giovedì 25 aprile 2013

Video Killed the Radio Star: intermezzo musicale

Musica.
Ormai l'appuntamento con le hit degli anni Ottanta è diventato un classico del blog, stiamo diventando una specie di MTV mi sa...
E approposito di Music Television: il primo video in assoluto trasmesso dall'emittente è stato, non senza una certa dose di ironia, Video Killed the Radio Star (1979), singolo dei Buggles (il duo syntpop durato solo quattro anni, dal '77 all'81) dal loro album The Age of Plastic.


La celeberrima canzone:


E visto che VEVO non mi fa mettere il video, fuck the police, ecco direttamente il link: 



Bonus: i primi tre anni di idents, gli eyecatch di MTV.
Sono rimasto ipnotizzato a guardarli:


Al prossimo aggiornamento!

mercoledì 24 aprile 2013

Beep - Hai un nuovo messaggio in segreteria


Abbiamo una data: giocheremo Giovedì 2 Maggio, non mancate!



Come avrete capito, Lello mi ha dato una risposta: si giocherà Giovedì della prossima settimana, vediamo di esserci tutti, dai.
Per qualsiasi cosa, avvisate per tempo!
Vi sto preparando tante belle cose nel frattempo, ci sono nuove sorprese (e diversi nuovi png) che aspettano solo il momento giusto per essere svelate...
Attendo una vostra conferma per la prossima sessione!


Il vostro DM


Bonus: e ora, momenti ilari assieme al vostro amato presidente!
In retrospettiva, lo trovo genuinamente simpatico...


martedì 23 aprile 2013

The House of The Rising Sun: intermezzo musicale e aggiornamento

Anche se questa settimana siamo in pausa, gli aggiornamenti continuano!

Ho cominciato a correggere anche la quinta sessione: essendo più breve dovrei metterci di meno, ma non dico nulla per scaramanzia.
Come sempre farò qualche modifica, spero che la lettura sia più piacevole.

Una volta rimesso in pari con le sessioni, sarà il turno di ricominciare gli approfondimenti: il primo della lista sarà un'analisi del quartiere-mondo della Ribera.
Sfruttate al meglio ogni informazione disponibile, potrebbe fare la differenza!

Che ne dite questa sera di ascoltare una bella canzone Folk?

The House of The Rising Sun è un classicone del Folk americano, specie nella versione dei The Animals degli anni sessanta.
Ma questa sera invece, vi presento la versione di Dolly Parton, cantante country americana dalla lunga carriera, singolo dell'80 tratto dall'album 9 To 5.

Ecco la sua versione:


Bonus: tanto per non farci mancare nulla, perché non aggiungere la più famosa versione?
Almeno una volta nella vostra vita vi sarà capitato di ascoltarla...


Al prossimo aggiornamento!

lunedì 22 aprile 2013

Atlas Tales 4 # Issue: Dealmakers


Ed anche la quarta sessione di Atlas Tales è pronta per essere riletta.
Come sempre ho apportato qualche modifica per rendere la narrazione fluida.
Inutile dire che le Issue rivisitate sono una mia interpretazione delle vicende giocate, ovviamente opinabile secondo la vostra immagine di quanto accade in game.
Buona lettura!


City of Atlas, poche ore dopo la mezzanotte di Capodanno.

Fari nella notte stellata.
Lanciato a tutta velocità nella buia stradina secondaria, il furgoncino del catering col quale si erano infiltrati nel Resort inchioda davanti ai quattro cugini che a piedi stanno percorrendo nel senso opposto il lungo tragitto verso l'Atlas Township District.
Sullo sfondo, in direzione della North Bay, una colonna di fumo nero si leva alta nel cielo, illuminata dai riflettori dei soccorsi.
Le sirene di ambulanze e volanti della polizia si odono in una continua processione lungo la Coral Drive, verso il luogo della tragedia.
Per un paio di passi, Brendan fa come finta di ignorare il furgone, ma poi è costretto a fermarsi.
Il conducente del furgoncino, lo stesso anonimo cubano visto all'andata, si sporge dal finestrino della vettura facendo segno ai quattro di muoversi a salire a bordo.
È ora di allontanarsi il più possibile dalla Great Orange.
Kenneth apre il portellone e sale sul mezzo invitando agli altri di sbrigarsi.
Finian lo segue: "Troppo casino. E' meglio non farsi vedere in giro..."
Kay sale e si siede in un angolo giocherellando meccanicamente col suo pugnale.
Brendan sale per ultimo, non senza una certa ritrosia in cuor suo, chiudendosi dietro il portello.
Il furgoncino riparte a tutta velocità, verso una meta sconosciuta.

Atlas Tales
4# Issue
Dealmakers

È rimasto poco da dire, e di fatti per il resto del tragitto i quattro, stanchi, cercano di far calare l'adrenalina che hanno in corpo, inutilmente.
Brendan osserva distrattamente il carico di frutta tropicale nelle cassete attorno a loro, ormai non così fresca come all'andata.
Nessuno dei quattro riesce a rendersi conto di quanto stia durando il viaggio, la stanchezza accumulata in corpo comincia a farsi sentire.
Dal retro del furgone non è visibile la strada e per quanto li riguarda, potrebbero persino stare andando sulla Luna.
Poi, con uno scossone più deciso degli altri, il furgoncino si arresta.
Kay istintivamente mette una mano in tasca per afferrare il coltello.
"Dove siamo?" dice Finian ridestandosi dal torpore ed accorgendosi solo adesso di aver passato fin troppo tempo all'interno del veicolo.
Kenneth chiede con una leggera punta di preocupazione: "Che succede?"
Brendan: "calmi, per favore... siamo tutti in tensione per prima, lo capisco... ma calmi." il giovane irlandese bussa contro lo stretto vetro che li divide dal conducente.
Finian: "Sono calmo. Ma confuso."
Il guidatore fa un cenno di "ok" con le dita indicando loro di poter scendere: sono arrivati.
Brendan si alza avviandosi ad aprire il portellone.
Kenneth: "Aspetta!"
Brendan si blocca: "cosa?"
Kay: "Estrai la pistola. Non si sa mai."
Brendan non se lo fa ripetere due volte.
Kenneth, a Kay: "Non sarebbe meglio se controllassi prima tu? hai esperienza in queste cose."
Kay: "Il massimo che posso fare è minacciare il conducente. Non posso fare tutto perché sono addestrato." il ragazzo si prepara al peggio.
Brendan, lentamente, apre il portellone sbirciando fuori dalle fessura.
Dopo aver visto l'esterno, si mette a ridere e con un colpo secco spalanca il portellone.
Finian: (Non capisco...) il marinaio guarda fuori curioso.
Davanti a loro si presenta, illuminato a festa dalle luci al neon, un locale affacciato direttamente su di una strada decisamente trafficata.
Alte palme si alzano lungo il marciapiede.
La scritta "Diner" in rosso fluorescente montata sul tetto del locale irradia l'ambiente di un intenso colore innaturale.
Brendan: "Che bello scherzo, stavo per prendere un colpo. Ragazzi, credo proprio che il mio amico vi voglia conoscere." e scende.
Kay si alza ma la sua mano rimane ben stretta sul pugnale.
"Odio gli scherzi. Lo sai vero?" Finian scende e si guarda attorno, sospettoso.
Kenneth scende dal veicolo:" Si chiama essere prudenti."
Brendan alza le mani: "quello che volete..."
L'irlandese si guarda per qualche istante attorno mentre il furgoncino riparte.
La Coral Drive, la strada che costeggia le spiagge ovest di Andros fin giù a Fort Sodenberg, si stende a perdita d'occhio in entrambe le direzioni.
Ora è nascosto dalla notte ma dall'altra parte della strada, oltre quelle palme, c'è l'oceano.
Brendan si raccomanda con i tre: "sangue freddo, come al solito. E' un grande onore quello che state per ricevere, non fate casini. Dopo questa notte, mi fido, ok?"
Finian: "L'onore di chi ha fatto il lavoro sporco..."
Kay, in tono secco: "Piuttosto, non farci ammazzare."
Brendan: "posso chiedervi gentilmente di non fare le stessa cosa nei miei confronti? Non fatemi ammazzare. E siate sorridenti, cazzo. Non voglio vedere quei musi lunghi... e nemmeno il mio amico immagino lo voglia."
Kenneth guarda il suo abbigliamento e quello dei suoi compagni: "Con dei vestiti del genere anche tu saresti di pessimo umore."
Finian scopre i denti in un tremendo sorriso.
Brendan non si cura delle loro reazioni e si avvia verso il locale.
Dalle grandi finestre si nota che nonostante l'ora tarda, ormai le due di notte,  all'interno la clientela non manca.
Brendan tiene la porta aperta ai cugini.
Kenneth entra e si mette accanto al cugino.
Brendan sussurra a Kenneth: "fidati."
Finian entra e guarda l'ambiente, era tanto che non usciva a divertirsi.
Kay li segue tacendo.

