sabato 7 giugno 2014

HIDDEN CREEK LOG #7: SUMMER FEST EVE


HIDDEN CREEK LOG #7: SUMMER FEST EVE

Hidden Creek, pomeriggio del primo Luglio 1977.
Nella stretta spaccatura del terreno una brezza fresca si intromette sibilando tra le umide rocce.
I tre amici osservano William Prince allontanarsi nella direzione opposta alla loro, probabilmente per dirigersi verso la sua Dodge Aspen verde scuro parcheggiata dall'altro accesso al ponte di legno, sparendo tra gli anfratti del Little Canyon.
John, inizia a dirigersi verso l'uscita del canyon e, sventolando il taccuino: "Beh, ragazzi, direi che è ora di mettersi nei guai. Abbiamo un invito a cena e un bel po' di domande da fare a qualcuno. Intanto, diamo un'occhiata a questi appunti."
Diane: "speriamo che ci sia scritto qualcosa di utile lì dentro..." 

I tre riemergono dalla spaccatura nel terreno.
Diane si volta per un secondo ad osservare il Little Canyon: non ha mai amato quel posto, da bambina le metteva paura. 
John sfoglia un po' il taccuino: "Forse una letta veloce potrebbe darci qualche spunto su qualcosa da chiedere a Rebecca..."
La sorella di Casey si rivolge ai due amici: "qual'è il piano? Da dove cominciamo? Sembrano piuttosto disordinati come appunti."
Henry: "Prima di tutto pensiamo alla cena, e dopo che avremo le informazioni che ci servono le incroceremo con quello che è scritto negli appunti. Per ora uno di noi dovrebbe custodirli in un posto sicuro."
Diane abbassa gli occhi, quasi a guardare le scarpe degli altri: "abbiamo ancora un posto "sicuro"?"
John "Questa è una buona osservazione. Propongo che lo tenga uno di noi e che lo usiamo per annotare altre cose utili."
Henry: "Quello che sembra essere meno sorvegliato sei tu, John."
Diane annuisce: "dovresti farlo tu, Jo."
"In effetti, voi avete legami importanti: Casey e il capo Kincaid" John intasca il taccuino: "D'accordo lo terrò io."
Diane guarda il suo orologio: "abbiamo quasi cinque ore prima di incontrarci con Rebecca..."
Henry: "Allora iniziamo a dargli una veloce lettura, il tempo non ci manca."
I tre, seduti sulle panche di legno dell'area picnic immerse nel verde dei boschi, leggono a turno gli appunti di Prince, sperando di cavarci fuori qualsiasi informazione che possa sembrare loro utile.
John: "Chi è questo Mark Brewster? C'è solo nome e cognome... forse dovremmo cercare di capirlo. Sarebbe anche il caso di controllare negli archivi della Town Hall."
Henry: "Da quello che si evince, Pà e il distretto stanno coprendo il club."
Diane: "Di quello che ha scritto su Casey, mi hanno colpito due cose: la prima è che veniva a trovarmi spesso a Milwaukee, è vero, ma stava quasi sempre con me. Quando avrebbe avuto il tempo di...?" la ragazza sospira, forse si illude: "la seconda è che, quando l'agente ha nominato quell'altro Club dal nostro stesso nome, Casey sapeva di cosa stesse parlando. Speravo che almeno si fosse sbagliato, che non sapesse veramente cosa stesse facendo, invece..." la ragazza trattiene a stento le lacrime, pensa ancora qualche istante, poi: "un momento: perché non ha voluto soldi da Prince per l'acquisto del dischetto? Basta essere membri di questo loro Club per non dover pagare? Siamo sicuri che anche quelle persone che sono morte avessero pagato? Anzi, sappiamo qualcosa di loro in generale?" Diane parla a macchinetta, poi si ferma a riprendere fiato. Forse non sa nemmeno lei cosa stia dicendo.
