giovedì 31 luglio 2014

HIDDEN CREEK LOG #15: LIES



HIDDEN CREEK LOG #15: LIES



Domenica mattina, tre Luglio 1977.
Le campane della chiesa rintoccano all'uscita dalla Messa mentre i fedeli si riversano sul sul sagrato.
Don Bowman si ferma come suo solito a discorrere con alcuni dei membri della comunità, anche in questa Domenica in mezzo al Summer Festival la vita di Hidden Creek prosegue come suo solito tra la monotonia dei suoi riti e delle sue abitudini. All'uomo di Chiesa si avvicina una figura slanciata la cui ombra copre la visuale del sole estivo: si tratta di Adrien VanDreen, in una delle sue rare visite in paese durante l'alta stagione, sempre così impegnato al Maples Riverside Cabins & Campground. Per scomodarsi a tornare in città, dev'essere accaduto qualcosa di importante. Il padre di John, dopo aver aspettato pazientemente che William Bowman abbia finito di dispensare gli ultimi saluti, lo blocca prima che questi possa tornare all'interno della Saint Joseph Catholic Church: "Will, sarò breve: questa sera è prevista una riunione straordinaria del Club. Clarke mi ha incaricato di fare il giro, sai, no?"
Lo sguardo del Don si fa subito cupo: "Straordinaria? Riguarda i vostri figli, vero?"
Con una punta di amarezza, Adrien si limita a rispondere al vecchio amico: "Ci sono stati ulteriori sviluppi, temo: il signor Lazard è in pericolo, come lo sono i nostri ragazzi. Forse ad essere in pericolo è l'intera Hidden Creek. Era  solo questione di tempo, immagino."
Bowman si aciuga il sudore della fronte con un fazzoletto: "Grazie. Che Dio ci aiuti anche questa volta..." 
Senza aggiungere altro, VanDreel si allontana dalla chiesa color mattone mentre, sul sagrato ormai svuotato, Bowman non può che rientrare, conscio che la situazione si sta deteriorando più rapidamente di quanto chiunque di loro avesse previsto.

Dallo yacht di lusso ancorato al largo dell'ininterrotta lingua di sabbia della più rinomata località balneare d'America, lo skyline della grande metropoli, con i suoi sgargianti grattacieli ed i colorati edifici in Revival Mediterraneo, risplende al sole del tramonto caraibico. Il facoltoso e attempato uomo d'affari osserva la sua giovane amante dagli argentei capelli mentre, accanto a lui, sorseggia il vino più costoso disponibile in città proveniente dalla Sicilia. L'uomo, il cui volto lascia platealmente intravedere una certa inquietudine, finalmente dopo tanto tempo decide di fare il grande passo. Posando il suo bicchiere sul tavolino, prende quasi di sorpresa l'esotica bellezza tra le se braccia e, molto teatralmente, proclama: "Al diavolo Atlas, al diavolo questa vita: scappiamo insieme una volta per tutte..."
Mentre i titoli di coda scorrono sul fermo immagine di un amore proibito, Diane sospira, ancora scossa dai giorni precedenti. Mentre la televisione annuncia, a fine replica, il grande evento della nuova puntata di Atlas che verrà trasmessa in prima serata, la ragazza sente aprire la porta di casa. In automatico, Diane si alza dal divano e a passi lenti e trascinati si avvia ad accogliere i suoi genitori, di ritorno dalla Domenica mattina trascorsa nella Chiesa Evangelica di Hidden Creek. Ma accanto ai coniugi Turner, in abito bianco, un uomo dal portamento elegante e dai capelli grigi sorride a Diane dall'uscio di casa. La giovane, divenuta bianca come il vestito del visitatore, tenta di dirigersi verso le scale di casa, quando quella voce ignota e familiare allo stesso tempo si rivolge direttamente a lei: "Diane, non volevo spaventarti. Vorrei solo che scambiassimo due parole: riguarda tuo fratello, riguarda il Club..."

