giovedì 22 maggio 2014

HIDDEN CREEK LOG #4: TRACES

HIDDEN CREEK LOG #4: TRACES

La luce tremolante di una torcia illumina il contenuto di un'arruginita scatola da sigari. Leggermente sudati per l'umidità e la tensione, Henry e John si scambiano un veloce sguardo come per ricordare qualcosa che accadde sette anni prima. C'è qualcosa di cui non vogliono parlare, qualcosa che hanno promesso di non rivelare. Questa convinzione è rimasta lì, dentro di loro, come una piccola scatola nascosta in un pertugio. E come la scatola venuta dal passato ha rivelato un contenuto inaspettato, anche la scatola che contiene il loro passato nella memoria sta per rivelare qualcosa di altrettanto inatteso...

La volante della polizia si ferma davanti allo studio medico di Benjamin Turner vicino all'incrocio tra Maple Avenue e Pine Street. Il Sergente Mosley accosta per lasciare scendere il Capo Kincaid. Clarke Kincaid, un uomo robusto ma dal portamento elegante, prima di scendere dalla volante lancia uno sguardo nello specchietto retrovisore aggiustandosi rapidamente i folti baffi perfettamente curati: sempre nella sua divisa blu e impeccabile, potrebbe essere scambiato senza troppa difficoltà per il generale Custer se si presentasse a una qualche rievocazione storica. Con passo rapido e ampio, entra all'interno dello studio dove ad accoglierlo ci pensa Cynthia, la signora Turner. Senza badare troppo alla donna, Kincaid entra dopo aver bussato rapidamente nello studio di Turner. Non appena Ben vede entrare l'amico, capisce che qualcosa di grave sta accadendo. Non servono molte parole, e d'altronde Clarke è sempre stato lapidario. Tanto basta al dottor Turner per diventare pallido in volto; ha sempre funzionato così, tra di loro: quando qualcosa sta per turbare l'ordine delle cose a Hidden Creek, tocca a Clarke Kincaid occuparsene. Senza aggiungere altro, il capo della polizia della cittadina si riavvia alla volante: se tutto deve accadere come prestabilito, non c'è più nulla da fare adesso.
Non resta che aspettare.

Alla luce tremolante della torcia improvvisata, i due amici si guardano nuovamente negli occhi: non hanno idea di come quell'arrugginta scatola di sigari sia finita li sotto. La prova di coraggio, il tempo in cui erano ragazzini... Tutto appare oggi così chiaro eppure così sfocato. Che cosa ne era stato del loro primo club, quello della loro adolescenza? Perché oggi sembra tutto così lontano? Quella scatola piena di Wooden Nickel appare ancora più minacciosa di quanto non lo fosse un minuto prima.
Henry: "Dovremmo avvertire quell'agente, anche se questa storia sembra sempre più ridicola!"
John: "La prima cosa che dobbiamo fare, ora, è trovare Casey." John si guarda intorno in cerca di tracce: "Henry, pensi che i dischi fossero nella scatola fin dall'inizio?"
Henry: "È l'unica spiegazione: la scatola non sembra essere stata aperta da quel giorno. Casey è in guai grossi, e la cosa migliore che possiamo fare per lui è rivolgersi ad un professionista!"
John: "Herny... non è l'unica spiegazione... da dove abbiamo preso questa scatola?"
John non è sicuro di ricordarsi "Non l'avevamo fregata... a tuo padre?" fissa l'amico.
Henry: "Era la scatola dei sigari di Pà! So dove vuoi arrivare, e vacci piano, stamo parlando di mio padre!"
John: "Henry, sveglia! Se andiamo dall'agente, quello mette in galera tutta la città! Non posso credere che anche tuo padre c'entri in questa storia, qui c'è qualcosa sotto." John fissa il cunicolo "L'unico che può rispondere a queste domande è Casey o chi gli dà la caccia. Dobbiamo trovarlo."
Henry: "C'è di sicuro un altra spiegazione.
Per ora richiudiamo la scatola e lasciamola qui, e continuiamo ad esplorare le grotte."
Ad interrompere la discussione dei due ci pensa un sinistro tonfo metallico.
La flebile luce che in lontananza proveniva dall'apertura del pozzo, d'improvviso svanisce.
Henry: "Spegni la torcia e nascondiamoci."
John fissa l'amico. "Mi sa che qualcuno ha deciso per noi. Ci hanno chiuso dentro! L'unica è andare avanti, secondo me."
Henry: "Dovremmo riallacciarci con il percorso turistico procedendo."
Mentre procede lungo il passaggio, John riflette a voce alta: "Sapevano che eravamo qua... posso solo pensare a due possibilità: o l'agente ci ha seguito... ma perché ci avrebbe chiuso dentro? Quindi lo escluderei. O Diane lo ha detto a qualcuno e doveva essere qualcuno di cui si fidava... altrimenti sono state le persone che inseguono Casey."
Henry: "Probabilmente chi inseguiva Casey ha deciso di sigillare qui le prove, e non è detto che nelle tue ipotesi una escluda per forza l'altra."

