sabato 2 agosto 2014

HIDDEN CREEK LOG #16: TRUTH



HIDDEN CREEK LOG #16: TRUTH


Qualcosa è cambiato.
Dapprima è solo una pozzanghera per terra tra lo sterpame. Poi, è un boato assordante, improvviso. Con una velocità sorprendente, una massa d'acqua incalcolabile, un muro alto diversi metri, si avvicina travolgendo ogni cosa al suo passaggio. Le rovine di Hidden Creek vengono sommerse da una forza dirompente che si insidia dentro ogni anfratto. E infine, la barriera d'acqua li raggiunge sopraffacendoli mentre  l'inondazione  si richiude inesorabilmente sopra di loro.

La Sorgente.

Henry si sente trascinato a fondo. Fa appello a tutta la forza che ha nelle braccia e nelle gambe per cercare di risalire in superficie. John si dimena e e cerca di portare le mani davanti a sé facendole passare sotto I piedi. La superficie si fa sempre più lontana mentre il cielo oltre il muro d'acqua sopra di loro sembra come richiudersi.
L'oscurità avanza.
Henry mentre con tutta la sua forza punta verso quella luce che diviene sempre più flebile, scorge una grande sagoma con la coda dell'occhio. Un'ombra sfreccia nella direzione opposta, verso il fondo.
John a fatica, riesce a portare le braccia davanti a sé anche se il respiro comincia ormai a mancargli. La superficie non è sembrata mai così lontana. L'acqua è mossa, vorticosa poco si distingue per i detriti sollevati dall'improvvisa inondazione. John tenta di aggrapparsi a un detrito che va verso l'alto e cerca di spingersi su con le gambe con tutte le sue forze.
Henry cerca un oggetto nelle sue tasche, uno qualsiasi e pensa: "Se lo ha fatto Jo, posso farlo anche io!"
Nel frattempo John cerca disperatamente di pensare di chiudere la porta che ha aperto.
Henry trova nella sua tasca una delle due chiavi in loro possesso.
John, attaccato ad un pezzo di legno che risale rapidamente in superficie scorge anch'esso l'ombra che discende, superandolo anche lui e andando e scomparire sul fondo.
Henry con il poco fiato rimasto prega affinché la porta di quella chiave si apra, anzi, pretende che avvenga.
Il livello dell'acqua sembra aumentare all'infinito mentre la luce penetra ormai da un foro appena visibile, poco più che un unico raggio di speranza. I desideri dei due ragazzi si combinano assieme mentre ormai anche l'ultima luce svanisce, lasciandoli immersi nella totale oscurità. L'infinita massa d'acqua che li circonda acquista rapidamente una nuova forma, mentre, bruscamente la superficie li accoglie, sempre nell'oscurità.

