lunedì 28 luglio 2014

HIDDEN CREEK LOG #14: WINTER



HIDDEN CREEK LOG #14: WINTER


In un qualche luogo lontano, in un qualche tempo remoto.
La grande Luna Azzurra brilla alta nel cielo stellato mentre le ultime luci del tramonto si spengono dietro la foresta che circonda quel che rimane del Pinewood Sawmill Museum. Casey Turner, l'amico così tanto cercato in questi giorni, con una certa agilità scende dalla posizione sopraelevata su cui si era inerpicato per raggiungere i volti a lui famigliari. C'è qualcosa di diverso nel ragazzo, la sua espressione non è quella a cui sono abituati: senza occhiali, l'espressione del suo volto, sebbene condivida le linee morbide del viso di Diane, è molto più  dura di come ne abbiano memoria. Il ragazzo indossa ancora i vestiti della mattina in cui è scomparso: una camicia verde portata sbottonata sopra una maglietta bianca.
"Casey! Finalmente! Non sai quanto sono felice di rivederti..." John si avvicina con un sorriso.
Hollie è sollevata nel rivedere quel ragazzo esile ma arguto e corre incontro a Casey superando John.
"Ci devi parecchie spiegazioni!"esclama Henry con tono più duro.
Casey, comprendendo di dover così tante spiegazioni ai propri amici, decide di non perdere altro tempo e, non appena gli è di fronte inizia a parlare con voce calma e misurata: "So che avrete molte domande da pormi, ma dobbiamo sbrigarci: presto calerà la notte."
"Non fare più una cosa simile, stupido." Hollie salta al collo di Casey abbracciandolo.
Henry: "E buio è uguale a mostri, giusto?"
Casey, mentre poggia una mano sulla testa di Hollie, accarezzandola: "Non sono mostri, Henry. Ma dobbiamo andarcere il prima possibile lo stesso. " 
John: "D'accordo, d'accordo... comunque ti abbiamo trovato grazie a Hollie, le siamo tutti debitori. Ora puoi dirci cos'è successo? Tutta la storia della droga è una montatura vero? Ti hanno voluto incastrare."
Casey: "Non è una montatura. Ma sono dovuto stare al loro gioco per avvicinarmi il più possibile alla testa del Club. Dovevano fidarsi di me, nuovamente."
John: John annuisce: "In pratica hai voluto fare l'eroe senza dirci niente. Guarda che potevi fidarti di noi. Ti abbiamo cercato ovunque... e anche tua sorella, tra l'altro: è preoccupatissima."
Henry: "Comunque cerchiamo un luogo più sicuro."
Casey prende per mano Hollie e si dirige velocemente verso l'uscita dell'attrazione turistica facendo segno agli altri due di seguirlo: "Giusto, ho un rifugio giù a Hidden Creek... o quello che ne rimane. Dovremmo riuscire ad arrivarci senza problemi."
Herry nel frattempo domanda: "Non sarebbe ancora più sicuro tornare dall'altra parte?"
Casey: "L'intera città non è sicura, e mi fido più di queste creature che dei nostri concittadini. Ci hanno tradito, Henry, o meglio, siamo noi ad averli traditi dal loro punto di vista."

Immediatamente all'esterno, nel grande parcheggio è parcheggiato l'autobus del museo, qui poco più di un rottame sulla cui fiancata si può ancora intuire il logo dei Tre Pini.
"L'ho rimesso a posto, per quanto possibile. Salite, parleremo andando... la foresta può essere molto pericolosa, anche di giorno, ma specialmente quando la Terra brilla in cielo." Casey si mette alla guida mentre Hollie si siede docile accanto a lui.
John ripensa alla considerazione dell'amico: "Quindi sono davvero proprio tutti in questa storia... Lo sai che Ron e Shelly hanno cercato di ucciderci? L'abbiamo scampata per miracolo."
Casey, con voce amara: "Non sono sorpreso di sentire questa storia. Vorrei esserlo, ma non lo sono. I Tamlyn... c'era qualcosa di strano."