Proseguendo in quella direzione, i due notano che il soffitto man mano che si prosegue, si abbassa esponenzialmente. Non si erano di certo mai spinti a questa profondità delle grotte e cominciano a provare una sensazione di disagio quando la loro torcia è avidente che non durerà ancora a lungo.
John: "Dannazione. Abbiamo bisogno di altre cose da bruciare." John si toglie la maglietta e aggiunge quella alla torcia, sperando che le fiamme durino più a lungo così. La fiamma riprende vigore, quanto basta per far scorgere della luce infondo alla galleria.
Henry si avvicina con circospezione.
John lo segue con la torcia, a una certa distanza: "Vai avanti tu, vedi se è il caso di spegnere la torcia".
Henry scorge la provenienza della fonte di luce: davanti a loro, oltre una grata per bloccare l'ingresso al cunicolo si vedono chiaramente i faretti del percorso guidato.
Henry aspetta un secondo per ascoltare se ci sono voci nel passaggio, e analizza la grata per vedere come scassinarla.
John spegne la torcia.
In lontanaza si sentono le voci del tour guidato.
E' una vecchia grata arrugginita, forse è possibile riuscire a sbloccare il passaggio facendo forza sul corroso metallo.
John si avvicina alla grata e tenta di fare leva col piolo della torcia: "Proviamo così, dammi una mano."
La grata comincia a cedere.
Henry: "Aspetta che passi il Tour, e dopo scassiniamo e usciamo."
John: "D'accordo."

Le voci si avvicinano sempre di più fino a riconoscere quella del buon vecchio signor Parker dell'Hidden Creek Heritage Society, ex minatore da qualche parte nel nord-ovest e adesso guida turistica. Chissà poi com'è finito in questo luogo sperduto?
I due vedono la comitiva di caschi e giacchette gialle superare il loro punto e svoltare per addentrarsi ancora maggiormente nella miniera.
Henry: "Bene, ora usiamo la sbarra come leva sulla grate!"
Dopo che i turisti si sono allontanati, i due si mettono a far leva.
La grata salta non senza un certo rumore, ma il gruppo è troppo lontano per sentirli.
Henry valuta la distanza con il suolo, sporgendo un poco la testa.
Si trovano all'incirca ad un metro emmezzo dal suolo, niente di insormontabile.
John: "Ok, andiamo. Ora resta solo da capire dove potrebbe essere andato Casey, sicuramente non da questa parte. Forse c'era un altro tunnel? O forse ha lasciato lì lo zaino per depistare degli inseguitori..."
Henry: "Ma non avrebbe senso lasciare qui anche i soldi."
John: "Ci stavo appunto pensando... non riesco davvero a capire."
Henry: "Secondo me l'agente è l'unico che può aiutarci a capire qiesta storia. Se c'è veramente del marcio ad Hidden Creek, allora forse ci possiamo solo fidare di chi viene da fuori."
John: "Se c'è davvero così tanto marcio a Hidden Creek e non possiamo fidarci di nessun cittadino, non voglio pensare che fine potrebbe aver fatto quell'agente... Probabilmente tutti sapevano che era in città."
John: "Intanto cerchiamo di trovare un modo di uscire da questa miniera senza dare troppo nell'occhio. Dobbiamo ancora capire che fine ha fatto Casey."
Henry: "Sì, per ora concentriamoci sull'immediato."