Una luce tiepida e dolce si rinfrange sulle schegge di ghiaccio in quel che resta della strada mentre i rami degli alberi, schiacciati a terra, sono sparsi nella fanghiglia. Dopo una notte in balia delle forze che si riflettono sulla superficie di quello specchio chiamato Hidden Creek, un nuovo giorno carico di speranze si riaccende. La Luna Azzurra è bassa in cielo, appena visibile all'orizzonte, mentre il sole riscalda il suolo ghiacciato che si riprende dalle ferite inflitte dal gelo più profondo. È ora di riaprire gli occhi al suono distante della Natura che si risveglia dopo l'Inverno. Abbandonato l'autobus, ormai inutilizzabile, il gruppetto si dirige in silenzio verso le rovine della cittadina Ora, alla luce diurna di una giornata lipida, finalmente si può ammirare la naturale bellezza del Giardino: ciò che era la loro casa è diventata un santuario dove la foresta ha ripreso ciò che le spettava, trasformando l'anonimo paesino di provincia nella sua roccaforte. E nel centro de ciò che resta della città, tre maestosi pini sovrastano con le alte cime il resto della vegetazione. 
Casey fa strada tra le solitarie rovine tra l'erba alta e il rumore del vento: "Non manca molto al mio rifugio, ora dobbiamo attraversare..."
John interrompe il ritrovato amico: "Casey... Casey. Ascolta, ora che sembra essere tutto tranquillo penso che dovremmo sederci e discutere. Abbiamo un sacco di informazioni da condividere per capire cosa sta succedendo e come uscirne." il ragazzo si siede all'ombra di un un pino: "Tra l'altro sono anche un po' stanco. Dovremmo riposare."
Casey interrompe la marcia per sedersi accanto John, osservando per qualche istante la serena desolazione di Hidden Creek: "Scusa, hai ragione. E poi, ve lo devo."
Hollie si sistema dolorante affianco ai due: "Quel gelo è arrivato fino alle ossa..."
"Ecco, grazie." John fruga nel suo zaino ed estrae il suo tabacco, non ricorda quando è stata la sua ultima sigaretta: "Qualcuno vuole favorire?"
Hollie: "Grazie..." dice allungando la mano verso John.
Henry è l'ultimo ad sedersi: "Comunque, non ho ancora capito perché il rifugio ha funzionato."
Casey, dopo aver scosso la testa: "So solo che è ciò che avrei fatto da bambino. Non lo so... mi è parsa la cosa più logica sul momento. Ma se ci penso adesso, non ha molto senso."
John fa anelli di fumo: "Notevole che nessuno trovi sconvolgente il mostro gigante... ci siamo abituati a tutto."
Hollie, quasi sottovoce: "Io l'ho trovato terrificante..."
Henry: "Comunque non possiamo reggere un'altra notte del genere: dobbiamo tornare dall'altra parte e avere le nostre risposte."
Casey, quasi scocciato: "sono giorni che mi trovo qui. Bisogna solo sapersi adattare."
John: "Sinceramente, io non farei più nulla prima di avere un modo sensato e sicuro per affrontare questi mostri. Vi ricordo che questo mostro ci ha fatto perdere i sensi per quanto? Una giornata forse? Abbiamo perso la memoria di anni, vi immaginate cosa potrebbe essere stato? Casey, come hai fatto a sopravvivere tutte queste notti?"
Casey: "Ve l'ho detto, no? Non siamo soli e non tutte le creature vogliono mangiare le persone. Non sono malvagi questi esseri, sono niente più che animali molto più... molto più adattati a questi luoghi di noi. Dubito che dall'altra parte sopravviverebbero da soli. Non vi sembra la nostra situazione?"
John: "Aspetta Casey, aspetta. Che vuol dire non siamo soli? Qualcuno ti ha aiutato? Perché hanno deciso di diventare aggressivi proprio stanotte?"
Casey: "Di notte ci si nasconde. Quando ho sentito che la porta si stava aprendo laggiù al museo, ho dovuto rischiare per venirvi in contro... Queste terre sono in cui dimorano, bisogna solo accettare questa verità. Ehi, volete vederne una di queste creature da vicino?"
Henry taglia corto: "Più vicino di ieri notte? Io sarei più curioso di visitare la villa di Lazard da questa parte, magari troveremo indizi."
Casey, deluso dalla risposta, si alza e fa cenno al gruppo di riprendere la marcia: "Ok, allora seguitemi, vi porterò alla villa."
John: "Te l'ho detto Henry: io dall'altra parte non torno senza sapere come affrontare questi mostri. Non siamo gli unici che possono fare il viaggio a quanto pare..."
"Hai visto come affrontarli." Henry prende il fucile a pompa e lo carica.
John sbuffa: "Henry lo sai anche tu che non basta, oltre a essere sbagliato. Continui a dimenticarti quello gigante..."
Casey, stufo del battibecco tra i due: "Voglio essere completamente onesto con voi: non credo che ci sia più posto per me dall'altra parte. Più resto qui e più mi sembra appartenere a questi luoghi. Se volete tornare, vi aiuterò, ma io a Hidden Creek non ci ritorno."
Hollie, leggermente preoccupata: "Cosa vuol dire? Ho portato John e Henry qui apposta per venirti a prendere. Non volevi questo anche tu?"
John fissa un attimo l'amico senza dire nulla: "Sei sicuro di quello che dici? Non è che stare troppo a lungo qui ti ha fatto perdere la prospettiva sul mondo reale? Dall'altra parte c'è tua sorella: ha bisogno di te.  Casey, c'è tua famiglia a Hidden Creek: è il mondo in cui viviamo tutti."
Henry con crescente sospetto Casey: "È un discorso pericoloso il tuo. Potrebbe essere questo stesso luogo ad indurti a non andartene, hai mai pensato a questo?"
Casey: "Sono sicuro di quello che dico... e forse eravamo destinati a questo prima di perdere la memoria, chi lo sa. Credo che ci sia del buono in questi luoghi che si nascondono tra la nostra realtà e la loro. Così tante possibilità, questa è la vera libertà. Non mi sono mai sentito così vivo come da quanto ho scoperto la possibilità di viaggiare attraverso questi mondi."
Hollie: "N-non dire così..."
John: "Aspetta aspetta aspetta... stai dicendo che esiste una terza realtà? Cosa intendi con tra lo nostra realtà e la loro?"
Casey: "Non credo che Hidden Creek sia un luogo meno reale di questo o di quello da dove provengono quelle creature che ci hanno attaccato stanotte... o quella creatura che avete incontrato a casa di quella Rebecca. Come vi ho detto questo è uno dei loro mondi, ma è allo stesso tempo Hidden Creek. Questa è un'intersezione tra realtà differenti, come una fusione. E ne esistono infinite di queste realtà, Hidden Creek, e quindi il nostro mondo, è solo una tra di esse."
John annuisce: "Questa cosa e' straordinaria e capisco le possibilità, ma dall'altra parte c'è un mondo che ha bisogno di noi. Persone sono già morte per colpa di questi mostri."
Henry: "Non è che a stare qui rischiamo di diventare come loro?"
John: "Dobbiamo fermare tutto questo e dobbiamo capire cosa abbiamo fatto cinque anni fa, se abbiamo delle responsabilità..."
Casey riflette sulle parole degli amici: "Io... non lo so. Non ho tutte le risposte, ma siamo dentro a qualcosa di speciale, qualcosa di unico. E se fosse questo il vero scopo del Club? Ci avete pensato?"
"Cioè esplorare nuovi mondi, andare dove nessuno è mai andato prima?" John cerca di ricordare dove ha già sentito quelle parole ma non gli viene in mente.
Henry: "Scusami ma non mi va di esplorare l'ultima frontiera."
John: "Se così fosse, cosa c'entrerebbe con tutte le morti e i giochi di potere dall'altra parte? A meno che non siamo riusciti soltanto noi a passare così facilmente... che sia questo il dono di cui parlava Shelly?"
Casey: "Esatto, proprio così... più rimango qui e più ne sono convinto: è questo che cercavano in noi. Ma che vadano a farsi fottere i vecchi e le loro macchinazioni. Perché non possiamo avere un "nostro" Club? Qualcosa che sia veramente nostro per una buona volta. Lo so, sembra folle, ma pensateci..."
John: "Casey... non e' che questo e' quello che e' successo l'ultima volta? E poi quindi il nostro potere sarebbe quello di usare queste chiavi...?"
Henry: "Mi spiace, ma il viaggio non fa per me. Mi sentirei in pena per tutti quelli che mi vogliono bene e ho lasciato dall'altra parte. Questi mondi sono diversi dai nostri e ci sono così ostili proprio perché non sono destinati a noi."
John: "Ehi, è incredibile, per una volta sono d'accordo con te, Henry. Abbiamo delle responsabilità, verso le persone che sono rimaste dall'altra parte."
Hollie: John annuisce "Ma non ti manca casa? Nemmeno un po'?"
Casey, quasi amareggiato dalle parole di chi gli sta a cuore: "Mi spiace sentirvelo dire... ma è una vostra decisione. State solo attenti: come abbiamo capito, le persone a noi care non sono dalla nostra parte." 
John scuote la testa: "Come fai a dire così? Ti sei dimenticato di Diane? Lei non è dei loro e dobbiamo almeno tornare per portarla in salvo."
Casey è quasi scosso da quel nome: "Già, Diane! Oh. Dobbiamo... No, dovete portarla lontano da Hidden Creek, e anche voi, andatevene il più possibile lontano da questo maledetto covo di vipere."
John: "Stai dicendo che che non vuoi venire ad aiutarci a portarla via?! Casey, che ti sta succedendo?"
Casey ha un'espressione molto stanca: "forse... forse è meglio che torniamo dall'altra parte."
John: "Forse è meglio, ma prima voglio sapere il più possibile su come i mostri possono arrivare in città: se solo noi possiamo passare tra i mondi, loro come fanno?"
Henry: "Non c'è forse: questo mondo ha un energia corruttrice sulle nostre menti. Più vi restiamo, più ne diventiamo parte, e più diventiamo selvaggi."