John sospira: "Qualcosa di strano è un po' poco: Shelly si è trasformata in un mostro e ha assassinato Rebecca... che era appena tornata in città."
Henry: "Quindi chi non fa parte del club cerca di uccidere chi non ne fa parte, ed è così in tutta la città."
Casey: "Rebecca? Chi è Rebecca?"
John guarda Casey "Casey ma... siccome tu palesemente ne sapevi più di tutti noi non hai detto nulla? Non ti fidavi? Pensavo ti stessero dando la caccia ma a quanto pare hai finto di allearti a loro. Abbiamo rischiato di morire..." Poi si interrompe: "...Era una di noi, faceva farte del Club prima del Blackout."
Casey tira un pugno sul cruscotto imprecando: "Cazzo! C'era un'altra persona con noi?! Per questo qualcosa non quadrava... c'era un'altra persona." Si ferma per respirare profondamente: "Loro... mi stannno dando la caccia. Purtroppo hanno scoperto la mia recita. Quando è arrivato un uomo a indagare, ho capito che loro sapevano."
John: "Parli dell'agente Prince? È un tipo a posto, anche lui non si fida dei suoi superiori: probabilmente loro sono dalla parte del Club, come tutti a quanto sembra... Temiamo che anche lui abbia fatto una brutta fine. E non è tutto, abbiamo scoperto che è stato Lazard a farci entrare nel club, abbiamo anche una foto tutti insieme."
Casey mette in moto il malandato autobus che dopo qualche singhiozzo riesce a partire e, producendo un fastidioso ronzio, il veicolo si avvia lungo ciò che resta della strada d'asfalto che collega la segheria alla cittadina.
L'unico faro funzionante illumina l'asfalto consumato che si snoda nella foresta nella quale si stanno addentrando mentre Casey, senza distogliere lo sguardo, riprende il discorso: "Ero a conoscenza del coinvolgimento di Lazard: andai a parlare con lui a Milwaukee lo scorso Inverno."
John: "A Milwaukee... ma Casey stai dicendo quindi che hai avuto qualcosa a che fare con quelle morti per il W0oden Nickel?"
Henry: "Probabilmente è una sostanza che usano per eliminare i nemici del club. Anche Prince era arrivato ad una conclusione simile."
John annuisce: "Shelly ne aveva un dischetto in mano quando volevano ucciderci."
Casey osserva i due amici dallo specchietto retrovisore scheggiato: "Ho solo consegnato i dischetti per conto del Club, non c'entro niente con quelle morti. Io non sono come loro, anzi, noi non siamo come loro."
John fissa per un momento le spalle dell'amico e impallidisce leggermente: "Casey ma... perché ti sei messo a fare tutto questo?"
Casey: "Perché? Perché fino a quando esisterà il The Old Gentlemen's Club non saremo mai liberi. Non volevo coinvolgervi in tutto questo, non dopo aver avuto la fortuna di dimenticarlo."
John annuisce e si rivolge a Hollie: "Visto? Te lo avevo detto che voleva tenere te e tutti fuori dai guai..." poi si rivolge a Casey "Hai sempre sognato di essere un eroe. Guarda che gli amici servono a questo."
Henry: "Ma cos'è esattamente il Club?  E perché chi non ne fa parte lo odia?"
John: "Più che odiarlo sembra che ci vogliano entrare a ogni costo... come Ron e Shelly."
Casey: "Prima di tutto, voglio che sappiate che anche i nostri genitori ne fanno parte... ma, contrariamente a quanto pensavo prima, hanno cercato di proteggerci, anche se a modo loro."
John annuisce: "Questo lo sapevamo già: abbiamo parlato anche con tuo padre e ce lo ha confermato. Beh, se cercano di proteggerci almeno siamo sicuri che Diane non è in pericolo in questo momento..."
Casey: "Diane... allora sta bene... grazie di esserle stati dietro, ragazzi. Ci hanno tenuto fuori dal Club, quello vero, lasciandoci solo con le nostre memorie confuse, facendoci "giocare al club" invece di tentare di inserirci. Credo che alla fine sappiano anche loro quanto tutto questo sia pericoloso."
