giovedì 31 luglio 2014

HIDDEN CREEK LOG #15: LIES



HIDDEN CREEK LOG #15: LIES



Domenica mattina, tre Luglio 1977.
Le campane della chiesa rintoccano all'uscita dalla Messa mentre i fedeli si riversano sul sul sagrato.
Don Bowman si ferma come suo solito a discorrere con alcuni dei membri della comunità, anche in questa Domenica in mezzo al Summer Festival la vita di Hidden Creek prosegue come suo solito tra la monotonia dei suoi riti e delle sue abitudini. All'uomo di Chiesa si avvicina una figura slanciata la cui ombra copre la visuale del sole estivo: si tratta di Adrien VanDreen, in una delle sue rare visite in paese durante l'alta stagione, sempre così impegnato al Maples Riverside Cabins & Campground. Per scomodarsi a tornare in città, dev'essere accaduto qualcosa di importante. Il padre di John, dopo aver aspettato pazientemente che William Bowman abbia finito di dispensare gli ultimi saluti, lo blocca prima che questi possa tornare all'interno della Saint Joseph Catholic Church: "Will, sarò breve: questa sera è prevista una riunione straordinaria del Club. Clarke mi ha incaricato di fare il giro, sai, no?"
Lo sguardo del Don si fa subito cupo: "Straordinaria? Riguarda i vostri figli, vero?"
Con una punta di amarezza, Adrien si limita a rispondere al vecchio amico: "Ci sono stati ulteriori sviluppi, temo: il signor Lazard è in pericolo, come lo sono i nostri ragazzi. Forse ad essere in pericolo è l'intera Hidden Creek. Era  solo questione di tempo, immagino."
Bowman si aciuga il sudore della fronte con un fazzoletto: "Grazie. Che Dio ci aiuti anche questa volta..." 
Senza aggiungere altro, VanDreel si allontana dalla chiesa color mattone mentre, sul sagrato ormai svuotato, Bowman non può che rientrare, conscio che la situazione si sta deteriorando più rapidamente di quanto chiunque di loro avesse previsto.

Dallo yacht di lusso ancorato al largo dell'ininterrotta lingua di sabbia della più rinomata località balneare d'America, lo skyline della grande metropoli, con i suoi sgargianti grattacieli ed i colorati edifici in Revival Mediterraneo, risplende al sole del tramonto caraibico. Il facoltoso e attempato uomo d'affari osserva la sua giovane amante dagli argentei capelli mentre, accanto a lui, sorseggia il vino più costoso disponibile in città proveniente dalla Sicilia. L'uomo, il cui volto lascia platealmente intravedere una certa inquietudine, finalmente dopo tanto tempo decide di fare il grande passo. Posando il suo bicchiere sul tavolino, prende quasi di sorpresa l'esotica bellezza tra le se braccia e, molto teatralmente, proclama: "Al diavolo Atlas, al diavolo questa vita: scappiamo insieme una volta per tutte..."
Mentre i titoli di coda scorrono sul fermo immagine di un amore proibito, Diane sospira, ancora scossa dai giorni precedenti. Mentre la televisione annuncia, a fine replica, il grande evento della nuova puntata di Atlas che verrà trasmessa in prima serata, la ragazza sente aprire la porta di casa. In automatico, Diane si alza dal divano e a passi lenti e trascinati si avvia ad accogliere i suoi genitori, di ritorno dalla Domenica mattina trascorsa nella Chiesa Evangelica di Hidden Creek. Ma accanto ai coniugi Turner, in abito bianco, un uomo dal portamento elegante e dai capelli grigi sorride a Diane dall'uscio di casa. La giovane, divenuta bianca come il vestito del visitatore, tenta di dirigersi verso le scale di casa, quando quella voce ignota e familiare allo stesso tempo si rivolge direttamente a lei: "Diane, non volevo spaventarti. Vorrei solo che scambiassimo due parole: riguarda tuo fratello, riguarda il Club..."

