domenica 20 luglio 2014

HIDDEN CREEK LOG #12: BLACKOUT



HIDDEN CREEK LOG #12: BLACKOUT


Hidden Creek, il pomeriggio di un assolato giorno di festa.
Un uomo sulla quarantina, elegantemente vestito con un completo nero che ha personalizzato indossando un cravattino di cuoio a ricordargli le sue origini, si aggira tra la folla festosa di sudati turisti che si accalcano tra gli stand di quella che i residenti chiamano “Summer Festival”.
A Roy questo evento ricorda le fiere che si tengono nei dintorni di Paris, la città dov'è nato laggiù nel polveroso Texas: c'è qualcosa di profondo che lega tutti i paesi d'America, una sensazione familiare per chi ha vissuto la realtà della Provincia. Abituato al caldo, dopo i mesi trascorsi in California tra le varie riserve dello Stato, di cui conserva oltre che un piacevole ricordo anche l'abbronzatura, trova la temperatura del Wisconsin ben poca cosa a confronto. Stufatosi ben presto dell'ennesimo giro tra le strade gremite di turisti della cittadina, Roy si dirige fischiettando verso la Town Hall, dov'è posteggiata la volante della polizia locale. Il Capo Kincaid, ritto e rigido come il tronco di un albero, è intento a scrutare i passanti con occhi rapaci, pronto a scattare in caso di un qualsiasi accenno di disordine eccessivo. L'uomo di origine texana si decide a rivolgersi al Capo: "Ho visto abbastanza, Kincaid. Bella manifestazione avete organizzato, ma non sono venuto qui per questo." 
Clarke, nella sua naturale diffidenza, non può che guardare storto l'uomo: "Agente Alston, so benissimo perchè lei si trova qui, non occorre che me lo rammenti costantemente."
L'Agente Speciale Royal Alston dell'FBI, spazientito dall'anonimo poliziotto della provincia più remota d'America, taglia corto: "Allora, se se lo ricorda, potrebbe cortesemente condurmi dal signor Lazard? So che lei è un uomo molto impegnato in questi giorni, signor Kincaid, ma mi creda: lo sono anch'io."
Con un gesto che non nasconde una certa stizza, Clarke Kincaid fa salire in macchina l'agente del Bureau per condurlo alla villa. A bordo della volante, Alston ne approfitta per aggiungere un ultimo commento, forse a tradimento, mentre con un piccolo pettine di plastica si aggiusta i capelli biondo grano: "Grazie, suppongo che non siate stati così disponibili anche con il mio collega della DEA..."

John e Henry, seduti attorno al tavolo di cucina, lanciano un'occhiata all'orologio appeso nella parete di fronte a loro nell'abitazione dei VanDreel. Sono ormai le cinque e venti del pomeriggio e di Diane non si vede neppure l'ombra. Nel solito silenzio della casa di John, i due ripensano alla scorsa notte e non solo: il gioco si è fatto pericoloso, eppure nessuno dei due ha intenzione di smettere di giocare.
Henry: "Continuiamo ad aspettare?" dice Henry con tono annoiato.
John prova a chiamarla con la sua radiolina ma quella di Diane sembra essere spenta. Il ragazzo inizia a temere il peggio: "Stamattina prima che partissero i miei amici mi hanno lasciato una nota dicendomi che qualcuno mi voleva incontrare al Wisco."
Henry: "Hai idea di chi si tratti? Non vorrei che Ron e sua sorella fossero tornati alla carica, forse dovremmo cercarla a casa sua."
John: "Sono d'accordo, andiamo. Ma discretamente, è quello che si aspetteranno..."

