giovedì 22 maggio 2014

HIDDEN CREEK LOG #5: THE OLD GENTLEMEN'S CLUB

HIDDEN CREEK LOG #5: 

THE OLD GENTLEMEN'S CLUB

Tra le cime dei pini, si alza maestosa una luna bianca che con i suoi raggi rende il paesaggio boschivo di Hidden Creek etereo. La Luna, quanto piace a Casey osservarla. Il ragazzo aveva persino portato il suo telescopio alla base, prima che fosse distrutta, certo. Già troppo adulto per voler diventare un astronauta, ha continuato nonostante tutto ad osservare le stelle.

Northwoods Lodge & Suites, quasi le nove di sera.

L'Agente Prince ascolta con attenzione senza interrompere il racconto dei ragazzi. Dopo che anche Diane ha avuto il modo di dire la sua sulla situazione, l'agente Prince può iniziare a parlare. L'uomo, quasi due metri d'altezza e imponente anche da seduto, con la faccia greve dei suoi antenati e il tono di voce gentile ma serio: "Ho capito. So dove si trova Casey Turner."
Henry: "Ci illumini!"
L'uomo si piega leggermente in avanti da dove è seduto, la sua testa adesso è quasi all'altezza di quelle dei tre ragazzi. portandosi una mano vicino alla bocca, come per accentuare il fatto che si tratti di qualcosa di riservato, l'agente Prince quasi sussurra: "Si trova ancora qui, a Hidden Creek. Non è mai andato via, ne sono più che convinto."
John: "Lo immaginavamo, avrà pensato che le strade fossero sorvegliate."
L'uomo, muove la mano che copre la bocca come per voler suggerire agli altri di imitarlo: "Questa faccenda è molto più grave del previsto." sussurra: "volevo essere sicuro di poter parlare con voi."
Henry si copre a sua volta la bocca: "Pensa che siano coinvolti altri esponenti della cittadinanza?"
Prince si limita ad annuire molto lievemente.
Henry: "Allora per scoprire la verità dovremmo trovare il nascondiglio di Casey."
Prince guardando adesso Diane, come per tranquillizzarla e poi dando un'occhiata agli atri due: "Finché resterà nascosto sarà al sicuro. Questo è certo." il suo tono cambia: "Però non posso promettervi la stessa cosa. Ho bisogno del vostro aiuto, sono solo in questa città e non ho di chi fidarmi. Ma non voglio costringervi a collaborare se non ve la sentite: le conseguenze potrebbero essere serie."
Henry: "Prima ne veniamo a capo, prima Casey sarà al sicuro. Il nostro club non abbandona i membri in difficoltà."
John: "Può fidarsi di noi, anche perché vogliamo capire che diavolo sta succedendo. E aiutare Casey."
Prince: "La cosa che potete fare adesso è non attirare l'attenzione. Siate sinceri con chi vi domanda cosa avete fatto oggi. Loro mi osservano, l'ho notato, e credo che osservino pure voi. Dite pure che avete cercato il vostro amico tutto il giorno e che siete venuti da me per raccontarmi quello che avevate visto. Con le menzogne non si va lontano: se la vostra versione dovesse risultare loro incongruente allora sareste veramente nei guai. State soprattutto attenti alle conversazioni casuali."
John: "Ma chi sono "loro"?"
Prince fa una leggera pausa, poi, con aria greve: "L'Old Gentlemen's Club."
Henry spalanca gli occhi: “Ma... ci deve essere uno sbaglio!"
Diane guarda confusa l'uomo: "Che cosa?"
John lo fissa per un attimo, poi getta un'occhiata a Henry "Come sarebbe?!"
Prince: "La vostra storia mi ha subito incuriosito proprio per questo motivo. Il vostro club porta lo stesso nome degli individui che sto cercando di consegnare alla Giustizia. Quando mi avete raccontato della vecchia scatola con i dischetti di Wooden Nickel, non ho potuto credere ad una coincidenza. Quale sia il nesso però siete voi a dovermelo dire." l'agente DEA osserva i tre con occhi che paiono loro essere inquisitori.
John sembra incredulo: "È surreale questa storia, l'unico "Old Gentlemen's Club" che conosciamo è il nostro. Che cos'è questa gente di cui sta parlando? Forse volevano far ricadere la colpa su di noi?"
