lunedì 21 ottobre 2013

Estratti del libro: "Solomon Cohen: The Path To Atlantis" (I)


Testo a cura di Ariel Cohen, curatrice dell'Atlantidean Historical Museum, pubblicato in occasione delle celebrazioni del 40° Anniversario dello Scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Atlas 1980.



PREFAZIONE

"...Il 12 Novembre mi è nata una bella bambina e le ho messo nome Ariel."

Basterebbe questa semplice annotazione, scritta con tratto incerto per l'emozione, che ho trovato qualche anno fa rimettendo in ordine gli scritti di mio padre, per comprendere chi fosse Solomon Cohen. Preceduto e seguito da appunti riguardanti le sue lezioni alla George I of Great Britain University di Nassau, le riflessioni su Atlantide, i suoi pensieri riuguardo la difficile situazione in Europa, i libri letti, le frasi da non dimenticare, questo evento nella sua vita di uomo diventava inscindibile dalle sue memorie di studioso.
Quotidianità e ricerca della Verità si fondevano in lui in un unico percorso esistenziale.
[...]
Papà era uno spirito libero, di carattere bonario ma risoluto, qualità assorbite forse da questo stesso arcipelago dove nacque e mai si allontanò per il corso della sua intera vita.
Sono felice che dopo tanto tempo questo progetto riguardante i suoi studi si compia, ma, allo stesso tempo, mi auguro che questa biografia sia solo l'inizio della riscoperta di un patrimonio tanto unico quanto prezioso e possa ispirare nuove generazioni di archeologi, storici e appassionati di Storia Atlantidea in un periodo buio che sembra aver perduto quell'innocente spirito d'avventura che permeò la vita Solomon Cohen e di tanti altri spiriti affini. 



CONTESTO STORICO DELLE SCOPERTE ATLANTIDEE

Tra mito e realtà storica, Atlantide ha da sempre affascinato l'immaginazione di sapienti, studiosi e letterati da Platone in poi, ma è solamente nel XIX secolo che si delinea come studio sistematico della materia.



I. Precenti del mondo antico.

Fin dall'antichità classica il racconto di Platone, incorporato nei dialoghi Timeo e Crizia, fu oggetto di accesi dibattiti sulla veridicità delle affermazioni del filosofo, non essendoci opinione unanime tra gli i commentatori coevi e successivi sulla natura di tale racconto: se Aristotele riteneva Atlantide un mito pedagogico del maestro, altri allievi come Senocrate lo consideravano invece un resoconto storico di vitale importanza.
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Uno dei più grandi sostenitori di Atlantide come realtà storica fu l'Imperatore Traiano (in carica dal 98 al 117 e originario dell'odierna Andalusia nel sud della Spagna) il quale, come riportato da Cassio Dione nella sua Storia Romana, rinvenne sulla costa nordafricana nei pressi di Tingis (l'attuale Tangeri) un cilindro di Spherion, dell'altezza di trenta metri, conosciuto nelle fonti come "la Colonna del Cesare". Ritenuto per secoli un'altra leggenda al pari di Atlantide, fino alla sua localizzazione, sul fondale dello Stretto di Gibilterra, e recupero ad opera dell'oceanografo francese Jacques-Yves Cousteau nel 1955, impresa documentata nel suo "Le Monde du silence" che gli valse l'Oscar l'anno successivo.
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Quando il mondo classico declinò, Atlantide perse la sua rilevanza fino a scoparire dai trattati europei e durante il Medioevo solo alcuni testi in arabo ed ebraico riportano gli echi di discussioni avvenute in ambienti culturali musulmani.
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Tra le fonti europee del periodo che menzionano in qualche modo il mito troviamo La navigazione di San Brandano, ad opera di un anonimo irlandese del X secolo, nel quale il viaggio leggendario del Santo, alla ricerca dell' "Isola del Paradiso" (soprannome poi divenuto proprio di Andros grazie agli scritti di Donnelly), culmina con con l'arrivo nel luogo in cui un tempo sorgeva Atlantide. Oggi accettato dagli studiosi come racconto allegorico di un viaggio fino all'arcipelago delle Bahamas compiuto da scandinavi cristianizzati, rimane, assieme al XVI Canto dell'Inferno della Divina Commedia dantesca, una delle più preziose testimonianze medievali sull'argomento.