John: "Figurati. Ci mancherebbe. Ci siamo salvati tutti la vita a vicenda un paio di volte. Però ieri tuo padre non l'ha lasciata più uscire, ammetto che sono ancora un po' preoccupato ma forse se la passa meglio di noi..."
Casey: "Riguardo allo scopo del Club, riguardo alla sua esistenza... posso fare solo delle speculazioni a riguardo. Putroppo mi hanno scoperto prima che potessi incontrare il signor Lazard nuovamente. Avevo un appuntamento con lui a Hidden Creek, durante la Festa d'Estate. Dopo aver dimostrato la mia fedeltà, sarei dovuto diventare nuovamente un membro del Club, allora sarei stato iniziato ai loro segreti... A quanto pare però qualcosa è andato storto."
John: "Forse volevano vedere anche noi. Avevamo ricevuto un invito dal club e forse avevano anche tentato di contattarci via radio... possibile?"
Henry: "Le tue supposizioni sarebbero?"
Casey: "un invito... Quando lo avete ricevuto esattamentete?" poi risponde a Henry: "Credo che il Club sia soltanto la prosecuzione di qualcosa di molto più antico. Prima che la città fosse fondata, Hidden Creek era un lugo sacro per gli Objiwe. Vi ricordate la gita del liceo alla riserva? Credo che quando i primi coloni comprarono il territorio ai nativi, comprarono anche dell'altro."
"Allora, i messaggi alla radio... ricordi quel giorno che è crollata la nostra base segreta? La radio aveva gracchiato un messaggio. È successo anche altre volte dopo. Poi quando abbiamo reincontrato Rebecca ci ha dato appuntamento a casa sua e lì è successo di tutto." John racconta brevemente la serata della tigre e del messaggio sotto la porta.
Henry: "Si prega i membri del club di partecipare alle attività del summer festival. Probabilmente usano queste interferenze radio insieme alla droga per eseguire gli omicidi."
Casey esclama: "È durante l'Estate che si iniziano i nuovi membri... uhm... ma il messaggio è arrivato dopo che mi avevano scoperto... che sospettassero che anche voi aveste cominciato a recuperare la memoria? Riguardo a quelle morti... io non l'ho saputo fino a quando non l'ho letto sul giornale. Ho consegnato quella roba a decine e decine di persone, non potevo immagianre..."
"Ne erano sicuri immagino! Penso che siamo andati in giro a chiedere cose più o meno a chiunque... e sicuramente il capo Kincaid lo aveva già capito." John mette una mano sulla spalla all'amico: "Non ti preoccupare Casey, nessuno di noi ti accusa di nulla. Siamo tuoi amici ricordi? Quando questa storia è iniziata abbiamo deciso di fidarci gli uni degli altri, nonostante tutto. Come dici tu, non siamo come loro."
Hollie sorride alle parole di John mentre Casey è rinfrancato dall'avere nuovamente i suoi amici accanto.
Henry: "Io non so se potrò continuare a fidarmi...ci hai mentito per tutto questo tempo."
John sospira e cerca di buttarla sul ridere: "Eddai Henry... di solito sono io il paranoico. È dall'inizio che tutti cercano di ucciderci, Casey è il primo che addirittura risponde alle nostre domande, dai..."
Casey: "Henry, io... mi spiace."
Ma in quel breve momento di familiarità, qualcosa lo interrompe bruscamente: i vetri del bus cominciano a vibrare. In lontananza, un suono terrificante e selvaggio risuona nella foresta. Un ululato talmente potente da scuotere il veicolo.
Casey subito inchioda.
John esclama: "Ci mancava il mostro! È un altro di quei... cosi? Come la tigre? E il mostro dell'Inverno?" Si guarda intorno preoccupato: "Ma cosa diavolo sono?"
Henry: "Cosa ci aspetta stavolta."