Henry: "I colpevoli devono essersi ispirati al nostro gruppo, è l'unica spiegazione possibile. Probabilmente sono persone molto vicine a noi, anche per il fatto di essere riuscite a coinvolgere il nostro amico."
Prince si strofina il volto con la mano che gli faceva da schermo e poi continua: "io credo che sia l'esatto opposto, invece."
John, sempre più turbato: "In che senso l'opposto?"
Prince, fissa i tre con i suo occhi neri come la notte: "Non so per quale ragione, non so se intenzionalmente o meno, ma avete cominciato un gioco molto, molto pericoloso. Il Club dei Vecchi Gentiluomini è antico quanto questa città."
John: "Cioè senza volerlo abbiamo preso il nome di una società segreta che esisteva qui da un sacco?" John cerca di ricordare come diavolo fossero arrivati a quel nome. A pensarci bene, John non ne ricorda il motivo, così come non ricorda esattamente il perché di quella scatola piena di sigari arruginita. 
Prince: "Credo," dice poi con allentando la tensione che si è generata nell'aria: "che possiate aiutarmi a capire questo. Non vi sto accusando di nulla ma... ma ora come ora siete un pezzo fondamentale di questa vicenda."
Henry: "Ci vorrebbe un thé indiano della memoria" dice Henry, credendo di aver fatto una battuta divertente.
Prince sorride: "Già, ci vorrebbe qualcosa di simile." poi, il grosso agente DEA continua: "Tornate a casa adesso: non fate preoccupare i vostri familiari inutilmente. Domani, occupatevi di ciò di cui vi dovete occupare, cercate di non pensare troppo a questa vicenda." 
L'uomo estrae poi un foglietto dalla tasca e presa una penna, comincia a scrivere qualcosa su di esso. Finito, lo mette sul tavolo perché i tre lo possano vedere: "incontratemi qui." 
Il biglietto, in una grafia ordinata, indica: "domani pomeriggio al ponte di legno sul Little Canyon".
L'agente: "Sarò lì appena mi sarà possibile." dice mentre appallottola il biglietto, distruggendolo.
John annuisce.
Diane annuisce e aggiunge: "per favore, ci aiuti a ritrovare Casey..."
L'uomo a sua volta fa un cenno di incoraggiamento alla giovane.
Henry: "Bene, allora noi ci congediamo."
John: "Per non dare nell'occhio, potremmo riprendere a organizzare la festa... tra l'altro i miei amici si saranno accampati nel mio giardino a quest'ora."
L'agente si alza dal tavolino della veranda dove sono seduti e piegando leggermente la testa si congeda: "Mi raccomando." dice semplicemente prima di rientrare all'interno del Northwoods e di scomparire salendo le scale.
John si rivolge agli altri due: "Ragazzi, una cosa, perché mi sto un po' preoccupando: voi vi ricordate come e perché abbiamo scelto il nome del nostro club?"
Henry: "No, ma sento che è la chiave per svelare l'arcano."
Diane ci pensa su: "Non lo avevate scelto voi? Io sono entrata dopo." Strano come non lo abbia mai chiesto al fratello o agli altri.
John: "Non ha senso, Diane, prima o poi avresti dovuto saperlo anche tu... e quella scatola, da dove l'avevamo presa?"
Diane: "forse... non lo so. Ma se era di tuo padre, Henry, forse l'abbiamo presa a casa tua."
Henry: "Vedrò di indagare, senza insospettire il vecchio. Comunque dobbiamo seguire il consiglio dell'agente e domani dobbiamo dedicarci ad attività normali: inizieremo a preparare l'audio per il festival."
John si alza: "Sì, forse è il caso di andare a farmi vivo dai miei amici... non è gente che si scompone per un ritardo, ma magari cerco di non sforare le 24 ore."
Diane guarda storto John: "Non saranno quei debosciati dei DALETH, vero? Jo, i tuoi amici sono sempre al limite del presentabile..."
John: "Diane, non essere così pignola, sono gente a posto e fanno buona musica. Ok che magari sono un po' particolari, ma è parte del loro modo di essere. Sono sicuro che un giorno saranno famosi: tra l'altro, hanno talento."

