sabato 25 dicembre 2010

martedì 21 dicembre 2010

Seconda sessione della stagione invernale... completata!

Il gdr con la sessione di questa sera è entrato nel vivo.
Dopo il rodaggio della première le cose si sono fatte dannatamente serie... e pericolose!
Comincia il primo arco narrativo intitolato WINTER : PLUTONOMY che si concluderà in primavera.
Ai nostri protagonisti non resta che provare a districarsi nella guerra di spie tra il Federative Bureau of Investigation e la Capital Intelligence Agency!


giovedì 16 dicembre 2010

NEPTUNE: FEEL THE OCEAN IN YOUR TANK

Neptune Deepwater Extra.
Direttamente dal giacimento petrolifero di Sugar Loaf Field in Brasile, estratta dalle profondità dell'Oceano Atlantico, Neptune Deepwater Extra aumenterà le prestazioni della tua vettura fino a tre volte - puoi sentire l'Oceano nel tuo serbatoio!



 © Océan holding company - 1939

Première # Issue: EMPIRE STATE SOCIETY, NYC. [21/12/1939] secondo tempo.

LNA Atlantic.
Il nero oceano si agita sotto di esso mentre le nebulose luci di Long Beach si fanno sempre più lontane nella notte.
Scesa la scaletta di servizio fino ad accedere alla gondola dell'aeronave, Howard fa segno Bardiel di fermarsi: "Uhm... “B”, giusto? Dobbiamo trovare il modo di entrare dentro la cabina di pilotaggio proprio sotto di noi."
Bardiel stringe la mano di Alexander attorno all'impugnatura della katana: “che facciamo... dei piloti?"
Howard: "Li tramortiamo. E basta. Intesi? Un conto è far secco qualche governativo, un altro conto è uccidere a sangue freddo dei civili."
L'ex poliziotto fissa l'ex marine con sguardo più che eloquente: gli erano rimaste poche regole da quando aveva cambiato vita, ma l'istinto del poliziotto non si era affievolito.
Un criminale è un criminale, un innocente è un innocente.
Bardiel, dopo qualche interminabile secondo si limita ad annuire.
L'unica cabina-suite del dirigibile si trova a prua.
Il professor Arthur Newman e la sua scorta devono essere al suo interno.
Oshima poggia l'orecchio sul freddo alluminio, dell'interno della stanza si sentono voci indistinte ed una melodia, probabilmente è la radio: "Professore che dice, questo condotto e troppo stretto per trascinarci un altra persona?"
Bagrat, seduto accanto al giovane esattamente sopra alla suite: "Kyo... posso chiamarti così? Io entrerò, lo distrarrò e lo avvelenerò. Poi entrerai in azione tu: dopo che sarà entrato nel bagno, Newman sarà distratto ed un facile bersaglio. Lo tramortirai e lo trascinerai su per il condotto."
Kyo: "Come farai ad andartene, professore?"
Bagrat, fingendo una sicurezza che in quel momento di certo non prova: “fidati, troverò un modo.”
Avanzando verso la sala di comando Bardiel e Howard percorrono la stiva bagagli e la stiva delle cucine.
Gli scomparti frigoriferi delle vivande sono allineati lungo un angusto passaggio senza oblò o aperture sull'esterno.
Lughead da una veloce occhiata all'orologio.
Le dieci e qualcosa, più di mezz'ora è già trascorsa dall'inizio del volo: (Ma che cazzo sto facendo? Ah, già: alla mafia non spiacerebbe sapermi in fondo al fiume Hudson. Maledetta Kathe, lei e le sue informazioni: ora non sarei qui...)
Bardiel nota appena in tempo l'ombra della Hostess della White Star Line e lo scricchiolio delle ruote del carrello con la cena.
Kyo silenziosamente rimuove un panello del soffitto sul corridoio centrale del ponte passeggeri.
Dopo aver aspettato che una coppia di passeggeri sia rientrata nella propria cabina si lascia cadere delicatamente sull'elegante moquette sottostante.
Aiutato a scendere Mirboleen si avvicina alla tendina che divide il corridoio dall'ultimo tratto che arriva alla suite.
Fatto cenno al professore di tenersi ad una certa distanza, infilando una lama appena sotto la tendina edc usandola come uno specchietto gli basta uno sguardo veloce per inquadrare due uomini in completo bianco armati di Thompson seduti ai lati della portaa a piantonare la stanza.
Al braccio portano una fascia con la stella bianca e blu, simbolo della Società delle Nazioni.
Kyo ritorna da Bagrat: "Non sarà così facile come pensavamo."
Un passeggero evidentemente fuori posto fa un cenno di saluto alla hostess della White Star Line.
“Signorina, cercavo qualcosa da bere, potrebbe per caso aiutarmi?” improvvisa la Howard continuando a fare cenni alla hostess.
L'esile ragazza dalla divisa azzurra per una frazione di secondo fa una smorfia, poi con il sorriso obbligatorio della compagnia aerea si avvicina al fastidioso passeggero: “Gentile signore, non può stare quaggiù, è riservato al personale.”
Howard fingendo malamente imbarazzo: “che sbadato che sono!”
Una sagoma sbucata da dentro uno scomparto dei carrelli si porta dietro alla sfortunata hostess  immobilizzandola e tappandole la bocca con la sua grande e callosa mano.    E adesso?” Bardiel con un sospiro continua a tenere nella sua morsa la ragazza.E adesso ho un'idea!” sorride Howard asciugandosi il sudore dalla fronte: (per fortuna che avevo il Thompson in spalla e non l'ha visto!)