L'ambiente all'interno è illuminato a giorno.
Una luce calda e avvolgente mette in risalto un ambiente pulito e ordinato.
Si respira un'atmosfera squisitamente retrò, alla Happy Days si potrebbe scherzosamente dire.
Una bandiera americana e una cubana sono appese vicine in segno di amicizia.
La clientela è mista, la più variegata immaginabile.
Dai due fidanzatini al gruppo di ragazzi in vacanza ai tropici, al motociclista silenzioso fino alla guardia giurata che ha posteggiato lì vicino per prendersi un caffè.
Tutti gli avventori del locale però hanno gli occhi puntati sul piccolo televisore fissato in alto, dietro al bancone.
Le immagini dalla Marina di Andros fanno forse ancora più impressione in televisione.
Dietro ai volti rassicuranti di David Walker e Lois Hart le tre torri sono avvolte da un denso fumo nero che ancora adesso oscura il cielo quasi sempre limpido dell'isola.
La CNN non si sbilancia sulle cause dell'"incidente": nessuno ha ancora un'idea concreta della dinamica dei fatti.
È chiaro però che la terrazza non sia crollata nonostante l'impatto con un elicottero.
Un miracolo nella tragedia.
Come sempre accade in questi casi, c'è il massimo riserbo da parte delle autorità cittadine, ma quei due F-16 partirti da Fort Sodenberg che hanno fatto un giro sopra le teste di tutti hanno gettato un'ombra inquietante sulla vicenda.
"Saranno stati terroristi" dice Finian guardando la TV.
Da dietro il bancone un uomo, forse sulla cinquantina, li osserva attentamente.
Di bell'aspetto, porta dei baffi e una barbetta, i suoi capelli sono corvini con striature grigie.
L'uomo risponde a Finian: "non credo siano stati terroristi."
Kenneth: "Qualunque cosa sia stata, di certo non è un bello spettacolo."
L'uomo: "Già, ma lasciamo che la gente lo guardi, l'informazione è importante, non trovate?"
Kay si appoggia la bancone: "L'informazione? Si direi di si. L'ignoranza crea solo altri agnelli per i leoni. Mi versa una coca?"
L'uomo annuisce sorridendo: "E a voi altri, cosa posso versare?"
Finian: "Per me del whisky, grazie."
Brendan: "per me un caffè... come li fai tu, amico, non li fa nessuno."
Kenneth si siede su uno degli sgabelli: "un caffè anche per me allora."
Quando il barista si allontana Kay si avvicina ai due cugini e li tira a sé.
Bisbigliando dice ai due: "Bravi a distogliere il discorso con la divisa del catering dell'albergo."
L'uomo dietro al bancone si mette al lavoro e nel mentre chiacchiera con i suoi clienti: "E anche l'84 è finito. Quest'anno non comincia certo sotto i migliori auspici. Un cambiamento di programma così repentino per capodanno..." l'uomo ridacchia: "sarebbe stato meglio avvisare, no? Ah, scherzo... anche se c'è poco da scherzare, purtroppo."
Kay Il ragazzo si rigira e si risiede vicino al bancone.
Brendan, rivolto all'affabile barman: "Voler sapere come va in anticipo il mondo... non è chiedere un po' troppo?"
L'uomo alza le spalle.
Kay: "Credo che nemmeno Dio possa prevedere tutto."
Kenneth: "Se lo sapessimo già, dove sarebbe il divertimento?"
Finian: "Concordo. Sapere tutto è noioso..."
Il barman del Diner: "anche questo è vero" si rigira servendo i quattro: "allora, signori, spero che tutto sia di vostro gradimento." e si rigira per rimettere a posto delle stoviglie.
Brendan comincia a sorseggiare il caffè.
Dallo specchio montato dietro il bancone riesce a scorgere le sue occhiaie sul suo volto pallido.
Kenneth sorseggia il suo caffè trovandolo buono rispetto alle porcate fatte nelle caffetterie di New York. 
L'unica nota positiva del viaggio, per ora.
Finian apprezza il whisky: (finalmente si ragiona!)
Brendan finisce il caffè, lancia ancora uno sguardo alla televisione che trasmette ovviamente altre immagini della tragedia, e si alza.
Il giovane irlandese rimane dritto in piedi a fissare l'uomo dietro il bancone.
Brendan, in tono calmo ma deciso: "Quanto le dobbiamo, per la consumazione, intendo."
L'uomo dietro il bancone fa finta di non sentire e continua a pulire le stoviglie.
Kay Il ragazzo rimane perso nei suoi pensieri fissando la cola. 
Non ne assaggia neanche un goccio talmente è concentrato.
Brendan, rivolto agli altri tre seduti: "ragazzi, è ora di andare."
Kenneth scatta in piedi, l'aria si sta facendo tesa.
"Se lo dici tu..." Finian si avvicina a Brendan.
Kay si alza in piedi bevendo velocemente la coca.
Il barman si rigira, sempre con quell'aria cordiale: "Non è cortese, signor O'Shean. Mi delude."
Brendan: "Bé, ci vorrà scusare, ma siamo piuttosto stanchi: è stata una serata piuttosto intensa per noi. Come vede dalle nostre divise, abbiamo giusto staccato adesso e vorremmo andare a dormire... sa com'è" i due si fissano negli occhi per una ventina di secondi che ai tre cugini paiono ore: "Quindi, se non c'è altro da dire, noi andremmo."
Lo sguardo di Brendan si è fatto serio.
Kay sente l'aria tesa nel locale. 
Il ragazzo sorridendo si mette tra i due: "Mi scusi è vero. Io sento anche un forte capogiro. Non vogliamo mancargli di rispetto in nessun modo."
Kay allunga la mano per riprendere il bicchiere e beve un altro lungo sorso.
Sempre sorridendo dice al barista: "Potremo passare anche domani" poi si gira verso il gruppo: "Salvando gli impegni di tutti."
L'uomo dietro al bancone sorride: "Avete ragione, sono stato avventato a portarvi fin qui, ma pensavo potessimo discutere di affari. Sapete, il mio locale è a corto di personale." poi l'uomo scherzosamente indica la giovane cameriera bionda che sta stracciando per terra in fondo: "A parte Cindy, ovvio."
Brendan sfodera un sorriso a trentadue denti tirando una gomitata a Kay: "ma bastava dirlo subito, señior, noi qui siamo sempre disponibili a parlare di affari."
L'uomo fa cenno a Cindy di venire dietro al bancone a prendere il suo posto.
Kenneth si rimette a sedere e ascolta.
Il barman poi aggiunge: "Avrei proprio bisogno di staccare per una mezzora, sapete? Avreste per caso da offrirmi un sigaro?"
Brendan: "sigaretta, señior?"
L'uomo: "me la farò bastare" e si avvicina a loro.
Finian si rilassa e guarda la cameriera, una ragazza sui ventidue anni dal sorriso metallico per l'apparecchio, che ricambia lo sguardo di Finian.
Kenneth prende il suo portasigarette e ne porge una all'uomo.
L'uomo prende volentieri la sigaretta e fa cenno a tutti di seguirlo nel retrobottega del locale.
Brendan tira internamente un sospiro di sollievo e lo segue.
Kenneth lo segue.
Il ragazzo a malavoglia si avvia anche lui.
Finian, sempre guardando la cameriera carina, si aggrega.