I tre giovani sono fuori dall'hotel le cui luci brillano nella notte della foresta.
Diane: "ci aspetta una bella camminata, torniamo indietro?"
"Direi di sì." John si incammina: "Sapete, la cosa che mi turba è che di solito non dimentico le cose importanti. Secondo voi perché non ci ricordiamo così tante cose del club?"
Henry: "Non vedo scelta. Forse John ha un'altra maglia da bruciare per usarla come torcia."
John ride "No, a questa sono affezionato!"
La giovane estrae dal suo zaino una torcia elettrica: "Tah-dah!"
John: "Ehi, brava Diane! Ma in realtà..." John con un sorriso estrae anche la sua: "Così siamo sicuri di non inciampare e non abbiamo bisogno di dar fuoco a nulla. A proposito, le radioline tenetele, non si sa mai!"
La ragazza annuisce: "lo ammetto, mi ai stupito."
John, fingendosi offeso e ridacchiando "Ehi, io invece ho sempre pensato tu fossi una donna di mille risorse. Questa sfiducia..."
Henry prende la sua radio e l'accende per fare una prova.
John: "Ah sì, esatto, provatele, non vorrei che le batterie fossero a terra, una era anche accesa per qualche motivo quando l'ho tirata fuori."
La giovane accende la sua radiolina mentre esclama: "di devono essere costate un sacco, speriamo che prendano a più di dieci passi nel bosco..." dice con un ghigno sul viso. Il walkie-talkie di Diane sembra in ordine: tutto ok."
John sbuffa e prova la sua "Sei invidiosa perché ho avuto un'idea geniale..."
La ragazza alza le spalle: "Eh, può essere..."
Henry: "Vero, questa è una rarità."
John sospira: "Tutto il mondo mi è contro, il tragico destino del genio incompreso..."
Henry: "...Disse quello che voleva dar fuoco a 500 dollari."
John: "Il disprezzo per il denaro e i possedimenti terreni è proprio del genio e di chi è spiritualmente illuminato!"