Spostata la tendina Bagrat si ritrova due mitra spianati contro.
Mantenendo il sangue freddo nonostante tutto, il georgiano con un sorriso stentato sventola la sua carta d'identità in faccia ad uno dei due agenti della CIA: "Buona sera, questa è la cabina di Arthur Newman? Io sono il professor Bagrat Mirboleen, un collega ed estimatore del professor Newman. I signori potrebbero cortesemente chiedere se posso essere ricevuto? Ho delle questioni urgenti di cui discutere col professore."
L'uomo alto quasi due metri e dall'aspetto ben poco amichevole, con il Thompson ben stretto tra le mani fa cenno al collega di aprire la porta e di andare a domandare: "Aspetti, il professor Newman è una persona molto impegnata."
Non appena la porta si richiude Kyo sposta la tendina e si avventa contro l'agente rimasto di guardia.
Oshima sferra un colpo al plesso solare dell'uomo e prima che questi possa aprire bocca con un movimento secco gli spezzo l'osso del collo.
Bagrat impressionato dalla scena riesce comunque a non far cadere a terra l'agente governativo aiutando Kyo a sorreggerlo.Perché diavolo...?!” sibila il georgiano: “Non serviva!”Sì invece.” taglia corto il giovane ancora accaldato per lo sforzo: “il tempo sta scadendo!”
Kyo trascina il corpo fino a metà corridoio dentro il bagno degli uomini entrandovi pochi istanti prima che la porta della suite si riapra.
"Il professor Newman è lieto di..." L'agente della CIA si interrompe cercando il compagno.
"Il suo collega è andato al bagno." dice Bagrat con fare innocente.
Da dentro si ode una voce suadente e gentile: "Harry, fai accomodare il signore: mi annoio."
E' Newman.
La cabina di pilotaggio è un compartimento stagno isolato per la sicurezza del volo e collegato al resto dell'aeronave tramite un'unico accesso.
Howard fa con la testa un cenno alla porta: "Gli altri due saranno già entrati in azione, ora tocca a noi: pronto?"
Bardiel "Prontissimo."
Howard: “E tu dolcezza hai capito cosa devi fare?”
La hostess annuisce intimorita da Bardiel che la tiene fermamente per un braccio, con la mano tremante preme il campanello accanto alla porta: “S-sono Michelle, vi ho portato la cena.”
Dall'interno della cabina di pilotaggio si sente una voce: "Adesso ti apro, un secondo."Grazie...” risponde la ragazza poco prima di essere messa a dormire da un colpo deciso ma non troppo forte dell'ex marine.
Dalla cabina di pilotaggio si apre uno spiraglio.
Howard infila un piede e da uno spintone alla porta per fare irruzione nella cabina.
"Buona sera professor Newman. Mi chiamo Bagrat Mirboleen e sono un biologo." 
A colpire il georgiano è la grandezza della suite che farebbe dimenticare a chiunque di essere a bordo di un dirigibile.
La stanza è arredata in maniera spartana ma impeccabile, un lusso ispirato al "De Stijl", corrente europea modernista o qualche baggianata simile che tanto piace a quello zero virgola qualcosa della popolazione che può permettersi ancora di sprecare denaro. 
Seduto ad un tavolino di legno laccato di nero l'uomo di scienza che inestimabili scoperte ha donato all'occidente sorseggia un drink.
Sulla trentina, castano e di lineamenti affilati il professor Newman non si potrebbe definire di bell'aspetto, ma qualcosa in lui lo rende comunque piacevole e distinto: "prego, signor Mirboleen, non sia così formale e si accomodi. In effetti, no ho voglia di ascoltare la radio questa sera e la noia cominciava ad assalirmi."
Ma ciò che attira la sua attenzione maggiormente è la presenza di un'altra figura decisamente inconsueta nella stanza. 
Un uomo vestito con un completo bianco simile a quello dei due agenti della CIA ma decisamente più costoso è ritto dietro a Newman, immobile e muto.
La sua testa di cui si intravede una parte del volto è celata da una sorta di casco aderente. 
Due cerchi lucidi e neri fissano come occhi Mirboleen il quale con una certa inquietudine si siede: "Non trasmettono mai niente di buono, di questi tempi. Anch'io mi annoiavo, per questo sono venuto a farle visita, spero di non averla disturbata con la mia piccola intrusione. Ho seguito attraverso le poche riviste che leggo di solito le sue pubblicazioni. Energia dell'Atomo... molto affascinante... conoscerà di persona i fratelli Fermi."
Newan: "sono miei cari amici, non posso dire lo stesso di talune personalità alla Piccola Casa Bianca purtroppo."
Bagrat comincia a tossire forte: "Scusi... potrebbe offrirmi un bicchiere d'acqua?” 
Newman osserva con uno strano sorriso il georgiano mentre con un cenno della mano fa servire all'ospite un bicchiere di Perrier dalla figura alle sue spalle.
Nel mentre facendo finta di tirare fuori un fazzoletto Bagrat rovista nelle tasche mettendo a portata di mano la siringa approfittando della distrazione di quell'uomo in bianco.
Newman non berrà mai in sua presenza, è troppo sospettoso. 
La dose intera è anche un ottimo farmaco contro l'ipertensione. 
Lo farà svenire in fretta.
Bagrat: "Interessante il suo “servizio in camera”... è frutto dei suoi studi?"