Una luce tiepida e dolce si rinfrange sulle schegge di ghiaccio in quel che resta della strada mentre i rami degli alberi, schiacciati a terra, sono sparsi nella fanghiglia. Dopo una notte in balia delle forze che si riflettono sulla superficie di quello specchio chiamato Hidden Creek, un nuovo giorno carico di speranze si riaccende. La Luna Azzurra è bassa in cielo, appena visibile all'orizzonte, mentre il sole riscalda il suolo ghiacciato che si riprende dalle ferite inflitte dal gelo più profondo. È ora di riaprire gli occhi al suono distante della Natura che si risveglia dopo l'Inverno. Abbandonato l'autobus, ormai inutilizzabile, il gruppetto si dirige in silenzio verso le rovine della cittadina Ora, alla luce diurna di una giornata lipida, finalmente si può ammirare la naturale bellezza del Giardino: ciò che era la loro casa è diventata un santuario dove la foresta ha ripreso ciò che le spettava, trasformando l'anonimo paesino di provincia nella sua roccaforte. E nel centro de ciò che resta della città, tre maestosi pini sovrastano con le alte cime il resto della vegetazione. 
Casey fa strada tra le solitarie rovine tra l'erba alta e il rumore del vento: "Non manca molto al mio rifugio, ora dobbiamo attraversare..."
John interrompe il ritrovato amico: "Casey... Casey. Ascolta, ora che sembra essere tutto tranquillo penso che dovremmo sederci e discutere. Abbiamo un sacco di informazioni da condividere per capire cosa sta succedendo e come uscirne." il ragazzo si siede all'ombra di un un pino: "Tra l'altro sono anche un po' stanco. Dovremmo riposare."
Casey interrompe la marcia per sedersi accanto John, osservando per qualche istante la serena desolazione di Hidden Creek: "Scusa, hai ragione. E poi, ve lo devo."
Hollie si sistema dolorante affianco ai due: "Quel gelo è arrivato fino alle ossa..."
"Ecco, grazie." John fruga nel suo zaino ed estrae il suo tabacco, non ricorda quando è stata la sua ultima sigaretta: "Qualcuno vuole favorire?"
Hollie: "Grazie..." dice allungando la mano verso John.
Henry è l'ultimo ad sedersi: "Comunque, non ho ancora capito perché il rifugio ha funzionato."
Casey, dopo aver scosso la testa: "So solo che è ciò che avrei fatto da bambino. Non lo so... mi è parsa la cosa più logica sul momento. Ma se ci penso adesso, non ha molto senso."
John fa anelli di fumo: "Notevole che nessuno trovi sconvolgente il mostro gigante... ci siamo abituati a tutto."
Hollie, quasi sottovoce: "Io l'ho trovato terrificante..."
Henry: "Comunque non possiamo reggere un'altra notte del genere: dobbiamo tornare dall'altra parte e avere le nostre risposte."
Casey, quasi scocciato: "sono giorni che mi trovo qui. Bisogna solo sapersi adattare."
John: "Sinceramente, io non farei più nulla prima di avere un modo sensato e sicuro per affrontare questi mostri. Vi ricordo che questo mostro ci ha fatto perdere i sensi per quanto? Una giornata forse? Abbiamo perso la memoria di anni, vi immaginate cosa potrebbe essere stato? Casey, come hai fatto a sopravvivere tutte queste notti?"
Casey: "Ve l'ho detto, no? Non siamo soli e non tutte le creature vogliono mangiare le persone. Non sono malvagi questi esseri, sono niente più che animali molto più... molto più adattati a questi luoghi di noi. Dubito che dall'altra parte sopravviverebbero da soli. Non vi sembra la nostra situazione?"
John: "Aspetta Casey, aspetta. Che vuol dire non siamo soli? Qualcuno ti ha aiutato? Perché hanno deciso di diventare aggressivi proprio stanotte?"
Casey: "Di notte ci si nasconde. Quando ho sentito che la porta si stava aprendo laggiù al museo, ho dovuto rischiare per venirvi in contro... Queste terre sono in cui dimorano, bisogna solo accettare questa verità. Ehi, volete vederne una di queste creature da vicino?"
Henry taglia corto: "Più vicino di ieri notte? Io sarei più curioso di visitare la villa di Lazard da questa parte, magari troveremo indizi."
Casey, deluso dalla risposta, si alza e fa cenno al gruppo di riprendere la marcia: "Ok, allora seguitemi, vi porterò alla villa."