Respirando a pieni polmoni, benché al buio, sono riemersi dagli abissi della Sorgente.
John: "Henry... che e' successo? Penso di essere riuscito a... chiudere la porta."
Henry: "Dove siamo?"
John: "Aspetta..." John controlla se ha ancora il suo zaino, magari la torcia funziona ancora per miracolo. Lo zaino è ancora sulle sue spalle, e, nonostante il suo contenuto sia bagnato, scrollando la torcia a fatica, date le manette, riesce a produrre un fascio di luce tremolante.
La torcia elettrica illumina quella che sembra essere una grotta. Il soffitto è molto basso ma sembra esserci una riva poco distante. Su di essa, l'agente dell'FBI Alston è assieme ad Hollie, svenuta tra le sue braccia. John e Henry si rendono conto di essere immersi in uno degli anfratti  dell'Hidden Creek.
John: "Che diavolo... siamo di nuovo a Hidden Creek? Henry, hai chiuso il giardino?"
Henry fruga tra le tasche dell'agente e cerca le chiavi delle manette e le tira John.
Alston lascia frugare Henry nella sua giacca mentre sospira: "Cosa vi è saltato in mente?"
Henry: "Dobbiamo collaborare se volgiamo uscire agente."
Alston annuisce, stanco per la nuotata fuori programma: "VanDreel, puoi illuminare la superficie dell'acqua?"
John ignora l'agente e controlla se Hollie sta bene.
Henry: "Non sappiamo controllare questo potere a quanto pare.
Servirà il suo aiuto se vogliamo uscire."
Hollie pian piano riprende conoscenza, con lo sguardo perso nel vuoto tenta di capire cosa è successo.
Alston l'aiuta a sedersi.
"Il suo aiuto un corno..." John si volta verso l'agente "È lei che ci ha costretto a fare questo. Per favore vorrei, la sua pistola: non voglio che provi a spararmi di nuovo."
Alston si limita a rispondere: "Ragazzo... non ci provare nemmeno. Kincaid, tu mi sembri una persona ragionevole. Voglio farvi capire che, nonostante siamo partiti col piede sbagliato, sono dalla vostra parte."
Henry molla un pugno a John: "Stai zitto per una volta. Ci hai messo in questo casino per le tue infantili rimostranze!"
John cade a terra e tace, guardando torvo Henry.
L'uomo da una pacca sulla spalla a Hollie: "tutto bene, ragazza?"
Hollie tossisce e si limita ad annuire.
Henry: "Ora agente, come cazzo usciamo da qui?"
"Quando mi sono immerso per salvare la vostra amica, devo aver perso la mia maschera. Forse è riaffiorata qui vicino." Alston guarda John: "ora, se vuoi farmi quel piacere e puntare la luce  sull'acqua, magari la troviamo." l'uomo sospira nuovamente: "Le grotte sotto la città sono una serie di cunicoli intricati e sarà un casino uscirne senza una mappa... e poi, quella luce non durerà all'infinito."
John non dice niente e obbedisce.
Henry: "Ma non possiamo usare un altra chiave o attribuire ad un oggetto il valore di chiave?"
Alston, mentre scruta la superficie limpida dell'acqua nella grotta alla ricerca della sua maschera: "Non è così semplice figliolo... però..." l'agente si zittisce un secondo e poi: "Un momento, svuotate le vostre tasche e i vostri zaini."
Henry gli mostra le sue chiavi.
Alston: "No, no. Quelle hanno già un valore assegnato..."
John vuota tutto sul pavimento della grotta.
Alston osserva il contenuto dello zaino di John: "forse, possiamo creare una chiave di fortuna, ma mi serve qualcosa che abbia un valore simbolico per voi."
Hollie svuota le sue di tasche: ne esce qualche spicciolo e le chiavi di casa.
Henry estrae la foto del club, sebbene sempre più rovinata l'immagine è ancora comprensibile: "Questa potrebbe andare? È il simbolo di chi eravamo."
John fruga tra gli oggetti sul pavimento ed estrae una radiolina: "E questa? Abbiamo usato queste radio dai primi tempi del club."
John osserva la foto senza espressione: "Ah, ancora meglio... anche se non mi ricorda nulla."
Alston osserva questi oggetti: "Uhm... potrebbero andare. Vediamo, una foto del vostro club, una radiolina..." l'uomo: "chi vi ha dato quella foto?"
John non dice nulla e aspetta che sia Henry a  rispondere.
Henry: "È stata la nostra amica Diane, qualcosa non va?"
L'agente: "No, anzi, è perfetto. E' un collegamento con una persona a voi cara. Spero che possa bastare."
Alston prende il mazzo di chiavi di  Hollie: "Sono le tue chiavi di casa, giusto?"
Hollie: "s-sì."