Newman: "È frutto della mia collaborazione col professor Tesla, grande mente. E grande uomo ovviamente..."  
Bagrat "Ho sentito qualcosa del professor Tesla, non molto comunque: so che è uno studioso piuttosto riservato. Sono curioso: non è un automa, vero? Allora, di cosa si tratta?"
Il secondo agente si avvia verso i bagni insospettito dall'assenza del collega.
Oshima appostato fuori dal bagno degli uomini sente dei passi pesanti avvicinarsi dal corridoio: (dannazione professore, ti devi muovere!)
Estraendo dal suo kimono nero le lame nascoste il famigliare freddo del metallo lo rassicura dandogli conforto.
La sua mente è concentrata, il corpo teso in attesa di scattare.
Howard tira un poderoso calcio alla porta stagna e col mitra spianato fa irruzione nella cabina di pilotaggio.
L'uomo dell'equipaggio dietro cade all'indietro sul duro pavimento della plancia.
I due piloti e un paio di ufficiali assieme al capitano si voltano verso l'uomo dall'accento newyorkese: "Fossi in voi farei silenzio e starei tranquillo." dice Howard con voce tranquilla continuando a puntare il mitra.
Una pallottola fischia a pochi centimetri dalla testa di Howard. 
Uno dei due piloti stringe in mano la pistola di emergenza e si appresta a sparare nuovamente.
Come aveva fatto a non pensarci!
Howard istintivamente spara un cinque-sei colpi con il Thompson cercando di non colpire l'attrezzatura di bordo.
Bardiel con  uno scatto fulmineo entra nella cabina assestando un colpo al volto del capitano con l'impugnatura per poi sfoderare la sua lunga katana tachi.
D'istinto si appresta a colpire con tutta la sua forza i membri dell'equipaggio: (No, Bardiel!) (dannazione!) ma si blocca poco prima di tagliare la testa ad un ufficiale di navigazione.
Col fodero della katana mette fuori gioco gli altri due ufficiali che si accasciano sul pavimento doloranti.
I colpi di Howard hanno forato il vetro rinforzato e l'aria compressa del dirigibile con un sibilo fuoriesce all'esterno.
Howard col calcio del Thompson colpisce duramente il pilota armato che lascia cadere la pistola prima che possa sparare a caso di nuovo: (perché cazzo c'è sempre qualcuno pronto a fare l'eroe?)
Il sibilo si fa più intenso, Howard faticosamente si getta sulla porta stagna richiudendola dietro di sé per stabilizzare la pressione.
Le maschere d'ossigeno escono dai propri alloggiamenti sbatacchiando a mezz'aria.  
Howard dando un'occhiata alla strumentazione si accorge della distanza a cui si è portato l'Atlantic: silenzioso come una foglia l'immenso dirigibile è ormai lontano dalla costa:(Merda! Abbiamo perso troppo tempo!)”B, dobbiamo scendere di quota ed invertire la rotta!”
"E mi dica, professore, quale motivo la porta verso il vecchio continente?"
Bagrat fissa in modo torvo lo scienziato davanti a lui, deve avvelenarlo e subito: "un viaggio di studi, signor Newman: sono laureato in biologia, e mi interessa studiare l'habitat di alcuni animali della macchia mediterranea. E lei? Anche lei si interessa di biologia?"
Newman: "Diciamo che mi sto prendendo un periodo di riflessione. Nella Capitale mi sono inimicato diverse persone sedute al Consiglio delle Nazioni per via dei miei studi."
L'agente della CIA entra nel bagno degli uomini, ormai è chiaro che al suo collega deve essere capitato qualcosa.
Appena il suo piede poggia sulla piastrella bianca del pavimento una lama lucida e splendente punta direttamente alla sua testa.
La piccola spada di Oshima, anzi, il lungo coltello si pianta nel braccio dell'uomo che tenta di proteggersi.
Il suo sangue macchia il vestito lacero e gli specchi del bagno, mentre il Thompson cade a terra facendo partire accidentalmente una raffica di colpi.
L'agente con un gemito di dolore scivola sul suo  stesso sangue e mentre tenta di estrarre il suo revolver dalla fondina.
Kyo estraendo la sua seconda lama si avventa come una tigre sulla preda piantandola con tutta la sua forza nel ventre dell'uomo che con un rantolo smette di dimenarsi.
(E due...) pensa Oshima mentre velocemente ripulisce le sue lame: (il professore mi aspetta!)
Nella suite l'Uomo in Bianco si rizza sull'attenti.
È il momento.
Bagrat si alza di scatto, anche lui ha sentito gli spari e sa cosa significano. 
Con un gesto deciso pianta la siringa nella carotide dell'Uomo in Bianco ma l'ago si piega al suo contatto.
L'Uomo in Bianco con un'unica mossa mette a terra Bagrat senza fargli alcun male. 
Newman, ancora confuso per la velocità dellì'azione, si gira verso Bagrat, ancora a terra: "Ha ragione, signor Mirboleen, non è un automa. E non è nemmeno un semplice soldato. No, è molto di più: è il simbolo del Mondo del Domani."
Howard: "Saremo a quattromila metri di quota... dobbiamo scendere immediatamente se non vogliamo mancare per mancanza di ossigeno" esclama Howard infilandosi la mascherina dell'ossigeno e sedendosi su uno dei sedili dei piloti prendendo in mano i comandi.
Bardiel senza mascherina si siede accanto ad Howard allacciandosi le cinture: "Sai, preferirei evitare di cadere in mare... dimmi cosa devo fare."