Il retrobottega, accanto alla cucina, da su un cortile dietro ai palazzi che danno sull'oceano.
Il lontananza, un cane abbaia mentre una grande luna illumina le piastrelle della stanza, attraverso delle tapparelle, immersa nella penombra.
L'uomo prende una sedia metallica e si mette seduto, rigirando la sigaretta tra le mani: "sarò breve. Mi piacete, irlandesi, ma allo stesso tempo non so cosa pensare di voi. aiutatemi a capire, per favore."
Finian: "Cosa vuol capire?"
L'uomo si passa una mano nella barbetta, segue qualche istante di silenzio: "Venite qui, chiedete il mio aiuto. Dite che è per la droga. Montate su questo bello spettacolo grazie al sottoscritto...  Ma io non sono un coglione. C'è dell'altro sotto e io desidero sapere che cos'è."
Kay tira un sorrisetto seguito da un breve sibilo: (pure noi, che credi?)
Kenneth: "Come le ho detto prima, che divertimento c'è a sapere cosa accadrà domani?"
Finian non si esprime.
Kay: "Ken, passami una sigaretta."
Kenneth: "Ehi gente, non vorrete finirmele!"
Kay: "Dammene una. Ti compro un pacchetto domani."
Brendan mette le mani avanti: "Voglio essere chiaro: i mocciosi non centrano, ok? Devi parlare col sottoscritto di queste faccende."
Finian: "Già, noi per ora siamo pedine..."
Kay scoppia in una sonora risata: "Già, pedine!"
Kenneth ritira fuori il portasigarette in argento, e ne prende una e la porge a Kay: "Lascia perdere, sigarette di questa marca non sono alla tua portata" poi guarda l'uomo: "Mi spieghi come funziona allora."
Kay dopo aver ricevuto la sigaretta si porta in un angolo, si siede per terra e inizia a fumare; il sorrisetto acido in volto non lo abbandona.
L'uomo: "Funziona così: il vostro caro cugino Brendan non mi ha pagato. O meglio, non ancora. Il suo accordo con me è semplice: ha scommesso sulle vostre teste il futuro. Ora, io la mia parte dell'accordo l'ho rispettata, ora tocca a voi rispettare la vostra: finché non avete rispettato l'accordo, siete miei sottoposti, non suoi."
"Scontato... vero Brendan?" Kay gli fa il gesto di rigirarsi la pallottola.
Kenneth guarda dritto negli occhi Brendan: "Non mi potevo certo aspettare di meglio da un grande stratega del calibro di mio cugino. Ora però parliamoci in modo franco e sensato: gli Haitiani e gli Italiani sono entrati in conflitto aperto, a vantaggio di voi Cubani. Mi pare che sia già stato pagato un buon prezzo, no?"
L'uomo ridacchia: "Ma io non sono un cubano. Comunque, non è questo il punto."
Kay: "Stupido Kenneth..." il ragazzo guarda il tizio: "Per chi lavoriamo allora? Almeno il nome. Non lavoro per uno sconosciuto."
L'uomo: "Un nome? Uhm... potete chiamarmi "Rosario"."
Kenneth è imbarazzato, si è reso conto del suo errore di valutazione: "Colombiano quindi?"
L'uomo scuote leggermente il capo: "No, tranquilli. Lavorate per un argentino, se questo vi può fare star meglio. ma veniamo al nocciolo della questione: ho una missione per voi, un lavoro che dovete compiere entro ventiquattr'ore massimo."
Kenneth: "Tutto dipende dal tipo di lavoro..."
Finian: "Perché così poco preavviso? Non mi piace la fretta..."
L'uomo: "poco preavviso? sono mesi che Brendan è a conoscenza di questo lavoro." fa finta di essere sorpreso: "Oh, non vi ha detto nulla? Strano."
Kay "Si naturalmente Giuda ha pensato di vendere le nostre vite in cambio del suo sogno."
Kenneth continua a guardare Brendan: "Non mi sorprende... Ma sia cortese, mi dica in cosa consiste questo "lavoro"."
Brendan rimane in silenzio.
Rosario: "In questa città esistono dieci "Re": dieci personalità tra malavita organizzata e Governo che reggono come pilastri Atlas. Voglio che facciate cadere uno di questi pilastri. Il vostro obbiettivo sarà un uomo conosciuto col nome di Plato: si tratta del leader degli Haitiani di Atlas. Lo voglio morto."
Finian: "Immagino che sapere il perché esuli dalle nostre... competenze?"
Rosario: "Non ho alcun problema a dirvi il motivo. E mi sembra pure giusto: quest'uomo ha intenzione di sovvertire l'equilibrio interno ad Atlas e io questo non posso permetterglielo di fare. Sua è stata l'idea di contattatare il generale Avril."
Kenneth: "Mi dia un elicottero da guerra, e la cosa sarà fatta... altrimenti questo lavoro in ventiquattr'ore non sarà semplice. Anzi, direi quasi impossibile."
Rosario: "Usare la forza cieca non sarebbe saggio. Ma sopratutto, sarebbe inutile: quest'uomo vive in un guscio. è come una tartaruga. Non è possibile stanarlo con la violenza. Serve batterlo d'astuzia."
Sicuro di aver catturato l'attenzione di tutti, Rosario prosegue: "Avete mai sentito parlare dei quartieri-mondo?"
Kay: "No, ma l'ascoltiamo."
Finian tira un sospiro di sollievo: "Quindi lei ha un piano!"
Kenneth "Quartieri-mondo?"
Rosario: "Sì, quartieri-mondo. Ne esistono quattro in tutto il Paese, ed uno si trova qui ad Atlas, nel Columbia District: si tratta di ghetti - bé nelle intenzioni di Van Riebeeck non avrebbero dovuto esserlo - completamente auto-sufficenti, vere e proprie città dentro le città. Sono in genere formati da un cuore di grattacieli sconfinati fatti di blocchi abitativi interconnessi tra loro, un vero e proprio labirinto di cemento e metallo. La loro struttura è gargantuesca: un nucleo centrale di edifici amministrativi e produttivi è circondato da tre corone concentriche attorno a loro, i settori abitativi. Sono delle fortezze involontarie, delle colonie spaziali sulla Terra. Si può vivere al loro interno senza mai uscirne. E la malavita Haitiana controlla quello di Atlas. È la loro piccola nazione privata. L'assedio è inutile, dovremmo disporre di migliaia di uomini per occupare il complesso."
Finian: "E noi dobbiamo però entrarci in ogni caso... dico bene?"
Rosario: "Per penetrare al suo interno bisogna, come Teseo nel labirinto, conoscere la strada."
Kay: "Teseo non aveva tanti minotauri a cercarlo."
Kenneth: "Uhm... mettiamo caso che questo Plato dovesse convocarci... noi potremmo discutere candidamente di affari con lui per qualche ora, e poi andarcene, lasciando malauguratamente nella sua stanza una valigia piena di esplosivo al plastico... che accidentalmente potrebbe esplodere... non sarebbe una disgrazia?"
Kay: "Ken, stiamo parlando di fortezze. Sei morto ancora prima di cominciare. Vuol dire tanti tanti uomini e troppe misure di sicurezza." Spegne la sigaretta sul pavimento.
Kenneth stizzito: "Facile criticare, difficile creare."
Finian: "C'è da escludere i fattorini..."
Rosario: "qualsiasi mezzo è lecito, ma ricordate: dovrete avere il tempo di uscirne vivi. Non vorrei avervi sulla coscienza. Posso fornirvi la planimetria originale di Van Riebeeck di tutto il complesso, ma sarà comunque il tempo il fattore tempo determinante: se lo uccidete all'istante, farete la sua stessa fine. Pare che Plato risieda nel cuore più nascosto della fortezza, all'interno del settore amministrativo. Nessun sa di preciso dove, ma l'area dovrebbe essere quella."
Kay: "Mi serve quella planimetria e quante più informazioni abbiamo sull'obbiettivo e la sua gang. La frequenza con cui va a pisciare corre o fa sesso" il ragazzo alza le dita contando: "Chi è corruttibile, se quel figlio di puttana passa davanti ad una vetrata e quali vizi ha. La lista dei suoi uomini migliori e se sono dei coglioni."
Rosario: "Posso lavorarci, ma il suo esercito privato è noto per la sua fedeltà incondizionata a Plato. Quell'uomo offre protezione, riparo e sostegno all'interno della sua fortezza ai migliaia di clandestini Haitiani presenti in città. Lo vedono come una specie di profeta o qualcosa di simile. Sono dei fanatici..."