L'abitazione dei Turner è esattamente a cinque minuti di cammino da quella dei VanDreel; arrivati quasi nel vialetto di fronte, John fa il giro della casa per vedere la finestra di Diane mentre Henry resta in disparte. La villetta appare in ordine, l'auto del signor Turner è parcheggiata nel garage e la finestra della camera di Diane è chiusa. John ci lancia qualche sassolino senza ricevere alcuna risposta dall'amica, ma Benjamin Turner scorge John dalla finestra della camera matrimoniale accanto. Il padre di Diane spalanca la finestra e si rivolge a John: "Ancora tu? John, per carità..." 
John fa un cenno di saluto: "Buongiorno, Doc... Stavamo cercando Diane, c'eravamo dati appuntamento oggi. "
L'uomo sospira vedendo anche Henry al limitare del giardino di casa: "Entrate forza, vi vengo ad aprire."
Benjamin Turner, un uomo basso e dall'aspetto gioviale, sceso al piano terra apre la porta d'ingresso ed invita i due ad entrare.
"Buon pomeriggio signor Turner." dice Henry entrando seguito dall'amico.
Benjamin: "John, Henry..." dice semplicemente richiudendo la porta: "Diane non si sente bene oggi e, già che siete passati, vorrei approfittarne per fare due chiacchiere con voi." non sembra avercela con i due, sembra solo molto provato.
Henry: "Riguarda il club, immagino. Di questi tempi c'entra sempre il club."
"Non si sente bene? Che cos'ha? Possiamo vederla?" John è preoccupato.
L'uomo tranquillizza i ragazzi: "No, è solamente piuttosto stanca. So cosa state facendo e, ve ne sono grato ma... lasciate che se ne occupi le forze dell'ordine. Diane è tornata in condizioni preoccupanti ieri mattina. Per favore, e lo dico anche per voi, interrompete questa vostra ricerca di Casey. Non ho nulla contro di voi, so che siete dei bravi ragazzi e che avete buone intenzioni, ma non è salutare e ve lo dico anche come medico. Non illudete Diane, non le fa bene."
John: "Dunque lei crede alla storia della polizia?"
Henry: "Lei sa più di quanto è disposto a dire dottore, glielo si legge in faccia."
L'espressione di Ben Turner si fa più cupa: "Io credo alle parole di tuo padre, Henry, ecco a cosa credo. E non mi piace quello che stai implicando: se sapevo che Casey aveva un problema? Sì, ma Dio mi fulmini se non abbiamo provato ad aiutarlo."
John: "Ma allora lo sapevate? Che cosa vi ha detto, a noi non ha mai detto niente..."
Henry: "Un problema di cui i suoi migliori amici non si sono accorti. Le riconosco la bravura nel trucchetto: lei apre la bocca e la voce che esce è quella di mio padre. Comincio a spazientirmi del velo di ipocrisia dietro questa faccenda."
Benjamin, spazientito dall'atteggiamento di Henry: "Casey è mio figlio, maledizione! Se hai un problema con tuo padre, dovresti parlarne con lui, ci hai pensato? Casey... lui si era cacciato in un brutto guaio. Vorrei dirvi di più ma..." l'uomo fa breve pausa: "Quattro anni fa, sì dopo l'incidente, non era più lo stesso. Nessuno a Hidden Creek era più lo stesso in effetti: qualcosa era irrimediabilmente cambiato. Abbiamo provato a tornare alle nostre vite di sempre, ma qualcuno non c'è riuscito. Casey non si rassegnava all'idea di non essere più la stessa persona, per questo si è cacciato nei guai. Se solo si fosse fatto aiutare..."
Henry: "Ora parliamo la stessa lingua dottore; cosa accadde 4 anni fa? Perché ne uscimmo cambiati? Perché non ricordiamo niente prima di allora? E perché tutti in questa maledetta città vogliono far parte del club?"
"Allora è vero cosa si dice in giro: state cercando di recuperare la vostra memoria adesso." L'uomo è visibilmente agitato: "Quattro anni fa, è successo quello che chiamiamo "il Blackout". In realtà fu un evento che non siamo riusciti a comprendere. Nessuno c'è riuscito, nemmeno il Governo. Ricordo ancora quando la città venne letteralmente invasa dall'FBI e dai suoi agenti.  Fu uno spavento per tutti. A quanto pare, qualcosa si è generato sotto terra, come un terremoto, un'esplosione di energia. Non saprei essere più specifico e d'altronde la spiegazione ufficiale fu quella del danno alla centrale elettrica giù a Crandon. Ci fu qualche ferito ma non morì nessuno, grazie a Dio, ma da allora la sensazione che qualcosa si sia incrinato nella nostra comunità non è più andata via."