John: "Ci stavo pensando pure io: il fatto che non abbia voluto soldi secondo me è significativo, non sembra un comportamento da spacciatore. Forse voleva solo stare fuori dai guai. Inoltre, non sappiamo effettivamente nulla sulle vittime."
Henry: "In effetti non abbiamo mai chiesto a Prince chi erano le vittime. Saperlo avrebbe potuto aiutarci sul capire i collegamenti con il club. Anche perché, da quando è scritto, solo chi ne era membro o diceva di esserlo poteva prendere i dischetti di Wooden Nickel."
John: "Dev'esserci per forza qualcosa sui giornali locali di Milwaukee, dovremmo guardare".
Diane cerca di ricomporsi, poi: "sappiamo quando sono avvenuti questi suicidi? Evidentemente di ricente..." tira su col naso: "potrei occuparmene io se volete."
Henry: "Ci saresti di grande aiuto, ma attenta a non esporti troppo."
John: "Oggi pomeriggio prima della cena potremmo fare così. Io e Henry cerchiamo di accedere agli archivi della Town Hall e di scoprire chi è questo Mark Brewster, mentre tu cerchi informazioni su questi suicidi."
Diane: "Va bene. Se sono tutti successi a Milwaukee come sembra, so come trovare queste informazioni."
John: "Tra l'altro, una cosa buffa: sembrerà stupido, ma questa cosa della radio che dice... non vi sembra familiare? Voglio dire, è quello che è successo a me con la mia radiolina... e a te pure no, Diane? Non mi ricordo, avevi detto qualcosa."
Diane: "è vero: c'è stata quella chiamata..."
Henry: "Successe qualcosa di strano anche con la vecchia radio del club, che si accese improvvisamente."
Diane: "anche alla base segreta è successo qualcosa?"
Henry: "Mentre sgombravamo la base, una vecchia radio si è accesa da sola."
John: "Davvero? Hai sentito qualcosa?"
Henry: "Niente di preciso o concreto. Voi?"
John: "No, io solo fruscio. Come lo descrive l'agente..."
Diane: "nulla. Solo quel rumore di sottofondo."
Henry: "Non è da escludere che sia implicato con la vicenda. Per ora teniamolo da parte come un fatto e vediamo se in futuro dovessimo riscontrare cose che si ricolleghino a queste interferenze."
John "Sì... è strana questa cosa delle interferenze. Sto pensando che la nostra antenna probabilmente avrebbe dovuto captarle, forse. E se... la distruzione dell'antenna non fosse stata un incidente?" scuote la testa: "Forse come al solito sono troppo sospettoso però sto iniziando a avere una teoria."
Diane: "non riesco a pensare ad un collegamento... però, sei tu quello sveglio tra di noi. Forse, sono stata troppo lontana dal nostro club" si ferma: "dalla nostra amicizia."
John: "Sono solo quello più paranoico" John sorride: "E non ti preoccupare per l'amicizia, sai che quello che ci lega resiste a qualsiasi lontananza."
Henry: "Tieni le tue frasi fatte per le turiste. Ora dobbiamo tornare indietro, prima che qualcuno cominci a domandarci su dove siamo."
Henry riesce a strappare un sorriso a Diane.
I tre si incamminano verso Hidden Creek.

