Avreste per caso da offrirmi un sigaro?"
Brendan: "sigaretta, señior?"
L'uomo: "me la farò bastare" e si avvicina a loro.
Finian si rilassa e guarda la cameriera, una ragazza sui ventidue anni dal sorriso metallico per l'apparecchio, che ricambia lo sguardo di Finian.
Kenneth prende il suo portasigarette e ne porge una all'uomo.
L'uomo prende volentieri la sigaretta e fa cenno a tutti di seguirlo nel retrobottega del locale.
Brendan tira internamente un sospiro di sollievo e lo segue.
Kenneth lo segue.
Il ragazzo a malavoglia si avvia anche lui.
Finian, sempre guardando la cameriera carina, si aggrega.

Il retrobottega, accanto alla cucina, da su un cortile dietro ai palazzi che danno sull'oceano.
Il lontananza, un cane abbaia mentre una grande luna illumina le piastrelle della stanza, attraverso delle tapparelle, immersa nella penombra.
L'uomo prende una sedia metallica e si mette seduto, rigirando la sigaretta tra le mani: "sarò breve. Mi piacete, irlandesi, ma allo stesso tempo non so cosa pensare di voi. aiutatemi a capire, per favore."
Finian: "Cosa vuol capire?"
L'uomo si passa una mano nella barbetta, segue qualche istante di silenzio: "Venite qui, chiedete il mio aiuto. Dite che è per la droga. Montate su questo bello spettacolo grazie al sottoscritto...  Ma io non sono un coglione. C'è dell'altro sotto e io desidero sapere che cos'è."
Kay tira un sorrisetto seguito da un breve sibilo: (pure noi, che credi?)
Kenneth: "Come le ho detto prima, che divertimento c'è a sapere cosa accadrà domani?"
Finian non si esprime.
Kay: "Ken, passami una sigaretta."
Kenneth: "Ehi gente, non vorrete finirmele!"
Kay: "Dammene una. Ti compro un pacchetto domani."
Brendan mette le mani avanti: "Voglio essere chiaro: i mocciosi non centrano, ok? Devi parlare col sottoscritto di queste faccende."
Finian: "Già, noi per ora siamo pedine..."
Kay scoppia in una sonora risata: "Già, pedine!"
Kenneth ritira fuori il portasigarette in argento, e ne prende una e la porge a Kay: "Lascia perdere, sigarette di questa marca non sono alla tua portata" poi guarda l'uomo: "Mi spieghi come funziona allora."
Kay dopo aver ricevuto la sigaretta si porta in un angolo, si siede per terra e inizia a fumare; il sorrisetto acido in volto non lo abbandona.
L'uomo: "Funziona così: il vostro caro cugino Brendan non mi ha pagato. O meglio, non ancora. Il suo accordo con me è semplice: ha scommesso sulle vostre teste il futuro. Ora, io la mia parte dell'accordo l'ho rispettata, ora tocca a voi rispettare la vostra: finché non avete rispettato l'accordo, siete miei sottoposti, non suoi."
"Scontato... vero Brendan?" Kay gli fa il gesto di rigirarsi la pallottola.
Kenneth guarda dritto negli occhi Brendan: "Non mi potevo certo aspettare di meglio da un grande stratega del calibro di mio cugino. Ora però parliamoci in modo franco e sensato: gli Haitiani e gli Italiani sono entrati in conflitto aperto, a vantaggio di voi Cubani. Mi pare che sia già stato pagato un buon prezzo, no?"
L'uomo ridacchia: "Ma io non sono un cubano. Comunque, non è questo il punto."
Kay: "Stupido Kenneth..." il ragazzo guarda il tizio: "Per chi lavoriamo allora? Almeno il nome. Non lavoro per uno sconosciuto."
L'uomo: "Un nome? Uhm... potete chiamarmi "Rosario"."
Kenneth è imbarazzato, si è reso conto del suo errore di valutazione: "Colombiano quindi?"
L'uomo scuote leggermente il capo: "No, tranquilli. Lavorate per un argentino, se questo vi può fare star meglio. ma veniamo al nocciolo della questione: ho una missione per voi, un lavoro che dovete compiere entro ventiquattr'ore massimo."
Kenneth: "Tutto dipende dal tipo di lavoro..."
Finian: "Perché così poco preavviso? Non mi piace la fretta..."
L'uomo: "poco preavviso? sono mesi che Brendan è a conoscenza di questo lavoro." fa finta di essere sorpreso: "Oh, non vi ha detto nulla? Strano."
Kay "Si naturalmente Giuda ha pensato di vendere le nostre vite in cambio del suo sogno."
Kenneth continua a guardare Brendan: "Non mi sorprende... Ma sia cortese, mi dica in cosa consiste questo "lavoro"."
Brendan rimane in silenzio.