John: "Voi... voi sapevate tutto questo e ce l'avete tenuto nascosto!? Perchè? E noi dov'eravamo quando è successo? Chi eravamo?"
Benjamin: "Per la maggior parte degli abitanti di Hidden Creek è solo una spiacevole constatazione, come se, ripensando a degli avvenimenti passati, vi sia la sensazione che non tutto sia successo come esattamente lo ricordiamo. Ma per alcuni il trauma è stato più grave. Per voi, ad esempio."
Henry: "Noi abbiamo dimenticato tutto.... Cosa facevamo prima del Blackout? Perché il club si sciolse subito dopo?"
Benjamin è in imbarazzo, come se questa rivelazione non fosse compito suo, ma dei genitori dei due ragazzi: "Decidemmo quella che allora ci sembrò la scelta migliore: cercare di dimenticare l'accaduto e andare avanti con le nostre vite. Volevamo solo proteggervi. Ed ha funzionato, almeno fino a qualche giorno fa a quanto vedo. Purtroppo, Casey è sempre stato un ragazzo intelligente, così curioso... Quello che sto cercando di dirvi, molto male devo ammetterlo, è di non pensare a tutto questo: lo so che sembra una richiesta insensata, ma è meglio così. Non sempre ricordare è la soluzione migliore."
John è sconvolto: "Non pensare a tutto questo!? Casey è scomparso, persone sono morte e noi ci siamo salvati per miracolo! Dobbiamo sapere cosa sta succedendo! Doc, lei è una persona a posto: la prego, per il bene di tutti noi, ci dica tutto quello che sa."
"Henry... John..." Diane, nel suo pigiama estivo, spunta in cima alla rampa delle scale e, con molta fatica, comincia a scenderle.
"Diane!" John si precipita verso l'amica "Come ti senti?"
Il Benjamin Turner, guardando la figlia, ha una stretta al cuore: "Diane..."
La ragazza piano piano si avvicina a John e tenta di sorridere: "vorrei dire "bene", ma non è vero."
Ben si rivolge ai due con tono quasi supplichevole: "Per quando detto prima,: va bene, ma solo ad una condizione: lasciate fuori mia figlia."
John si volta verso il dottor Turner furibondo: "Lei non ha idea di cosa sta parlando, se non ci fossimo aiutati a vicenda, saremmo tutti già morti."
Benjamin cerca di reagire a tono, nonostante non sia nel suo carattere: "John, John! Ho commesso troppi errori con Casey, non voglio commetterne altri con Diane! Lasciala fuori!"
"Ci dica quello che sa. Anche volendo, Diane non è nelle condizioni di seguirci." taglia corto Henry.
John: "Tutti voi... sapevate tutto e ce l'avete nascosto! Non ci avete nemmeno dato scelta, ci avete solo tenuto all'oscuro!"
Diane è confusa da quanto sta accadendo: "Papà, che cosa state dicendo?"
Benjamin riacquista la sua calma: "Tutto a posto, Diane... Voglio solo parlare con John e Henry. Torna in camera, ok?"
John non accenna a calmarsi: "A posto un cavolo!"
Henry: "Jo, calmati. Quello che chiede il dottore è solo una cosa di buon senso. Un padre deve proteggere come può i suoi figli, non va biasimato per questo."
"Non mi calmo affatto! Ti sei già dimenticato di Rebecca? Hanno pensato a proteggere lei!? Abbiamo rischiato di finire uccisi per questo e altri sono già morti!" John non può accettare questo compromesso: "Diane, tuo padre sapeva tutto, di Casey e del blackout. E anche tutti gli altri. Ce l'hanno tenuto nascosto per proteggerci o qualcosa di simile. Qui tutti sanno quello che sta succedendo tranne noi e non è giusto!"
Diane si appoggia al corrimano, quasi ha un mancamento: "C-che cosa?"
Benjamin: "Va bene, basta." l'uomo sta sudando: "Fuori da casa mia... subito."
John lancia un'occhiata gelida all'uomo: "Non è nascondendo la verità che si proteggono le persone, questo lo si fa coi bambini. Avete voluto proteggere il vostro quieto vivere, questa è la verità, mentre pazzi scatenati come Ron giravano indisturbati."
Henry afferra l'amico per un braccio e si avvia alla porta: "Andiamo Jo, a questo punto dovremo cercare da altre fonti."
Benjamin Turner va verso la figlia abbracciandola: "Diane..."
Diane, dalle spalle del padre, fa cenno con la testa a John di andare fuori in giardino: "Henry, Jo... andatevene via, è meglio."
John tenta di calmarsi: "Arriveremo in fondo a questa faccenda, che lo vogliate o no." il ragazzo lancia un ultimo saluto a Diane "Riprenditi Diane, sarai comunque più al sicuro qui. E son sicuro che abbiate molte cose da dirvi."