L'uomo raggruppa i tre oggetti: "Ora viene il bello: i totem funzionano per associazione di idee, la loro creazione richiede un grado di affinità con gli oggetti in questione per poter creare un collegamento. Avete mai giocato all'associazione libera di idee? Non è poi così differente: bisogna creare una catena di idee con gli oggetti in questione, questi creeranno un ponte, una "porta" che ci permetterà di uscire di qui..." l'uomo fa un respiro profondo: "vediamo cosa viene fuori."
"Ora vi guiderò in questo procedimento... l'ho già fatto altre volte, ma non in queste condizioni..." Alston fissa John: "quella radiolina, che cosa ti fa venire in mente?"
John fissa un attimo l'oggetto: "Mi fa pensare alla radio che avevamo..."
Alston: "Riassumi questo pensiero in una parola, può essere un sentimento, un oggetto... basta che mi dai una parola."
John ci pensa un attimo: "Amicizia."
Alston: "Ottimo. Henry, quella fotografia, cosa ti fa venire in mente?"
Henry: "Amici che ci hanno aiutato.....Legami"
Alston: "Perfetto." l'uomo si volta verso Hollie: "signorina Dewey, questo mazzo di chiavi cosa le fa venire in mente?"
Hollie ci riflette un secondo: "sono le chiavi di casa... uhm... uhmmm... "casa"?"
Alston: "Bé, penso che possa andare."
L'uomo, estrae dalla sua giacca il suo tesserino dell'FBI e, facendo l'occhiolino ai tre, col suo forte accento texano: "lo uso sempre come jolly... "dovere"." L'agente lo posa assieme ai tre oggetti: " "Legami", "Amicizia", "Casa", "Dovere"..." dopo una pausa drammatica, l'uomo, dopo aver constatato di avere l'attenzione dei tre, dichiara: " "Il Legame di Amicizia che unisce queste persone ci condurrà all'uscita di questo labirinto ritrovando la strada di Casa: è il Dovere di questa chiave."
Dopo aver pronunciato questa formula, la torcia di John d'improvviso si spegne. Una flebile luce brilla per qualche istante illuminando l'oscurità piombata su di loro, flash troppo rapido perché si possa scorgere altro se non le persone presenti. Finalmente, l'oscurità diviene penombra: la luce del giorno penetra dalle finestrelle di quello che sembra essere un garage. L'auto di Benjamin Turner si trova a pochi passi da loro.
Henry: "Siamo finiti in casa di Diane?!"
John si guarda un po' intorno "Non pensavo fosse cosi' facile creare una di quelle chiavi."
L'agente scruta il garage, poi si china a recuperare il suo tesserino: "Di fatti non lo è."
John recupera la radiolina.
Henry si china e riprende la foto: "Forse dato che siamo qui, sarebbe il caso di comunicargli la decisione del figlio."
John: "A me e' sembrato facile... o e' tutto "addestramento"?"
L'uomo tenta di aggiustare il completo scuro ancora zuppo d'acqua: "Ho impiegato quindici anni di studio per raggiungere questo grado di naturalezza, ma richiede di andare contro gli schemi logici di causa ed effetto a cui il nostro cervello è naturalmente abituato. Le chiavi, le porte... quelle creature. E' tutto più simile al sogno. Prima di entrare a far parte dell'FBI ero un antropologo, ho continuato a girare il mondo per il Bureau alla ricerca di nuove tecniche e nuove porte... Il Mondo è molto più grande di quanto possiamo immaginare."
John sbuffa e annuisce "Non stento a crederlo."
L'uomo apre la porta che conduce in casa Turner: "sono stupito comunque, è chiaro che non è la prima volta che vi cimentate in qualcosa del genere. Il signor Lazard me ne aveva parlato ma... sono colpito."
John fa un sorrisino "Pare che abbiamo un "dono". Ma ci ha portato solo guai finora."
Henry: "Che intendeva nel dire che il disastro di 4 anni fa era colpa nostra?"
Alston: "Voglio dire esattamente quello che ho detto. Durante la prova di iniziazione dell'estate di quattro anni fa, quattro di voi hanno creato il Blackout."
Sentendo aprire la porta del garage, Diane si alza dal divano e va a vedere chi è. Suo padre Ben spunta dalla porta del salotto mentre la ragazza corre verso John e gli altri.
John sorride un po' fiacco: "Diane... sono contento che stai bene."
Henry con una faccia scura dice: "Vi dispiace se entriamo e parliamo un po'?"
Una voce decisa ma cortese, dal salotto li accoglie: "Ma certo, anzi, speravamo che vi presentaste..."
Superato Benjamin, la figura di un uomo elegantemente vestito con un completo bianco si appresta ad accoglierli. L'uomo sulla cinquantina, capelli grigi tirati indietro e folte sopracciglia nere, con l'accento tipico delle loro parti: "Abbiamo molto di cui parlare."
Alston scatta sull'attenti: "Signor Lazard, non sono riuscito a portare indietro il ragazzo... in compenso ci sono tutti gli altri qui."
"Quindi infine è lei la persona che ci darà le ultime risposte." Henry si accomoda senza fare complimenti.