I tre continuano a camminare lungo la strada nel silenzio delle pinete dove solo il sottofondo della vita notturna del sottobosco provvede ad animare il buio che le due torce infrangono. La scarpinata è lunga dallo strapiombo del fiume Hidden Creek alla cittadina e sono ormai le dieci. Ad interrompere la loro solitudine ci pensa il rumore distante di un'auto e due fari nella notte che provengono dal paese.
John di riflesso spegne la torcia: "Chi sarà a quest'ora? Sempre queste auto, ormai sono paranoico."
Diane fa lo stesso.
Henry: "Andiamo a vedere, magari e Casey!"
John: "Spostiamoci dalla strada. E stiamo attenti."
La macchina è sempre più vicina ed i fari illuminano a bordo della strada i tre ragazzi.
Henry riconosce subito quella forma: è una delle due volanti del distretto.
John: "Oh che bello, ci mancava l'ALTRA polizia."
La macchina, ormai accanto a loro, accosta.
L'agente di Polizia Kosinski si sporge dal finestrino del conducente per fare un cenno ai tre di avvicinarsi. Nell'altro posto c'è lui, il Capo Kincaid.
Henry si avvicina.
Diane, si attacca come una ventosa dietro a Henry e lo segue.
John segue i due.
Andrew Kosinski tira un sospiro di sollievo nel vedere i tre mentre il Capo non proferisce parola, l'agente dai baffetti sottili li invita a salire: "Vi stavamo cercando ragazzi, saltate dietro, vi riportiamo noi a casa."
Henry obbedisce senza fiatare, percependo la silenziosa irritazione del padre solamente guardandolo.
John: "Oh, beh, grazie mille agente." John sale in macchina cercando di sembrare a proprio agio.
Diane fa lo stesso, ma appena vede il vetro che divide i due posti davanti da quelli dietro, si sente una criminale. La giovane chiude la porta. L'agente Kosinski sta per ripartire quando il Capo gli fa cenno di aspettare un secondo: Clarke Kincaid, senza voltarsi, osserva i tre dallo specchietto retrovisore.
Passa qualche secondo che sembra qualche ora prima che, col suo tono di voce pacato ma ruvido come la corteccia di un pino, cominci a parlare: "Diane. Tuo padre è in pensiero."
La ragazza si fa piccola, minuscola: "M-mi scusi, sign-Capo Kincaid."
Kincaid si limita ad annuire, poi ricomincia: "Ho una brutta notizia da comunicarvi. E tuo padre e tua madre lo sanno già, Diane: tuo fratello Casey è ricercato ufficialmente dal Governo. Lo accusano di qualcosa di molto grave." dopo una breve pausa: "Sapete di cosa si tratta, voi? Ne avete già sentito parlare per caso?"
Henry: L'Agente della DEA ce ne ha parlato. Abbiamo cercato Casey tutto il giorno, poi siamo andati dal signor Prince."
John: "Casey non potrebbe aver fatto nulla di male... deve essere un errore." John è abbattuto, inizia a chiedersi se davvero possa essere così.
Diane singhiozza in silenzio poggiata contro il finestrino.
Kincaid: "Capisco. Supponevo che l'agente Prince vi avesse contattato. L'accusa è molto grave, visto anche che sono ci sono legate anche delle morti per overdose. L'FBI si occuperà del caso: questo pomeriggio è giunto un loro agente per informarci di questo sviluppo. A quanto pare si tratta di un'operazione congiunta tra le due agenzie. Ci hanno chiesto la massima collaborazione e noi, come Dipartimento, gliela forniremo."
Kincaid si volta finalmente e apre il vetro divisorio per guardare i tre meglio: "Dov'è Casey? Sono sicuro che vi sarete fatti un'idea."
John scuote la testa sconsolato: "Purtroppo non ne abbiamo idea. È sparito."
Diane, senza volerlo: "Non lo so... forse è già lontano."
Kincaid: "Mi sembra ragionevole pensare che non vi abbia informati di nulla. Un segreto così pesante non riemerge così facilmente immagino." il Capo si rigira chiudendo il vetro. Poi, fa cenno a Kosinski di partire.
Nessuna parola per il resto del viaggio da parte dei presenti.

Finalmente, usciti dal bosco e rientrati in paese, la volante accosta davanti alla casa di Diane. La ragazza si limita a ringraziare e salutare tutti per poi dirigersi rapidamente verso un luogo idealmente sicuro.
Dopo è il turno di John: davanti a casa sua c'è ancora parcheggiato il pulmino rosso e dal suo retro si sente della musica. Kosinski sta per scendere istintivamente per andare da quei disturbatori della quiete notturna ma con un semplice gesto il capo fa lui intuire di lasciar perdere.
John: "Buona notte e grazie per il passaggio. Speriamo che Casey salti fuori presto, deve essere tutto un tragico sbaglio."
Henry: "Buona notte John."
Senza voltarsi a guardare il figlio dei VanDreel, Clarke si rivolge a lui: "Vedete di mantere il decoro, tu e i tuoi amici. Buona notte."
John: "Gli dirò di abbassare il volume. Grazie." John scende dall'auto, pensando alle parole del Capo Kincaid.
La volante riparte mentre John si avvicina al furgoncino dei DALETH.
Kincaid, al figlio: "Spero che tu abbia detto ai tuoi amici che non voglio più sentirvi parlare di quel club." dopo una breve pausa: "Il mio istinto aveva ragione, a quanto pare."
Henry: "Quel club... figurati che non ricordo nemmeno perché abbiamo scelto quel nome... Comunque non mi puoi chiedere di abbandonare un amico in difficoltà."
Kincaid: "Certo che no. Aiutare la propria comunità è il primo dovere di ogni cittadino di Hidden Creek. Solo è ora di crescere, Henry."