Casey tenta di rispondere alla domanda di John: "Non credo che "passino" dalla nostra parte... credo che sovrappongono ad essa. Come se fosse un modo di girare attorno al problema." Il ragazzo con un gesto del braccio indica le rovine attorno a loro: "Così come questa Hidden Creek è finita qui... credo."
John: "Quindi noi siamo speciali perché possiamo viaggiare fisicamente fra questi mondi? Aspetta. Ho un'idea. Hai detto che non tutti i mostri qui sono intenzionati a ucciderci. E se gli chiedessimo di aiutarci?"
Casey: "possiamo provarci... non parlo con loro, non credo che possano comunicare con noi in questi termini, ma sono sicuro che capiscano le mie intenzioni."
John: "Non possono essere indifferenti al fatto che alcuni di loro passano dall'altra parte per uccidere persone... dobbiamo chiudere il contatto in qualche modo, non può continuare cosi'."
Casey: "Va bene, allora se-"
Il giovane si blocca quando, in lontananza, si scorge una sagoma, presumibilmente umana,  tra le cime degli alberi che arrivano a toccare gli edifici diroccati lungo Pine Street. Casey è stupito e, con una certa ansia, tenta di mettere a fuoco meglio la figura indossando i suoi occhiali da vista.
Hollie: "Ma... è un uomo!"
La figura tra le cime degli alberi è ritta sul bordo di uno dei tetti sfondati degli edifici. Con un gesto semplice ma deciso spalanca le braccia  e, facendo un passo in avanti, si lascia cadere nel vuoto. Senza che la forza di gravità lo catturi, leggero come una foglia atterra sull'asfalto eroso dal tempo della strada principale di Hidden Creek. La figura misteriosa veste un completo nero elegante, la cui camicia bianca è adornata da un cravattino di cuoio nero.  A coprire il volto, una maschera dai grandi occhi rapaci e dal becco appuntito.
John fa un cenno di saluto: "...Chi sei?"
Henry stringe la presa sul fucile.
"Butta giù quell'arma, ragazzo." esclama con tono autoritario ma cordiale la figura mentre a passi lunghi e lenti si avvicina. Casey suda freddo alla vista inaspettata di un altro visitatore in quei luoghi. L'uomo solleva la maschera con una mano scoprendo il volto: "Agente Speciale Royal Alston, FBI."
Un viso abbronzato ed incorniciato da una criniera di capelli biondo grano non mostra alcun tipo di emozione particolare.
Henry lascia cadere il fucile.
John alza gli occhi al cielo: "Un altro? Hai visto Casey, neanche viaggiare fra i mondi ti mette al riparo dal governo degli Stati Uniti... mi sa che la teoria per cui possiamo venire qui solo noi non tiene più."
"Vediamo: VanDreel, Turner, Kincaid... e lei, signorina?" L'agente dell'FBI squadra per qualche istante Hollie.
La ragazza risponde: "Hollie Dewey, signore..."
Alston: "Ah. Perfetto."
John: "Magari ci spiega che sta succedendo? Perché quella maschera assurda?"
L'uomo: "Sono venuto a riportarvi a casa. Uno di voi quattro è un ricercato federale: il signor Casey Turner..."
Casey stringe i pugni in silenzio.
L'agente si toglie la maschera da sopra la testa e dice: "Ah, questa. È la mia chiave."
Henry: "Se cerca i veri responsabili, è nel Club che dovrebbe cercarli."
John sospira: "Non di nuovo dall'inizio per favore. Casey non ha fatto niente, vi stanno manipolando. Vuole la versione lunga?"
L'agente Alston taglia corto: "No, risparmiatevi voi questa perdita di tempo: mi racconterete la vostra versione dall'altra parte. Ora, seguitemi, vi ricondurrò dalle vostre famiglie."
Henry: "Alston, lei sta facendo un errore. Anche Prince l'aveva capito: non è la droga ad uccidere chi ne fa uso."
Alston: "Ne siamo a conoscenza: è stato il signor Casey Turner ad assassinare i quattro collaboratori del signor Lazard." l'uomo continua ad avvicinarsi: "non c'è più bisogno che continui a mentire, signor Turner."
Henry guarda Casey inorridito. 
Il fratello di Diane per qualche istante non pronuncia alcuna parola, tutto attorno a loro cala il silenzio desolante di una città deserta. Poi, il silenzio viene rotto da un'esclamazione carica d'angoscia: "Dovevo farlo!" Dal profondo, Casey si libera di un peso.
John si volta verso l'amico e impallidisce: "Aspetta... stai dicendo che è vero?!"
Hollie: "Casey...?"
Senza cambiare tono di voce, l'agente Alston si rivolge a Turner: "Vieni, ragazzo. Seguitemi tutti, torniamo a Hidden Creek."
Henry con tono deluso aggiunge: "Dicevi che la gente dall'altra parte mentiva, ma a quanto pare le cose non cambiano anche qui."
John esclama disperato: "Casey! Voglio sapere tutto, non può finire così! Siamo venuti fin qui per te, io non gli credo. Voglio ancora fidarmi!"
Casey Turner si limita a rispondere all'amico, ma forse solo a se stesso: "Ma non capisci? La colpa è del Club. Volevo uccidere Lazard, ma non ci sono riuscito. Ho provato a liberarci, ma è stato inutile."
"Volevi uccidere Lazard?! Casey, anche tu ti metti a uccidere la gente adesso?!  Ti prego dimmi che e' stato tutto un incidente, che non ne sapevi nulla..."
Casey si avvicina lentamente  all'agente Alston mentre questi estrae dalla tasca un paio di manette: "Non è stato un incidente, Jo. Ma se volete essere ancora liberi, dovete portare a termine quello che ho cominciato." Non appena Casey è di fronte all'agente, gli porge i polsi.
Henry abbassa lo sguardo e scuote la testa: "Hai ucciso delle persone, cosa ti rende migliore di loro?"
Casey: "Nulla. Spero che almeno voi un giorno potrete essere liberi."
"Casey, fermo! Scappa!" John si lancia contro l'agente e cerca di prendergli la maschera.
Casey appena vede l'amico lanciarsi contro Alston, si mette a correre rapidamente nella direzione opposta.
Hollie: "Corri..!"
Alston spinge a terra con violenza John: "Ragazzo, cosa diavolo...?"
Henry: "Perché l'hai fatto Jo? Non se lo meritava!"
John si rialza, furibondo: "Venite qui ad arrestare il mio amico, non date spiegazioni... non mi fido di voi, ecco cosa. Avevo appena iniziato a fidarmi di Prince ed è sparito... coincidenze? Io credo che siate tutti d'accordo per tenerci nascosta la verità. Se avete portato uno come Casey a fare del male a qualcuno, siete voi quelli pericolosi! Casey era la persona più tranquilla del mondo, cosa gli avete fatto? E cosa mi garantisce che quando non torno indietro non cercheranno di uccidermi come ormai succede ogni giorno? E da quando gli agenti dell'FBI scendono a patti con organizzazioni criminali? Sappiamo chi vi ha dato quella maschera!"
Casey nel frattempo svolta in un angolo della Pine Street all'altezza della Town Hall inoltrandosi nell'intrico della foresta che si insidia tra i quartieri di Hidden Creek.
Henry scrolla l'amico per un braccio: "John, basta vedere complotti del Governo! Siamo già in una situazione assurda, e Casey aveva confessato: è finita."
L'agente Alston cala la maschera sua maschera dall'aspetto sinistro sul viso: "VanDreel, favorire la fuga di un ricercato federale è reato..."
John: "Anche tu, Henry, non ti riconosco più! Come fai a credere al primo venuto solo perché ha uno stupido distintivo?"
Henry: "Casey ha confessato. Ha ucciso delle persone, era come avevo supposto fin da subito: qualcuno voleva uccidere Lazard. Solo che non potevo immaginare che..."
"Io non ci sto, Casey ha delle risposte e io preferisco sentirle da lui che da questa gente." John corre via inseguendo Casey.
L'agente Alston, appena John si mette a correre dietro a Casey, estrae la sua pistola dalla fondina e la punta contro il ragazzo: "Fermo!"
Henry porta le mani in avanti: "Non lo faccia agente, è solo scosso!"
John si ferma e si volta: "Adesso mi vuole pure sparare...? Un uomo solo e disarmato? Guarda, Henry, questa e' la gente a cui ti stai consegnando. Davvero sarebbe disposto a spararmi? Solo perché il club ha detto cosi'? Siete tutti dei pazzi..."
Alston continua a puntare la pistola: "VanDreel, si avvicini lentamente e alzi le mani."
Henry: "John, ragiona, sei solo sconvolto."
Alston: "Ascolti il suo amico."
John alza lentamente le mani e fissa Henry: "Se vuoi fare qualcosa di utile, aiutami. Questa non è giustizia, guarda cosa sta facendo."
Henry: "Lo sto già facendo... Ora torniamo indietro. Hai intralciato un arresto, cosa ti aspettavi, una carezza?"
Alston si avvicina a John e, sempre con voce pacata: "Mani dietro la schiena." 
John: "Solo una cosa, agente: come ha fatto ad arrivare fin qui...?"
Alston rinfodera la pistola e mette mano alle manette: "L'intera Hidden Creek è una porta, bisogna solo sapere aprirla. Sono addestrato per questo genere di situazioni."
John ripensa a tutte le chiavi e a come gli farebbe comodo poterle utilizzare con quella facilità mentre Alston lo ammanetta con le braccia dietro la schiena.
Henry: "Dunque il Club custodisce la porta... E 4 anni fa questa porta è stata spalancata..."
L'agente interrompe Henry: "Siete stati voi ad aprirla, Kincaid."
Henry è colto alla sprovvista: "Noi? Cosa abbiamo fatto per aprirla?"
John non dice nulla per una volta. Non c'è davvero più nulla da dire, ora che ha perso tutti i suoi amici per la prima volta in vita sua si sente solo.
Qualcosa è cambiato.
Dapprima è solo una pozzanghera per terra tra lo sterpame. Poi, è un boato assordante, improvviso. Con una velocità sorprendente, una massa d'acqua incalcolabile, un muro alto diversi metri, si avvicina travolgendo ogni cosa al suo passaggio. Le rovine di Hidden Creek vengono sommerse da una forza dirompente che si insidia dentro ogni anfratto. E infine, la barriera d'acqua li raggiunge sopraffacendoli mentre  l'inondazione  si richiude inesorabilmente sopra di loro.