Finian: "Queste fortezze sono del tutto autosufficienti o qualche merce entra?"
Rosario: "Tutto ciò che entra nella fortezza si ferma al massimo tra l'anello esterno e quello di mezzo, l'ultimo anello è off-limits per chiunque. Arrivare fino a lì non sarà un problema, il vero problema sarà compiere il percorso inverso."
Finian: "Quindi dobbiamo essere veloci ma lo morte non dev'essere istantanea, invisibili ma abbiamo uscirne vivi. Usare il veleno?"
Kenneth lancia un'occhiata cupa a Brendan e poi sarcastico: "Brendan avrà di certo un piano, visto che lo sapeva con largo anticipo, vero cugino?"
Brendan, che è stato in silenzio per tutta la discussione: "Gas, gas tossico. Azionato da un timer. Non è palese come un'esplosione e darebbe il tempo di fuggire."
Kenneth: "Bel piano, ma prima dobbiamo arrivare alla conduttura dell'aria..."
Brendan: "Ovvio, ma questo spetta a voi."
Kay: "Io pensavo ad un bel colpo in testa da un edificio adiacente."
Finian: " L'avranno sicuramente previsto..."
Kay: "Dichiarare guerra aperta in una fortezza? Fin, che pazzo lo farebbe? Non avranno previsto niente di simile perché non avranno paura di una cosa del genere."
Finian: "Bisogna studiare comunque i palazzi adiacenti, le merci in scambio eccetera."
Brendan: "state suggerendo un diversivo o che?"
Kay: "Diversivo? Allarme anti-incendio. Almeno che il tizio non abbia un bunker all'interno."
Kenneth: "Voi dimenticate il vero problema: stiamo parlando di un quartiere città, non è come entrare in un palazzo. Avranno sempre uomini a sufficienza di presidio all'intera zona."
Kay: "Altra idea? Facciamolo crollare il suo guscio in testa. Dalle fondamenta."
Finian: "Bisogna studiare comunque i palazzi adiacenti, le merci in scambio eccetera."
Rosario sembra soddisfatto di come sta procedendo il brainstorming: "L'inventiva non vi manca. L'intera operazione dev'essere pianificata fin nei minimi dettagli, non possiamo avere alcun tipo di incertezza. E forse, la paranoia di Plato potrebbe rivoltarglisi contro."
Kenneth: "Avete la pianta del palazzo qui disponibile?"
Rosario, mentre esce dalla stanza: "vado a prenderla."
Brendan, sottovoce: "Ragazzi, volevo solo dirvi che non è come sembra... non vi ho venduti o che. Dovevamo scendere a patti per..."
Kay lo interrompe: "Zitto!"
Kenneth: "Di questo, avremo modo di parlarne dopo."
Kay tira fuori un altra pallottola dalla canna e gliela lancia: "Se uno di noi muore, te ne trovi una tra gli occhi."
Brendan prende la pallottola: "Ok, ok: zitto e mosca, ricevuto."
Rosario ritorna con la planimetria completa del complesso: sono tre grossi fascicoli ufficiali del catasto con migliaia di fogli.
Rosario: "C'è da uscirne scemi."
Finian, ironico: "Sono almeno in ordine?"
Kenneth: "Kay, dai un'occhiata e guarda se trovi un impianto di ventilazione scoperto."
Rosario: "questi sono i piani originali degli anni sessanta, qualsiasi modifica apportata dagli Haitiani al complesso non è ovviamente presente. Nemmeno la polizia osa più avventurarsi lì dentro almeno dagli anni settanta."
Kenneth: "Vista la preparazione necessaria, sarebbe meglio lasciarci almeno quarantotto ore señior Rosario... in cambio le garantisco un lavoro impeccabile."
Finian: "Vero! Saremmo la sua miglior squadra se ci concedesse altro tempo..."
Rosario li guarda attentamente: "Va bene. Ma c'è un motivo per la fretta: potrebbero arrivare in città altri Haitiani dopo quanto accaduto. E questo non sarebbe un bene se fossero soldati del loro esercito. Mi capite? Più preparazione ma più rischio."
Kenneth: "Lo metteremo in conto."
Kay: "E se facessimo crollare almeno il complesso centrale dall'esterno?"
Kenneth: "Non sarebbe meglio... quando immetteremo il gas o qualsiasi altra diavoleria ci verrà in mente,  il colpo sarà più decisivo, e massimizzeremo il danno."
Rosario: "Vista la prontezza di reazione dimostrata alla Marina, voglio fidarmi, ma ricordate: quell'uomo deve essere morto. Non c'è spazio per l'incertezza dell'azione. Decidete voi, ventiquattro o quarantotto."
Kenneth: "Dato che siamo una squadra decidiamo ad alzata di mano. Voto per quarantotto, ma è precauzionale: potrebbero volerci solo trentasei ore. Chi è con me?"
Finian: "Io, preferisco più tempo: trentasei ore è già fattibile."
Kay: "Io credo che ne bastino ventiquattro. Brendan?"
Brendan:"Io... tornerò a New York, domani. Il mio voto non conta."
Kay Il ragazzo guarda con occhi di brace il cugino.
Kenneth: "Comodo..."
Brendan: "Comodo? Forse, ma qualcuno deve rendere conto al Padre di quanto accaduto. E tu mi servi qui, Kenny. Comprendes? Tornerò il prima possibile, è solo il tempo di un incontro formare col clan, sarò di ritorno tra tre giorni."
Kenneth accenna ad un sorriso malizioso: "Forse qualcuno potrebbe informare il padre in modo più dettagliato e competente di te... senza contare che fino all'altra sera qualcuno berciava di emancipazione. Comprendes?"
Brendan a Kenneth: "Se questa missione riuscirà, saremo veramente liberi: il nostro amico "Rosario" qui, ci ha promesso un accordo sicuro con i Colombiani Se la missione riesce. Questo basterà a far contenti i Killarnians e ad assicurarci totale libertà di azione. Ma non bisogna essere avventati, lo capisci, vero?"
Kenneth non risponde a quest'ultima domanda.
Kay: "Io credo che in quei quartieri si possa entrare. Spacceranno anche cocaina lì. E penso che ci siano normali negozi hotel ed altro che faranno in modo che anche gli estranei possano varcare i cancelli. Giusto Rosario?"
Finian: "Sarà uscire il problema."
Kay, sarcasico: "Bella deduzione Finian. Non credo che alla morte del capo i signori Haitani non bloccheranno tutto."
Rosario: "Vero, è possibile entrare, ma come ho accennato è l'anello più interno quello trincerato. Ed è quello l'ostacolo principale alla riuscita di un qualsiasi piano."
Kay: "Un vero vespaio. Quanto dista il palazzo centrale dall'anello interno?"
Rosario: "Poco meno di un kilometro ad occhio e croce."
Finian: "Entrata dall'alto e uscita dal basso? Potrebbe persino funzionare: prima un paracadute e poi un viaggio nella merda nelle fogne. Che ne dite?"
Kenneth: "Il sistema fognario di sicuro sarà sorvegliato... ma far fuori la sicurezza la giù dovrebbe essere più semplice... da li possiamo immettere il gas. Che ne dite?"
Kay: "No Finian. Opto per il colpire direttamente e duramente."
Kenneth: "Io invece passerei per le fogne, immetterei il gas nel sistema di areazione e dopo uscirei da dove siamo entrati."
Kay: "Lo piazzerò io il gas, ma ho bisogno di un diversivo per portare la testa di Plato fuori dal guscio. C'è modo di intrufolare Ken come capo compratore estero di una grossa partita di cocaina? Sarebbe l'esca ideale."
Rosario: "Forse siamo sulla strada giusta, ma un acquirente presentatosi all'improvviso la vedo difficile che se la bevano. Troppo ovvio. Dovrebbe essere un motivo veramente grave per far comparire Plato. Non parlerebbe mai in prima persona."
Finian: "E se fosse il suo peggior nemico invece a presentarsi? Un capo di un altro cartello per esempio..."
Rosario: "Non si esporrebbe mai ad un pericolo simile, anche se fosse per stiipulare una tregua. Ci serve dell'altro..."
Kenneth: "E se fosse la CIA a cercarlo, per chiedergli aiuto per un lavoro ad Haiti? Fingendoci della CIA, potremmo avere un motivo per entrare, e un capro espiatorio per ciò che è successo alla marina... sarebbe perfetto, non trovate?"
Rosario: "Ora ragioniamo! Ma passare per governativi non è semplice, richiede molte più qualifiche. Ma non temete, su questo possiamo lavorarci."