Procedendo nella direzione opposta a quella del tour e seguendo la fila di luci elettriche attaccate lungo i lati dei cunicoli, ricordandosi della loro precedente visita di qualche anno fa alla River Mine, i due raggiungono l'uscita senza particolari problemi. Finalmente giunti all'ascensore da carico che porta all'esterno, possono risalire a vedere la luce del sole. Quello che hanno incontrato doveva essere l'ultimo tour della giornata perché ormai è pomeriggio inoltrato.
I due, fuori dall'ingresso, passano dietro al casotto dei biglietti per non essere notati. Subito, si ritrovano sulla stradina che conduce in paese.
John: "Ne siamo usciti vivi, ma nessuna traccia di Casey. Che si stesse nascondendo lì sotto e qualcuno l'ha preso? Forse non avremmo dovuto lasciare lì la scatola, potrebbe essere usata come prova contro di noi... come hanno incastrato Casey potrebbe succederci lo stesso."
Henry: "Una cosa è certa, dobbiamo indagare più a fondo, ma non dobbiamo dare nell'occhio, o potremmo fare la stessa fine. Domani dobbiamo occuparci della festa come se niente fosse, e mantenere un profilo basso. E per la scatola, dovremmo dirlo all'agente, magari omettendo il particolare che non era stato mai aperta."
John: "Non lo so, non mi fido. Mi riesce difficile pensare alla festa con tutto quello che è successo. Ci stanno dando la caccia, non possiamo farci vedere così in mezzo alla gente. Ti ricordo che ci hanno chiuso nella miniera. Io propongo di cercare di contattare discretamente Diane. Dobbiamo sapere se ha detto a qualcuno che stavamo cercando Casey alle miniere. Tra l'altro rimane il perché quella scatola in mano a tuo padre fosse piena di quei dischetti... lui sapeva anche che l'uomo della DEA era in città. Altrimenti se vogliamo andare dall'agente, propongo di farlo subito. Forse lui è davvero estraneo alla vicenda, ma non vorrei tirasse dentro anche noi come ha fatto con Casey."
Henry: "Sì, andiamo subito."
I due si dirigono in paese, facendo attenzione di non essere visti da nessuno.

Giunti al limitare sud-ovest di Hidden Creek, dalla piscina pubblica, si pone loro il problema di dove trovare il signor Prince. Si ricordano del biglietto dato loro e delle sue parole: lo avrebbero potuto trovare al Northwoods Lodge & Suites, verso sera.
Henry: "Aspettiamolo li."
John: "Propongo di cercare prima di parlare con Diane. Con un po' di fortuna possiamo arrivare a casa sua e bussare alla sua finestra senza essere visti."
Henry: "Oppure possiamo dividerci e ritrovarci li."
John: "D'accordo. Allora tu vai e avvisa l'agente, io mi occupo di Diane, magari potrebbe avere qualche altra idea su dov'è Casey. Prima però mi è venuta in mente una cosa: a casa ho delle radioline nuove di zecca, ti ricordi? Passiamo un attimo a prenderle, potrebbero essere utili. Non hanno una gittata enorme, ma se sono nei paraggi almeno posso contattarti. Nel caso succedesse qualcosa." John è già entrato nella modalità piccolo avventuriero, ammetterebbe di aver comprato quegli aggeggi proprio sognando che succedesse qualcosa di simile.
Henry: "Valle a prendere, insieme a Diane, e poi ci ritroviamo all'ex-rifugio.
John: "Non è più sicuro, come posto. E se ci ritrovassimo al primo, quello che era crollato un sacco di tempo fa? Controlla prima per bene che la zona sia sicura e tieni gli occhi aperti. Se non dovessi tornare, vai dall'agente appena è sera." John ha sempre un po' sognato di dire una frase del genere, sembra uscita da un film.