II. Cristoforo Colombo.

Il legame tra Cristoforo Colombo, celeberrimo navigatore italiano tra le figure cruciali nel processo di esplorazione delle grandi scoperte geografiche a cavallo tra Medioevo ed Età Moderna, e Atlantide è ormai ritenuto fondamentale dai biografi per comprendere le motivazioni che portarono all'epopea dell'Europa rinascimentale nel Nuovo Mondo.
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Uomo caratterizzato da una grande devozione personale, Colombo era certo di ricoprire un ruolo importante nel futuro provvidenziale del genere umano. Convinto di poter raggiungere, navigando attraverso l'Oceano Atlantico, la mitica isola descritta da San Brandano, di cui durante il suo viaggio giovanile in Irlanda era venuto a conoscenza, e dal navigatore genovese collocata in estremo oriente, considerava la sua impresa come necessaria per il rinnovamento del mondo.
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Colombo compilò anche un'opera intitolata "Il Libro delle Profezie" che, a partire dai suoi diari di bordo, collocava i viaggi da lui compiuti in una più ampia serie di eventi che sarebbe terminata con la riscoperta di Atlantide, ciò che la dottrina cristiana individuava come il Giardino dell'Eden, che avrebbe iniziato l'Apocalisse con l'instaurazione del Millennio di Pace, a sua volta preludio della fine del mondo.



III. Precedenti dell'epoca moderna.

La riscoperta dei classici greci e latini da parte degli umanisti mutò il clima culturale europeo e l'esaltazione del sapere degli antichi favorì la diffusione del mito di Atlantide che, grazie alle scoperte geografiche, vide una nuova fioritura di studi e teorie tra i secoli XV e XVIII.
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Bartolomé de las Casas, primo ecclesiastico a prendere gli ordini nel Nuovo Mondo e difensore dei Nativi Amercani, nella sua Storia delle Indie, imponente opera in tre volumi composta tra il 1527 e il 1561, produsse un tentativo precoce di collegare l'arcipelago delle Bahamas al mito di Atlantide tramite lo studio dei costumi e delle credenze religiose degli indigeni Taino, prima popolazione ameridia a popolare i Caraibi, la cui cultura presenta affinità con quella Maya.
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Atlantica, opera letteraria dello scienziato e scrittore svedese Olaus Rudbeck, redatta tra il 1679 e il 1702, sosteneva la teoria, ripresa successivamente dal misticismo nazista, secondo la quale l'Ultima Thule descritta dallo scrittore greco Antonio Diogene (II secolo d.C. circa) sia in realtà Atlantide, sebbene la descrizione suggerisca invece che si tratti in verità dell'Islanda.
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Anche Isaac Newton si interessò all'argomento come testimonia il suo trattato The Chronology of Ancient Kingdoms nel quale, tra i vari regni dell'antichità, dedicò la prima parte alla spiegazione della plausibilità di Atlantide come realtà matematica perfetta e ipotizzò che la sua pianta, come riportato da Platone stesso, non potesse che essere una circonferenza.
Impegnato anche nella ricerca alchemica, Newton collegò la Pietra Filosofale ad Atlantide e, portando avanti l'ipotesi di corrispondenze matematiche, ne dedusse che dovesse per forza presentarsi come una sfera perfetta.



IV. Dalla fine del '700 agli inizi dell'900.

Lo studio sistematico della Storia Atlantidea non inizia, come comunemente si tende a semplificare, con Ignatius Loyola Donnelly ed il ritrovamento della Sfera Rossa nel 1857, ma è da retrodatare di almeno un sessantennio, ovvero alla Campagna D'Egitto di Napoleone Bonaparte svoltasi nel periodo 1798-1801. Fu proprio durante il periodo in cui l'Armata d'Oriente francese sconfisse i mamelucchi e conquistò l'Egitto che la Commissione delle Scienze e delle Arti a seguito rivenne la Stele del Mar Rosso il 28 Decembre 1798. Ma fu solo grazie al successivo ritrovamento della Stele di Rosetta ad opera dell'egittologo Jean-François Champollion che lo stesso riuscì a tradurre la Stele del Mar Rosso nel 1824. In questa iscrizione è riportato il mito di Atlantide come narrato da Platone e fornisce la straordinaria evidenza che il racconto deriva, come effettivamente affermato dal filosofo, dalla cultura degli antichi Egizi, che ritenevano essi stessi discendenti di Atlantide.
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Il ritrovamento archeologico più significativo del XIX secolo è senza dubbio alcuno la Sfera Rossa rinvenuta nel 1875 durante la scelta del sito su cui edificare Atlas Town da parte di un giovane Ignatius L. Donnelly e del suo socio e cofondatore della città Gabriel Welstein. 
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Nel 1918 ci fu la riscoperta ad opera dell'italiano Giovanni Battista Durazzo, studioso venuto in contatto con un anziano Donnelly alla fine dell'Ottocento e affascinato dalle imprese del suo illustre concittadino Cristoforo Colombo, di un manufatto in Spherion, definito "atlantideo" dallo stesso navigatore, nella collezione reale di Spagna. Si tratta della noto Diadema dei Re, gioiello del raro metallo finemente lavorato a formare un ipotetico serpente la cui simbologia parrebbe suggerire Atlantide stessa, trafugato durante la Guerra Civile Spagnola.



Personificazione di Atlantide commissionata a Kolo Moser per il 50° anniversario di Atlas Town, 1907

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