Brendan, vedendo gli altri presi nella preparazione del piano, accenna solo un veloce saluto, ripetendo le raccomandazioni di rito. 
Il suo aereo è in partenza tra poche ore per la Grande Mela e ci sono ancora alcune faccende che deve sbrigare qui ad Atlas prima di andarsene.
Rosario accompagna all'uscita del Diner il giovane irlandese.
Fuori, intanto, albeggia già.
La fresca brezza marina annuncia la nascita di un nuovo giorno.
I due si stringono la mano.
Prima di mollare la stretta Brendan si avvicina maggiormente all'argentino per sussuragli in modo chiaro, al di là di ogni possibile fraintendimento: "Arrivederci señior Guevara, e ricorda: se succede qualcosa ad uno di loro, ti ammazzo con le mie stesse mani."
Rosario sorride ad O'Shean mentre questi si allontana nell'alba tropicale.
La luce tenue del mattino illumina tutta la città dopo la notte di paura appena trascorsa.

Un giovane si allontana a piedi fumandosi un'ultima sigaretta.

domenica 21 aprile 2013

Beep - Hai un nuovo messaggio in segreteria


Confermo la sessione di domani sera, tutto procede come da copione.



Per sicurezza vi confermo la sessione di domani sera, se ci fossero dei problemi da parte di qualcuno di voi, fate un fischio!

Nel mentre, mi sono messo a correggere la 4 # Issue, ossia l'incontro con Rosario.
Dovrei finire in un tempo ragionevole, ma questa volta per scaramanzia evito di essere troppo preciso, eh...
Stasera vedo di farne quantomeno una buona parte.

Sapete una cosa?
Grazie per partecipare con così grande entusiasmo ad Atlas Tales.
Non è ancora il momento di fare una retrospettiva sulle sessioni (per quello aspetterò la fine della missione corrente), ma non posso che essere soddisfatto di come la campagna sta procendo fino adesso.
Il vostro patriotismo è ammirevole, continuate così!

Il vostro DM


Bonus: un'iniezione di patriotismo reaganiano sponsorizzata da Gorbaciov (???).

sabato 20 aprile 2013

Broken Wings: intermezzo musicale

Questa sera, ci diamo al pop rock!
Mentre rileggo la terza Issue a caccia di sviste, ascoltiamoci un altro brano simbolo degli anni '80: Broken Wings dei Mr. Mister, band musicale dalla vita breve (1982-1990) ma diventata giustamente cult.
Broken Wings è il singolo dell'Ottantacinque tratto dal loro secondo album, Welcome to the Real World.

Di seguito, il video:


Al prossimo aggiornamento!

Atlas Tales 3 # Issue: 1985


Dopo averla rimandata all'infinito e aver avuto diverse difficoltà, eccovi finalmente l'ormai leggendaria terza sessione di Atlas Tales!
Non inizio nemmeno il discorso su come l'ho dovuta rimaneggiare per l'occasione perché meriterebbe un post apposito!
Comunque, questo è stato il battesimo del fuoco per i nostri protagonisti, un Capodanno che ricorderanno a lungo!


Andros Marina Resort, parcheggio sotterraneo.

Dalle grandi grate di ventilazione sopra di loro, la luce abbagliante della Marina illuminata a festa filtra fino a raggiungerli.
Mentre Brendan ringrazia il cubano alla guida del furgoncino GMC col logo della compagnia di catering allungandogli una banconota da cento, i tre cominciano a sollevare la pesante cassa di legno contenete il lanciarazzi.
Ogni posto macchina questa sera è al completo, un centinaio di furgoni e van dai più disparati loghi affollano il piano nell'area di scarico merci.
C'è un certo viavai, decine di lavoratori più o meno sottopagati stanno scaricando i loro carichi mentre i loro datori di lavoro sono rintanati in qualche festa aziendale sparsa per il Paese.
Brendan stringe la mano al conducente del furgoncino e se ne ritorna dai tre cugini con due ingombranti walkie-talkie grigi: "Non dovrebbe esserci interferenza, ma assicuratevi di non avvicinarvi troppo ai ripetitori vicino alla Torre B."
Kay: "Ci proveremo. Ora dobbiamo muoverci."
"Spero ci sia un ascensore... o un montacarichi..." dice Finian già spossato dal pesante carico che si debbono portare appresso.
Kenneth: "Se qualcuno fa domande, questa è la cassa con i fuochi artificiali."
Kay: "Io direi che è meglio se non ci facciamo vedere proprio..."
Finian nel mentre si guarda attorno alla ricerca degli ascensori: "Speriamo ci caschino." 
Brendan attiva il suo walkie-talkie e porge l'altro a Kenneth: "Conto su di voi. Ci vediamo in terrazza."
Kenneth prende la ricetrasmittente: "Ci vediamo dopo, cugino."
Brendan fa un cenno con la mano e si allontana in direzione della Torre C.