Rosario: "In questa città esistono dieci "Re": dieci personalità tra malavita organizzata e Governo che reggono come pilastri Atlas. Voglio che facciate cadere uno di questi pilastri. Il vostro obbiettivo sarà un uomo conosciuto col nome di Plato: si tratta del leader degli Haitiani di Atlas. Lo voglio morto."
Finian: "Immagino che sapere il perché esuli dalle nostre... competenze?"
Rosario: "Non ho alcun problema a dirvi il motivo. E mi sembra pure giusto: quest'uomo ha intenzione di sovvertire l'equilibrio interno ad Atlas e io questo non posso permetterglielo di fare. Sua è stata l'idea di contattatare il generale Avril."
Kenneth: "Mi dia un elicottero da guerra, e la cosa sarà fatta... altrimenti questo lavoro in ventiquattr'ore non sarà semplice. Anzi, direi quasi impossibile."
Rosario: "Usare la forza cieca non sarebbe saggio. Ma sopratutto, sarebbe inutile: quest'uomo vive in un guscio. è come una tartaruga. Non è possibile stanarlo con la violenza. Serve batterlo d'astuzia."
Sicuro di aver catturato l'attenzione di tutti, Rosario prosegue: "Avete mai sentito parlare dei quartieri-mondo?"
Kay: "No, ma l'ascoltiamo."
Finian tira un sospiro di sollievo: "Quindi lei ha un piano!"
Kenneth "Quartieri-mondo?"
Rosario: "Sì, quartieri-mondo. Ne esistono quattro in tutto il Paese, ed uno si trova qui ad Atlas, nel Columbia District: si tratta di ghetti - bé nelle intenzioni di Van Riebeeck non avrebbero dovuto esserlo - completamente auto-sufficenti, vere e proprie città dentro le città. Sono in genere formati da un cuore di grattacieli sconfinati fatti di blocchi abitativi interconnessi tra loro, un vero e proprio labirinto di cemento e metallo. La loro struttura è gargantuesca: un nucleo centrale di edifici amministrativi e produttivi è circondato da tre corone concentriche attorno a loro, i settori abitativi. Sono delle fortezze involontarie, delle colonie spaziali sulla Terra. Si può vivere al loro interno senza mai uscirne. E la malavita Haitiana controlla quello di Atlas. È la loro piccola nazione privata. L'assedio è inutile, dovremmo disporre di migliaia di uomini per occupare il complesso."
Finian: "E noi dobbiamo però entrarci in ogni caso... dico bene?"
Rosario: "Per penetrare al suo interno bisogna, come Teseo nel labirinto, conoscere la strada."
Kay: "Teseo non aveva tanti minotauri a cercarlo."
Kenneth: "Uhm... mettiamo caso che questo Plato dovesse convocarci... noi potremmo discutere candidamente di affari con lui per qualche ora, e poi andarcene, lasciando malauguratamente nella sua stanza una valigia piena di esplosivo al plastico... che accidentalmente potrebbe esplodere... non sarebbe una disgrazia?"
Kay: "Ken, stiamo parlando di fortezze. Sei morto ancora prima di cominciare. Vuol dire tanti tanti uomini e troppe misure di sicurezza." Spegne la sigaretta sul pavimento.
Kenneth stizzito: "Facile criticare, difficile creare."
Finian: "C'è da escludere i fattorini..."
Rosario: "qualsiasi mezzo è lecito, ma ricordate: dovrete avere il tempo di uscirne vivi. Non vorrei avervi sulla coscienza. Posso fornirvi la planimetria originale di Van Riebeeck di tutto il complesso, ma sarà comunque il tempo il fattore tempo determinante: se lo uccidete all'istante, farete la sua stessa fine. Pare che Plato risieda nel cuore più nascosto della fortezza, all'interno del settore amministrativo. Nessun sa di preciso dove, ma l'area dovrebbe essere quella."
Kay: "Mi serve quella planimetria e quante più informazioni abbiamo sull'obbiettivo e la sua gang. La frequenza con cui va a pisciare corre o fa sesso" il ragazzo alza le dita contando: "Chi è corruttibile, se quel figlio di puttana passa davanti ad una vetrata e quali vizi ha. La lista dei suoi uomini migliori e se sono dei coglioni."
Rosario: "Posso lavorarci, ma il suo esercito privato è noto per la sua fedeltà incondizionata a Plato. Quell'uomo offre protezione, riparo e sostegno all'interno della sua fortezza ai migliaia di clandestini Haitiani presenti in città. Lo vedono come una specie di profeta o qualcosa di simile. Sono dei fanatici..."
Finian: "Queste fortezze sono del tutto autosufficienti o qualche merce entra?"