Tornata i camera, appena il padre chiude la porta della stanza, Diane lega con un elastico la vecchia fotografia il primo oggetto che le capita a tiro, un astuccio dei suo pennelli, e si fionda alla finestra.
John, intuendo il cenno della ragazza, fa il giro verso il giardino portando Henry con sé.
Appena vede i due amici, Diane apre la finestra e senza dire altro, tira l'astuccio con attaccata la fotografia verso di loro; senza aspettare di vedere se l'hanno presa, richiude velocemente.
"Allontaniamoci adesso." dice Henry con una certa fretta.
"Sì sì..." John raccoglie l'astuccio e rapidamente lo segue.
La vecchia fotografia, stropicciata e rovinata dal tempo, mostra il The Old Gentlemen's Club degli albori, quando ancora Henry aveva undici anni e John quattordici. A ripensarci adesso, la loro è stata un'amicizia atipica fin dall'inizio. Assieme ai due, i gemelli Turner e una ragazzina, poco più grande di Henry, dall'inconfondibile chioma rossa. Ma la figura che subito salta all'occhio è quella di un uomo dai capelli grigi sulla quarantina, un uomo che hanno visto da lontano diverse volte, sui giornali e in città: Warren Lazard, colui che possiede Hidden Creek.
Henry: "Abbiamo una pista." Dice entusiasta Herry: "Cosa dicevano gli appunti di Prince su Lazard?"
John estrae il taccuino di Prince e lo sfoglia: "Qui dice che la sede originaria del Club era una villa acquistata da Lazard e che ha fatto delle modifiche alla planimetria. Mi era proprio tornato in mente ieri sera."
Henry: "Allora è la che dobbiamo andare per sapere la verità."
John: "Pensi che il blackout possa avere fatto perdere la memoria a noi e aver trasformato la gente in... mostri?"
Henry: "Non so, ma penso sia tutto collegato."
"Comunque prima vorrei andare da Wisco e vedere chi è che vuole incontrarci. Magari è proprio Lazard, ormai non mi stupisco più di niente..." John sbuffa.
Henry: "Una deviazione potrebbe non essere male, ma evitiamo la carne; dopo quello che è successo ieri sono diffidente verso tutti i rivenditori della città."
"Hai visto? Alla fine sei diventato vegetariano anche tu..." John si incammina.
Henry: "E tu che mi hai cazziato per la battuta di stamattina..."
John: "Sembra che il nostro senso dell'umorismo stia andando alla deriva, stiamo attenti che rischiamo di diventare degli psicopatici anche noi."