Atlas Tales
3 # Issue
1985

I tre O'Shean giungono all'uscita del parcheggio dove una parete e una porta a vetri separano i posti auto dal vano ascensori.
Kenneth: "Prendiamo un montacarichi che porti all'eliporto. Kay?"
Il ragazzo di San Francisco preme tutti i quadri di chiamata contemporaneamente dei cinque ascensori disponibili: "Quando arriverà lo scopriremo. Il mio piano e trovare uno di quei carrelli belli grandi, metterci sopra la cassa, far scendere un lungo panno bianco e dirigerci tranquillamente verso l'eliporto. Che ne dite?"
Finian, guardano il pesante ingombro che sono costretti a trascinarsi dietro: "Mi sembra buono. Però se ci chiedono di vedere i fuochi siamo fritti."
Il cursore luminoso sopra gli ascensori segnala la loro discesa.
Nel mentre, un fattorino dalle UPS dalla divisa marrone si avvicina al vano trasportando su di un carrello una grande cassa di legno.
Kay si avvicina al carrello: "Ehi amico!"
Il fattorino, sulla trentina e di origini chiaramente ispaniche: "Buenas noches, bisogno?"
Kenneth, in tono severo: "Sì, ci segua per firmare i documenti di consegna... perché ci ha messo tanto ad arrivare?"
Il fattorino lancia uno sguardo interrogativo a Kenneth, non capendo per quale motivo quel cameriere si sta impicciando della consegna.
Il ragazzo si gira dando uno sguardo storto a Kenneth: "Dai amico, scherziamo. Dobbiamo portare anche noi una cassa sopra. Ci daresti una mano? Tu che porti?"
L'uomo guarda Kenneth continuando ad essere perplesso: "scusa, amico?"
Finian appoggiato alla sua cassa, fa un veloce cenno a Kenneth di stordire il tipo delle spedizioni il prima possibile.
L'uomo dell'UPS comincia ad essere visibilmente scocciato: "sono impegnato ragazzi, ho da lavorare anch'io."
Kay: "Dai amico, non ci far spaccare la schiena..." il ragazzo sbuffa: "Ci possiamo mettere d'accordo."
L'uomo, spazientito, fissa il quadro degli ascensori, uno di essi sta per arrivare al piano: "Non avete, tipo, un vostro carrello?"
Kay: "Lo vedi quel tizio lì." Il ragazzo indica Kenneth: "Si chiama Dawson ed è un idiota: lo ha dimenticato di caricare nel furgone... Io comunque sono Patrick. Tu sei?"
Il fattorino, in tono secco: "Enrique. E ora lasciatemi lavorare, vi spiace?"
Finian ha capito come va a finire.
L'ascensore alla loro destra arriva e si apre senza far rumore.
Mentre l'ispanico si volta per spingere il suo carrello nell'ascensore, Kenneth  lo colpisce violentemente con il calcio della pistola alla testa facendolo cadere a peso morto sul pavimento con un tonfo secco.
Kay fulmina con lo sguardo Kenneth: "Potevamo usare le mani... Dawson."
Il newyorkese trascina il fattorino dentro l'ascensore a fatica ricambiando lo sguardo: "Non darmi mai più dell'idiota. E muovetevi!"
Finian e Kay caricano il più velocemente possibile anche lo loro cassa sul carrello e lo spingono nell'ascensore.
Poi comincia a svestirlo.
Finian preme il tasto più in alto che vede e l'ascensore richiude le porte cominciando la sua salita verso l'ultimo piano: la terrazza panoramica.
Conosciuta come "The Transatlantic Garden" per la sua forma allungata che ricorda lo scafo di una nave da crociera, è lunga più di due kilometri emmezzo e poggia sulle tre torri che fungono da pilastri per l'intera struttura.
Kenneth si toglie la casacca da cameriere del catering per indossare quella dell'UPS che sfila all'esanime fattorino. 
Kay da una veloce sbirciata al contenuto della cassa: al suo interno si trova una raffinata serie di vini siciliani provenienti dal 51° Stato.
L'ispanico comincia a riprendere conoscenza, la sua nuca sanguina per la ferita provocata.
Kenneth prontamente lo colpisce di nuovo con un calcio e digrignando i denti: "A queste cose non dovrei pensarci io! Dobbiamo liberarcene!"
Kay si porta un mano sul viso, poi indica la botola sopra le loro teste: "So che cosa fare. Finian, premi lo Stop."
Finian stoppa l'ascensore che si ferma tra il 45° e il 46° piano della torre.
Kay: "Prima di tutto servirebbe qualcosa per immobilizzarlo."
Finian si leva la cintura e lega le mani al fattorino mentre Kay si arrampica sulle casse e sporge la testa nel vuoto.
Nell'intercapedine tra gli ascensori ci sono ad ogni piano delle piattaforme metalliche abbastanza ampie da ospitare una persona.
Kenneth: "Allora? Vedi qualcosa?"
Kay, in tono soddisfatto: "Sollevate quel poveraccio."

L'ascensore è ormai prossimo alla meta: la magnifica terrazza panoramica che domina l'accesso alla North Bay.
Per arrivare fin sopra all'eliporto è necessario usare un monatacarichi per poter compiere l'ultimo pezzo di tragitto.
Con il suono d'arrivo, le porte dell'ascensore si aprono.
Kenneth: "Presto, al montacarichi...."
Finian spinge il carrello fuori.
Davanti a loro, si apre la hall della terrazza.
Il montacarichi per l'eliporto si trova oltre la reception che accoglie gli invitati.
Ancora oltre, si puà scorgere l'uscita per l'esterno e la rigogliosa vegetazione del giardino tropicale in mezzo alla terrazza.
Il receptionist non li degna nemmeno di uno sguardo ignorando come di consueto la bassa manovalanza.
Finian: "Il momento della verità. Qualcuno potrebbe distrarre il receptionist? tanto per stare sicuri, intendo..."
Kenneth: "se uno di noi consegna la cassa dei vini, gli altri possono prendere il montacarichi."
Kay fa segno a Kenneth di farsi avanti: "Sei bravo con le parole... prego."
Kenneth allora comincia a spingere il pesante carrello verso il banco della reception mentre Finian e Kay si fiondano a prenotare la discesa del montacarichi.
Finian schiaccia a vuoto il pulsante di chiamata un paio di volte prima di accorgersi che il quadro luminoso è disattivato.
Il receptionist, intento ad accogliere sei invitati dagli eleganti abiti da sera, notato l'eccessivo movimento si volta verso i due lanciandogli un'occhiataccia.
Kenneth, intravisto con la coda dell'occhio il quadro spento,  si piazza col carrello tra i due cugini ed il receptionist e si rivolge a lui sottovoce: "Mi scusi, avremmo delle casse da far pervenire su all'eliporto ma il quadro del montacarichi è disattivato."
Il receptionist, finito con gli invitati, abbandona la sua postazione e subito si dirige verso i tre a passo spedito.
Kay: (Cazzo! Guai in arrivo.)
Il receptionist, uomo sulla quarantina distinto, sussurra con una certa punta di fastidio a Kenneth: "Che diavolo state facendo?"
Kenneth, cercando di rimanere impassibile: "Il generale ha chiesto di far portare queste casse all'eliporto."
Il receptionist mette una mano sulla spalla di Kenneth: "Sgombrate queste casse prima che uno di quelli vi veda gironzolare qui vicino..."
Kenneth: "C'è un altro montacarichi che porta all'eliporto señor?"
Il receptionist: "non avete capito, levatevi di torno o..." l'uomo posa lo sguardo oltre Kenneth: "...troppo tardi."
Due gigantesche figure entrano dentro la reception e si avvicinano verso di loro.
Sono soldati dell'Esercito Haitiano, carnagione nera come la notte e facce poco amichevoli, puntano il receptionist e i tre.
Alte due metri, le due guardie del corpo del generale Avril dalla sobria divisa verde scuro portano in spalla degli AK-47.
Una di esse, con un accento bastardo che suona vagamente francese: "Che succede qui?" dice squadrando i quattro.
Il receptionist, visibilmente intimorito: "Questi fattorini, sempre a fare casini, vero?"
Il soldato: "avevo detto di mettere una transenna o qualcosa di simile qui. Circolare se non volete avere problemi."
Kay: "Abbiamo sbagliato ascensore. Stavamo per andarcene..." Il ragazzo abbassa il capo: "...scusate."
Anche Kenneth china il capo: "Ci scusi per il disturbo." e si allontana facendo un cenno con la mano agli altri.
Il soldato fa cenno al commilitone di rimane di guardia al montacarichi.
I tre cugini fanno per ritornare agli ascensori quando Kay bisbiglia agli altri: "Seguitemi" e velocemente imbocca l'uscita per l'esterno della Torre A.
Finian e Kenneth spingono il carrello dietro cercando di non rimanere indietro.