Separatosi dall'amico, John, cercando di non farsi notare da nessuno, punta verso casa, sempre nel quartiere di Henry e dei Turner.
È impossibile non essere notati a Hidden Creek e, inevitabilmente, viene visto o addirittura salutato da alcuni residenti.
La casa dei VanDreel rimane di fatto vuota nel periodo estivo quando i genitori di John si trasferiscono in un bungalow nel campeggio per gestire gli affari. Quello che però nota John vicino a casa sua è qualcosa di inopportuno: un furgoncino Volkswagen Type II rosso e bianco è parcheggiato proprio davanti all'abitazione.
John pensa ai suoi amici che aveva chiamato per il concerto, che siano loro? Si avvicina comunque alla casa con circospezione e dal retro.
Senza essere visto, John riesce a scorgere fuori dal furgone Edward Hanson, suo amico di vecchia data e lead singer dei DALETH, una sgangherata ma promettente band, evidentemente qui col resto della combriccola.
Cercando di essere il più discreto possibile, John entra in casa passando per il retro. Le radioline sono in camera sua. Spera di riuscire a evitare il resto della banda, non vuole coinvolgerli in questa storia.
In mezzo al casino lasciato da lui stesso, approfittando della disponibilità della casa, John naviga tra il disordine fino alla sua cara vecchia stanza. Le radioline sono in un cassetto e John le afferra. Poi, dopo averci pensato un attimo, afferra anche uno zaino, qualche maglietta, una torcia elettrica e un coltellino. La sua roba per le escursioni potrebbe essergli utile. Mentre sistema gli oggetti che possono servigli nello zaino, nota che una delle due radioline è accesa.
John: "Com'è possibile?" pensa John. Prova a vedere se prende qualcosa.
La radiolina emette un monotono white noise che sibila.
Mentre John smanetta per cercare di captare qualcosa, qualcuno suona alla porta.
John: "La banda! Dannazione!" John afferra le sue cose, scende di sotto e cerca di allontanarsi il più discretamente possibile.

Henry giunge senza problemi alla vecchia base, o meglio, ciò che ne resta.
Il quartiere sud-ovest di Hidden Creek è, come altre zone della cittadina, disabitato. La Natura, lasciata libera di riprendersi ciò che le spetta, sta inglobando il limitare esterno della città nel bosco. Quelle che una volta erano abitazioni, spesso in legno, ora sono ruderi inghiottiti dalla vegetazione.
La loro base, il loro primo rifugio, è diverso: ecco che troneggia, al limitare della città, la vecchia Chiesa Evangelica, quando ancora Hidden Creek possedeva tre luoghi di culto. Il campanile, seppure dalla punta leggermente rovinata, è ancora ben conservato. Si erano appostati lì dentro, come cecchini, quasi nove anni fa. O erano dieci?
A Henry non resta che entrare.
La chiesa, senza parte del tetto, è stata invasa dalle erbacce e dai rovi ma il campanile, sigillato dal Capo Kincaid perché pericolante, è ancora relativamente intatto. 
Henry ripercorre in silenzio le strette scale danneggiate per salire fino alla sua sommità.
Le campane sono state tolte da tempo, quel che resta sono le tracce della loro prima base, dove portavano i loro sacchi a pelo, un giradischi e favoleggiavano sul futuro. Sembrano passati diecimila anni. Posando i pedi sulle assi schicchiolanti, Henry nota qualcosa: parte della pavimentazione in cima al capanile è stata aggiustata.
Henry incuriosito dalla riparazione cerca qualcosa che possa suggerire il perché."
L'area della riparazione è circoscritta ad una manciata di assi, come se qualcuno avesse voluto bloccarle in un'area ben precisa. Il lavoro sembra essere stato fatto recentemente.
Henry continua ad esplorare la vecchia chiesa incuriosito.
Osservando attentamente il resto dell'edificio abbandonato, si nota la presenza recente di altre persone: alcune parti della vegetazione selvatica sembrano essere state divelte e la polvere depositata non è uniforme, come se dei contenitori rettangolari fossero stati posati per qualche tempo all'interno dell'edificio.