Casey zittisce subito i due amici: "Merda, state zitti e subito!"
Casey, senza aggiungere altro, spegne il motore mentre Hollie si stringe a lui. Il ragazzo lascia il posto di guida e fa cenno ai due di guardare sotto i sedili in fondo all'autobus. Appena John e Henry si accovacciano per guardare, notano nella penombra diversi fucili a pompa ammassati sotto di esso assieme alle cartucce.
Henry li riconosce subito, provengono dalla piccola armeria della stazione di Polizia: "Non male come arsenale."
John sgrana gli occhi, poi si rassegna. Passa un fucile a Casey e ne prende uno rigirandolo fra le mani  e riflettendo sul fatto di non sapere nemmeno dove si mettono i proiettili.
Casey afferra il fucile passatogli da John e sussurra: "Stai dietro a Henry, lui sa come maneggiarne uno..."
John sussurra: "Dobbiamo proprio metterci a sparare? L'ultima volta siamo quasi riusciti a ragionare con uno di questi cosi, voleva solo una chiave."
Henry ne prende uno e lo carica, come gli aveva insegnato suo padre: "Prima spara e poi fai domande, John."
Casey raccoglie a manciate delle pallottole e le infila nel suo zaino dopo aver caricato il fucile: "...Jo, tu che ami tanto la Natura sai come funziona: ci sono cacciatori e prede. Anche tra di loro. Non si può ragionare con chi mangia carne umana."
John sospira: "Stavo solo cercando una soluzione pacifica. Questi mostri non sembrano attaccare a caso. A meno che non siamo entrati in casa sua, come per la tigre." Poi rivolto a Casey fa un sorrisino: "A proposito di prede e carne, ti ho detto che ora sono vegetariano?" 
Anche Henry raccoglie una buona scorta di proiettili: "Avete del nastro adesivo?"
Hollie si avvicina ad uno dei finestrini dell'autobus per guardare fuori, subito il bel viso della ragazza sbianca. Sbracciando ma senza fare alcun rumore, indica ai tre di guardare dalla sua parte. Casey si avvicina al finestrino mentre lancia dal suo zaino un rotolo di scotch da pacchi. Henry lega la sua torcia alla canna dell'arma, e poi si sporge leggermente per vedere fuori. La luce della Luna Azzurra è parzialmente oscurata da un'imponente figura che getta la sua ombra sulla foresta. Ben al di sopra delle cime degli alberi più alti, si erge colossale l'apparizione più terrificante che abbiano incontrato fino adesso:  un  essere rassomigliante un lupo,  la cui pellicia folta lascia intravedere a chiazze la sua pelle grigia e ratrapita, Alza la sua testa dalla criniera rigonfia. Due grandi occhi azzurri brillano più della Terra stessa mentre dalle fauci spalancate risuona un ululato talmente potente da far vibrare l'autobus. Altri ululati, questa volta di minore in tensità, provenienti dal fitto della foresta rispondono al richiamo mentre la temperatura comincia ad abbassarsi.
John rimane a bocca aperta ma non osa parlare.
Henry sottovoce:" Se ci trova, con queste armi non gli faremo nemmeno il solletico."
Casey sussurra, cercando di mantenere la calma: "vi presento... l'Inverno. Ma non è lui a preoccuparmi: siamo troppo piccoli perché ci noti... sta richiamando i suoi cuccioli per cacciare in queste terre."
Hollie si frega le mani, la temperatura continua a scendere.
"Aspetta..." John sussurra: "Non starai dicendo che c'entra con quello che ha detto Shelly? Aveva detto di avere la chiave dell'inverno e intorno a quella creatura faceva freddissimo."
Casey annuisce: "Sì, è così... Quelle sono le creature al vertice del loro ecosistema. Ma non è l'unica possibile realtà."
John: "Ma allora è possibile che Shelly si fosse trasformata in uno di quei cosi? È dovuto alla chiave? Lei e Ron dicevano che noi abbiamo un talento... un qualche potere... sai cos'è? Magari potrebbe esserci utile in questo momento..." John guarda nervosamente dalla finestra.