John: "Te l'ho detto Henry: io dall'altra parte non torno senza sapere come affrontare questi mostri. Non siamo gli unici che possono fare il viaggio a quanto pare..."
"Hai visto come affrontarli." Henry prende il fucile a pompa e lo carica.
John sbuffa: "Henry lo sai anche tu che non basta, oltre a essere sbagliato. Continui a dimenticarti quello gigante..."
Casey, stufo del battibecco tra i due: "Voglio essere completamente onesto con voi: non credo che ci sia più posto per me dall'altra parte. Più resto qui e più mi sembra appartenere a questi luoghi. Se volete tornare, vi aiuterò, ma io a Hidden Creek non ci ritorno."
Hollie, leggermente preoccupata: "Cosa vuol dire? Ho portato John e Henry qui apposta per venirti a prendere. Non volevi questo anche tu?"
John fissa un attimo l'amico senza dire nulla: "Sei sicuro di quello che dici? Non è che stare troppo a lungo qui ti ha fatto perdere la prospettiva sul mondo reale? Dall'altra parte c'è tua sorella: ha bisogno di te.  Casey, c'è tua famiglia a Hidden Creek: è il mondo in cui viviamo tutti."
Henry con crescente sospetto Casey: "È un discorso pericoloso il tuo. Potrebbe essere questo stesso luogo ad indurti a non andartene, hai mai pensato a questo?"
Casey: "Sono sicuro di quello che dico... e forse eravamo destinati a questo prima di perdere la memoria, chi lo sa. Credo che ci sia del buono in questi luoghi che si nascondono tra la nostra realtà e la loro. Così tante possibilità, questa è la vera libertà. Non mi sono mai sentito così vivo come da quanto ho scoperto la possibilità di viaggiare attraverso questi mondi."
Hollie: "N-non dire così..."
John: "Aspetta aspetta aspetta... stai dicendo che esiste una terza realtà? Cosa intendi con tra lo nostra realtà e la loro?"
Casey: "Non credo che Hidden Creek sia un luogo meno reale di questo o di quello da dove provengono quelle creature che ci hanno attaccato stanotte... o quella creatura che avete incontrato a casa di quella Rebecca. Come vi ho detto questo è uno dei loro mondi, ma è allo stesso tempo Hidden Creek. Questa è un'intersezione tra realtà differenti, come una fusione. E ne esistono infinite di queste realtà, Hidden Creek, e quindi il nostro mondo, è solo una tra di esse."
John annuisce: "Questa cosa e' straordinaria e capisco le possibilità, ma dall'altra parte c'è un mondo che ha bisogno di noi. Persone sono già morte per colpa di questi mostri."
Henry: "Non è che a stare qui rischiamo di diventare come loro?"
John: "Dobbiamo fermare tutto questo e dobbiamo capire cosa abbiamo fatto cinque anni fa, se abbiamo delle responsabilità..."
Casey riflette sulle parole degli amici: "Io... non lo so. Non ho tutte le risposte, ma siamo dentro a qualcosa di speciale, qualcosa di unico. E se fosse questo il vero scopo del Club? Ci avete pensato?"
"Cioè esplorare nuovi mondi, andare dove nessuno è mai andato prima?" John cerca di ricordare dove ha già sentito quelle parole ma non gli viene in mente.
Henry: "Scusami ma non mi va di esplorare l'ultima frontiera."
John: "Se così fosse, cosa c'entrerebbe con tutte le morti e i giochi di potere dall'altra parte? A meno che non siamo riusciti soltanto noi a passare così facilmente... che sia questo il dono di cui parlava Shelly?"
Casey: "Esatto, proprio così... più rimango qui e più ne sono convinto: è questo che cercavano in noi. Ma che vadano a farsi fottere i vecchi e le loro macchinazioni. Perché non possiamo avere un "nostro" Club? Qualcosa che sia veramente nostro per una buona volta. Lo so, sembra folle, ma pensateci..."
John: "Casey... non e' che questo e' quello che e' successo l'ultima volta? E poi quindi il nostro potere sarebbe quello di usare queste chiavi...?"