John, facendo attenzione a non incappare nei suoi amici venuti da Madison, raggiunge l'abitazione dei Turner nella strada dopo la sua.
Nei pressi della villetta bianca non sembra esserci nessuno di sospetto.
John sa dov'è la camera di Diane e spera di trovarla in casa. Cercando di non farsi vedere si dirige verso la sua finestra.
John è sotto la finestra di Diane, che è situata al primo piano della villetta.
Cercando di essere più discreto possibile, John getta qualche sassolino contro il vetro.
Dopo poco, la finestra si apre e spunta la testa dai lunghi capelli castano chiari della giovane.
John gli fa un cenno di fare silenzio e di venire a parlargli al piano terra dietro la casa.
La giovane dopo una manciata di minuti fa cenno dal retro di avvicinarsi. Diane, sussurrando a John con leggera apprensione: "Lo... avete trovato?"
John le racconta rapidamente quello che è successo e conclude: "Diane, è importante, vorrei sapere se hai detto a qualcuno dove siamo andati."
La ragazza risponde senza esitare: "No, non è passato nessuno..." poi aggiunge: "un paio d'ore dopo che ve ne siete andati ho ricevuto una telefonata strana."
John: "Racconta. Intanto prendi questa, usiamola nel caso ci separassimo." John le dà una radiolina.
John: "Se sei nei guai, usa il messaggio in codice, te lo ricordi, come quando eravamo piccoli." sembra buffo che una cosa del genere possa davvero servire a qualcosa.
La ragazza prende la radiolina e annuisce, poi racconta: "Non lo so, quando ho alzato la cornetta non c'era nessuno dall'altra parte, ma potevo sentire distintamente un fruscio, come quello della televisione quando finiscono i programmi di sera. Ho ascoltato per un minuto buono e poi ho buttato giù. Il telefono non aveva mai fatto una cosa simile."
John ripensa un attimo alla radiolina: "Anche a me è successa una cosa simile. Comunque ora il piano è di andare dal tizio della DEA. Ci vediamo con Henry fra poco. Vuoi venire con noi o preferisci restare qua a vedere come evolve la situazione? Forse è più saggio."
La ragazza scuote la testa: "No, portatemi con voi... voglio sapere."
John: "D'accordo allora. Stiamo uniti, è meglio così. Andiamo. Hai bisogno di prendere qualcosa? Non sappiamo cosa potrebbe succedere."
La ragazza fa cenno di aspettare, poi entra rapidamente in casa.
Cinque minuti dopo esce fuori con un logoro zaino.
Diane sospira: "direi che ho preso tutto."
John: "Ottimo, andiamo!" i due si dirigono verso il luogo dell'appuntamento.