Nessuno dei due si è ancora recato da quella parte della cittadina e, avvicinandosi a Pine Street, vengono investiti dalla confusione più fastidiosa e inopportuna. Nonostante si fatichi a camminare tanti sono i turisti, alla fine riescono a raggiungere Wisco la cui insegna al neon a forma "W" è luminosa come un faro e rappresenta per tutti i giovani di Hidden Creek il punto di ritrovo per eccellenza. Entrati nel locale, non sono sorpresi di trovare anche questo sovraffollato.
Henry si guarda un po' intorno. Alla vista dei due, intenta a servire due sudati e obesi turisti provenienti ad occhio e croce dal Michigan, Hollie fa cenno ai due di aspettarla. I suoi capelli rossi, di un rosso scuro quasi castano, sono così diversi da quelli di Rebecca.
Dopo in paio di minuti, driblato il maniaco al tavolo dieci, la ex Miss Forest County si presenta davanti a John e Henry, divisa rossa e senape con grembiule bianco addosso. La giovane istintivamente lancia un'occhiataccia ai due ma subito cambia espressione: "Giusto... VanDreel, Kincaid, ciao."
John, che è sempre stato gentile con la ragazza nonostante la sua cortesia non sia mai stata contraccambiata: "Ehilà Hollie. Eri tu che volevi vederci?"
Hollie annuisce: "Yup. Volevo ringraziarti per la scorsa serata... intendo, per Ed... sai, no?" cala un leggero imbarazzo tra i tre e prima che il silenzio sia troppo lungo, la rossa aggiunge: "Ma... ma non è per questo che vi ho fatto lasciare un messaggio: voglio aiutarvi."
Henry, sarcastico ma allo stesso tempo incuriosito: "In cosa vuoi aiutarci? Fin ora sei sempre stata immotivatamente ostile."
Hollie: " "Immotivatamente"?! Kincaid, dopo come mi avete trattata era il minimo..." la ragazza si scalda subito come al solito, ma stranamente oggi si trattiene: "Scusa. Non fatela difficile, dai."
John sbuffa: "Ehi, Henry, guarda qui c'è la prima persona al mondo che non sa che abbiamo perso la memoria..."
Hollie guarda il ragazzo con espressione interrogativa: "...eh?"
John alza gli occhi al cielo: "Lascia perdere Hollie, ci dispiace per quello che ti abbiamo fatto. E prego per Ed, spero vi siate divertiti. Ora siamo grati del tuo aiuto, dicci tutto."
"Non ricordiamo niente prima di 4 anni fa....comodo, soprattutto quando uno di noi può averti fatto un torto." Henry guarda John con uno sguardo d'accusa.
Hollie alza le spalle, poi abbassa il tono di voce facendo cenno ai due di aspettare un secondo. La cameriera si avvicina al bancone e scambia un paio di parole con il suo capo, un uomo grande e grosso di nome Mac che gestisce il Wisco di Hidden Creek. Dopo mezzo minuto punta dritta verso l'uscita del locale facendo cenno ai due di seguirla.
Fuori, dopo essersi accesa una sigaretta, inizia a parlare.
Hollie: "State cercando Casey, giusto?"
John si ricorda che non fuma da un secolo, fruga nella giacca, estrae il suo tabacco e si prepara una sigaretta anche lui. Poi annuisce: "Esatto."
Henry si discosta un po', infastidito dal fumo.
Hollie: "credo di sapere dove possa trovarsi... ma non ne sono sicura, ecco." poi, sussurrando nonostante non li ascolti nessuno: "succedono delle "cose" a Hidden Creek, lo sapevate?"
Henry: "Ma non mi dire..."
John fa una faccia stupita: "No, davvero? Tipo?"
Hollie, non cogliendo il sarcasmo: "Tipo? La gente dice di vedere dei fantasmi, o qualcosa di simile. Nella foresta, giù nella miniera, nel quartiere abbandonato..." la ragazza ci pensa un secondo: "più che fantasmi, "spiriti" o qualcosa del genere. Ma non che li vede veramente. Credo che uh, siano tutto quello che abbiamo accumulato quattro anni fa."
John: "In che senso accumulato?"
Hollie: "Quella volta, cosa credete che sia successo veramente? Cioè, che spiegazione vi siete dati? i federali ci hanno riempito di cazzate, ma io credo che in realtà sotto di noi ci sia ancora qualcosa rimasto dai tempi in cui questa terra non era nemmeno degli indiani lì della riserva. Lo dice sempre anche Casey."