La Sorgente. 

FINE DELLA SESSIONE

mercoledì 30 luglio 2014

A Horse with No Name: intermezzo musicale

Mentre correggo il Log #15, musica!

Dal momento che non voglio rimanere troppo indietro con i tempi, visto che domani sera arriveremo alla diciassettesima sessione, stasera arriva un log. Nel frattempo, vai di classicone: questa volta tocca al gruppo anglo-statunitense America con A Horse With No Name, loro hit del 1971 e singolo tratto dal loro album di debutto intitolato, manco a dirlo, America.




La copertina argentina perché sì.

Di seguito:


Al prossimo aggiornamento!

TRUTH: sedicesima sessione completata!


A quanto pare, l'aspetto di Warren Lazard.

La verità, come al solito, fa male.
Riusciti a riemergere dalla Sorgente, solo per finire in una delle centinaia di grotte e anfratti del fiume Hidden Creek, dopo una tregua con l'agente Alston i nostri creano una chiave "d'emergenza" per poter tornare a casa. Ad aspettarli nella villetta dei Turner il signor Warren Lazard in persona e le sue scomode verità. Accusati di essere incosapevoli traditori del Club e venuti a conoscenza della scelta di estrometterli invece di punirli, John e Henry sono invitati a riprendere parte alle attività del The Old Gentlemen's Club. Con Casey ancora dall'altra parte della porta, da quale parte i nostri sceglieranno di schierarsi? E nel mentre, inquietanti presenze strisciano accanto al fratello di Diane mentre Ron e Shelly Tamlyn sono pronti ad unirsi ad un club differente...