Henry: "Mi spiace, ma il viaggio non fa per me. Mi sentirei in pena per tutti quelli che mi vogliono bene e ho lasciato dall'altra parte. Questi mondi sono diversi dai nostri e ci sono così ostili proprio perché non sono destinati a noi."
John: "Ehi, è incredibile, per una volta sono d'accordo con te, Henry. Abbiamo delle responsabilità, verso le persone che sono rimaste dall'altra parte."
Hollie: John annuisce "Ma non ti manca casa? Nemmeno un po'?"
Casey, quasi amareggiato dalle parole di chi gli sta a cuore: "Mi spiace sentirvelo dire... ma è una vostra decisione. State solo attenti: come abbiamo capito, le persone a noi care non sono dalla nostra parte." 
John scuote la testa: "Come fai a dire così? Ti sei dimenticato di Diane? Lei non è dei loro e dobbiamo almeno tornare per portarla in salvo."
Casey è quasi scosso da quel nome: "Già, Diane! Oh. Dobbiamo... No, dovete portarla lontano da Hidden Creek, e anche voi, andatevene il più possibile lontano da questo maledetto covo di vipere."
John: "Stai dicendo che che non vuoi venire ad aiutarci a portarla via?! Casey, che ti sta succedendo?"
Casey ha un'espressione molto stanca: "forse... forse è meglio che torniamo dall'altra parte."
John: "Forse è meglio, ma prima voglio sapere il più possibile su come i mostri possono arrivare in città: se solo noi possiamo passare tra i mondi, loro come fanno?"
Henry: "Non c'è forse: questo mondo ha un energia corruttrice sulle nostre menti. Più vi restiamo, più ne diventiamo parte, e più diventiamo selvaggi."
Casey tenta di rispondere alla domanda di John: "Non credo che "passino" dalla nostra parte... credo che sovrappongono ad essa. Come se fosse un modo di girare attorno al problema." Il ragazzo con un gesto del braccio indica le rovine attorno a loro: "Così come questa Hidden Creek è finita qui... credo."
John: "Quindi noi siamo speciali perché possiamo viaggiare fisicamente fra questi mondi? Aspetta. Ho un'idea. Hai detto che non tutti i mostri qui sono intenzionati a ucciderci. E se gli chiedessimo di aiutarci?"
Casey: "possiamo provarci... non parlo con loro, non credo che possano comunicare con noi in questi termini, ma sono sicuro che capiscano le mie intenzioni."
John: "Non possono essere indifferenti al fatto che alcuni di loro passano dall'altra parte per uccidere persone... dobbiamo chiudere il contatto in qualche modo, non può continuare cosi'."
Casey: "Va bene, allora se-"
Il giovane si blocca quando, in lontananza, si scorge una sagoma, presumibilmente umana,  tra le cime degli alberi che arrivano a toccare gli edifici diroccati lungo Pine Street. Casey è stupito e, con una certa ansia, tenta di mettere a fuoco meglio la figura indossando i suoi occhiali da vista.
Hollie: "Ma... è un uomo!"
La figura tra le cime degli alberi è ritta sul bordo di uno dei tetti sfondati degli edifici. Con un gesto semplice ma deciso spalanca le braccia  e, facendo un passo in avanti, si lascia cadere nel vuoto. Senza che la forza di gravità lo catturi, leggero come una foglia atterra sull'asfalto eroso dal tempo della strada principale di Hidden Creek. La figura misteriosa veste un completo nero elegante, la cui camicia bianca è adornata da un cravattino di cuoio nero.  A coprire il volto, una maschera dai grandi occhi rapaci e dal becco appuntito.
John fa un cenno di saluto: "...Chi sei?"
Henry stringe la presa sul fucile.
"Butta giù quell'arma, ragazzo." esclama con tono autoritario ma cordiale la figura mentre a passi lunghi e lenti si avvicina. Casey suda freddo alla vista inaspettata di un altro visitatore in quei luoghi. L'uomo solleva la maschera con una mano scoprendo il volto: "Agente Speciale Royal Alston, FBI."
Un viso abbronzato ed incorniciato da una criniera di capelli biondo grano non mostra alcun tipo di emozione particolare.
Henry lascia cadere il fucile.