Casey: "No. Le chiavi, le porte... sono solo degli oggetti privi di valore senza di noi. O senza di queste creature. Quello che Shelly ha fatto, è lasciare che questa apparizioni entrassero in lei."
Henry: "Ovvero è stata posseduta!"
Casey imbraccia il fucile pronto per le creature che stanno per raggiungerli dall'scurità: "Se noi possiamo arrivare qui, loro possono arrivare da noi, il passaggio funziona in entrambe le direzioni. Anzi, sarebbe più corretto dire che si tratta di una sovrapposizione... Dove credete di essere adesso? Dove credete di essere giunti?"
Henry: "Sembra la vista che si avrebbe dalla Luna, ma i luoghi sono identici alla nostra città! Comunque, se ci dovessero trovare, qualcuno si metta aguidare. È bene non essere un bersaglio fermo!"
John, che a stento regge il fucile per il verso giusto: "Magari guido io..."
Casey annuisce: "va bene, pensaci tu." 
John visibilmente sollevato passa il fucile a Hollie e si mette alla guida: "Tieni. Penso di essere più utile qui, ho guidato pulmini nelle trasferte di quegli sbandati dei DALETH e vi assicuro che i mostri sono poca cosa al confronto."
Hollie, imbarazzata, non sa come impugnare l'arma.
Casey: "Questo luogo è a tutti gli effetti Hidden Creek. Non abbiamo lasciato la nostra casa, abbiamo lasciato la nostra realtà. Non parlo di mondi paralleli, parlo di stati di esistenza differenti dal nostro. Credo che la nostra città funzioni da specchio per questi "stati", loro si riflettono sulla nostra Hidden Creek, sulle nostre vite. E possono interigire con il nostro mondo."
Henry: "In pratica, Hidden Creek è un luogo in cui piani d'esistenza diversi collidono. Pensi che il Club lo sappia e sfrutti la cosa?"
John: "Casey, intendi come per gli sciamani? So che in alcune tribù gli sciamani possono raggiungere altri piani di esistenza."
Casey: "Esatto, proprio come gli sciamani. e credo proprio che il Club sappia benissimo  che cosa rappresenti Hidden Creek. Forse la città stessa è stata costruita sopra il fiume sotterraneo per questo esatto motivo."
John: "Ma che cosa rappresenta esattamente?"
Henry: "E chi odia il club, perché accetta di vivere a suo stretto contatto?"
Di nuovo, ululati. Questa volta, sono vicini.
John suda freddo: "Ricordami perché non torniamo dall'altra parte...? Non possiamo usare queste chiavi per difenderci in qualche modo?"
Su quel che resta della strata asfaltata, diverse decine di metri di distanza davanti a loro, diverse ombre si schierano a bloccare la strada. La loro forma suggerisce quella di lupi, un branco di lupi avvolti da una leggera nebbiolina generata dall'intenso gelo.
"Non torniamo perché... queste creature sono sincere. Anche nella loro ferocia." ammette Casey con una punta di ammirazione per esse mista all'odio che prova per la sua città.
John: "Casey non parlare per enigmi, che diavolo vuol dire?!"
Henry: "John, se si avvicinano investili... non farti scrupoli se non vuoi diventare la loro cena surgelata!"
Casey: "Io non so che cosa volessero da noi quattro anni fa, ma non voglio rischiare che accadda di nuovo qualcosa di simile... le persone che eravamo sono morte con i nostri ricordi svaniti... e se un giorno non mi ricordassi più di Diane... o di voi?"
Il branco di lupi, avvistato l'autobus del Pinewood Sawmill Museum, comincia la loro folle corsa verso di esso.
Henry: "Ora Jo! Premi sull'acceleratore!"
L'autobus punta dritto verso il branco che continua la sua travolgente corsa: le creature dell'Inverno, affamate constantemente, sono entrate un una frenesia incontrollata al pensiero delle prede umane, così rare nel lugo in cui provengono.
L'impatto.