Nel salotto di casa Turner, il gruppetto di ritorno dalla ciò che si trova oltre la realtà di Hidden Creek si sistema come può mentre Benjamin distribuisce loro asciugamani e abiti asciutti presi dal suo armadio.
Il signor Lazard attende pazientemente che si siano ricomposti mentre finisce di parlare con Diane in cucina.
Alston, con indosso un'orribile camicia di una taglia più grande e dei pantaloncini corti del signor Turner: "Francamente, quando ho perso la maschera ho temuto che saremmo restati a marcire in una di quelle dannate grotte... quanti turisti ci sono morti lì dentro comunque?"
Hollie, che se l'è cavata con dei vestiti di Diane: "Uhm, troppi?"
Henry: "È perché sono canadesi....non riuscirebbero nemmeno ad allacciarsi le scarpe senza l'aiuto della guida turistica."
Warren Lazard ritorna con Diane per sedersi vicino ai nuovi arrivati. Poi, guardando John e Henry: "Ho aspettato quattro anni, ma alla fine siete tornati."
John lo fissa senza espressione. "Non ci ricordiamo ancora nulla, comunque. Immagino che ci spiegherà tutto."
Henry: "Per noi è come se fosse il nostro primo incontro, spero sarà comprensivo."
John sbuffa alla servilità di Henry.
Lazard: "Posso solo immaginare come vi sentiate... ne parlavo giusto con Diane."
La ragazza si limita ad annuire.
Lazard: "Come prima cosa, vorrei scusarmi con voi, se ci sono state delle incomprensioni. La nostra decisione di lasciarvi fuori dal Club è stata molto sofferta, ma necessaria."
Henry: "Necessaria per il fatto di non riuscire a controllare bene il nostro dono e aver provocato il Blackout?"
Lazard sospira: "Non esattamente: mi riferisco al vostro tradimento nella fattispecie. Durante la prova d'iniziazione al Club, qualcuno di voi, o tutti, poco importa, ha deliberatamente tentato di aprire la porta che conduce direttamente a colui che alimenta la sorgente di vita e di morte che rende vitale l'Hidden Creek e tutte le creature che vi abitano, umani e non. In questo tentativo, grazie al cielo non riuscito, avete messo in serio pericolo tutti gli abitanti di questa comunità ed avete perso la memoria."
Lazard: "Anziché punirvi per qualcosa di cui non possedete memoria, abbiamo deciso di comune accordo di estromettervi dalle nostre attività."
Diane scuote leggermente la testa: "Tutto questo sembra ancora un sogno..."
John: "E adesso? Vi dobbiamo chiedere scusa? Ce ne possiamo andare? Che ne sarà di noi?"
Henry: "Non vorrei essere quello che punta il dito, ma probabilmente è stato Casey: l'abbiamo incontrato dall'altra parte, è scappato preferendo una vita di isolamento assieme alle creature di quella parte.
Ha ammesso di essere il colpevole e di volerla uccidere...." sospira " ...Era giusto che lo sapeste."
Lazard: "Casey... già." l'uomo risponde a John: "Visto i recenti avvenimenti, è plausibile ipotizzare che sia stata sua la responsabilità di quanto accadde quattro anni fa. A questo punto, potrebbe essere interessante una nuova iniziazione al club, sempre che siate disposti."
A quelle parole Benjamin è quasi scosso.
Diane: "Che ne sarà di mio fratello?"
Lazard: "Vorrei che la questione si risolvesse nel migliore dei modi, mia cara, lo voglio veramente."
"Cioè vorrebbe che sparisse, come sembra sparire la gente che si oppone al club?" John scuote la testa "Perché dovremmo volere ritentare di accedere al club, non sappiamo nemmeno cos'è."
Henry: "Credo che se gli vogliamo bene, sia meglio lasciarlo in pace. Sembra essere appagato con se stesso in quel mondo. La sua offerta non mi sorprende, avevo capito che avrebbe proposto questa cosa fin da quando l'ho vista qui dentro. La mia risposta e che ci devo pensare, e devo parlarne con i miei. Gli ho dato molte preoccupazioni e ho pensato che fossero ipocriti quando volevano solo proteggermi."
"Credo sia meglio lasciarlo in pace? Sei tu quello che non ha battuto ciglio mentre lo stavano arrestando e mentre mi stavano per sparare..." John sbuffa di nuovo "Comunque, ci spieghi un po' di questo club una volta per tutte."
Lazard: "Capisco tutte le vostre perplessità, John, e vorrei che veniste a vedere di cosa si occupa il The Old Gentlemen's Club con i vostri occhi." poi per tentare di tranquillizzare tutti: "Riguardo a Casey: non voglio che gli venga fatto alcun male, ma quello che ha fatto in questi quattro anni non può essere dimenticato. E' ricercato dall'FBI, i suoi crimini purtroppo sono più che reali."
John annuisce: "E vediamo tutti da che parte sta l'FBI. Da quella giusta, ovviamente, come sempre. Comunque d'accordo, mi sembra che qui si stia cercando di ragionare come persone civili. Verrei, sempre che l'agente me lo consenta, visto che immagino di essere in arresto."