A giovedì con una nuova sessione di Hidden Creek!

lunedì 28 luglio 2014

HIDDEN CREEK LOG #14: WINTER



HIDDEN CREEK LOG #14: WINTER


In un qualche luogo lontano, in un qualche tempo remoto.
La grande Luna Azzurra brilla alta nel cielo stellato mentre le ultime luci del tramonto si spengono dietro la foresta che circonda quel che rimane del Pinewood Sawmill Museum. Casey Turner, l'amico così tanto cercato in questi giorni, con una certa agilità scende dalla posizione sopraelevata su cui si era inerpicato per raggiungere i volti a lui famigliari. C'è qualcosa di diverso nel ragazzo, la sua espressione non è quella a cui sono abituati: senza occhiali, l'espressione del suo volto, sebbene condivida le linee morbide del viso di Diane, è molto più  dura di come ne abbiano memoria. Il ragazzo indossa ancora i vestiti della mattina in cui è scomparso: una camicia verde portata sbottonata sopra una maglietta bianca.
"Casey! Finalmente! Non sai quanto sono felice di rivederti..." John si avvicina con un sorriso.
Hollie è sollevata nel rivedere quel ragazzo esile ma arguto e corre incontro a Casey superando John.
"Ci devi parecchie spiegazioni!"esclama Henry con tono più duro.
Casey, comprendendo di dover così tante spiegazioni ai propri amici, decide di non perdere altro tempo e, non appena gli è di fronte inizia a parlare con voce calma e misurata: "So che avrete molte domande da pormi, ma dobbiamo sbrigarci: presto calerà la notte."
"Non fare più una cosa simile, stupido." Hollie salta al collo di Casey abbracciandolo.
Henry: "E buio è uguale a mostri, giusto?"
Casey, mentre poggia una mano sulla testa di Hollie, accarezzandola: "Non sono mostri, Henry. Ma dobbiamo andarcere il prima possibile lo stesso. " 
John: "D'accordo, d'accordo... comunque ti abbiamo trovato grazie a Hollie, le siamo tutti debitori. Ora puoi dirci cos'è successo? Tutta la storia della droga è una montatura vero? Ti hanno voluto incastrare."
Casey: "Non è una montatura. Ma sono dovuto stare al loro gioco per avvicinarmi il più possibile alla testa del Club. Dovevano fidarsi di me, nuovamente."
John: John annuisce: "In pratica hai voluto fare l'eroe senza dirci niente. Guarda che potevi fidarti di noi. Ti abbiamo cercato ovunque... e anche tua sorella, tra l'altro: è preoccupatissima."
Henry: "Comunque cerchiamo un luogo più sicuro."
Casey prende per mano Hollie e si dirige velocemente verso l'uscita dell'attrazione turistica facendo segno agli altri due di seguirlo: "Giusto, ho un rifugio giù a Hidden Creek... o quello che ne rimane. Dovremmo riuscire ad arrivarci senza problemi."
Herry nel frattempo domanda: "Non sarebbe ancora più sicuro tornare dall'altra parte?"
Casey: "L'intera città non è sicura, e mi fido più di queste creature che dei nostri concittadini. Ci hanno tradito, Henry, o meglio, siamo noi ad averli traditi dal loro punto di vista."