L'autobus, lanciato a velocità massima, impatta contro i corpi di ossa e ghiaccio degli esseri frantumandone alcuni sotto le sue ruote. Il loro sangue schizza sul parabrezza mentre si sentono i guati di quelli che sono riusciti a scansarsi per tempo.  John, attivando il tergicristalli, continua a guidare all'impazzata, cercando di sfuggire alle creature a di allontanarsi dal gigante. I cuccioli d'Inverno rimasti ululano confusi come a richiamare la loro madre, mentre  l'autobus continua a sfrecciare verso Hidden Creek, ormai prossima. Dopo il loro richiamo, le creature rimaste si rimettono all'inseguimento dell'autobus, la loro velocità non è paragonabile a quella di un lupo, è decisamente superiore. 
Henry carica il primo colpo e spacca il finestrino sul retro del veicolo con il calcio del fucile. Nel buco prodotto infila la canna del fucile e aspetta che le creature siano vicine a sufficienza.
Casey si posiziona vicino all'amico e fa lo stesso: "spari tu, sparo io."
Henry: "Falli avvicinare... questi fucile hanno gettata limitata. Dobbiamo ottimizzare le munizioni."
Davanti al bus, sulla strada, si è formata una patina di ghiaccio mentre dei fiocchi di neve cominciano a cadere dal cielo fattosi cupo e minaccioso.
John per fortuna è abituato agli inverni del Wisconsin: "Ragazzi, qui è tutto ghiacciato, devo rallentare o rischiamo di cappottarci." 
Henry: "Non rallentare, esci dalla strada piutosto!"
I cuccioli della colossale creatura continuano la loro corsa, ormai sempre più vicini. Dalle loro bocche ansimanti non esce calore, ma aria gelida. Le loro zampe consumate fino alle ossa continuano a  sfiorare leggermente l'asfalto, come se si limitassero a scivolare sopra di esso. Il pulmino comincia a faticare a tenere la strada ma riesce ancora a proseguire senza diminuire di velocità e John tenta di tenersi sulle parti della strada con meno ghiaccio. Henry prende di mira il più vicino e spara un colpo, tanto per valutare l'efficacia da quella distanza e anche Casey apre il fuoco seguendo l'amico. 
Le belve selvagge sono ormai a portata di tiro e due di esse cadono a terra, il loro cranio perforato.
"Bel colpo, avanti con i prossimi." Henry accende la la torcia attaccata al fucile per illuminare i bersagli e comincia e sparare a quelli che si avvicinano troppo.
Casey anuisce e tenta di fare del suo meglio sparando nel mucchio.
Un tonfo potente, come il rumore di una valanga: l'intera strada trema di colpo facendo sbagliare mira ai due e facendo perdere il controllo del veicolo per qualche istante a John.
Henry: "Sta arrivando la mamma."
Se pur a fatica, John riesce a tenere il bus in strada ma è costretto a rallentare: "Ragazzi, vista la situazione, cosa succederebbe se usassimo un'altra chiave in questa realtà per fuggire da qui...? È possibile?"
Casey suda freddo mentre risponde a John: "Senza una porta, non possiamo uscire..." poi il ragazzo cerca di farsi venire in mente un'idea: "Jo, cosa dicevi riguardo a Rebecca e la sua fuga nel vicolo? Dove si era infilata?"
John: "Era un vicoletto in mezzo a delle case abbandonate... Aveva detto che le era venuto istintivo. Avevo pensato di nascondermi lì quando è arrivato il mostro quella volta, ma l'ha colpita troppo in fretta e volevo portarla all'ospedale…"
Un altro tonfo fa nuovamente tremare l'intera strada, autobus compreso.
John afferra il volante: "Non possiamo andare avanti a lungo! Proviamo questa idea del vicolo?"
Herry continua a sparare: "Se avete buone idee questo è il momento, e in alternativa c'è la casa di rebecca. Ho con me la chiave per aprire il cancello."
John: "Casey, pensi che potrebbe funzionare? Non mi stupisco più di niente. La casa potrebbe essere in rovina e il cancello era in cantina... che facciamo se è crollata?"