Tornati nelle strade della cittadina, si dividono.
Diane: "vediamoci direttamente davanti alla Town Hall, vengo io da voi non appena ho scoperto qualcosa, penso che sarò più veloce io." dice con una punta di orgoglio.
John "D'accordo! A presto, buon lavoro e coraggio!"
La giovane fa un cenno con la mano e si incammina spedita per scomparire tra la folla.

Davanti alla Town Hall si sta allestendo un palco per domani: la piazzetta sembra un piccolo cantiere. Appollaiato sopra il tetto della Town Hall, il caro Edward dei DALETH saluta brevemente i due prima di tornare a collegare dei cavi elettrici.
John guarda la scena: "Speriamo non si fulmini..." poi si rivolge a Henry "Allora, andiamo? Potremmo anche chiedere a qualcuno negli archivi chi è questo tizio che stiamo cercando."
Henry: "Sarebbe meglio evitare di fare troppe domanda in giro. Secondo me ci conviene cercarlo tra i documenti civici, oppure, un'idea che mi è appena venuta in mente, negli archivi delle chiese. Se quest'uomo abitava qui probabilmente avrà preso parte a qualche funzione della chiesa battista o di quella cattolica."
John cerca di pensare da quanto tempo non entra in una chiesa: "Forse i documenti hanno qualche traccia... ma potrebbe essere un tizio che era solo di passaggio."
John "Vediamo nell'archivio, intanto. Altrimenti se vuoi ci si divide: tu cerchi di scoprire qualcosa su questo tizio e io rovisto negli archivi."
Henry: "Direi di non dividerci inutilmente. Andiamo all'archivio e controlliamo, anche se non sono convinto che avremo facile accesso ai dati."
John si avvia: "Perché? Basterà inventarci qualcosa... tipo che serve per il festival, una roba così."
Henry lo segue: "Sento che finirà male se ci beccano. Comunque non sarà una cosa veloce, preparati."
I due ragazzi varcano l'ingresso della Town Hall. Nononstante sia la vigilia del Summer Festival,   l'organizzazione dell'evento è ancora nel vivo. La signorina Higgins, una donna di mezz'età che in genere segue come un'ombra il sindaco Isaia Myhers, è seduta dietro la scrivania  situata all'ingresso, sommersa da diverse pile di documenti vari. Diversi volti noti della comunità vanno avanti e indietro dalle stanze dietro di lei.
Sembra la Viglia di Natale, quando Hidden Creek è come al solito in ritardo nella coordinazione delle luci e degli addobbi, da quanto la gente si agita.
Henry da una spinterella a John, come incentivo a farsi avanti.
John sbuffa e si fa avanti., poi sfodera un sorrisone di circostanza e si rivolge alla Signorina Higgins: "Buongiorno signorina! Avremmo bisogno di accedere agli archivi per una cosa del festival."
La signorina Higgins, un donnone decisamente in sovrappeso, alza svogliatamente il braccio: "Stop. Cosa volete?" dice da dietro i suoi spessi occhiali.
John: "Ehm, gliel'ho detto... alcune informazioni sulla storia di Hidden Creek e sull'edizione precedente del festival. Ecco, dovrebbe essere tutto negli archivi. Non so se lo sa, ma siamo stati incaricati di occuparci dell'organizzazione dall'Hidden Creek Heritage Comitee."
Henry specifica: "Da Dick, chieda a lui."
La donna fa un verso inumano, come fosse una sorta di animale preistorico: "Ohhh... e va bene, basta che non facciate casino. Ah, chi tento di fregare? Portatemi un caffè e vi faccio passare."
"D'accordo!" John scompare di corsa e torna sorprendentemente svelto con un caffè fumante in mano: "Ecco qua."
La signorina Higgins, sporgendosi leggermente per afferrare il caffè senza alzare il fondoschiena dalla sedia, come fosse incollato: "Mi hai salvato il pomeriggio, VanDreel: puoi passare."
Ai due ragazzi la donna ricorda un qualche essere uscito da un fumetto.
Henry avanza verso gli archivi, intimorito dall'inumana figura della donna.
Entrati in uno stanzino dietro il temibile guardiano del Dungeon, i due impavidi si ritrovano davanti ai famigerati scaffali metallici dove sono impilati vagamente in ordine alfabetico, almeno in teoria, le storie di chiunque abbia avuto a che fare con la ridente Hidden Creek.
Henry si lancia nell'affannosa ricerca.
Il vecchio orologio metallico sul muro dietro di loro comincia la sua folle corsa in avanti. Le ore passano inesorabili fino a quando un nome salta fuori: Mark Brewster. Un fascicoletto lo riguarda.
Henry: "Tombola"
John: "Finalmente! Ora sarebbe il caso anche di vedere poi cos'è successo quattro anni fa, magari troviamo qualcosa. E anche se ci sono informazioni su questo Old Gentlemen's Club e sul suicidio di Albert Løvenskiold. Ormai ogni volta che sento suicidio penso al Wooden Nickel."
I due aprono il fascicolo: a quanto pare l'uomo in questione, il signor Brewster, compare alla voce "consulenza". Quindici anni fa, quando la città venne finalmente strappata alla foresta e fatta tornare nel mondo civilizzato, il signor Brewster offrì una non meglio specificata consulenza al sindaco Isaia Myhers durante l'arco di un anno. Questi documenti, a parte l'intestazione, sono bianchi, come a far volume nell'archivio. Forse qualcuno non immaginava che si sarebbe andati a frugare lì dentro.
Henry: "I documenti ufficiali devono essere stati rimpiazzati, cerchiamo anche le altre cose."