Howard: "Intanto dovevamo ammarare, semplicemente acceleriamo un po' i tempi dell'operazione."
L'aeronave comincia ad inclinarsi fortemente in avanti: "Vedi quelle manopola rossa verso di te bloccata da quello spinotto nero? Togli lo spinotto e tirala dolcemente verso di te per 20 secondi: scarichiamo un po' di idrogeno.”
"Ok..." Bardiel fa come suggerito non sapendo assolutamente cosa volesse fare il suo compagno.
Gli scossoni all'aeronave fanno scivolare Newman contro il tavolino di cristallo.
Bagrat ne approfitta subito pensando ad un piano B: ha ancora un asso nella manica, il coltello che si porta sempre dietro. 
Di colpo lo infila in quello che secondo (alias mondo di domani) è il sistema di alimentazione dell'Uomo in Bianco, una rivestitura in metallo all'altezza dell'orecchio da cui spunta un'antenna.
C'è una scintilla percorre il coltello conficcato e l'Uomo in Bianco, colpito di sorpresa, fa un passo indietro portandosi tutte e due le mani alla testa.
Bagrat afferra per il colletto Newman: “spero il Mondo del Domani non sarà come se lo immagina lei quando sarò vecchio!" e gli pianta quel che resta dell'ago nel collo iniettandogli la soluzione.
"Immagino nel salone della cena quanto staranno imprecando!" urla a B Howard continuando velocemente la discesa.
Poi prende il microfono per comunicare con gli altoparlanti dell'aeronave: "Buona sera a tutti i passeggeri. Ci scusiamo per il disagio, ma siamo incappati in un'area di forte turbolenza. Comunque consiglio di affacciarvi all'oblò e godervi la magnifica scena della skyline di New York in lontananza verso ovest..."
Howard lentamente diminuisce la velocità di discesa: "B. fra 4 minuti ammareremo". (Si sta morendo di freddo qua dentro...)
Bardiel, slacciandosi le cinture: "Fammi indovinare... ora dobbiamo uscire e dirigerci alle scialuppe, vero?"
"E secondo te sto coso ammara da solo?" domanda Howard spazientito.
Bardiel: "Magari non bene...ma per ammarare ci sono molti modi..."
Howard: "Sì, anche schiantarsi in mare si può considerare un ammaraggio... solo che non ci esci vivo...".
Bagrat si sente afferrare alle spalle da una presa forte quasi da staccagli le ossa, l'Uomo in Bianco lo scaraventa contro la vetrata della suite: (Merda, è ancora vivo!)
Kyo sfonda la porta della suite, l'Uomo in Bianco si volta verso Kyo e lo fissa con quei due cerchi neri che si ritrova al posto degli occhi.
Newman cerca di strisciare lontano.
Oshima non ha il tempo di pensare: il suo corpo, frutto di lunghi anni di addestramento, si muove da solo...
L'uomo in bianco si mette in posizione di attacco, la mano rivolta tesa verso l'avversario.
Le due piccole spade scattano in avanti, il corpo di Kyo è proteso completamente verso quell'uomo, il suo kimono nero si arriccia leggermente all'indietro mentre 
i sandali di legno non producono alcun suono sulla moquette.
In tutta l'aeronave per sette secondi manca completamente la luce elettrica. 
Howard e Bardiel scorgono le stelle da fuori dei vetri. 
Nella suite, un lampo illumina la stanza. 
Kyo e Bagrat sentono il loro corpo pervaso da una scarica elettrica che li intorpidisce, i loro riflessi nel buio della stanza sono come rallentati, poi torna la luce. 
L'Uomo in bianco tiene i due coltelli in una mano e Kyo nell'altra.
Al Bride Finito col primo, si avvicina al secondo e ripete l'operazione.
Il giovane non riesce a capire che cosa e successo: (Una... scossa?!) il suo corpo è ancora rigido.
"Che diavolo è successo?" si domanda Howard controllando gli strumenti di bordo per vedere se tutto risulta nei parametri.
Come ultimo tentativo Bagrat prende la bottiglia di Perrier caduta per terra e la spacca sulla testa dell'Uomo in Bianco che non reagisce, come se non avesse più energia. 
L'acqua frizza sopra al suo casco.
L'Atlantic sta per toccare il gelido oceano.
Bagrat va da Newman.
E' svenuto, deve aver preso una bella scarica.
Oshima si libera a fatica dalla presa dell'uomo che resta ferma immobile.
"Kyo, andiamo!" dice mentre Bagrat si carica Newman in spalla.
"Si pregano i gentili passeggeri di reggersi forte all'appiglio più vicino, ci scusiamo per il disagio, ma causa avarie siamo costretti ad effettuare un piccolo e momentaneo ammaraggio." gracchia la voce di Loughead dagli altoparlanti di tutta la nave.
Bagrat stacca con uno strattone secco il coltello donatogli dal padre ancora conficcato nella calotta di quell'uomo.
L'Atlantic sfiora il pelo dell'oceano mosso dal vento gelido dell'alto mare.
(Quest'aeronave sarà costata milioni e io l'ho danneggiata non poco... se mai la compagnia che l'assicurava mi becca sono fottuto veramente... altro che mafia europea...)pensa Howard staccandosi le cinture.
Bardiel con tutta calma segue Howard fuori dalla cabina di pilotaggio.
Dal corridoio si sentono le voci spaventate degli altri passeggeri, tutto quel trambusto non è passato di certo inosservato.