Casey smette di sparare e corre verso John lungo il corridoio dell'autobus: "Jo, ho un'idea! Forse è pazzesca ma...!"
John mentre guida ascolta l'amico: "Dimmi tutto, ormai la nostra vita è pazzesca..."
Casey: "ferma l'autobus e scendiamo! Fallo in fretta!" dice afferrando Hollie: "Fallo, veloce!"
John inchioda: "Che hai in mente!?"
Casey grida a Henry aprendo la portiera: "Anche tu, scendi!"

Fuori, il freddo è glaciale.
L'autobus è fermo quasi al limitare nord-est di Hidden Creek, in lontananza si scorge il campanile della chiesa protestante, o meglio, il suo rudere. Sembra che la foresta, senza rispettare il tessuto urbano della cittadina, abbia inglobato l'intera sua superficie. La sterninata obra dell'Inverno cala su di loro.
Casey,  ormai all'esterno: "è come da ragazzini, non capite?! Come quando giocavamo alla storia della base segreta..."
I due scendono il più in fretta possibile segue mentre Hollie guarda spaesata Casey.
Il giovane, senza tante cerimonie, strascina con sé la sua ex fidanzata: "Tutti sotto: sarà la nostra tana!"
John lo fissa: "Casey? Sei sicuro che funzioni...?"
Casey si muove febbrilmente, fose è completamente pazzo, forse è solo rimasto più a lungo di tutti in questo mondo. Senza scoltare John, si infila sotto l'autobus con Hollie: "che aspettate?!"
Henry si fida e si mette sotto l'autobus.
John, l'ultimo rimasto all oscoperto, sospira e accovaccia: "Ragazzi spero che sappiate quello che stiamo facendo..."
Il pesante incedere dellìInverno si fa sempre più intenso, un terremoto ogni volta che una sua zampa poggia sulla foresta schiacciandone gli alberi. Ormai, il ghiaggio si è espanso su tutta la strada da quanto possono vedere da sotto l'autobus. Il freddo artico penetra fino a loro, ranicchiati gli uni accanto agli altri mentre la creatura leggendaria frantuma addirittura l'asfalto nel suo inesorabile incedere.
Poi, una fitta alla testa di incredibile intensità li pervade.
Casey digrigna i denti: "è... tutto... a... posto... non... mollate..."
John stringe i denti: "Questo è quello che era successo con quegli altri mostri... e poi non ricordavamo più nulla!"
Le ultima parole di Casey, stretto a Hollie, sono: "...fidatevi..."
Poi, il buio.

Una luce tiepida e dolce si rinfrange sulle schegge di ghiaccio in quel che resta della strada mentre i rami degli alberi, schiacciati a terra,  sono sparsi nella fanghiglia. Dopo una notte in balia delle forze che si riflettono sulla superficie di quello specchio chiamato Hidden Creek, un nuovo giorno carico di speranze si riaccende. La Luna Azzurra è bassa in cielo, appena visibile all'orizzonte, mentre il sole riscalda il suolo ghiacciato che si riprende dalle ferite inflitte dal gelo più profondo. È ora di riaprire gli occhi al suono distante della Natura che si risveglia dopo l'Inverno. Abbandonato l'autobus, ormai inutilizzabile, il gruppetto si dirige in silenzio verso le rovine della cittadina Ora, alla luce diurna di una giornata lipida, finalmente si può ammirare la naturale bellezza del Giardino: ciò che era la loro casa è diventata un santuario dove la foresta ha ripreso ciò che le spettava, trasformando l'anonimo paesino di provincia nella sua roccaforte. E nel centro de ciò che resta della città, tre maestosi pini sovrastano con le alte cime il resto della vegetazione.

FINE DELLA SESSIONE

1 commento:

  1. Aggiornamento notturno continuando a postare i Log: questa è la volta dell'incontro con l'Inverno e la sua progenie. Adesso manca solo la sessione della scorsa volta.

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