Henry, dalla cima del vecchio campanile della chiesetta, scorge i due membri del club sgattaiolare verso l'ex rifugio.
Gli va incontro con una certa fretta.
Diane saluta calorosamente l'amico: "Ci siamo..."
John dà una radiolina anche a Henry e riassume rapidamente gli ultimi eventi anche a lui.
Henry: "Dobbiamo allontanarci da qui, questo posto è stato usato di recente."
John: "A quanto pare, qualcuno ha usato i nostri rifugi a nostra insaputa tutto questo tempo..." John scuote la testa incredulo. "Saranno ancora quegli spacciatori?"
John: "Andiamo all'albergo allora? "
Diane: "E' la nostra opzione migliore..."
Henry: "Questa storia continua a peggiore ad ogni minuto che passa.
Come siamo potuti essere così miopi da non accorgerci che qualcosa in città si stava muovendo?"
John alza le spalle: "Io sono stato via, poi in generale nonostante tutto siamo persone oneste. Voglio dire, tu sei pure il figlio del capo della polizia..."
Diane guarda i due: "io eviterei la strada, se ci mettiamo in cammino tra tre ore potremmo essere al Northwoods. Prima che faccia buio insomma."
John: "D'accordo, andiamo."
Henry: "Facciamo come dice lei."
La ragazza annuisce con una punta di soddisfazione nonostante il momento.
I tre membri rimasti del The Old Gentleman's Club si mettono in cammino tagliando per il bosco, tenendo sempre nel loro campo visivo la strada oltre gli alberi per evitare di perdersi.

Il sole è al tramonto quando i tre giovani, dalla boscaglia, scorgono lo spiazzo del parcheggio davanti al Nortwoods Lodge & Suites. L'hotel si presenta in tutta la sua semplice eleganza rustica fatta di legno e pietre.
John guarda il parcheggio cercando di vedere se c'è la macchina dell'agente.
La macchina dell'Agente DEA è parcheggiata tra le altre.
John la indica: "Ok, è all'albergo. Ora cerchiamolo senza farci notare. Le entrate potrebbero essere sorvegliate, a questo punto potrebbero essersi accorti che siamo in giro." John teme di suonare un po' al limite della paranoia, ma non si sa mai.
Henry: "Dobbiamo per forza entrare dall'ingresso principale e chiedere di lui, o non lo troveremo mai."
John: "Volendo, potrei entrare io e voi aspettate qua. Se qualcosa va storto abbiamo le radio, non ha senso che ci prendano tutti."
Diane ferma John: "lascia andare me invece. Ci metterò un minuto. Vedrò di farlo scendere qui nel parcheggio."
John: "No, non sono d'accordo. Tu resta qui con Henry, è sicuramente più pericoloso per te, che sei identica a Casey. Ti riconoscerebbero subito." John spera di convincerla con questo argomento. "E poi non voglio perdere nessun altro di voi."
Henry: "Vado io, voi aspettate qui."
"Se veramente c'è un complotto e mio padre è immischiato, allora è meglio che ci pensi io."
La giovane capisce subito le intenzioni dei due ragazzi e senza dargli retta sgattaiola verso l'ingresso: "Guardate che è mio fratello prima di tutto." sussura verso i due.
John: I due si guardano per un attimo, poi John sbuffa e la segue. "Non ti lascio rischiare la pelle da sola."
Henry: "Idem!"
I tre entrano assieme all'interno dell'hotel.