Il tempo ormai stringe.
Forse la Town Hall rimarrà aperta fino a tarda sera per l'evento, ma hanno un appuntamento. Dai polverosi scaffali salta fuori qualcosa di interessante: quattro anni fa, come si evince da una cartella, c'è stato un incidente a Hidden Creek.
Si trattò di un blackout completo della cittadina che non fu imputabile al malfunzionamento della centrale elettrica da cui il paese dipende, ma fu generato da Hidden Creek stessa. Fu un danno enorme, anche se le cifre esatte non saltano fuori, un danno tale che senza l'aiuto del signor Lazard il paese non avrebbe potuto sostenere. Tutti gli impianti elettrici si fusero irreparabilmente,  tralicci e generatori di emergenza compresi.
Perché non si ricordano di un evento così eclatante?
Né del The Old Gentlemen's Club né dell'ultimo erede dei Løvenskiold si  ha menzione nell'archivio. Come ha segnato Prince nel suo taccuino, solo di eventi recenti si ha documentazione a causa dei trent'anni di abbandono della città.
Henry: "Ok, ora abbiamo molti indizi in più di prima. Rimettiamo tutto com'era e usciamo."
Mancano circa venti minuti alle otto. Rimesso tutto a posto come meglio hanno potuto, consci del fatto che la confusione nella piccola Town Hall sia inevitabile, salutata la signora Higgins, mezza addormentata mentre fa la guardia agli uffici del sindaco, i due finalmente escono all'aria aperta.