Alston: "Non sei in arresto, la situazione era tesa e non bisogna mai abbassare la guardia quando si è dall'altra parte. Se posso permettermi, vi consiglierei di dare ascolto al signor Lazard."
Henry: "Una sola cosa però: che fine a fatto l'agente Prince? Abbiamo trovato i suoi effetti nella casa diroccata  che dava sulla sorgente."
Lazard: "I suoi oggetti personali? Questa mi è nuova. Abbiamo fatto in modo che fosse riassegnato ad un nuovo caso e che avesse lasciato la città."
"In pratica, la questione si e' risolta "nel migliore dei modi"." John fa un sorrisino gelido.
Lazard: "Certo, nel migliore dei modi."
Henry, rivolto a John: "Beh, non è da escludere che terzi si a occuparsi di lui....ricordati di Ron e sua sorella."
John: "Certo, ovvio. Due sbandati che attaccano un agente della DEA senza motivo, e non era nemmeno del club. Certo. Stai diventando bravo a trovargli delle scuse, sai? Il signor Lazard ha l'aria di uno che se la cava bene anche senza il tuo aiuto."
Lazard si fa serio: "Vi riferite ai fratelli Tamlyn? Diane mi ha raccontato tutto..."
Diane: "Dovevano saperlo... quella notte è stata infernale."
Lazard: "Henry, tuo padre ed i suoi colleghi sono andati a cercarli, ma non li hanno trovati."
Henry: "Loro sono una minaccia concreata, che è bene estirpare quanto prima. Ma perché nel resto della città c'è quest'astio verso il club?"
Lazard: "E' per via di quanto successo quattro anni fa: il patto di fiducia tra i membri e gli abitanti si è infranto: la gente non si sente sicura, Henry, è spaesata dopo il Blackout."
John: "Veramente da quanto mi ricordo quei due volevano entrare nel club a tutti I costi e pensavano di riuscirci uccidendo noi... quasi come se fosse una cosa che avrebbe... fatto piacere al club."
Lazard, leggermente infastidito: "Non accettiamo gente simile nel Club. E non ci si può proporre, si viene scelti."
John: "Già, infatti. Brutta gente quella che uccide per ottenere quello che vuole. Comunque a noi ci avete scelti per questo dono che abbiamo?"
Lazard: "A che "dono" ti stai riferendo, John?"
John: "Era una cosa che diceva Ron, speravo potesse dirmelo lei. A meno che non sia il dono di cacciarsi nei guai, in cui sembriamo essere maestri. Forse si riferiva al fatto che siamo riusciti ad aprire quella porta che diceva prima, causando il blackout. Ci aveva provato qualcun altro prima? Dove si trova?"
Lazard, sempre con espressione terribilmente seria: "Credo che avremo ancora molto di cui parlare." poi, stemperando la tensione: "La porta? E' l'intera Hidden Creek. La domanda giusta è: qual'è la chiave? Volete vederla? Rinnovo il mio invito: venite a Villa Løvenskiold, vorrei avere la possibilità di mostrarvi il motivo esatto dell'esistenza del Club."
Henry: "E sia. San Tommaso diceva "vedere per credere", quindi mi pare giusto darvi questa possibilità."
John: "E se dicessimo di no? Si risolverà di nuovo "tutto per il meglio"? Ancora non capisco perché ci rivolete dopo tutto il casino che abbiamo fatto."
Lazard sta quasi per perdere la pazienza: "Perché vi rivogliamo? Perché ho passato anni ad insegnarvi cos'è giusto e cos'è sbagliato, anni a mostrarvi le meraviglie che si celano oltre le stelle, anni in cui vi ho considerato come dei figli... ecco perché. Avevo fiducia in voi. E... ne ho ancora adesso. Per questo quando Casey venne da me lo accolsi a braccia aperte."
John aggiunge: "Una cosa che mi sono sempre chiesto, ma nel blackout si e' fatto male qualcuno? A parte noi intendo."
Lazard, dopo aver respirato profondamente, riprende la sua naturale espressione: "No, ma ci andammo vicini, molto vicini."
John: "Ah, meno male. Almeno so che non sono responsabile di morti e feriti... io. Comunque speriamo di non deluderla di nuovo, vero Henry?"
Henry: "Come ho detto, valuterò con i miei occhi e con la mia testa ciò che è giusto o sbagliato. Non le garantisco niente, ma almeno da parte mia sono disposto a visitare la sede del club ed accertarmi di ciò che fate."
Lazard a questo punto, soddisfatto della risposta si alza e facendo cenno all'agente di seguirlo, si congeda: "Vi aspetto questa sera, venite pure con i vostri genitori, ci tengo... anche lei, signorina Dewey, ci faccia la cortesia di deliziarci con la sua presenza e quella dei suoi genitori."
L'elegante milionario lascia dell'abitazione assieme all'agente Alston e accompagnato alla porta dal signor Turner.
John si volta verso Diane, il suo tono ormai è solo stanco: "Diane, tu stai bene?"
Diane abbraccia John, cogliendolo di sorpresa. Prima che possa reagire, sussurra al suo orecchio: "Dobbiamo salvare Casey... lo sai vero?"