Rosario: "Tutto ciò che entra nella fortezza si ferma al massimo tra l'anello esterno e quello di mezzo, l'ultimo anello è off-limits per chiunque. Arrivare fino a lì non sarà un problema, il vero problema sarà compiere il percorso inverso."
Finian: "Quindi dobbiamo essere veloci ma lo morte non dev'essere istantanea, invisibili ma abbiamo uscirne vivi. Usare il veleno?"
Kenneth lancia un'occhiata cupa a Brendan e poi sarcastico: "Brendan avrà di certo un piano, visto che lo sapeva con largo anticipo, vero cugino?"
Brendan, che è stato in silenzio per tutta la discussione: "Gas, gas tossico. Azionato da un timer. Non è palese come un'esplosione e darebbe il tempo di fuggire."
Kenneth: "Bel piano, ma prima dobbiamo arrivare alla conduttura dell'aria..."
Brendan: "Ovvio, ma questo spetta a voi."
Kay: "Io pensavo ad un bel colpo in testa da un edificio adiacente."
Finian: " L'avranno sicuramente previsto..."
Kay: "Dichiarare guerra aperta in una fortezza? Fin, che pazzo lo farebbe? Non avranno previsto niente di simile perché non avranno paura di una cosa del genere."
Finian: "Bisogna studiare comunque i palazzi adiacenti, le merci in scambio eccetera."
Brendan: "state suggerendo un diversivo o che?"
Kay: "Diversivo? Allarme anti-incendio. Almeno che il tizio non abbia un bunker all'interno."
Kenneth: "Voi dimenticate il vero problema: stiamo parlando di un quartiere città, non è come entrare in un palazzo. Avranno sempre uomini a sufficienza di presidio all'intera zona."
Kay: "Altra idea? Facciamolo crollare il suo guscio in testa. Dalle fondamenta."
Finian: "Bisogna studiare comunque i palazzi adiacenti, le merci in scambio eccetera."
Rosario sembra soddisfatto di come sta procedendo il brainstorming: "L'inventiva non vi manca. L'intera operazione dev'essere pianificata fin nei minimi dettagli, non possiamo avere alcun tipo di incertezza. E forse, la paranoia di Plato potrebbe rivoltarglisi contro."
Kenneth: "Avete la pianta del palazzo qui disponibile?"
Rosario, mentre esce dalla stanza: "vado a prenderla."
Brendan, sottovoce: "Ragazzi, volevo solo dirvi che non è come sembra... non vi ho venduti o che. Dovevamo scendere a patti per..."
Kay lo interrompe: "Zitto!"
Kenneth: "Di questo, avremo modo di parlarne dopo."
Kay tira fuori un altra pallottola dalla canna e gliela lancia: "Se uno di noi muore, te ne trovi una tra gli occhi."
Brendan prende la pallottola: "Ok, ok: zitto e mosca, ricevuto."
Rosario ritorna con la planimetria completa del complesso: sono tre grossi fascicoli ufficiali del catasto con migliaia di fogli.
Rosario: "C'è da uscirne scemi."
Finian, ironico: "Sono almeno in ordine?"
Kenneth: "Kay, dai un'occhiata e guarda se trovi un impianto di ventilazione scoperto."
Rosario: "questi sono i piani originali degli anni sessanta, qualsiasi modifica apportata dagli Haitiani al complesso non è ovviamente presente. Nemmeno la polizia osa più avventurarsi lì dentro almeno dagli anni settanta."
Kenneth: "Vista la preparazione necessaria, sarebbe meglio lasciarci almeno quarantotto ore señior Rosario... in cambio le garantisco un lavoro impeccabile."
Finian: "Vero! Saremmo la sua miglior squadra se ci concedesse altro tempo..."
Rosario li guarda attentamente: "Va bene. Ma c'è un motivo per la fretta: potrebbero arrivare in città altri Haitiani dopo quanto accaduto. E questo non sarebbe un bene se fossero soldati del loro esercito. Mi capite? Più preparazione ma più rischio."
Kenneth: "Lo metteremo in conto."
Kay: "E se facessimo crollare almeno il complesso centrale dall'esterno?"
Kenneth: "Non sarebbe meglio... quando immetteremo il gas o qualsiasi altra diavoleria ci verrà in mente,  il colpo sarà più decisivo, e massimizzeremo il danno."
Rosario: "Vista la prontezza di reazione dimostrata alla Marina, voglio fidarmi, ma ricordate: quell'uomo deve essere morto. Non c'è spazio per l'incertezza dell'azione. Decidete voi, ventiquattro o quarantotto."
Kenneth: "Dato che siamo una squadra decidiamo ad alzata di mano. Voto per quarantotto, ma è precauzionale: potrebbero volerci solo trentasei ore. Chi è con me?"
Finian: "Io, preferisco più tempo: trentasei ore è già fattibile."