Ormai il sole punta deciso verso ovest mentre i lavori all'esterno sono pressoché terminati.
Una delicata ragazza dai capelli castano chiari racchiusi in una treccia e vestita con un abito estivo verde scuro è seduta vicina al palco, intenta ad ascoltare le fesserie stellari di Edward e del resto dei DALETH che come squali le girano attorno.
I due impiegano circa quarantacinque secondi prima di accorgersi che la bella ragazza in questione è Diane.
Quando si veste da ragazza, è irriconoscibile.
John si avvicina un po' imbarazzato, non la vedeva così da parecchio: "Ehm... ciao Diane. Che eleganza, stai benissimo... hai trovato qualcosa?" poi lancia un'occhiata eloquente alla band.
Diane annuisce come per fare intendere di aver trovato qualcosa: "Ciao Jo. Ciao Henry."
Edward alza le mani  per segnalare a John di aver afferrato: "Allora Jo, visto che lavoro con i fiocchi abbiamo fatto? Mi ricorda quando giravamo le università dello Stato per racimolare qualche spiccio: una tappa al un giorno, come ci riuscivamo?" 
Ed sospira ricordandosi che vita da barboni facevano... non che ora sia così diverso, ma è il pensiero che conta: "dove andiamo a mangiare? Da Wisco?"
John: "Certo! Noi purtroppo non possiamo venire, dobbiamo ancora sbrigare una faccenda. Comunque ingozzatevi pure da Wisco, paga la città. Come al solito, ottimo lavoro ragazzi." John sorride compiaciuto, ricordando anche lui la bella vita da debosciato.
Henry, quasi disturbato dalla compagnia di fricchettoni, guarda l'orologio ed esclama:"Oh, si è fatto tardi! Dobbiamo muoverci per arrivare in tempo!"
Gli altri membri di DALETH, imitando Fonzie, danno la benedizione ai tre di andarsene.
Edward: "Jo, ci vediamo a casa tua, domani mattina ripartiamo per Madison."
Diane saluta la band stuzzicandoli: "Alla prossima ragazzi!"
Henry, suo malgrado, per educazione si unisce ai saluti.
John saluta affettuosamente tutti i suoi amici della banda prima di riunirsi agli altri.
Staccatisi dai DALETH, non prima di aver dato loro una dritta per la serata, i tre amici finalmente sono liberi di parlare.
Diane: "Ragazzi... ho trovato di chi si tratta, i quattro suicidi intendo. Bé, che ci crediate o meno non sono quattro disperati tossicomani, sono quattro rinomati membri dell'alta società di Milwaukee: i signori Reese, Collins, Husk e Bailey per essere esatti... non mi stupisco che Prince non ci abbia detto nulla su di loro."
John "Chi sarebbero? "
Diane tira fuori uno dei suoi sorrisetti furbi: "Secondo quanto la mia coinquilina mi ha riferito, sono niente meno che membri del conglomerato gestito da Lazard in persona. Bingo...?"
John: "Bingo! Brava Diane!" John la abbraccia entusiasta: "Tutti gli indizi portano a Lazard. Secondo me c'è lui dietro questo club di invasati."
I due poi la aggiornano velocemente su quello che hanno trovato.
Diane, con sguardo serio: "tutto qui a Hidden Creek dipende da Lazard... tuo padre, Henry... il sindaco, i musei... tutto. Se ha ricostruito lui la città, si sentirà anche padrone di essa."
John "Diane, non dimenticare che potrebbe essere responsabile di quello che è successo a Casey: secondo me aveva scoperto qualcosa che non doveva scoprire ed è stato incastrato. Ne sono sempre più convinto. Se davvero Lazard è responsabile, dovrà rispondere di ciò che ha fatto."
Diane abbassa leggermente la testa: "il signor Lazard... non è qualcuno contro cui possiamo metterci da soli. Aspettiamo l'agente Prince, lui saprà sicuramente cosa fare. Non sospettava anche lui di Lazard?"
Henry: "Ma Lazard è nato e vissuto a Milwaukee. A parte i suoi interessi economici, che legami potrebbe avere uno che viene da fuori con il Club? Se guardiamo le morti, facevano tututi parte del suo conclomerato: non mi stupirei se la vittima successiva fosse proprio lui. Magari qualcuno vuole recidere i legami tra Lazard e Hidden Creek."
Diane: "se così fosse, dobbiamo avvisarlo! Domani il signor Lazard arriverà per la Summer Fest. Forse il pericolo è dietro l'angolo..."
John: "In effetti entrambe le teorie sono plausibili, Lazard come vittima e come colpevole... non abbiamo ancora elementi per decidere. Resta però il fatto che non ricordiamo questo blackout e mi chiedo se anche gli altri se lo siano dimenticato... possibile che non ne abbiamo mai sentito parlare?"
Henry: "Forse questa cena sarà chiarificatrice. Ricordami, come si chiamava la ragazza con cui hai parlato prima? Dato che eravamo negli archivi avremmo potuto approfittarne."
Diane: "aveva detto di chiamarsi Rebecca Tallmadge, giusto Jo?"
John: "No, aveva solo detto dove abitava, sono risalito al cognome da lì! E il nome dovrebbe essere quello del quinto membro del nostro club. È tutta un'intuizione."