Kyo: "lo porterò io, faremo più in fretta."
Mirboleen: "Va bene. Dove dobbiamo andare?"
"Non preoccuparti, so dove andare." Kyo ha studiato la mappa e si ricorda la pianta del dirigibile: "Ci sarà movimento fuori... corri veloce!"
Bagrat: "agli ordini!"
I quattro si ritrovano sul fondo della nave, dove decine e decine di persone tentano di salire sulle lance di emergenza sganciate in mare. 
In mezzo a tutto quel fermento, nessuno fa caso a loro mentre le luci di segnalazione brillano attorno all'immenso dirigibile illuminando l'oceano.
Saliti su una scialuppa e conviti con il Thompson gli altri passeggeri aq non seguirli, i quattro cominciano a remare verso quello che dovrebbe essere l'est.
Bagrat: "Ce l'abbiamo fatta... almeno per ora."
Howard accenna un sorriso che è più un ghigno: "Incredibile, professore. Però ora non trastulliamoci: siamo un po' troppo lontani dalla costa..."
La lancia d'emergenza si allontana dall'LNA Atlantic scomparendo nell'oscurità dell'oceano atlantico.

22 Dicembre 1939, l'alba sull'oceano sorge di colpo, netta come se fosse stampata su un giornale. 
Solo una scialuppa non è stata recuperata dalla guardia costiera.
Lontano, un dirigibile viene agganciato dai rimorchi e trascinato verso la costa. 
E mentre un idrovolante recupera i quattro membri della squadra e Newman, Shepherd, stretto nel suo giaccone, osservando con unico occhio verde smeraldo rimastogli i suoi nuovi colleghi ritira fuori il biglietto da visita: "EMPIRE STATE SOCIETY, NYC. Di nuovo, benvenuti..."

giovedì 9 dicembre 2010

Première # Issue: EMPIRE STATE SOCIETY, NYC. [21/12/1939] primo tempo.







Una stella. 
Una  stella vividamente comincia a risplendere attraverso la striscia di sereno che lentamente si apre sopra il cielo plumbeo di New York Capital nella lunga notte del solstizio d'inverno. 
Le instancabili luci della città risplendono e lampeggiano laggiù sulla sterile terra disegnando fantasmi nelle nubi. 
Cinquecento metri sopra le frenetiche vite dei newyorkesi fluttua maestosa ed elegante la più grande aeronave mai costruita. 
LNA Atlantic. 
Lo scafo lungo quasi mezzo chilometro getta un'ombra sull'intera Manhattan mentre il suo dorso argentato dalle rifiniture blu brilla ai raggi di un'opaca luce lunare.
Le luci di posizionamento lampeggiano decise nell'oscurità mentre i cavi d'acciaio che imbrigliano l'Atlantic agli attracchi vibrano tesi per la corrente ascensionale che sibila e fischia sulla sommità dell'Empire State Building. 
Alla sua base, quattro figure avvolte in lunghi e pesanti soprabiti invernali osservano il traffico serale della città che non dorme mai sul marciapiede della Fifth Avenue. 
Bagagli in spalla, per  le mani stringono l'Almanacco dei Newyorkesi da cui spuntano i biglietti d'imbarco.
I loro sguardi si incrociano.
Un uomo alto sulla quarantina dall'aspetto trascurato,  viso slavato e non rasato.
Un giovane serio e pacato i cui sandali di legno spuntano da sotto il giaccone. Un distinto signore dalla carnagione olivastra e dalla folta barba curata.
Uno yankee in abito scuro e lucidi capelli neri inzuppati nella brillantina.
Non si sono mai incontrati prima d'ora, ma in qualche modo sanno di aver di fronte le persone giuste.
Una Ford Deluxe Tudor Sedan nera accosta di fronte ai quattro lasciando scendere dallo sportello posteriore un uomo dall'impeccabile completo firmato che odora di governativo da cima a fondo. "Alexander Bride, Kyo Ōshima, Howard Loughead ed il professor Bagrat Mirboleen. È corretto?"  l'occhio non coperto da una benda nera li squadra per un paio di secondi per poi aggiungere: "Presumo che abbiate ricevuto i biglietti d'imbarco allegati alla missiva. Mi chiamo Joseph Shepherd e sarò la vostra guida."
Howard accenna un gesto con la testa: "Piacere...".
Al si guarda attorno squadrando il piccolo gruppo formatosi e rimane in silenzio.
Bagrat pensa a cosa starà per succedere. Kyo non presta troppa attenzione alla conversazione, la sua mente e affollata da altri pensieri.
L'uomo d'innanzi a loro estrae dalla tasca del completo quattro biglietti da visita con scritto a caratteri dorati "EMPIRE STATE SOCIETY, NYC." e li porge con una gentilezza formale ai suoi ospiti: "Benvenuti nell'Empire State Society, da questo preciso istante ne siete soci." 
Howard sente voglia di accendersi un sigaro, è estremamente annoiato: (Perche diavolo sono venuto? E pensare che avevo ricevuto richieste anche per un paio di voli...)
Alexander osserva la scritta senza dire una parola: (ma chi ce lo ha fatto fare...? Potevamo restare in prigione...) (Piantala...)
Bagrat rigira tra le sue mani il biglietto e lo infila nell'almanacco.  
Sicuramente l'uomo che ha davanti a sé almeno all'apparenza segue le regole.