Immediatamente all'esterno, nel grande parcheggio è parcheggiato l'autobus del museo, qui poco più di un rottame sulla cui fiancata si può ancora intuire il logo dei Tre Pini.
"L'ho rimesso a posto, per quanto possibile. Salite, parleremo andando... la foresta può essere molto pericolosa, anche di giorno, ma specialmente quando la Terra brilla in cielo." Casey si mette alla guida mentre Hollie si siede docile accanto a lui.
John ripensa alla considerazione dell'amico: "Quindi sono davvero proprio tutti in questa storia... Lo sai che Ron e Shelly hanno cercato di ucciderci? L'abbiamo scampata per miracolo."
Casey, con voce amara: "Non sono sorpreso di sentire questa storia. Vorrei esserlo, ma non lo sono. I Tamlyn... c'era qualcosa di strano."
John sospira: "Qualcosa di strano è un po' poco: Shelly si è trasformata in un mostro e ha assassinato Rebecca... che era appena tornata in città."
Henry: "Quindi chi non fa parte del club cerca di uccidere chi non ne fa parte, ed è così in tutta la città."
Casey: "Rebecca? Chi è Rebecca?"
John guarda Casey "Casey ma... siccome tu palesemente ne sapevi più di tutti noi non hai detto nulla? Non ti fidavi? Pensavo ti stessero dando la caccia ma a quanto pare hai finto di allearti a loro. Abbiamo rischiato di morire..." Poi si interrompe: "...Era una di noi, faceva farte del Club prima del Blackout."
Casey tira un pugno sul cruscotto imprecando: "Cazzo! C'era un'altra persona con noi?! Per questo qualcosa non quadrava... c'era un'altra persona." Si ferma per respirare profondamente: "Loro... mi stannno dando la caccia. Purtroppo hanno scoperto la mia recita. Quando è arrivato un uomo a indagare, ho capito che loro sapevano."
John: "Parli dell'agente Prince? È un tipo a posto, anche lui non si fida dei suoi superiori: probabilmente loro sono dalla parte del Club, come tutti a quanto sembra... Temiamo che anche lui abbia fatto una brutta fine. E non è tutto, abbiamo scoperto che è stato Lazard a farci entrare nel club, abbiamo anche una foto tutti insieme."
Casey mette in moto il malandato autobus che dopo qualche singhiozzo riesce a partire e, producendo un fastidioso ronzio, il veicolo si avvia lungo ciò che resta della strada d'asfalto che collega la segheria alla cittadina.
L'unico faro funzionante illumina l'asfalto consumato che si snoda nella foresta nella quale si stanno addentrando mentre Casey, senza distogliere lo sguardo, riprende il discorso: "Ero a conoscenza del coinvolgimento di Lazard: andai a parlare con lui a Milwaukee lo scorso Inverno."
John: "A Milwaukee... ma Casey stai dicendo quindi che hai avuto qualcosa a che fare con quelle morti per il W0oden Nickel?"
Henry: "Probabilmente è una sostanza che usano per eliminare i nemici del club. Anche Prince era arrivato ad una conclusione simile."
John annuisce: "Shelly ne aveva un dischetto in mano quando volevano ucciderci."
Casey osserva i due amici dallo specchietto retrovisore scheggiato: "Ho solo consegnato i dischetti per conto del Club, non c'entro niente con quelle morti. Io non sono come loro, anzi, noi non siamo come loro."
John fissa per un momento le spalle dell'amico e impallidisce leggermente: "Casey ma... perché ti sei messo a fare tutto questo?"
Casey: "Perché? Perché fino a quando esisterà il The Old Gentlemen's Club non saremo mai liberi. Non volevo coinvolgervi in tutto questo, non dopo aver avuto la fortuna di dimenticarlo."
John annuisce e si rivolge a Hollie: "Visto? Te lo avevo detto che voleva tenere te e tutti fuori dai guai..." poi si rivolge a Casey "Hai sempre sognato di essere un eroe. Guarda che gli amici servono a questo."
Henry: "Ma cos'è esattamente il Club?  E perché chi non ne fa parte lo odia?"
John: "Più che odiarlo sembra che ci vogliano entrare a ogni costo... come Ron e Shelly."
Casey: "Prima di tutto, voglio che sappiate che anche i nostri genitori ne fanno parte... ma, contrariamente a quanto pensavo prima, hanno cercato di proteggerci, anche se a modo loro."
John annuisce: "Questo lo sapevamo già: abbiamo parlato anche con tuo padre e ce lo ha confermato. Beh, se cercano di proteggerci almeno siamo sicuri che Diane non è in pericolo in questo momento..."
Casey: "Diane... allora sta bene... grazie di esserle stati dietro, ragazzi. Ci hanno tenuto fuori dal Club, quello vero, lasciandoci solo con le nostre memorie confuse, facendoci "giocare al club" invece di tentare di inserirci. Credo che alla fine sappiano anche loro quanto tutto questo sia pericoloso."
John: "Figurati. Ci mancherebbe. Ci siamo salvati tutti la vita a vicenda un paio di volte. Però ieri tuo padre non l'ha lasciata più uscire, ammetto che sono ancora un po' preoccupato ma forse se la passa meglio di noi..."
Casey: "Riguardo allo scopo del Club, riguardo alla sua esistenza... posso fare solo delle speculazioni a riguardo. Putroppo mi hanno scoperto prima che potessi incontrare il signor Lazard nuovamente. Avevo un appuntamento con lui a Hidden Creek, durante la Festa d'Estate. Dopo aver dimostrato la mia fedeltà, sarei dovuto diventare nuovamente un membro del Club, allora sarei stato iniziato ai loro segreti... A quanto pare però qualcosa è andato storto."
John: "Forse volevano vedere anche noi. Avevamo ricevuto un invito dal club e forse avevano anche tentato di contattarci via radio... possibile?"
Henry: "Le tue supposizioni sarebbero?"
Casey: "un invito... Quando lo avete ricevuto esattamentete?" poi risponde a Henry: "Credo che il Club sia soltanto la prosecuzione di qualcosa di molto più antico. Prima che la città fosse fondata, Hidden Creek era un lugo sacro per gli Objiwe. Vi ricordate la gita del liceo alla riserva? Credo che quando i primi coloni comprarono il territorio ai nativi, comprarono anche dell'altro."
"Allora, i messaggi alla radio... ricordi quel giorno che è crollata la nostra base segreta? La radio aveva gracchiato un messaggio. È successo anche altre volte dopo. Poi quando abbiamo reincontrato Rebecca ci ha dato appuntamento a casa sua e lì è successo di tutto." John racconta brevemente la serata della tigre e del messaggio sotto la porta.
Henry: "Si prega i membri del club di partecipare alle attività del summer festival. Probabilmente usano queste interferenze radio insieme alla droga per eseguire gli omicidi."
Casey esclama: "È durante l'Estate che si iniziano i nuovi membri... uhm... ma il messaggio è arrivato dopo che mi avevano scoperto... che sospettassero che anche voi aveste cominciato a recuperare la memoria? Riguardo a quelle morti... io non l'ho saputo fino a quando non l'ho letto sul giornale. Ho consegnato quella roba a decine e decine di persone, non potevo immagianre..."
"Ne erano sicuri immagino! Penso che siamo andati in giro a chiedere cose più o meno a chiunque... e sicuramente il capo Kincaid lo aveva già capito." John mette una mano sulla spalla all'amico: "Non ti preoccupare Casey, nessuno di noi ti accusa di nulla. Siamo tuoi amici ricordi? Quando questa storia è iniziata abbiamo deciso di fidarci gli uni degli altri, nonostante tutto. Come dici tu, non siamo come loro."
Hollie sorride alle parole di John mentre Casey è rinfrancato dall'avere nuovamente i suoi amici accanto.
Henry: "Io non so se potrò continuare a fidarmi...ci hai mentito per tutto questo tempo."
John sospira e cerca di buttarla sul ridere: "Eddai Henry... di solito sono io il paranoico. È dall'inizio che tutti cercano di ucciderci, Casey è il primo che addirittura risponde alle nostre domande, dai..."
Casey: "Henry, io... mi spiace."
Ma in quel breve momento di familiarità, qualcosa lo interrompe bruscamente: i vetri del bus cominciano a vibrare. In lontananza, un suono terrificante e selvaggio risuona nella foresta. Un ululato talmente potente da scuotere il veicolo.
Casey subito inchioda.
John esclama: "Ci mancava il mostro! È un altro di quei... cosi? Come la tigre? E il mostro dell'Inverno?" Si guarda intorno preoccupato: "Ma cosa diavolo sono?"
Henry: "Cosa ci aspetta stavolta."
Casey zittisce subito i due amici: "Merda, state zitti e subito!"
Casey, senza aggiungere altro, spegne il motore mentre Hollie si stringe a lui. Il ragazzo lascia il posto di guida e fa cenno ai due di guardare sotto i sedili in fondo all'autobus. Appena John e Henry si accovacciano per guardare, notano nella penombra diversi fucili a pompa ammassati sotto di esso assieme alle cartucce.
Henry li riconosce subito, provengono dalla piccola armeria della stazione di Polizia: "Non male come arsenale."
John sgrana gli occhi, poi si rassegna. Passa un fucile a Casey e ne prende uno rigirandolo fra le mani  e riflettendo sul fatto di non sapere nemmeno dove si mettono i proiettili.
Casey afferra il fucile passatogli da John e sussurra: "Stai dietro a Henry, lui sa come maneggiarne uno..."
John sussurra: "Dobbiamo proprio metterci a sparare? L'ultima volta siamo quasi riusciti a ragionare con uno di questi cosi, voleva solo una chiave."
Henry ne prende uno e lo carica, come gli aveva insegnato suo padre: "Prima spara e poi fai domande, John."
Casey raccoglie a manciate delle pallottole e le infila nel suo zaino dopo aver caricato il fucile: "...Jo, tu che ami tanto la Natura sai come funziona: ci sono cacciatori e prede. Anche tra di loro. Non si può ragionare con chi mangia carne umana."
John sospira: "Stavo solo cercando una soluzione pacifica. Questi mostri non sembrano attaccare a caso. A meno che non siamo entrati in casa sua, come per la tigre." Poi rivolto a Casey fa un sorrisino: "A proposito di prede e carne, ti ho detto che ora sono vegetariano?" 
Anche Henry raccoglie una buona scorta di proiettili: "Avete del nastro adesivo?"