Primo giorno di Luglio, Hidden Creek 1977.
La giornata è splendida fin dalla prime luci dell'alba.
Nella deserta Barred Owl Road, solitario Henry Kincaid si incammina verso la casa dei VanDreel. Ripensando alla giornata di ieri, gli sembra ancora incredibile tutto quello che è accaduto.
Quello sgangherato furgoncino è ancora parcheggiato sul marciapiede di fronte alla casa di John. Nel piccolo porticato è seduto, in mutande, quello scansafatiche/criminale/chitarrista/cantante/Hippie/etcetera di Edward.
Fumando una sigaretta fatta in casa, strimpella la chitarra di John. Appena vede Henry, smette di suonare e lo saluta con una mano.
Henry: "Buon giorno Ed" risponde al saluto Henry: "John è in casa?"
Il giovane, della stessa età e capiglatura di John, solamente bionda, risponde: "credo che sia dentro a prepararsi la colazione. Gli altri ragazzi dormono ancora."
Già, gli altri.
Il resto della band, uno più improponibile dell'altro agli occhi di Henry.
Henry: "Beh, io entro e vedo di scroccare la colazione, ci si becca in giro."
Detto questo si congeda ed entra.

Superata la barriera del disordine e gli altri tre "musicisti" accampati in salotto, Henry arriva in cucina dove l'amico è intendo a cuocersi qualcosa.
John, che sta friggendosi uova e pancetta, saluta: "Oh, buongiorno Henry! Vuoi mangiare qualcosa?"
Henry: "Non rifiuto mai uova e pancetta."
John mette su una porzione in più: "Qualche novità? Tuo padre ti ha detto qualcosa?"
Henry: "Le solite cose: di non perdere tempo con il club e di crescere. Ho cercato di portare cautamente la discussione sul nome del club, ma non ha nemmeno considerato l'argomento."
John: "No, eh?" mentre serve il cibo all'amico, John ripensa alle parole di Kincaid della sera prima: si chiede se è il caso di informare il suo amico dei suoi dubbi o se è solo paranoia.
John: "Comunque siamo a posto per la musica, adesso do una mano ai miei amici ma penso che per la maggior parte del lavoro si arrangeranno. Quindi dovremmo avere il pomeriggio libero."
Henry: "Beh, a vederli adesso non mi sembrano lavorativi." risponde Henry mentre scrocca la colazione.
John: "Nah, fidati, quando si tratta di musica si fanno in quattro. E poi non è che se uno si alza tardi è per forza un perdigiorno: la verità è che ognuno ha il suo bioritmo, bisogna vivere in armonia con la propria natura e con il cosmo." John fissa la pancetta che istintivamente stava per versarsi nel piatto e con uno sforzo sovrumano la cede tutta a Henry: "Fidati, so cosa vuol dire. Sono vegetariano."
Henry: "Meglio, più pancetta per me. Ah, stasera Wisco."
John: "Sì... hanno delle ottime... patate fritte. E formaggio." la sofferenza di John è palpabile, ma stoicamente resiste mentre guarda l'amico abbuffarsi. Per calmarsi si accende una sigaretta e divora le sue uova.
Mentre i due si ingozzano, in giardino Edward tira un frisbee al suo pastore tedesco Blondi. Gli altri tre membri dei DALETH, ossia il bassista Garrett, il batterista Sullivan e il tastierista Page si risvegliano dalla profonda dormita e in processione salutano i presenti. Fatta ora di andarsene, John si raccomanda ai quattro di non fare casini e di occuparsi di quanto stabilito la sera prima.
John li saluta con un sorrisone: "Se tutto va bene, stasera dovremmo esserci anche noi. Sono sicuro che farete faville, sarà un successone! Ancora grazie mille ragazzi."
Henry: "Grazie ragazzi per la mano che ci date, lo apprezziamo molto."
Edward fa un leggero inchino all'amico: "Tutto per chi ha unito la band, Jo."
John è commosso "Io non ho fatto nulla, era il vostro destino incontrarvi e portare bellezza nel mondo! A stasera!"