Kyo si ricompone immediatamente e prende il biglietto che gli viene gentilmente offerto. 
“Se volete seguirmi, il tempo a nostra disposizione non è generoso...” Shepherd varca le pesanti porte a vetro dell'ingresso accertandosi di essere seguito. 
I passeggeri in attesa di essere imbarcati a bordo affollano la gelida hall del grattacielo più alto del mondo, realizzata come il resto dell'edificio in una raffinata Art Déco. 
Le hostess della White Star Line fanno defluire la folla verso l'ascensore della compagnia mentre un paio di agenti di polizia vigilano sulla scena.
Shepherd a passo deciso si avvia verso gli elevatori liberi ed uno di essi con un sibilo raggiunge il piano terra aprendosi con uno scatto a due passi dall'uomo. 
Una volta saliti  al suo interno e premuto il tasto “86°” le porte si chiudono e comincia la veloce corsa verso l'alto.  
D'un tratto, Shepherd schiaccia il pulsante di emergenza e l'ascensore subisce una brusca frenata; con una voce priva di qualsiasi accento o sentimento è libero di parlare ai suoi quattro ospiti: "Signori, ognuno di voi vale cinquanta milioni di dollari, fanno duecento milioni netti: questa è la quotazione della Società a Wall Street; questo è il valore delle vostre vite." "Ne sono consapevole. Meglio non farsi male se è quello che intende..." dice Bagrat, sorridendo quasi automaticamente. 
Kyo non apre bocca, le parole appena pronunciate dalla sconosciuto non lo toccano minimamente: per lui non è mai stata una questione di denaro, non comincerà ad esserlo questa sera. 
“Interessante...” mormora Howard senza mostrare reale interesse. 
Alexander si appoggia alla parete, tira fuori dalla tasca quello che sembra un quadernetto e comincia a leggerlo distrattamente, sfogliando velocemente tra le pagine: "Mi sento sopravvalutato..." (Già...io non darei più di cinque dollari per te...) (La vuoi piantare?!) (Strana squadra... potremmo riuscirci veramente...) pensa Bagrat osservando attentamente le reazioni dei suoi nuovi compagni. Shepherd, vagamente infastidito dalle reazioni dei presenti: "Non ho molto tempo da perdere: professor Mirboleen, illustri il motivo per cui esiste la nostra Società." 
"Posso accendermi un sigaro nel frattempo?" domanda Howard come se nulla fosse. Shepherd: "È vietato fumare in ascensore, lo sanno tutti."
"Signori..." dice Bagrat con aria grave rivolgendosi agli altri tre: “La missione è  di vitale importanza, per questo siete stati convocati assieme al sottoscritto. Il nostro compito sarà quello di trovare una persona sospettata di essere infetta con un nuovo ceppo del virus, il “paziente zero”. La responsabilità è tutta nostra..." poi, guardando Howard: "Questo nuovo ceppo potrebbe significare la morte di tutta l'umanità." 
Howard sbuffa contrariato dal divieto più che dalla notizia. 
Alexander: (Lo dice come se fosse una cosa brutta...) 
Kyo, con occhi torvi  non smette di fissare Mirboleen il quale a sua volta lancia un'occhiata al loro accompagnatore: "Signor Shepherd.... Nonostante tutto, questa è la squadra." Howard, passandosi una mano tra i capelli: "Fatemi capire: una volta trovato questo tizio cosa dovremmo fare? Farlo fuori?"
Alexander smette di leggere ed alza la testa fissando il professore.
Bagrat: "La nostra missione è trovarlo. E basta. Su questo voglio essere chiaro.""Una cosa alla volta, signori."
Shepherd taglia corto: "Sul volo dell'Atlantic delle 21.30 per Parigi sta per imbarcarsi un uomo. E' un nemico del genere umano, possiede informazioni legate al paziente Zero. Catturate quell'uomo, penserete successivamente ad interrogarlo. Quello che mi preme è averlo sotto la nostra custodia al più presto possibile. Avete un'ora di tempo dall'inizio del volo per catturarlo dopo di che sarete troppo lontani dalla costa per ritornare indietro con le vostre forze."
Kyo fa scontrare il suo sandalo contro una parete dell'ascensore producendo un suono secco: "Perché avete reclutato così tanti uomini per un lavoro così semplice?"
"Ottima osservazione, signor Ōshima. Quell'uomo è scortato da uomini della CIA, l'intelligence della Società delle Nazioni. È impossibile per  un membro dell'agenzia per cui lavoro anche solo avvicinarsi. Per questo mi servite voi." Shepherd si aggiusta il colletto della camicia.
Kyo: "Agenti della CIA... un nuovo ceppo del virus... capisco."
Alexander: "Suppone che ci sia il rischio di un combattimento a fuoco, per catturare quest'uomo...?"
Shepherd: “Non lo escudo affatto.”
Bagrat:"Perché non fermare l'aeronave in partenza dunque?"
Shepherd: "È  vitale che voi prima saliate su quel volo e poi catturiate il soggetto. Se lo fermassimo a terra saremmo sotto la giurisdizione diretta di New York Capital, vale a dire della Società delle Nazioni stessa. Ed è proprio quello che non vogliamo. Lasciato il suo spazio aereo sull'Oceano al contrario sarete liberi di agire indisturbati. Ma attenzione, allontanarsi troppo potrebbe essere problematico. Non mi importa se dovrete affondare l'intera aeronave, voglio quell'uomo vivo, questo è l'obbiettivo imprescindibile."