La terrazza è il grande vanto del Resort ed oggi è adornata a festa.
Tra la lunga sequenza di tavoli imbanditi a buffet si dividono le circa trecento persone presenti su di essa.
Camerieri e invitati si mischiano in una confusione festosa mentre nell'aria risuona a tutto volume una vecchia canzone di Vic Damone.
Al centro dello spazio esterno si estende il giardino tropicale mentre ai suoi lati si snoda la passeggiata interamente in legno e lunga e stretta la piscina che si avventura fino al bordo estremo della terrazza.
Si scorge invece davanti a loro, oltre il giardino, la Torre C e la sua reception dove si dovrebbe trovare in questo momento Brendan.
Kenneth si volta a fissare la sommità della Torre A dove è ubicata la piattaforma d'atterraggio: "Come facciamo a portare quella cosa la su senza farla notare?"
Kay continua a camminare dirigendosi verso il giardino e facendo solo cenno di seguirlo.
Finian:(Speriamo...)
Kay ad un certo punto si fermae poggia una mano sul carrello: "Ecco cosa faremo: quando saremo vicino alle piante, io e Finian avremo due secondi per spostare la cassa e andare infilarci nel giardino senza farci notare. Kenneth, quando noi togliamo la cassa col lanciamissili, vai subito a rifilare il carrello con i vini al primo cameriere che passa e raggiungici."
Finian: "Va bene, facciamo come vuoi tu. Non so che altro fare."
Kenneth toglie la ricetrasmittente e la passa a Keith: "Ok, si può fare. Assicuratevi di prendere la cassa giusta, sarebbe imbarazzante servire un Redeye al posto di un Rosso."
Kenneth spinge il carrello fino alla siepe di hibiscus e gli altri due sollevano la cassa imboscandosi nella vegetazione.
Kenneth si guarda intorno cercando il ppiù vicino cameriere e prosegue.
Tra la vegetazione del giardino, il walkie-talkie si mette a suonare.
Kay: "Parla."
Dalla ricetrasmittente, Brendan: "Dove cazzo state andando? Mancano venti minuti scarsi, muovetevi a..."
Kay lo interrompe: "Ci siamo quasi, fidati." e tronca la comunicazione.
Un cameriere vede arrivare Kenneth e si prepara a riceverlo.
Kenneth: "Questa cassa contiene dei prestigiosi vini da servire a mezzanotte esatta. Falli mette in un luogo temperato, per il resto se ne occuperanno i sommelier, intesi?"
Il cameriere annuisce e prende in consegna il carrello.
Kenneth si volta con disinvoltura e si mescola tra la folla.
Poco segue gli altri nel fitto del giardino.
Finian tira un sospiro di sollievo vedendo arrivare il cugino newyorkese: "Almeno ci siamo liberati dei vini. Ci siamo tutti?"
Kenneth: "Peccato, erano ottime annate... la prossima mossa?"
Kay: "aggiriamo la reception."
Il ragazzo indica la meta davanti a loro: da quella posizione si scorgono tra le palme l'altro lato della torre A e l'eliporto.
C'è uno stretto camminamento metallico tra il giardino e l'eliporto che percorre l'intero tragitto sotto il livello della terrazza.
Kay scivola nel camminamento e fa cenno agli altri di seguirlo: "Vi ricordo che ci sono delle guardie. Silenzio."

Il camminamento è umido e leggermente scivoloso, si tratta di un canale di scolo tra il giardino e la passeggiata per isolare le due zone.
I tre cugini avanzano chini trasportando la pesante cassa fino ad arrivare proprio sotto all'eliporto, dal lato opposto rispetto alla reception.
Attaccata alla Torre c'è una scaletta verticale che porta direttamente alla piattaforma.
Kay passa la trasmittente a Kenneth dopo aver abbassato il volume della suoneria: "Ora il tuo compito e fare attenzione a quella. Se perdiamo il segnale è finita."
Dopo aver dato unno sguardo in giro per accertarsi di essere in un punto riparato da occhi indiscreti, Kay apre la cassa e monta il lanciarazzi.
Finian: "Vado io allora, ragazzi?"
Kay: "Vengo anch'io, ti servirà una mano."
Kenneth, controllate le frequenze radio, ripassa la radio a Kay: "Meglio che la tenga ancora tu, dovesse Brendan comunicare qualche problema. Lassù sarete allo scoperto... come farete a sparare senza farvi vedere dagli uomini del generale?"
Kay "Ecco perché dobbiamo sparare quando partono." 
La radio si mette nuovamente a squillare.
Kay preme il bottone: "Parla."
Brendan: "Mi sono avvicinato all'obbiettivo: il gruppo degli italiani ora si trova in punta della terrazza, hanno prenotato l'angolo migliore per loro. Non ci dovrebbero essere problemi, basta sparare nel mucchio: chi becchiamo becchiamo. Un lanciarazzi non è un fucile da cecchino..."
Kay: "Tranquillo. Appena il generale si alza in volo, giusto?"
Brendan: "Esatto. Tenete la radio accesa, appena avrete lanciato il missile vi guiderò nella fuga. Dovrete essere rapidi."
Kenneth intano si raccomanda a Finian: "Quando avrete sparato lasciatelo cadere di sotto: dovrà sembrare che l'abbiano tirato giù dall'elicottero."
Finian mima un saluto militare: "ok, agli ordini."
Brendan: "mancano sette minuti, mettetevi in posizione."
Kay: "Ok. Si ragazzone lo porti tu." il ragazzo estrae la pistola e impugna il coltello sorridendogli: "Io sono la tua coperta." 
Kenneth: "Io vi aspetto qui, la su vi sarei d'intralcio."
Kay annuisce.
Mentre i due salgono la scaletta a fatica con l'ingombro del lanciarazzi, Kenneth estrae il portasigarette e se ne accende una: (questo fattorino si è preso una pausa fumo.)
Arrivati quasi in cima, Kay fa cenno a Finian di fermarsi: la posizione ideale di tiro è l'intercapedine tra la piattaforma e la torre, proprio sotto la pista d'atterraggio.
La visuale è perfetta per colpire la punta della terrazza.
Da quella posizione non si vede l'elicottero, in compenso non si è visti da nessuno.
Finian e Kay si posizionano.
La punta della terrazza si apre sotto di loro: nella parte riservata a loro riservata, gli esponenti del clan Palermo di rappresentanza ad Atlas e le loro famiglie stanno aspettando di festeggiare la mezzanotte.
Una trentina di persone in tutto.
Finian cerca di vedere meglio i loro bersagli e mormora: "Spero non ci siano bambini..."
Kay posiziona il lanciarazzi sulla spalla del cugino: "Lo spero anch'io. Ora devi solo premere il grilletto, non muoverti." il ragazzo prende la radio: "Siamo in posizione."
Il gruppo sotto di loro è eterogeneo, assieme agli esponenti del clan ci sono le loro mogli e figli.
Ma è troppo tardi per avere ripensamenti.
Tra di essi spicca ovviamente il potentissimo Don Leoluca Palermo, l'uomo di fiducia dei siciliani qui nel 50° Stato.
Ormai il tempo è prossimo allo scadere.

Kenneth si è avvicinato di nuovo al giardino e da quella posizione vede tre soldati del generale correre di fretta verso la reception.
Sembrano in allarme.
Il più velocemente possibile, Kenneth torna sotto la Torre A e sale la scalinata e va dai cugini.
Una volta raggiunti dice loro, con fiato ancora corto: "Ragazzi, ci sono problemi, gli uomini del generale sono in allarme!"
Kay si gira all'allarme del cugino: "Porca...! Sapeva di merda questa giornata."
Finian: "Cazzo! Lancio e scappiamo?"
Kay "Restate calmi." il giovane prende in mano la ricetrasmittente: "Brendan, problemi."
Brendan: "Cosa succede?!"
Kay: "Guardie in Allarme."
Brendan: "Non penso lo siano per voi: vi avrebbero scoperti prima a questo punto, dev'esserci dell'altro sotto. Vedrò di avvicinarmi per capire che succede... Non lasciate la postazione, è la nostra unica possibilità..."
Kay: "Fai quello che devi fare ma muoviti."
Kenneth agli altri due: "Voglio vedere di persona... voi fate come ha detto Brendan."
Kay si limita a fissare Kenneth ridiscendere la scaletta: (Ma quando cazzo parte questo dannato elicottero?!)

L'ora della partenza prevista è ormai passata e l'orologio al polso di Kenneth segna le undici e due minuti.
Ritornato al limitare del giardino, dalla sua posizione vede Brendan avvicinarsi alla reception della Torre A esponendosi.
Brendan cercando di non dare nell'occhio e di comportarsi con naturalezza entra nuovamente all'interno del Resort.
I minuti passano.

Dalla postazione dove sono situati Kay e Finian i due vedono gli Haitiani del generale, cinque per esattezza, fare irruzione sulla terrazza.
Da quella posizione non si riescono ad udire le parole, ma i soldati e gli italiani stanno gesticolando animatamente.
Finian: "Sempre peggio..."
Poi, tre uomini di Palermo estraggono le pistole e le puntano contro gli Haitiani.
La radio squilla.
la situazione sulla terrazza è critica.
Kay: "Parla. Vedo tutto da qui!"
Brendan: "Lì sopra che succede? Mi sono recato al piano della suite del generale è c'è un viavai di uomini qui... ho veramente un brutto, brutto presentimento... la situazione lì fuori?"
Kay: "Gli Italiani hanno gli uomini del generale che gli puntano armi addosso."
Kenneth, Kay e Finian sentono distintamente le pale dell'elicottero cominciare a girare.
Kay: "Direi che non c'è bisogno di sparare giusto?"
Finian "Direi anch'io. Si accorgerebbero che c'è un terzo giocatore!"
Brendan: "Non muovetevi, è un ordine. Sto venendo di nuovo su in terrazza. Nel frattempo, sangue freddo."
Kay: "L'elicottero parte. Hai pochi minuti!"