Quando i due escono dalla residenza dei VanDreel, trovano fuori Diane pronta per cominciare una nuova giornata. Jeans e maglietta scolorita verde con il logo dei Green Bay Packers, la squadra di football più seguita del Wisconsin, la giovane saluta calorosamente i due, contenta di non essere sola a questo mondo.
Diane: "anche se i miei non volevano... eccomi qui."
Henry: "Bene signori, iniziamo!"
John: "Ottimo, la squadra è al completo! Andiamo ora, c'è qualcosa che mi ha dato da pensare e che volevo discutere con voi."
Diane: "Qual'è il programma?"
Henry: "Andiamo ad affittare le attrezzature e poi iniziamo il montaggio."
Diane: "perfetto. Ricordiamoci che abbiamo fino all'una circa, poi dovremo fare una scarpinata fino al vecchio ponte."
John: "Sì, mi sono messo d'accordo con la banda, si occuperanno loro di tutto da quel momento in poi."
I tre si incamminano verso il centro della cittadina.
Diane: "di cosa volevi discutere, Jo?"
John si guarda intorno con circospezione, poi parla a bassa voce sperando di non essere sentito: "Ieri sera, il capo Kincaid ha detto una cosa che mi ha colpito. Ci hai fatto caso Henry?" John continua: "Ha detto: "Un segreto così pesante non riemerge così facilmente immagino." Non so come, ma questa cosa potrebbe avere a che fare con il fatto che sembrano esserci cose che non ricordiamo."
Henry taglia corto: "Non credo che mio padre sia capace di frasi di tale profondità."
John: "Non lo so, Henry, capisco che la cosa possa non piacerti e infatti non sapevo se dirtelo o no, ma potrebbe voler dire che lui sa qualcosa di più che non ci ha detto. Magari vuole solo proteggerci..."
Diane smette di camminare e fissa le schiene dei due: "Un momento... perché il nostro gruppo si sciolse, quando eravamo ragazzini? Vi ricordate? Per quattro anni non ci frequentammo più."
Henry cerca di ricordarsi, inutilmente: "Dovremmo chiedere in giro cosa successe 4 anni fa." dice voltandosi verso la sorella di Casey.
La ragazza annuisce e continua a camminare con loro.
Henry: "Conoscere il nostro passato è la chiave per defifrare questo strano presente....vedi John, anche io so essere profondo!"
John ridacchia e annuisce. Ma il non ricordare una parte del proprio passato lo turba profondamente: non sopporta l'idea di aver perso qualcosa di così prezioso. Quelle memorie devono essere recuperate, a qualunque prezzo. Una volta aveva letto dei libri di meditazione, forse sarebbe possibile tentare qualcosa del genere? O forse qualcuno dei suoi amici potrebbe dargli una mano per tentare qualcosa, magari con l'ipnosi o qualche trucco psicoanalitico... dovrà proporlo agli altri, ma dubita accetteranno.

Hidden Creek è animata dai preparativi per la Summer Fest.
Gli operai montano il palco e gli stand, la piccola ruota panoramica già svetta dietro alla scuola elementare. Una corriera argentea si ferma vicino al municipio facendo scendere i suoi passeggeri. Turisti per la maggior parte, ma anche qualche abitante del luogo tornato a trascorrere i giorni più belli dell'Estate nella sua città. Giornate come queste sono il motivo per cui l'Hidden Creek Heritage Commitee esiste ancora. E come ogni anno, arriverà per l'occasione anche il signor Lazard in persona a trascorrere qualche giorno con il suo progetto, la sua piccola cittadina che ha fatto rivivere con il potere della sua ricchezza.

Una giovane ragazza osserva con sguardo sicuro il suo paese, la sua Hidden Creek. Aggiustandosi i rossi capelli sospira leggermente al pensiero di riunirsi alla sue vecchia compagnia. Come saranno cambiati nel frattempo i sui amici? Si ricorderanno ancora di lei?

Il quinto membro del The Old Gentlemen's Club è tornato a casa dopo quattro anni...


FINE DELLA SESSIONE

1 commento:

  1. E anche la sessione di ieri sera è fatta.
    Direi che siamo a posto con i Log fino alla prossima volta.

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