Il pomeriggio è ormai tardo, nella foresta le ombre hanno ormai invaso il sottobosco dove le piccole creature che vi abitano cominciano a strisciare fuori dai loro nascondigli. La grande Luna Azzurra si staglia oltre il tetto di rami della pineta. Casey Turner riposa sdraiato sulla logora coperta che ha recuperato da qualche parte. Lì, all'interno della nuova base segreta, costruita arroccata su uno degli alti pini che sovrastano gli infiniti boschi del Giardino, le ombre non fanno paura.
Accanto a lui, l'amico di sempre. Con il viso da profonde occhiaie e dallo sguardo rivolto alla Terra, Casey sussurra alla persona che sempre ha tenuto lui compagnia in questo mondo: "Ti prometto che questa volta anche loro verranno con noi. Un nuovo Club ci aspetta, ma solo quando avremo finalmente distrutto quello vecchio."
Non una voce, ma un sibilo indistinto risponde al ragazzo.
Casey, come a comprendere il rumore strisciante, risponde dolcemente: "Sì, non mi sono dimenticato della porta. La chiave è quasi finita."
Le entità striscianti e sibilanti che avvolgono il giovane subito si dissolvono quando un paio di voi raggiungono la serenità del rifugio. Casey i affaccia da quella specie di casa sull'albero per guardare chi sia venuto a disturbarlo. I tue fratelli Tamlyn, arrivati fin sotto al rifugio con fare sicuro richiamano Turner. Ronald alza al cielo una fiala contenente del liquido rossastro e la mostra con orgoglio al giovane: "Ora ci farai entrare nel tuo Club?"
Casey Turner senza esitazione: "Benvenuti, la serata più importante della vostra vita sta per cominciare..."

FINE DELLA SESSIONE

1 commento:

  1. Come al solito, cerchiamo di non rimanere troppo indietro con i Log. Non c'era molto da correggere questa volta debbo dire. Non ho aggiunto nulla, ma in un'eventuale versione implementata, nella caverna mi piacerebbe inserire un po' di storia dei mondi oltre Hidden Creek: non avendo pianificato ovviamente di finire lì dentro, mi sono lasciato sfuggire l'occasione di rendere la grotta un luogo di culto dei nativi, disegni rupestri inclusi.

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