Le pale sono ormai in funzione e l'elicottero finalmente decolla.
Kenneth, ormai di fronte all'ingresso della reception, si ferma: finalmente riesce a scorgerlo...
Un Mil Mi-8 sovietico armato come se andasse in Afghanistan.
La sua sagoma  non si leva di quota, ma adesso staziona dritta sopra il giardino al centro della terrazza.
Brendan facendo di corsa le scale è tornato alla reception.
Kenneth sbianca: (Oh cazzo...! Il generale vuole bombardare gli Italiani!)
Dalla punta della terrazza, Kay e Finian assistono alla scena: gli Italiani aprono il fuoco sui soldati di Avril.
Kay ricontatta il cugino: "Brendan, quelli si stanno ammazzando tra di loro... Due piccioni con una fava?"
Brendan: "Al diavolo tutto, portate le palle via di lì!"

Troppo tardi.

Gli ospiti del Resort presenti sulla terrazza cominciano a dare segni di preoccupazione alla vista dell'elicottero sovietico.
I due cannoni rotanti Vulcan montati sul velivolo all'improvviso cominciano a far fuoco sulla folla festante.
Kenneth si getta disperatamente con uno scatto verso l'ingresso della reception mentre attorno a lui gli invitati cominciano a cadere a terra orribilmente smembrati dalla potenza di fuoco scatenata su di loro.
Brendan nel frattempo è tornato nuovamente al piano della terrazza e le grida di disperazione dei presenti si odono fino all'interno della Torre A dove adesso si trova.
Dalla vetrata della reception vede chiaramente Kenneth arrancare nella sua direzione mentre attorno a lui è l'Inferno.
Parte dell'alta società della capitale bahamiana si scompone in una massa informe di sangue e tessuti proprio a pochi passi da lui.
Kay e Finian corrono verso la scaletta quando la radio squilla nuovamente.
Appena Kay risponde, il giovane sente gridare con tutta la voce che ha in corpo Brendan: "Abbatelo, cazzo!!!"
Finian torna in dietro a recuperare il lanciarazzi e cerca di puntarlo verso l'elicottero, ma prima che possa sparare, Kay glielo toglie di spalla e con grande sforzo lo punta e spara: "Per i bambini, stronzo!!!"
Il missile parte con un rinculo che sbatte a terra Kay, di certo non robusto come Finian.
Il colpo oltrepassa la Torre A per andare ad impattare contro l'elicottero militare che precipita al centro della terrazza schiantandosi contro la Torre B.
Un'esplosione coinvolge l'intero complesso, facendolo tremare fino alle fondamenta.
Kay è a terra, dolorante: "Cazzo, la schiena!" 
Finian lo solleva a forza per scappare da questo incubo.
Un denso fumo nero si alza da sotto di loro.
I resti dell'elicottero sono in fiamme su quel che resta parte centrale della terrazza.
Kenneth, rannicchiato accanto all'ingresso della reception, viene raggiunto da 
da una mano familiare che lo aiuta a rialzarsi.
Il giovane uomo scorge la figura di Brendan e mormora: "Hai avuto la tua guerra... spero sia soddisfatto..."
Brendan, rimesso in piedi il cugino: "...recuperiamo gli altri due cugini e andiamocene."

Kay e Finian si muovono a fatica tra quel che resta del giardino e della terrazza fino all'ingresso di servizio della Torre A.
Qui, scorgono Kenneth e Brendan.
Kay, avvicinandosi zoppicando: "Che ne dite, sono preciso?"
Kenneth: "Prima cosa, le buone maniere... buon anno a tutti..."
Finian risponde meccanicamente: "Buon anno..."
Brendan guarda il suo orologio e si mette a ridere, una risata che suona sinistra in questa circostanza.
Attorno a loro, tentano di trascinarsi alla rampa delle scale diversi feriti dall'esplosione.
Gli Italiani stessi, scampati al massacro trovandosi dall'altro lato, si accalcano all'uscita dal momento che gli ascensori hanno smesso di funzionare.
Kenneth con voce stavolta:"Accodiamoci sulle scale..."
Il gruppetto si mischia nella folla cercando di farsi strada.
Kay Il ragazzo zoppicando lo segue.
Nel marasma, un uomo distinto, capelli neri e basette grigie, scontra Brendan.
Il suo sguardo per qualche istante si incrocia con quello dell'irlandese attraverso un paio di spessi occhiali da vista dalla montatura tartaruga.
I quattro riescono a scavalcare la folla e ad arrivare alla testa della gente in fuga.

Ma nell'androne delle scale, non è finita.
Qualche piano più in basso si odono degli spari di mitra.
Dei mafiosi accanto a loro estraggono le pistole.
La folla è impaurita, se scoppiasse il panico in questo ambiente ci sarebbero altri feriti.
Kenneth sussurra agli altri: "Aspettiamo che abbiano finito."
Finian "Basta che non salgano"
Brendan per tutta risposta estrae la sua pistola: "'fanculo." e, scavalcati gli italiani, corre giù di sotto in direzione degli spari.
"Ma no, cazzo!" Finian gli corre dietro seguito dagli altri due.
Brendan arriva al piano 45° e si piazza dietro alla porta d'accesso al corridoio da dove si sentono gli spari.
Kay estrae la sua pistola e si piazza accanto a Brendan: "Sei impazzito?!"
Kenneth non estrae la pisola e si tiene in disparte.
Brendan fa cenno di voler aprire la porta.
Kay: "Idiota...!"
Il giovane irlandese di New York apre lentamente la porta e cerca di dare un'occhiata veloce.
Richiude subito: "Non si vede nulla..."
Nel mentre i passi degli italiani armati che stanno scendendo le scale rimbombano verso di loro.
Brendan apre la porta ed entra senza esitare.
Il corridoio è deserto ormai.
A terra giacciono morte tre guardie giurate della security del Resort.
I tre cugini si affacciano a loro volta.
Finian: "Ragazzi... che casino..."
Brendan sospira profondamente: "Prenderemo l'altra rampa di scale, 'fanculo gli italiani, non voglio stare un minuto di più qui dentro."
Kenneth: "Sono d'accordo per una volta... andiamo!"
I quattro ignorando tutto e tutti cercano una via alternativa per l'esterno dell'edificio passando per le scale poste dall'altro lato della torre.
Arrivati nella monumentale hall del Resort, un padiglione sconfinato che unisce le tre torri, si confondono assieme a tutto il resto del personale e degli ospiti mentre centinaia di sirene della polizia, delle ambulanze, dei vigili del fuoco illuminano di un rosso e blu intermittente tutto.
Nella confusione generata, i quattro cugini riescono a passare inosservati fino alla recinzione esterna della Marina.
Finalmente, possono smettere di trattenere il fiato.
Finian: "E' iniziata male questa guerra. Speriamo migliori..."
Kenneth estrae il porta sigarette e ne porge una a Brendan:"Ora hai la tua guerra, cugino... quale sarà il prossimo passo?"
Kay estrae una pallottola dal caricatore della sua pistola e la lancia a Brendan: "Devi restare calmo o è quello che ti attende se ci metti tutti in pericolo. Io sono la tua garanzia di sopravvivere ma sono viziato come un coltello. Ci deve essere un buon motivo per estrarmi."
Brendan prende al volo la pallottola e si accende la sigaretta: "hai ragione, cuginetto." l'uomo rigira nel palmo il proiettile lucente: "la prossima mossa è semplice: vincere questa guerra."
Brendan sorride, perché oggi il mondo è cambiato un altro passo verso i suoi sogni.

Benvenuti nel 1985.