Hollie si avvicina ad uno dei finestrini dell'autobus per guardare fuori, subito il bel viso della ragazza sbianca. Sbracciando ma senza fare alcun rumore, indica ai tre di guardare dalla sua parte. Casey si avvicina al finestrino mentre lancia dal suo zaino un rotolo di scotch da pacchi. Henry lega la sua torcia alla canna dell'arma, e poi si sporge leggermente per vedere fuori. La luce della Luna Azzurra è parzialmente oscurata da un'imponente figura che getta la sua ombra sulla foresta. Ben al di sopra delle cime degli alberi più alti, si erge colossale l'apparizione più terrificante che abbiano incontrato fino adesso:  un  essere rassomigliante un lupo,  la cui pellicia folta lascia intravedere a chiazze la sua pelle grigia e ratrapita, Alza la sua testa dalla criniera rigonfia. Due grandi occhi azzurri brillano più della Terra stessa mentre dalle fauci spalancate risuona un ululato talmente potente da far vibrare l'autobus. Altri ululati, questa volta di minore in tensità, provenienti dal fitto della foresta rispondono al richiamo mentre la temperatura comincia ad abbassarsi.
John rimane a bocca aperta ma non osa parlare.
Henry sottovoce:" Se ci trova, con queste armi non gli faremo nemmeno il solletico."
Casey sussurra, cercando di mantenere la calma: "vi presento... l'Inverno. Ma non è lui a preoccuparmi: siamo troppo piccoli perché ci noti... sta richiamando i suoi cuccioli per cacciare in queste terre."
Hollie si frega le mani, la temperatura continua a scendere.
"Aspetta..." John sussurra: "Non starai dicendo che c'entra con quello che ha detto Shelly? Aveva detto di avere la chiave dell'inverno e intorno a quella creatura faceva freddissimo."
Casey annuisce: "Sì, è così... Quelle sono le creature al vertice del loro ecosistema. Ma non è l'unica possibile realtà."
John: "Ma allora è possibile che Shelly si fosse trasformata in uno di quei cosi? È dovuto alla chiave? Lei e Ron dicevano che noi abbiamo un talento... un qualche potere... sai cos'è? Magari potrebbe esserci utile in questo momento..." John guarda nervosamente dalla finestra.
Casey: "No. Le chiavi, le porte... sono solo degli oggetti privi di valore senza di noi. O senza di queste creature. Quello che Shelly ha fatto, è lasciare che questa apparizioni entrassero in lei."
Henry: "Ovvero è stata posseduta!"
Casey imbraccia il fucile pronto per le creature che stanno per raggiungerli dall'scurità: "Se noi possiamo arrivare qui, loro possono arrivare da noi, il passaggio funziona in entrambe le direzioni. Anzi, sarebbe più corretto dire che si tratta di una sovrapposizione... Dove credete di essere adesso? Dove credete di essere giunti?"
Henry: "Sembra la vista che si avrebbe dalla Luna, ma i luoghi sono identici alla nostra città! Comunque, se ci dovessero trovare, qualcuno si metta aguidare. È bene non essere un bersaglio fermo!"
John, che a stento regge il fucile per il verso giusto: "Magari guido io..."
Casey annuisce: "va bene, pensaci tu." 
John visibilmente sollevato passa il fucile a Hollie e si mette alla guida: "Tieni. Penso di essere più utile qui, ho guidato pulmini nelle trasferte di quegli sbandati dei DALETH e vi assicuro che i mostri sono poca cosa al confronto."
Hollie, imbarazzata, non sa come impugnare l'arma.
Casey: "Questo luogo è a tutti gli effetti Hidden Creek. Non abbiamo lasciato la nostra casa, abbiamo lasciato la nostra realtà. Non parlo di mondi paralleli, parlo di stati di esistenza differenti dal nostro. Credo che la nostra città funzioni da specchio per questi "stati", loro si riflettono sulla nostra Hidden Creek, sulle nostre vite. E possono interigire con il nostro mondo."
Henry: "In pratica, Hidden Creek è un luogo in cui piani d'esistenza diversi collidono. Pensi che il Club lo sappia e sfrutti la cosa?"
John: "Casey, intendi come per gli sciamani? So che in alcune tribù gli sciamani possono raggiungere altri piani di esistenza."
Casey: "Esatto, proprio come gli sciamani. e credo proprio che il Club sappia benissimo  che cosa rappresenti Hidden Creek. Forse la città stessa è stata costruita sopra il fiume sotterraneo per questo esatto motivo."
John: "Ma che cosa rappresenta esattamente?"
Henry: "E chi odia il club, perché accetta di vivere a suo stretto contatto?"
Di nuovo, ululati. Questa volta, sono vicini.
John suda freddo: "Ricordami perché non torniamo dall'altra parte...? Non possiamo usare queste chiavi per difenderci in qualche modo?"
Su quel che resta della strata asfaltata, diverse decine di metri di distanza davanti a loro, diverse ombre si schierano a bloccare la strada. La loro forma suggerisce quella di lupi, un branco di lupi avvolti da una leggera nebbiolina generata dall'intenso gelo.
"Non torniamo perché... queste creature sono sincere. Anche nella loro ferocia." ammette Casey con una punta di ammirazione per esse mista all'odio che prova per la sua città.
John: "Casey non parlare per enigmi, che diavolo vuol dire?!"
Henry: "John, se si avvicinano investili... non farti scrupoli se non vuoi diventare la loro cena surgelata!"
Casey: "Io non so che cosa volessero da noi quattro anni fa, ma non voglio rischiare che accadda di nuovo qualcosa di simile... le persone che eravamo sono morte con i nostri ricordi svaniti... e se un giorno non mi ricordassi più di Diane... o di voi?"
Il branco di lupi, avvistato l'autobus del Pinewood Sawmill Museum, comincia la loro folle corsa verso di esso.
Henry: "Ora Jo! Premi sull'acceleratore!"
L'autobus punta dritto verso il branco che continua la sua travolgente corsa: le creature dell'Inverno, affamate constantemente, sono entrate un una frenesia incontrollata al pensiero delle prede umane, così rare nel lugo in cui provengono.
L'impatto.
L'autobus, lanciato a velocità massima, impatta contro i corpi di ossa e ghiaccio degli esseri frantumandone alcuni sotto le sue ruote. Il loro sangue schizza sul parabrezza mentre si sentono i guati di quelli che sono riusciti a scansarsi per tempo.  John, attivando il tergicristalli, continua a guidare all'impazzata, cercando di sfuggire alle creature a di allontanarsi dal gigante. I cuccioli d'Inverno rimasti ululano confusi come a richiamare la loro madre, mentre  l'autobus continua a sfrecciare verso Hidden Creek, ormai prossima. Dopo il loro richiamo, le creature rimaste si rimettono all'inseguimento dell'autobus, la loro velocità non è paragonabile a quella di un lupo, è decisamente superiore. 
Henry carica il primo colpo e spacca il finestrino sul retro del veicolo con il calcio del fucile. Nel buco prodotto infila la canna del fucile e aspetta che le creature siano vicine a sufficienza.
Casey si posiziona vicino all'amico e fa lo stesso: "spari tu, sparo io."
Henry: "Falli avvicinare... questi fucile hanno gettata limitata. Dobbiamo ottimizzare le munizioni."
Davanti al bus, sulla strada, si è formata una patina di ghiaccio mentre dei fiocchi di neve cominciano a cadere dal cielo fattosi cupo e minaccioso.
John per fortuna è abituato agli inverni del Wisconsin: "Ragazzi, qui è tutto ghiacciato, devo rallentare o rischiamo di cappottarci." 
Henry: "Non rallentare, esci dalla strada piutosto!"
I cuccioli della colossale creatura continuano la loro corsa, ormai sempre più vicini. Dalle loro bocche ansimanti non esce calore, ma aria gelida. Le loro zampe consumate fino alle ossa continuano a  sfiorare leggermente l'asfalto, come se si limitassero a scivolare sopra di esso. Il pulmino comincia a faticare a tenere la strada ma riesce ancora a proseguire senza diminuire di velocità e John tenta di tenersi sulle parti della strada con meno ghiaccio. Henry prende di mira il più vicino e spara un colpo, tanto per valutare l'efficacia da quella distanza e anche Casey apre il fuoco seguendo l'amico. 
Le belve selvagge sono ormai a portata di tiro e due di esse cadono a terra, il loro cranio perforato.
"Bel colpo, avanti con i prossimi." Henry accende la la torcia attaccata al fucile per illuminare i bersagli e comincia e sparare a quelli che si avvicinano troppo.
Casey anuisce e tenta di fare del suo meglio sparando nel mucchio.
Un tonfo potente, come il rumore di una valanga: l'intera strada trema di colpo facendo sbagliare mira ai due e facendo perdere il controllo del veicolo per qualche istante a John.
Henry: "Sta arrivando la mamma."
Se pur a fatica, John riesce a tenere il bus in strada ma è costretto a rallentare: "Ragazzi, vista la situazione, cosa succederebbe se usassimo un'altra chiave in questa realtà per fuggire da qui...? È possibile?"
Casey suda freddo mentre risponde a John: "Senza una porta, non possiamo uscire..." poi il ragazzo cerca di farsi venire in mente un'idea: "Jo, cosa dicevi riguardo a Rebecca e la sua fuga nel vicolo? Dove si era infilata?"
John: "Era un vicoletto in mezzo a delle case abbandonate... Aveva detto che le era venuto istintivo. Avevo pensato di nascondermi lì quando è arrivato il mostro quella volta, ma l'ha colpita troppo in fretta e volevo portarla all'ospedale…"
Un altro tonfo fa nuovamente tremare l'intera strada, autobus compreso.
John afferra il volante: "Non possiamo andare avanti a lungo! Proviamo questa idea del vicolo?"
Herry continua a sparare: "Se avete buone idee questo è il momento, e in alternativa c'è la casa di rebecca. Ho con me la chiave per aprire il cancello."
John: "Casey, pensi che potrebbe funzionare? Non mi stupisco più di niente. La casa potrebbe essere in rovina e il cancello era in cantina... che facciamo se è crollata?"
Casey smette di sparare e corre verso John lungo il corridoio dell'autobus: "Jo, ho un'idea! Forse è pazzesca ma...!"
John mentre guida ascolta l'amico: "Dimmi tutto, ormai la nostra vita è pazzesca..."
Casey: "ferma l'autobus e scendiamo! Fallo in fretta!" dice afferrando Hollie: "Fallo, veloce!"
John inchioda: "Che hai in mente!?"
Casey grida a Henry aprendo la portiera: "Anche tu, scendi!"