I tre sono giunti nel loro quartiere e proseguono verso quella che dovrebbe essere l'abitazione dei Tallmadge, almeno fino a quattro anni fa. Davanti a quella casa sono passati innumerevoli volte in questi anni senza neppure farci caso. 
Diane, col suo solito sarcasmo: "però una doccia potevate farvela dopo la scampagnata al ponte di legno..."
La casa in fondo al quartiere finalmente comincia a delinearsi. Quella che doveva essere una villetta accogliente, non molto differente da quelle di tutti loro, adesso è un'ombra oltre il  piccolo giardino incolto davanti ad essa. Come sempre, nessun segno di attività. Le finestre sono parzialmente bloccate mentre il cancelletto che conduce al porticato è aperto. Un senso di desolazione generale aleggia nell'aria, cominciata a farsi fresca.
John "A quanto pare, anche Rebecca potrebbe aver perso la memoria... o ci stiamo sbagliando di casa?"
Henry: "C'è solo un modo per scoprirlo:  Jo, perché non vai a bussare?"
John: "Se mi vede, mi uccide. Avrei dovuto dirle che la casa era abbandonata, ma non sapevo di che posto stesse parlando..."
Diane, con buona pace di John, afferra istintivamente un braccio di Henry, decisamente il più robusto dei due: "...avviciniamoci ancora un po'."
John avanza cauto dietro ai due.
Avvicinatisi ancora alla villetta, ormai sono nel giardinetto incolto dove l'erba alta e i rovi hanno creato una piccola selva. Davanti alla porta dell'abitazione abbandonata, i tre si fermano per osservare meglio. La porta di legno è parzialmente scrostata e la vecchia serratura non pare molto resistente.
John bussa: "C'è qualcuno?"
Nessuna risposta, non un rumore proviene dall'interno.
Da sotto la porta, scivola sul legno del portico d'ingresso un foglietto.
Diane ha una fifa blu e non proferisce parola, odia le storie di fantasmi.
John si china ad afferrarlo.
Battendo sul tempo John, Henry esamina il foglietto.
Sembra un invito, scritto con una grafia elegante e pulita. 
Lo scritto recita: "I membri del The Old Gentlemen's Club sono pregati di partecipare alle attività della Festa d'Estate. Un nuovo percorso è appena iniziato."
A Henry una goccia di sudore fredda come il ghiaccio scivola lungo la schiena.
Sono le parole udite alla radio quella mattina, il messaggio completo.
Henry, impallidito di colpo, mostra il messaggio a John: "È la stessa frase uscita dalla radio."
John: "Quale frase?"
Henry: "Quella che sentì alla radio del rifugio...."
Diane da blu è diventata bianca: "D-di che cazzo parli?"
Henry: "Vi ricordate prima quando sì parlava delle anomalie con la radio? Questo è quello che ho sentito prima che il rifugio collassasse."
John è attonito: "Ma avevi detto di aver sentito solo statico! Perché?!"
Diane è nel suo mondo, intenta a sperimentare i diversi gradi di paranoia ispirati a quelli di John.
Henry: "Avevo detto che era un messaggio incomprensibile e insensato, non che era statico. Fino ad oggi non me lo ricordavo con esattezza, ma rileggendolo qui...."
Diane esce brevemente dal suo mondo per dire: "c-che ci facciamo ancora qui...? Andiamo via!"
John: "Via dove? Io sinceramente non ne posso più di questa storia. C'è qualcuno in questa casa e forse potrebbe darci delle spiegazioni."
Diane respira profondamente: "Ok, facciamola finita...!"
A questo punto, con tutta l'energia repressa dell'ansia, la ragazza tira un calcio secco alla porta d'ingresso che si apre come niente fosse alla pedata potente della ragazza.
Ora i due si ricordano il perché la fecero entrare entrare nel Club quando erano poco più che bambini: era la più forte e intrepida tra loro.
I tre membri del Club rimasti, preso coraggio, varcano la solitaria soglia di casa Tallmadge.

Otto e venti, da Wisco.
Il locale è pieno fino a scoppiare, domani è il grande giorno: il secondo Summer Festival della storia di Hidden Creek sta per avere inizio. 
I DALETH sono intenti a banchettare col Menù Speciale Anniversario quando Ed adocchia la rossa Hollie avvicinarsi al loro tavolo. Col suo fare piacente e la sua faccia tosta, il leader della band richiama a sé l'avvenente cameriera: "So che hai un dono, me lo ha detto un uccellino. Stiamo cercando una cantante, magari vuoi fare un provino... in privato."
Il momento è decisivo, i due sguardi si incrociano, la tensione è palpabile.
La canzone di sottofondo proveniente dal juke-box finalmente termina. 
Alla giovane di Hidden Creek si illuminano i grandi occhi smeraldo: "Volentieri."
Edward non può che pensare: "Grazie Jo, grazie Henry: siete campioni del Sacro Patto tra Uomini che si tramanda fin dall'antichità..."
La serata è salva.

FINE DELLA SESSIONE

1 commento:

  1. E anche il Log numero 7 è stato archiviato.
    Come sempre, qualche piccolo cambiamento per far scorrere meglio il tutto.
    Quanto prima mi occupero dell'ultima sessione giocata.

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