John alza gli occhi al cielo: "Un altro? Hai visto Casey, neanche viaggiare fra i mondi ti mette al riparo dal governo degli Stati Uniti... mi sa che la teoria per cui possiamo venire qui solo noi non tiene più."
"Vediamo: VanDreel, Turner, Kincaid... e lei, signorina?" L'agente dell'FBI squadra per qualche istante Hollie.
La ragazza risponde: "Hollie Dewey, signore..."
Alston: "Ah. Perfetto."
John: "Magari ci spiega che sta succedendo? Perché quella maschera assurda?"
L'uomo: "Sono venuto a riportarvi a casa. Uno di voi quattro è un ricercato federale: il signor Casey Turner..."
Casey stringe i pugni in silenzio.
L'agente si toglie la maschera da sopra la testa e dice: "Ah, questa. È la mia chiave."
Henry: "Se cerca i veri responsabili, è nel Club che dovrebbe cercarli."
John sospira: "Non di nuovo dall'inizio per favore. Casey non ha fatto niente, vi stanno manipolando. Vuole la versione lunga?"
L'agente Alston taglia corto: "No, risparmiatevi voi questa perdita di tempo: mi racconterete la vostra versione dall'altra parte. Ora, seguitemi, vi ricondurrò dalle vostre famiglie."
Henry: "Alston, lei sta facendo un errore. Anche Prince l'aveva capito: non è la droga ad uccidere chi ne fa uso."
Alston: "Ne siamo a conoscenza: è stato il signor Casey Turner ad assassinare i quattro collaboratori del signor Lazard." l'uomo continua ad avvicinarsi: "non c'è più bisogno che continui a mentire, signor Turner."
Henry guarda Casey inorridito. 
Il fratello di Diane per qualche istante non pronuncia alcuna parola, tutto attorno a loro cala il silenzio desolante di una città deserta. Poi, il silenzio viene rotto da un'esclamazione carica d'angoscia: "Dovevo farlo!" Dal profondo, Casey si libera di un peso.
John si volta verso l'amico e impallidisce: "Aspetta... stai dicendo che è vero?!"
Hollie: "Casey...?"
Senza cambiare tono di voce, l'agente Alston si rivolge a Turner: "Vieni, ragazzo. Seguitemi tutti, torniamo a Hidden Creek."
Henry con tono deluso aggiunge: "Dicevi che la gente dall'altra parte mentiva, ma a quanto pare le cose non cambiano anche qui."
John esclama disperato: "Casey! Voglio sapere tutto, non può finire così! Siamo venuti fin qui per te, io non gli credo. Voglio ancora fidarmi!"
Casey Turner si limita a rispondere all'amico, ma forse solo a se stesso: "Ma non capisci? La colpa è del Club. Volevo uccidere Lazard, ma non ci sono riuscito. Ho provato a liberarci, ma è stato inutile."
"Volevi uccidere Lazard?! Casey, anche tu ti metti a uccidere la gente adesso?!  Ti prego dimmi che e' stato tutto un incidente, che non ne sapevi nulla..."
Casey si avvicina lentamente  all'agente Alston mentre questi estrae dalla tasca un paio di manette: "Non è stato un incidente, Jo. Ma se volete essere ancora liberi, dovete portare a termine quello che ho cominciato." Non appena Casey è di fronte all'agente, gli porge i polsi.
Henry abbassa lo sguardo e scuote la testa: "Hai ucciso delle persone, cosa ti rende migliore di loro?"
Casey: "Nulla. Spero che almeno voi un giorno potrete essere liberi."
"Casey, fermo! Scappa!" John si lancia contro l'agente e cerca di prendergli la maschera.
Casey appena vede l'amico lanciarsi contro Alston, si mette a correre rapidamente nella direzione opposta.
Hollie: "Corri..!"
Alston spinge a terra con violenza John: "Ragazzo, cosa diavolo...?"
Henry: "Perché l'hai fatto Jo? Non se lo meritava!"