Kay: "Io credo che ne bastino ventiquattro. Brendan?"
Brendan:"Io... tornerò a New York, domani. Il mio voto non conta."
Kay Il ragazzo guarda con occhi di brace il cugino.
Kenneth: "Comodo..."
Brendan: "Comodo? Forse, ma qualcuno deve rendere conto al Padre di quanto accaduto. E tu mi servi qui, Kenny. Comprendes? Tornerò il prima possibile, è solo il tempo di un incontro formare col clan, sarò di ritorno tra tre giorni."
Kenneth accenna ad un sorriso malizioso: "Forse qualcuno potrebbe informare il padre in modo più dettagliato e competente di te... senza contare che fino all'altra sera qualcuno berciava di emancipazione. Comprendes?"
Brendan a Kenneth: "Se questa missione riuscirà, saremo veramente liberi: il nostro amico "Rosario" qui, ci ha promesso un accordo sicuro con i Colombiani Se la missione riesce. Questo basterà a far contenti i Killarnians e ad assicurarci totale libertà di azione. Ma non bisogna essere avventati, lo capisci, vero?"
Kenneth non risponde a quest'ultima domanda.
Kay: "Io credo che in quei quartieri si possa entrare. Spacceranno anche cocaina lì. E penso che ci siano normali negozi hotel ed altro che faranno in modo che anche gli estranei possano varcare i cancelli. Giusto Rosario?"
Finian: "Sarà uscire il problema."
Kay, sarcasico: "Bella deduzione Finian. Non credo che alla morte del capo i signori Haitani non bloccheranno tutto."
Rosario: "Vero, è possibile entrare, ma come ho accennato è l'anello più interno quello trincerato. Ed è quello l'ostacolo principale alla riuscita di un qualsiasi piano."
Kay: "Un vero vespaio. Quanto dista il palazzo centrale dall'anello interno?"
Rosario: "Poco meno di un kilometro ad occhio e croce."
Finian: "Entrata dall'alto e uscita dal basso? Potrebbe persino funzionare: prima un paracadute e poi un viaggio nella merda nelle fogne. Che ne dite?"
Kenneth: "Il sistema fognario di sicuro sarà sorvegliato... ma far fuori la sicurezza la giù dovrebbe essere più semplice... da li possiamo immettere il gas. Che ne dite?"
Kay: "No Finian. Opto per il colpire direttamente e duramente."
Kenneth: "Io invece passerei per le fogne, immetterei il gas nel sistema di areazione e dopo uscirei da dove siamo entrati."
Kay: "Lo piazzerò io il gas, ma ho bisogno di un diversivo per portare la testa di Plato fuori dal guscio. C'è modo di intrufolare Ken come capo compratore estero di una grossa partita di cocaina? Sarebbe l'esca ideale."
Rosario: "Forse siamo sulla strada giusta, ma un acquirente presentatosi all'improvviso la vedo difficile che se la bevano. Troppo ovvio. Dovrebbe essere un motivo veramente grave per far comparire Plato. Non parlerebbe mai in prima persona."
Finian: "E se fosse il suo peggior nemico invece a presentarsi? Un capo di un altro cartello per esempio..."
Rosario: "Non si esporrebbe mai ad un pericolo simile, anche se fosse per stiipulare una tregua. Ci serve dell'altro..."
Kenneth: "E se fosse la CIA a cercarlo, per chiedergli aiuto per un lavoro ad Haiti? Fingendoci della CIA, potremmo avere un motivo per entrare, e un capro espiatorio per ciò che è successo alla marina... sarebbe perfetto, non trovate?"
Rosario: "Ora ragioniamo! Ma passare per governativi non è semplice, richiede molte più qualifiche. Ma non temete, su questo possiamo lavorarci."

Brendan, vedendo gli altri presi nella preparazione del piano, accenna solo un veloce saluto, ripetendo le raccomandazioni di rito. 
Il suo aereo è in partenza tra poche ore per la Grande Mela e ci sono ancora alcune faccende che deve sbrigare qui ad Atlas prima di andarsene.
Rosario accompagna all'uscita del Diner il giovane irlandese.
Fuori, intanto, albeggia già.
La fresca brezza marina annuncia la nascita di un nuovo giorno.
I due si stringono la mano.
Prima di mollare la stretta Brendan si avvicina maggiormente all'argentino per sussuragli in modo chiaro, al di là di ogni possibile fraintendimento: "Arrivederci señior Guevara, e ricorda: se succede qualcosa ad uno di loro, ti ammazzo con le mie stesse mani."
Rosario sorride ad O'Shean mentre questi si allontana nell'alba tropicale.
La luce tenue del mattino illumina tutta la città dopo la notte di paura appena trascorsa.

Un giovane si allontana a piedi fumandosi un'ultima sigaretta.

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