Fuori, il freddo è glaciale.
L'autobus è fermo quasi al limitare nord-est di Hidden Creek, in lontananza si scorge il campanile della chiesa protestante, o meglio, il suo rudere. Sembra che la foresta, senza rispettare il tessuto urbano della cittadina, abbia inglobato l'intera sua superficie. La sterninata obra dell'Inverno cala su di loro.
Casey,  ormai all'esterno: "è come da ragazzini, non capite?! Come quando giocavamo alla storia della base segreta..."
I due scendono il più in fretta possibile segue mentre Hollie guarda spaesata Casey.
Il giovane, senza tante cerimonie, strascina con sé la sua ex fidanzata: "Tutti sotto: sarà la nostra tana!"
John lo fissa: "Casey? Sei sicuro che funzioni...?"
Casey si muove febbrilmente, fose è completamente pazzo, forse è solo rimasto più a lungo di tutti in questo mondo. Senza scoltare John, si infila sotto l'autobus con Hollie: "che aspettate?!"
Henry si fida e si mette sotto l'autobus.
John, l'ultimo rimasto all oscoperto, sospira e accovaccia: "Ragazzi spero che sappiate quello che stiamo facendo..."
Il pesante incedere dellìInverno si fa sempre più intenso, un terremoto ogni volta che una sua zampa poggia sulla foresta schiacciandone gli alberi. Ormai, il ghiaggio si è espanso su tutta la strada da quanto possono vedere da sotto l'autobus. Il freddo artico penetra fino a loro, ranicchiati gli uni accanto agli altri mentre la creatura leggendaria frantuma addirittura l'asfalto nel suo inesorabile incedere.
Poi, una fitta alla testa di incredibile intensità li pervade.
Casey digrigna i denti: "è... tutto... a... posto... non... mollate..."
John stringe i denti: "Questo è quello che era successo con quegli altri mostri... e poi non ricordavamo più nulla!"
Le ultima parole di Casey, stretto a Hollie, sono: "...fidatevi..."
Poi, il buio.

Una luce tiepida e dolce si rinfrange sulle schegge di ghiaccio in quel che resta della strada mentre i rami degli alberi, schiacciati a terra,  sono sparsi nella fanghiglia. Dopo una notte in balia delle forze che si riflettono sulla superficie di quello specchio chiamato Hidden Creek, un nuovo giorno carico di speranze si riaccende. La Luna Azzurra è bassa in cielo, appena visibile all'orizzonte, mentre il sole riscalda il suolo ghiacciato che si riprende dalle ferite inflitte dal gelo più profondo. È ora di riaprire gli occhi al suono distante della Natura che si risveglia dopo l'Inverno. Abbandonato l'autobus, ormai inutilizzabile, il gruppetto si dirige in silenzio verso le rovine della cittadina Ora, alla luce diurna di una giornata lipida, finalmente si può ammirare la naturale bellezza del Giardino: ciò che era la loro casa è diventata un santuario dove la foresta ha ripreso ciò che le spettava, trasformando l'anonimo paesino di provincia nella sua roccaforte. E nel centro de ciò che resta della città, tre maestosi pini sovrastano con le alte cime il resto della vegetazione.

FINE DELLA SESSIONE