John si rialza, furibondo: "Venite qui ad arrestare il mio amico, non date spiegazioni... non mi fido di voi, ecco cosa. Avevo appena iniziato a fidarmi di Prince ed è sparito... coincidenze? Io credo che siate tutti d'accordo per tenerci nascosta la verità. Se avete portato uno come Casey a fare del male a qualcuno, siete voi quelli pericolosi! Casey era la persona più tranquilla del mondo, cosa gli avete fatto? E cosa mi garantisce che quando non torno indietro non cercheranno di uccidermi come ormai succede ogni giorno? E da quando gli agenti dell'FBI scendono a patti con organizzazioni criminali? Sappiamo chi vi ha dato quella maschera!"
Casey nel frattempo svolta in un angolo della Pine Street all'altezza della Town Hall inoltrandosi nell'intrico della foresta che si insidia tra i quartieri di Hidden Creek.
Henry scrolla l'amico per un braccio: "John, basta vedere complotti del Governo! Siamo già in una situazione assurda, e Casey aveva confessato: è finita."
L'agente Alston cala la maschera sua maschera dall'aspetto sinistro sul viso: "VanDreel, favorire la fuga di un ricercato federale è reato..."
John: "Anche tu, Henry, non ti riconosco più! Come fai a credere al primo venuto solo perché ha uno stupido distintivo?"
Henry: "Casey ha confessato. Ha ucciso delle persone, era come avevo supposto fin da subito: qualcuno voleva uccidere Lazard. Solo che non potevo immaginare che..."
"Io non ci sto, Casey ha delle risposte e io preferisco sentirle da lui che da questa gente." John corre via inseguendo Casey.
L'agente Alston, appena John si mette a correre dietro a Casey, estrae la sua pistola dalla fondina e la punta contro il ragazzo: "Fermo!"
Henry porta le mani in avanti: "Non lo faccia agente, è solo scosso!"
John si ferma e si volta: "Adesso mi vuole pure sparare...? Un uomo solo e disarmato? Guarda, Henry, questa e' la gente a cui ti stai consegnando. Davvero sarebbe disposto a spararmi? Solo perché il club ha detto cosi'? Siete tutti dei pazzi..."
Alston continua a puntare la pistola: "VanDreel, si avvicini lentamente e alzi le mani."
Henry: "John, ragiona, sei solo sconvolto."
Alston: "Ascolti il suo amico."
John alza lentamente le mani e fissa Henry: "Se vuoi fare qualcosa di utile, aiutami. Questa non è giustizia, guarda cosa sta facendo."
Henry: "Lo sto già facendo... Ora torniamo indietro. Hai intralciato un arresto, cosa ti aspettavi, una carezza?"
Alston si avvicina a John e, sempre con voce pacata: "Mani dietro la schiena." 
John: "Solo una cosa, agente: come ha fatto ad arrivare fin qui...?"
Alston rinfodera la pistola e mette mano alle manette: "L'intera Hidden Creek è una porta, bisogna solo sapere aprirla. Sono addestrato per questo genere di situazioni."
John ripensa a tutte le chiavi e a come gli farebbe comodo poterle utilizzare con quella facilità mentre Alston lo ammanetta con le braccia dietro la schiena.
Henry: "Dunque il Club custodisce la porta... E 4 anni fa questa porta è stata spalancata..."
L'agente interrompe Henry: "Siete stati voi ad aprirla, Kincaid."
Henry è colto alla sprovvista: "Noi? Cosa abbiamo fatto per aprirla?"
John non dice nulla per una volta. Non c'è davvero più nulla da dire, ora che ha perso tutti i suoi amici per la prima volta in vita sua si sente solo.
Qualcosa è cambiato.
Dapprima è solo una pozzanghera per terra tra lo sterpame. Poi, è un boato assordante, improvviso. Con una velocità sorprendente, una massa d'acqua incalcolabile, un muro alto diversi metri, si avvicina travolgendo ogni cosa al suo passaggio. Le rovine di Hidden Creek vengono sommerse da una forza dirompente che si insidia dentro ogni anfratto. E infine, la barriera d'acqua li raggiunge sopraffacendoli mentre  l'inondazione  si richiude inesorabilmente sopra di loro.

La Sorgente. 

FINE DELLA SESSIONE

1 commento:

  1. Anche la quindicesima sessione è archiviata! Come sempre, qualche piccola correzione al testo. In questa puntata entra in gioco l'FBI rappresentata dall'agente Royal Alston, chissà a che divisione appartiene poi?

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