Howard: "A questo punto faremmo prima a prendere il controllo dell'aeronave... ci troveremmo l'Aviazione Unificata alle calcagna se qualcosa dovesse andare storto, ma sarebbe un problema secondario..."
Bagrat:"Capito. Non sono bravo negli assalti frontali." (non sono mai stato bravo a combattere, men che meno su un aggeggio che vola)
Alexander: "Perfetto. Sappiamo almeno con quanta gentaglia avremo a che fare su quel volo?"
“La scorta privata assegnatagli dalla Società, presumo tre agenti massimo. Di certo non si aspettano un assalto sull'Atlantic. Questo gioca a nostro favore.” Shepherd estrae dal suo portafogli una fotografia a colori: “Lo riconoscete, vero? Lo avrete sicuramente visto alla televisione durante la cerimonia di apertura del World Fair: si tratta di Arthur Newman, il fisico più influente del XX secolo. Non è solo colui che ha pubblicato la teoria della relatività, è un uomo di punta della Società delle Nazioni, per questo è scortato dalla CIA."
Kyo: "Quindi non avremo problemi ad identificare il bersaglio con tutto quel movimento.... un fatica in meno."
Howard guarda distrattamente la fotografia, non gli dice nulla di particolare, giusto qualche volta l'aveva visto sul giornale.
Alexander fissa la foto per qualche lungo istante: (Mai visto...) (siamo stati così a lungo lontani, ovvio.)
Bagrat invece conosce molto bene il lavoro di Newman, ma mai creduto ai troppi meriti che la Società ha attribuito a quell'uomo. 
Il fatto che si trovi su quella foto  non è che la conferma dei suoi sospetti. 
L'ascensore raggiunge l'ottantaseiesimo piano dell'Empire State Building, la terrazza panoramica. 
Un forte vento stropiccia i loro soprabiti mentre la notte stellata ha strappato la corazza di nubi ed avvolge come una cappa la città che non dorme mai. 
Lo spettacolo è da capogiro, sotto di loro tutta la magnificenza del cuore del mondo risplende illuminata a festa.
Si può scorgere Le Méditerranée e la sua torre, il Ponte di Brooklyn, la monumentale sede della Società delle Nazioni, i cantieri della Liberty Tower e tutte le strade ed edifici brulicanti di vita.
Ma è sopra di loro che staziona la meta.
La sagoma nera del dirigibile è illuminata a spazzi dalle luci di posizionamento, l'immensa aeronave è attraccata sulla cima della guglia di ancoraggio e gli ormeggi metallici stridono per la tensione. 
Shepherd indica i loro "bagagli a mano": "Avete portato tutto ciò che vi occorre? Perfetto." L'uomo fissa l'Atlantic: "adesso non vi resta che arrampicarvi. Non vorrete farvi perquisire, immagino."
Alexander mentre estrae come gli altri dalla sua sacca delle imbragature per affrontare la scalata cerca di non pensare a che altezza si trovano.
Bagrat: "Rien ne va plus. Arrivederla Shepherd, ci auguri buona fortuna."
Shepherd fissa Mirboleen: "un'ora massimo, professore, non lo dimentichi." poi si piazza difronte ad Howard: "Signor Loughead, le affido la quadra."
Bagrat: "Un'ora può bastare...forse."
"Se ci rivedremo spero che vorrà raccontarci la verità, su tutto intendo." Kyo accenna ad un sorriso.
Howard: "Questa manica di strambi? Certi lavori preferisco farli in solitaria... comunque... forza! Saliamo: non ho certo voglia di farmi frugare addosso dai miei ex colleghi..."
Alexander una volta terminato di prepararsi si rivolge a Shepherd "Mandi Nox affanculo da parte mia... lo sa che soffro di vertigini."
Shepherd: “Le auguro possa farlo lei stesso.”
Bagrat: “Penso di aver elaborato un piano...” 
Howard: "Lasci a dopo le idee e pensi a salire, signor professore..."
Imbragati come se dovessero scalare le Alpi svizzere, i quattro cominciano la lenta risalita attaccati al cavo d'ormeggio in acciaio del dirigibile, talmente spesso da rivaleggiare con il tronco di una sequoia. 
Il vento gelido riga le loro facce, mentre risalendo si scorgono i passeggeri regolari imbarcarsi dal punto di attracco che si innesta nella gondola dell'aeronave.
Nessuno sembra averli notati, per adesso.
Ormai lo scafo dell'Atlantic è ad un palmo di mano, Howard aiuta a salire a bordo il professore mentre gli altri due sono più che in grado di cavarsela da soli.
Appena chiuso il portellone de compartimento stagno, l'argano comincia a riavvolgere il cavo, la nave si sgancia dai suoi ormeggi. 
Partenza. 
All'interno del grande ventre pieno di idrogeno dell'Atlantic l'involucro di alluminio dell'aeronave è rischiarato solamente da sparute luci rosse posizionate ad una certa distanza le une dalle altre.
"Siamo nella stiva?" chiede Bagrat guardandosi attorno.
"Seguitemi, più o meno questi affari li conosco..." Howard si muove velocemente lungo le passerelle di ispezione fino a raggiungere lo stretto corridoio che percorre per quasi mezzo chilometro il dirigibile.
Posate le loro sacche e soprabiti una volta tolte le imbragature, il gruppo si ferma all'intersezione col camminamento. 
Sotto di esso le cuccette dei centotrenta passeggeri del volo transoceanico.