John: "Scusa ma quand'è l'ultima volta che l'hai visto? E perché sai dov'è?"
Hollie: "Bé, io e Casey stavamo insieme, ma forse questo non ve lo ricordate, eh?"
Henry: "Questa si che è una rivelazione!"
John: John sbuffa: "No, non ce lo ricordavamo."
Hollie: "Ah."
John non ne può più: "È bello vedere che l'amnesia ci ha privato non solo della nostra personalità e di tutto ciò che sapevamo, ma anche del gossip... Hollie, per favore, dov'è Casey? Dobbiamo parlargli."
Hollie cerca di focalizzarsi senza perdere tempo in altri dettagli inutili: "Uh, dunque... una volta mi aveva portato... bé, avete presente com'è fatto il Pinewood Sawmill Museum, no? Alla vecchia segheria c'è, nell'edificio principale del museo, tutta una parte chiusa al pubblico dove tengono i doppioni dei macchinari della mostra. Bé, Casey mi ha detto che lì dentro c'è una porta nascosta. Più che nascosta, inutilizzata.  Se usata la chiave giusta, conduce in un luogo differente da Hidden Creek. Pazzesco, vero!?" Hollie è molto soddisfatta di sapere qualcosa che i due genietti davanti a lei non sanno, proprio come da ragazzini.
John: "Hollie... tu hai questa chiave?"
Hollie scuote la testa: "Casey ha la chiave... è in bronzo credo." la ragazza sospira: "il giorno prima di sparire è venuto da me. Anche se non stiamo più assieme ha voluto salutarmi ancora una volta. Quel ragazzo è la persona più straordinaria che abbia mai conosciuto... ma sono stupida per lui, credo. Già."
John sorride: "Penso che Casey volesse tenerti fuori dai guai più che altro. Credi che lui si sia nascosto lì quindi?"
Hollie annuisce: "Sì, credo di sì. Ci sono molti modi di vivere a Hidden Creek, il nostro è solo quello a noi più familiare."
John: "Hollie, ho l'impressione che tu sappia un sacco di cose, ma non so se abbiamo il tempo di chiarirci. Giusto una cosa, tu sai qualcosa del nostro "dono"?"
Hollie tira un'altra boccata profonda, poi: "No, mi spiace. Però... posso venire con voi, se mi volete... la verità è che vi ho visti cambiare in così poco tempo. Ci siamo persi di vista, in un modo o nell'altro, proprio quando stavo per entrare nel vostro Club. Mi piace la musica, lo sapete, il canto... sarebbe stato bello e invece... Forse ora ha un poco più senso tutto questo, forse no. Siamo diventati adulti senza accorgercene."
John: "Beh, Hollie, a me sembra giusto, del resto sembri tenere a Casey tanto quanto noi. Però potrebbe essere molto pericoloso, sei disposta a rischiare la tua vita?"
Hollie, guardando la grande insegna luminosa del Wisco sorride con una smorfia: "Mi vado a cambiare e arrivo!"
John: Mentre la ragazza si allontana, John esclama "Una cosa, Hollie, ma che ti ho fatto prima di perdere la memoria...?"
Henry, senza nascondere un sorrisetto: "Ma soprattutto, cosa hai trovato in quel quattrocchi di Casey?"
Hollie sghignazza alla domanda di John: "ci avete provato con me... tutti e due." poi risponde a Henry, con un candore quasi commovente: "Uh, avete presente Superman? L'apparenza inganna!"

Tempo pochi minuti e Hollie esce fuori dal Wisco mentre il capo le grida dietro qualcosa di poco consono. La ragazza, vestita con una maglietta viola ed una gonna scura respira a pieni polmoni l'aria della libertà. Dopo aver guardato i due amici di un tempo, poco abituati a frequentare una ragazza ben al di sopra delle loro possibilità obbiettive, dando una pacca sulle spalle ad entrambi: "Forse non saremo più amici come una volta... come prima del Blackout... ma possiamo provare ad esserlo adesso, nel presente. Siete cambiati, ma anch'io lo sono!"
La grande W brilla come una stella sopra di loro.

FINE DELLA SESSIONE

1 commento:

  1. Fuori uno! Mancano i Log 13 e il 14, nel frattempo dramma familiare a casa Turner e la new entry nel party dei nostri: Hollie.

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