Nella grande sala dell'atrio. tutto è rifinito in legno, il legno pregiato di questa foresta. A rendere vivaci i muri bianchi, decorazioni colorate che richiamano i disegni ed i motivi degli Objiwe dello Skyeye. La hall è piuttosto animata vista l'alta stagione e diversi turisti sono seduti ai tavolini.
Henry da un colpetto con il gomito a John e gli dice: "Chiedi dell'agente."
John si dirige verso la reception un pochino a disagio "Ehm... buona sera."
Il concierge del Northwoods accoglie gentilmente il presunto turista: "Buonasera Signore, posso fare qualcosa per lei?" 
Dato il lavoro stagionale dell'hotel, in genere i suoi impiegati vengono da fuori Hidden Creek.
John: "Sto cercando l'agente WIlliam Prince, alloggia qui all'hotel."
L'uomo, sulla quarantina, si mette dietro al bancone per controllare: "Sì. Vuole che lo chiami? Chi posso dire?"
John: "Boh, gli dica John, il ragazzo con cui ha parlato oggi..."
Il concierge assume un'espressione leggermente dubbiosa ma compone il numero della stanza al telefono. Dopo poco, annuncia al telefono la visita per il signor Prince.
Il concierge: "ha detto che scende immediatamente. Aspettatelo pure nella veranda."
John non può nascondere un minimo di apprensione, dopotutto Prince è del governo, ci sarà da fidarsi? 
"Grazie..." John si dirige verso gli amici: "Allora: gli ho detto che sono qui. Io non so, ci fidiamo completamente di lui? Altrimenti potrei parlargli da solo e accertarmi che sia tutto a posto. Scusate, ma sapete che io, questi agenti del governo... e poi è convinto che Casey sia colpevole e potrebbe incastrare anche noi."
Diane: "abbiamo qualche altra opzione?"
John: "Beh, potreste nascondervi un attimo, io mi accerto che sia tutto a posto e poi casomai ve lo porto. Non gli ho detto che siamo qui in tre."
Henry: "Non credo che sarebbe opportuno, e poi è un agente del Governo:
se non ci fidiamo del Governo degli Stati Uniti, di chi possiamo fidarci?"
Diane annuisce.
John sta per ribattere, gli vengono in mente un bel numero di cose di cui si fida più rispetto al Governo degli Stati Uniti ma decide di lasciar perdere: "Ok, come volete voi... speriamo bene. Una cosa comunque: io mi fido più di voi che del Governo. E vale anche per Casey."
I tre si mettono a sedere nella veranda da cui è possibile scorgere, sporgendosi, il fiume Hidden Creek scorrere nella gola del Little Canyon. 

Il sole sta ormai tramontando.
Mentre osservano il fiume scorrere sotto di loro, la massiccia figura dell'agente Prince si avvicina al tavolino: "Buonasera."
Diane: "B-buona sera."
Henry: "Buonasera Agente."
John osserva un po' il fiume, nella sua testa sta immaginando di fuggire agli agenti del governo gettandosi dalla veranda, come in un film. "'sera."
L'agente si siede assieme a loro. Non dice nulla, aspettando che siano i tre a cominciare.
John: "Allora, abbiamo deciso di raccontarle questo." John descrive come sono andati nelle caverne pensando che l'amico potesse nascondersi lì, come abbiano trovato altri dischi nascosti in una scatola che apparteneva al loro "club" e come siano rimasti chiusi dentro le miniere. John: "Abbiamo trovato lo zaino di Casey là sotto, con dentro dei soldi che aveva ritirato e che dovevano servirci per organizzare la Summer Fest."
Henry aggiunge che in tutti i luoghi in cui il club si riuniva, sembra essere passato qualcuno, come nel caso della chiesa diroccata.
L'Agente Prince ascolta con attenzione senza interrompere il racconto dei ragazzi. Dopo che anche Diane ha avuto il modo di dire la sua sulla situazione, l'agente Prince può iniziare a parlare. L'uomo, quasi due metri d'altezza e imponente anche da seduto, con la faccia greve dei suoi antenati e il tono di voce gentile ma serio: "Ho capito. So dove si trova Casey Turner."


FINE DELLA SESSIONE

3 commenti:

  1. Ecco fatto, il quarto Log è sistemato!
    Niente canzone questa volta, io mi occupo già degli intermezzi musicali.
    Visto che sono già lanciato, potrei fare il quinto log per metterci in pari, poi se Leo vuole continuare da lì più che volentieri!

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  2. Avevo un pomeriggio libero ed abbiamo ripareggiato, di niente!

    Come mini spoiler posso dire che la prossima sessione sarà un punto di svolta nella campagna. Ora che vi ho fatti sentire a vostro agio nell'Estate di Hidden Creek, posso scuotere un po' il vostro mondo...
    Ne vedremo delle belle!

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