(Come immaginavo...la zona è troppo ristretta. Non posso usare il fucile.) Al dalla sua sacca estrae Thamasa, la katana tachi dell'altro sé stesso e Bardiel la posiziona al fianco di Alexander: (Non preoccuparti, userò questa. Da adesso me ne occupo io.)
Howard poggiato il suo bagaglio si sistema a tracolla il suo fidato Thompson: "Ehi professore, qual'era la sua idea?"
Mirboleen:  "Potrei, diciamo....avvelenarlo. Sono sicuramente quello dall'aspetto più “innocuo” tra di noi ed in più penso di poter parlare con lui: conosco sufficientemente bene i suoi studi."
Kyo nel mentre comincia a sistemare le sue lame nelle larghe pieghe kimono.
Bardiel: "Bell'idea... anche se non ci voleva un genio.”
Howard: "Aggiudicato, allora lei proverà ad avvicinarsi a Newman, io e gli altri tenteremo di prendere il controllo dell'aeronave in modo da poter avere una via di fuga sfruttando le lance di salvataggio di cui l'aeronave è dotata... oppure preferisce avere una spalla?"
Bagrat "No, nessuna spalla...posso farcela da solo. Posso farlo svenire o sentir male, ma a quel punto bisognerà recuperarlo al bagno. Propongo la seconda opzione: al bagno non ci va con le guardie."
Kyo, con lo sguardo incuriosito dei compagni addosso per l'inconsueto vestito: "Ma aspetteranno fuori."
Bardiel: "Già... ma possiamo sfruttare i condotti dell'aerazione."
Bagrat: "Mi sembra fattibile..."
"Io direi che se ne potrebbe occupare il ragazzo allora", Howard accenna in direzione di Ōshima.
Kyo: "Va bene, ma mi servirà una cartina della nave per potermi muovere liberamente."
Bagrat: "Loughead... lei conosce ben questo dirigibile?"
"Abbastanza" Howard fruga tra la sua roba alla ricerca di una penna e di un pezzo di carta.
Sotto di loro, si sente il movimento dei passeggeri nelle proprie cabine, l'Atlantic è una sorta di hotel volante, fiore all'occhiello della tecnologia occidentale presentato quest'anno al World Fair e fin da subito messo in servizio.
"Trovato, se aspettate un attimo vi faccio uno schizzo veloce degli interni dell'aeronave stando a quanto pubblicato dalle riviste del settore..." Howard disegna velocemente alcune bozze.
Kyo segue con lo sguardo le linee tracciate dal compagno memorizzandone i tratti: "Sistemi di allarme ?"
Howard: "Non ho letto niente a proposito del genere, ovviamente però ci sono le luci di allarme che segnalano l'apertura di portelli verso l'esterno, ma d'altronde se prendiamo il controllo dell'aeronave non saranno un problema."
"Devo preparare il composto. Sarà un diuretico molto potente: agirà in un quarto d'ora circa.” Bagrat dalla sua di sacca tira fuori dei piccoli contenitori e mescola acido etacrinico e furosemide: “Dovrebbero essere abbastanza insapori, in ogni caso ha portato anche una siringa. Ma come faremo a sapere quando potremo agire?”
Howard: "Lanceremo noi un messaggio in codice del tipo: “il tempo è magnifico stasera signori, prego guardare alla vostra destra la skyline della grande mela!”. Domande?" 
Kyo: "Solo una: quanto dista il piano delle cuccette dalle lance di salvataggio?"
Bagrat: "Bella domanda... signor Loughead?"Howard: "Le scialuppe si trovano al livello più basso dell'aeronave, servono in caso di ammaraggio, quindi due ponti sotto.
Kyo: “È  un bel po di strada... ma non sarà un problema."
Bagrat: "Come facciamo con Newman?"
"Quello è compito vostro! Dopo 15 minuti dal messaggio l'aeronave comincerà a scendere... in quel momento cercate di essere già diretti verso le scialuppe... ci metteremo 4 minuti a toccare l'acqua. Newman cercate un modo di portarvelo via, quello è un problema vostro. Tutto chiaro? Tra 5 minuti io e Bride saremo in cabina. Vedete di essere già pronti ad entrare in azione per allora." Howard è piuttosto nervoso, l'avesse saputo si sarebbe messo almeno d'accordo per farsi venire a ripescare con il suo idrovolante.
Bagrat mettendo il tappo alla provetta col diuretico: “Agli ordini.” 
“Adesso muoviamoci, non abbiamo molto tempo! Ah, dimenticavo... chiamatemi pure Howard." dice Loughead mentre toglie la sicura al suo Thompson: "Alexander vero? Seguimi, non toccare nulla e coprimi le spalle!"
Bardiel: “Ti seguo, Howard, ma tu...chiamami B." 
Kyo si alza in piedi: "Io seguirò il professore allora, non sappiamo esattamente dove si trovi questo Newman e possiamo permetterci di sbagliare."
Bagrat: "Howard, da dove accedo alle cabine?" (non sarà un problema trovare newman...è la cabina con le guardie.) 
Howard: "Proseguite ancora infondo al camminamento, immagino che gli abbiano riservato la cabina-suite nell'estrema prua della nave, ma potrei sbagliarmi. Ed ora andate!" 
La squadra è pronta ad agire.
Sollevata una grata, Howard e Bardiel scendono fino al ponte dei passeggeri mentre il dottore e Kyo proseguono ancora nei meandri dell'Atlantic.
Il tempo, inesorabilmente, continua a scorrere.